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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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dei secon<strong>di</strong> è inclusa nella categoria “inoccupati in età lavorativa”. In sostanza una corretta<br />

definizione dei due aggregati ha certamente l’effetto <strong>di</strong> innalzare il carico sociale sia giovanile, sia<br />

senile.<br />

La seconda deriva dal fatto che la durata delle fasi della vita sarà necessariamente soggetta a<br />

forti cambiamenti nei prossimi anni. La nostra società è ancora interessata da un progressivo<br />

innalzamento della durata me<strong>di</strong>a della fase formativa e da un corrispondente innalzamento dell’età<br />

me<strong>di</strong>a d’ingresso nella fase lavorativa. <strong>Il</strong> fenomeno è determinato sia dal desiderio dei giovani <strong>di</strong><br />

ottenere una migliore posizione sociale, sia dalle necessità del sistema produttivo. È d’altra parte<br />

inevitabile che un innalzamento dell’età me<strong>di</strong>a d’ingresso finisca col portare ad un analogo<br />

innalzamento dell’età <strong>di</strong> uscita. Pertanto, se è già ora anacronistico definire la fase lavorativa tra i<br />

15 ed i 64 anni, ancora più irrealistico è supporre che tale intervallo possa rimanere valido fino al<br />

2050.<br />

In sostanza, per svolgere un’analisi corretta del carico sociale è in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong><br />

previsioni relative al numero <strong>di</strong> persone nella fase formativa e delle persone nella fase post<br />

lavorativa e tenere nella dovuta considerazione l’evoluzione che questi due gruppi potranno avere a<br />

seguito sia <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni delle norme relative all’età dell’obbligo scolastico e dell’età <strong>di</strong><br />

pensionamento, sia <strong>di</strong> eventuali evoluzioni dei comportamenti in<strong>di</strong>viduali relativi alla durata della<br />

fase formativa e alla partecipazione al mercato del lavoro.<br />

Ancora una volta il punto nodale è però che il carico sociale e la sua struttura non sono da<br />

considerare un dato esogeno determinato unicamente dall’andamento <strong>demografico</strong>. In sede<br />

previsiva va compreso che sia il numero dei giovani, sia dei pensionati saranno la risultante <strong>di</strong> un<br />

numero estremamente ampio <strong>di</strong> variabili e che un ruolo fondamentale verrà ancora una volta svolto<br />

dai sal<strong>di</strong> migratori. D’altra parte non vi sono motivi perché il carico sociale non debba costituire<br />

una delle variabili obiettivo <strong>di</strong> lungo periodo della <strong>politica</strong> economica, dato che esso rappresenta<br />

uno dei parametri fondamentali <strong>di</strong> equilibrio socio-economico.<br />

Richiamiamo la catena casuale che sta alla base <strong>di</strong> questo lavoro e del modello in esso<br />

proposto. <strong>Il</strong> calo della popolazione in età lavorativa finisce con il determinare un fabbisogno<br />

strutturale <strong>di</strong> manodopera straniera che genera a sua volta un saldo migratorio più che sostitutivo.<br />

La crescita del livello occupazionale e le politiche che definiscono la struttura per sesso e classe <strong>di</strong><br />

età degli immigrati avranno impatti <strong>di</strong>versi sul numero dei nati -e quin<strong>di</strong> della consistenza futura<br />

della popolazione nella fase formativa- e sui flussi <strong>di</strong> uscita dalla popolazione in età lavorativa -e<br />

quin<strong>di</strong> sul contingento <strong>futuro</strong> dei pensionati. Un’opportuna integrazione del modello <strong>di</strong> base qui<br />

proposto potrà consentire <strong>di</strong> costruire scenari in grado <strong>di</strong> simulare l’impatto sul carico sociale totale<br />

e sulle sue componenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse politiche migratorie, dati i tassi <strong>di</strong> crescita dell’occupazione.<br />

Qualora si definiscano dei livelli obiettivo <strong>di</strong> carico sociale, il governo potrà poi operare anche<br />

attraverso opportune ristrutturazione della durata delle fasi della vita. Ciò potrebbe essere fatto non<br />

solo ponendo limiti <strong>di</strong>versi all’obbligo scolastico e all’età <strong>di</strong> pensionamento, ma anche attraverso<br />

politiche che incentivino (o <strong>di</strong>sincentivino) la formazione ed il pensionamento. È evidente, ad<br />

esempio, che qualora la crescita occupazionale non potesse mantenere un livello <strong>di</strong> carico senile<br />

ritenuto sostenibile, uno spostamento in avanti dell’età <strong>di</strong> pensionamento potrebbe ridurre in toto o<br />

in parte il problema.<br />

<strong>Il</strong> progresso umano e sociale <strong>di</strong> un paese <strong>di</strong>pende in buona parte dal livello educativo della sua<br />

popolazione. È quin<strong>di</strong> augurabile che i nostri governi si impegnino ad alzare il livello educativo<br />

minimo obbligatorio. D’altra parte è ipotizzabile che l’articolazione professionale della domanda <strong>di</strong><br />

lavoro porti ad ampliare lo spettro dei livelli educativi e formativi richiesti dal mercato e quin<strong>di</strong> ad<br />

ampliare l’intervallo <strong>di</strong> ingresso nella fase lavorativa della vita. Ciò suggerisce che anche l’età <strong>di</strong><br />

pensionamento dovrebbe essere collegata all’età d’ingresso e presentare quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazioni<br />

anche pronunciate su base professionale.<br />

Infine, poiché stiamo parlando <strong>di</strong> cambiamenti strutturali che interessano l’intera vita dei<br />

citta<strong>di</strong>ni è in<strong>di</strong>spensabile che decisione <strong>di</strong> questa portata vengano prese con largo anticipo in modo<br />

tale che le aspettative delle persone coinvolte non vengano mo<strong>di</strong>ficate e deluse con interventi<br />

tar<strong>di</strong>vi.<br />

Tutto ciò mostra ancora una volta come in questa fase <strong>di</strong> profonda trasformazione demografica<br />

sia importante sviluppare modelli che permettano <strong>di</strong> simulare in maniera accurata scenari alternativi<br />

e valutare l’impatto delle politiche.<br />

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