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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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occupazione del 20%, tale obiettivo verrebbe mancato <strong>di</strong> circa 30mila unità. Nel caso poi che la<br />

crescita occupazionale fosse solo del 10% il gap tra valore raggiunto e valore desiderato<br />

ammonterebbe a ben 100mila unità Prendendo per buone le ipotesi sull’evoluzione della fecon<strong>di</strong>tà<br />

usate per il nostro esercizio, possiamo quin<strong>di</strong> valutare la crescita occupazionale necessaria per<br />

sod<strong>di</strong>sfare l’obiettivo dell’equilibrio <strong>demografico</strong> in circa il 24% in 15 anni. Si tratta <strong>di</strong> un valore<br />

quasi certamente in eccesso <strong>di</strong> quello che ci possiamo realisticamente aspettare. È pertanto<br />

fondamentale che una serie <strong>di</strong> altre politiche vengano poste in essere. Gli strumenti possibili<br />

rientrano in tre ambiti: la fecon<strong>di</strong>tà della popolazione italiana, la fecon<strong>di</strong>tà della popolazione<br />

straniera, altri interventi che aumentino la consistenza delle coorti nella fase formativa.<br />

Nell’ambito delle politiche dell’immigrazione, è certamente possibile ipotizzare politiche<br />

migratorie selettive che aumentino, o perlomeno aiutino a mantenere, gli attuali livelli <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà<br />

delle donne straniere. In particolare appare opportuno, anche da questa prospettiva, incentivare<br />

l’immigrazione <strong>di</strong> giovani ed in particolare <strong>di</strong> giovani donne.<br />

Politiche migratorie selettive dovranno essere accompagnate da politiche volte e favorire la<br />

natalità dei residenti, sia pure nel pieno rispetto dei loro programmi famigliari. Per il momento i<br />

nostri governi si sono limitati ad attivare politiche basate sulla concessione <strong>di</strong> un bonus alle<br />

famiglie che hanno un bambino. Si tratta <strong>di</strong> una <strong>politica</strong> criticabile da molti punti <strong>di</strong> vista. In primo<br />

luogo, se per un momento mi pongo nell’ottica <strong>di</strong> chi crede che dare mille euro ad una coppia sia<br />

un modo efficace per aumentare la fecon<strong>di</strong>tà, è evidente che questa misura dovrebbe essere<br />

selettiva e rivolta solo alle famiglie con un red<strong>di</strong>to che renda i mille Euro rilevanti. Credo tuttavia<br />

che i problemi <strong>di</strong> questo provve<strong>di</strong>mento siano altri. Se la propensione <strong>di</strong> una coppia ad avere un<br />

figlio fosse veramente aumentata da questo provve<strong>di</strong>mento, e credo che i casi siano fortunatamente<br />

del tutto marginali, credo che ci si potrebbe legittimamente interrogare sulla comprensione che<br />

questa coppia ha delle responsabilità che un atto procreativo comporta e del fatto che l’aiuto<br />

ricevuto copre una infima proporzione <strong>di</strong> costi che l’avere un figlio oggi comporta. I veri costi,<br />

<strong>di</strong>retti ed in<strong>di</strong>retti, sono, infatti, quelli collegati all’educazione ed alla formazione. Se aiuti<br />

materiali dovessero essere elargiti è questo l’ambito al quale dovrebbero essere <strong>di</strong>retti,<br />

capovolgendo l’attuale tendenza a scaricare sempre più sulle famiglie i costi <strong>di</strong> un “investimento”<br />

che non è solo in<strong>di</strong>viduale e famigliare, ma anche e soprattutto sociale.<br />

Un’altra possibile linea d’intervento riguarda sia le leggi sulla procreazione delle coppie che<br />

non possono avere bambini, sia quelle sull’adozione. I provve<strong>di</strong>menti esistenti non mi sembrano,<br />

infatti, coerenti con la situazione <strong>di</strong> bassa natalità che contrad<strong>di</strong>stingue il nostro paese.<br />

D’altra parte, il crescente livello <strong>di</strong> partecipazione femminile al mercato del lavoro, in una<br />

situazione in cui l’appoggio della famiglia <strong>di</strong> provenienza è destinato a <strong>di</strong>minuire, mentre aumenta<br />

il carico degli anziani, dovrebbe suggerire l’adozione <strong>di</strong> politiche non solo nel campo della scuola<br />

(a partire dai ni<strong>di</strong> e dalle scuole materne, sempre più costosi) e relative, in particolare, all’adozione<br />

del tempo pieno, ma soprattutto <strong>di</strong> politiche che rendano più gestibile il problema <strong>di</strong> una<br />

popolazione anziana crescente e la cui cura ricade soprattutto sulle donne in età fertile.<br />

L’ultima linea <strong>di</strong> intervento dovrebbe riguardare le politiche volte a favorire l’arrivo nel nostro<br />

paese <strong>di</strong> giovani nella fase formativa. Già al momento attuale gli ingressi <strong>di</strong> giovani per<br />

ricongiungimenti famigliari rappresentano una quota rilevante degli ingressi. Un’altra importante<br />

<strong>di</strong>rezione dovrebbe essere quella <strong>di</strong> promuovere l’afflusso nelle scuole superiori, nelle università e<br />

nei circuiti della formazione professionale <strong>di</strong> ragazzi <strong>di</strong>sposti a venire a stu<strong>di</strong>are nel nostro paese e<br />

favorire poi la loro permanenza con opportune politiche dei visti e della citta<strong>di</strong>nanza, soprattutto in<br />

considerazione del fatto che al momento attuale l’incidenza <strong>di</strong> studenti stranieri che frequentano<br />

scuole ed università italiane è estremamente limitata, se confrontata a quella <strong>di</strong> paesi come<br />

Inghilterra e Francia.<br />

5. <strong>Il</strong> carico strutturale<br />

Abbiamo visto nel capitolo precedente che gli incrementi dell’occupazione ipotizzati dagli<br />

scenari 2 e 3 sarebbero più che sufficiente per compensare l’incremento della popolazione totale<br />

cosicché l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> carico strutturale registrerebbe in entrambi i casi una <strong>di</strong>minuzione, più<br />

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