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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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La drammaticità della situazione risulta ancora più evidente quando si rifletta sulle sue<br />

implicazioni sul mercato del lavoro e si approfon<strong>di</strong>sca la lettura dei dati relativi all’ultimo<br />

quinquennio analizzato.<br />

Per quanto riguarda il primo punto, la proiezione delle Nazioni Unite prevede una caduta della<br />

popolazione in età lavorativa molto più rilevante <strong>di</strong> quella della popolazione totale (-9,3 milioni<br />

unità, pari a -24%). Se il tasso d’occupazione rimanesse costante al valore del 2005 (57,6%), gli<br />

occupati registrerebbero una riduzione <strong>di</strong> 5,4 milioni; se a rimanere costante fosse invece il numero<br />

dei posti <strong>di</strong> lavoro, il tasso <strong>di</strong> occupazione salirebbe al 76,4%, ben 19 punti in più del valore <strong>di</strong><br />

partenza. La prima situazione non potrebbe non ridurre la capacità <strong>di</strong> crescita della produzione<br />

effettuata sul territorio nazionale, mentre la seconda richiederebbe un’espansione dei livelli<br />

partecipativi <strong>di</strong>fficilmente ipotizzabile in un paese in cui il lavoro nero continua a rappresentare<br />

oltre il 13% delle unità <strong>di</strong> lavoro.<br />

Venendo alla situazione demografica prevista per il quinquennio 2045-50, osserviamo che i nati<br />

sarebbero, in me<strong>di</strong>a, 472.000 all’anno a fronte <strong>di</strong> 787.000 morti il che comporterebbe una<br />

<strong>di</strong>minuzione della popolazione totale <strong>di</strong> oltre 300.000 unità all’anno; analogamente, le entrate per<br />

compimento d’età nella popolazione in età lavorativa sarebbero 495.000 e le uscite 677.000, il che,<br />

considerando anche le morti, implica un decremento me<strong>di</strong>o annuo della popolazione autoctona in<br />

età lavorativa <strong>di</strong> circa 250.000 unità all’anno. Si noti che questi dati scontano un saldo migratorio<br />

netto me<strong>di</strong>o annuo <strong>di</strong> 135.000 unità per tutto l’intervallo della proiezione. In sostanza, a metà del<br />

secolo il <strong>di</strong>sequilibrio <strong>demografico</strong>, ben lungi da essere stato risolto, risulterebbe maggiore <strong>di</strong> quello<br />

attuale e presenterebbe una tendenza all’aumento, destinata a provocare un’ulteriore progressiva<br />

<strong>di</strong>minuzione della popolazione totale e della popolazione in età lavorativa, ed un ulteriore<br />

progressivo invecchiamento. Infine, malgrado l’iniezione <strong>di</strong> oltre 5 milioni <strong>di</strong> immigrati, il<br />

fabbisogno <strong>di</strong> manodopera straniera non avrebbe trovato alcuna soluzione, ma anzi si sarebbe<br />

ulteriormente aggravato.<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni che emergono dalle proiezione delle Nazioni Unite sono sostanzialmente in linea<br />

con quelle del nostro Istituto <strong>di</strong> Statistica 7 . Nella Tav. 1.3 sono riportate le ipotesi e le principali<br />

conclusioni della proiezione delle Nazioni Unite e delle ultime due “previsioni” prodotte<br />

dall’ISTAT 8 . <strong>Il</strong> quadro più drammatico è quello che emerge dalla previsione pubblicata dall’ISTAT<br />

nel 2003 9 , leggermente più “ottimistico“quello delle proiezioni ISTAT del 2006 che risulta<br />

sostanzialmente in linea con quello delle Nazioni Unite.<br />

I risultati <strong>di</strong> questi esercizi previsivi riflettono le ipotesi relative alla fecon<strong>di</strong>tà, alla durata della<br />

vita attesa ed al saldo migratorio sulla cui base sono state costruite. Le ipotesi relative alla mortalità<br />

non <strong>di</strong>fferiscono in maniera sostanziale e quin<strong>di</strong> il numero degli anziani previsto dalle tre proiezioni<br />

è molto simile. Le <strong>di</strong>fferenze più rilevanti riguardano il tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà ed il tasso <strong>di</strong> migratorietà.<br />

<strong>Il</strong> tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà al 2050 è rispettivamente <strong>di</strong> 1,42 e <strong>di</strong> 1,60 per le due proiezioni ISTAT e <strong>di</strong><br />

1,74 per la proiezione delle Nazioni Unite. È quin<strong>di</strong> naturale che il numero dei giovani rifletta tale<br />

ipotesi e sia massimo per la proiezione delle Nazioni Unite e minimo per la prima proiezione<br />

ISTAT. Per quanto riguarda il saldo migratorio, le ipotesi ISTAT ipotizzano valori <strong>di</strong> 124.000 e <strong>di</strong><br />

150.000 unità a fronte <strong>di</strong> un valore <strong>di</strong> 135.000 delle Nazioni Unite. I risultati relativi alla<br />

popolazione in età lavorativa rispecchiano l’or<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> questa variabile. Infine, i dati relativi<br />

alla popolazione totale riflettono l’effetto congiunto delle tre ipotesi.<br />

Notiamo, tuttavia, che in tutti e tre i casi nel 2050 la popolazione del nostro paese si troverebbe<br />

ancora in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> pesante <strong>di</strong>sequilibrio <strong>demografico</strong> e che tale situazione tenderebbe a<br />

peggiorare negli anni successivi.<br />

7 Si veda ISTAT (1989), Previsioni della popolazione residente per sesso, età e regione – Base 1.1.1988, Note e<br />

Relazioni, n. 4, Roma; ISTAT (1997), Previsioni della popolazione residente per sesso, età e regione – Base 1.1.1996,<br />

Informazioni, n. 34, Roma; ISTAT (a cura <strong>di</strong> Marco Marsili e Maria Pia Sorvillo), (2003), Previsioni della popolazione<br />

residente per sesso, età e regione dal 1.1. 2001 al 1.1. 2051, Roma. ISTAT (2006), Previsioni demografiche nazionali,<br />

1° gennaio 2005-1° gennaio 2050, Nota Informativa, 22 Marzo.<br />

9 Queste previsioni sono le ultime che l’ISTAT ha pubblicato in forma completa ed articolate per regione.<br />

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