Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica
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3.3.5 Il sommerso Come abbiamo già sottolineato, una delle peculiarità dell’economia italiana è data dalle dimensioni dell’economia sommersa e del mercato del lavoro irregolare. Il fenomeno ha da sempre avuto dimensioni più rilevanti nel mezzogiorno. Inoltre, mentre a partire dal 2001 nelle altre ripartizioni l’incidenza del lavoro irregolare è diminuita sotto l’effetto del processo di regolarizzazione avviato dalla Bossi Fini, nel Sud l’incidenza del lavoro irregolare è rimasta stazionaria su valori che sono adesso di circa 2,5 volte maggiori di quelli del nord . Tav. 6.35 - Incidenza delle unità di lavoro non regolare sulle unità di lavoro totali per ripartizioni; 1995, 2001 e 2003 1995 2001 2003 Nord-ovest 11,3 11,1 8,3 Nord-est 11,2 11,3 9,3 Centro 14,2 15,1 12,3 Mezzogiorno 20,7 22,9 22,8 I tassi d’irregolarità del Mezzogiorno sono più elevati in tutti i settori. In tutte le ripartizioni il valore più elevato è quello dell’agricoltura che nel mezzogiorno supera il 40%, un valore più che doppio rispetto a quello del Nord-est. Le costruzioni, che nel Nord hanno un tasso d’irregolarità inferiore al 4%, nel Sud toccano il 27%, e pongono questo settore al secondo posto nella graduatoria degli indici meridionali d’irregolarità. L’industria è al 17,1%, a fronte di valori di poco superiori al 2% per il nord, ed il terziario al 20,9%. Tav. 6.36 - Incidenza delle unità di lavoro non regolare sulle unità di lavoro totali per settore e ripartizione; 2003 Agricoltura Industria in s.s. Costruzioni Servizi Nord-ovest 20,8 2 3,9 10,9 Nod-est 25,9 2,2 3,7 11,6 Centro 28,4 5,3 12,3 13,3 Mezzogiorno 41,1 17,1 27 20,9 L’allargarsi del divario ripartizionale è stato accompagnato dal progressivo aumento della dispersione dei valori regionali. Nel 2003 i tassi d’irregolarità regionali erano compresi tra un minimo di 7,3% della Lombardia ed un massimo del 31% della Calabria, un campo di variazione decisamente superiore a quello del 1995 quando la regione più virtuosa era il Piemonte (10,3%) e la Calabria chiudeva la classifica con il 28,1%. Le regioni meridionali occupano le ultime posizioni della graduatoria, con la sola eccezione dell’Abruzzo, l’unica regione meridionale con un tasso d’irregolarità (12,6%) sotto la media nazionale, e che la pone davanti a Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio e Valle d’Aosta. Osserviamo, infine, che dal 1995 al 2003 il tasso d’irregolarità è diminuito in tutte le regioni del Centro Nord ed è aumentato in tutte le regioni meridionali con l’unica eccezione della Campania che rimane tuttavia al terzo posto tra le regioni con il maggior livello d’irregolarità. 167
Tav. 6.37 - Incidenza delle unità di lavoro non regolare sulle unità di lavoro totali per regione; 1995 - 2003 1995 2003 Diff. Piemonte 10,3 9,2 -1,1 Valle d'Aosta 16,0 14,7 -1,3 Lombardia 11,4 7,3 -4,1 Trentino Alto Adige 12,8 10,9 -1,9 Veneto 11,2 8,7 -2,5 Friuli Venezia Giulia 11,5 12,8 1,3 Liguria 12,8 11,5 -1,3 Emilia Romagna 10,7 8,6 -2,1 Toscana 11,9 9,8 -2,1 Umbria 14,7 12,8 -1,9 Marche 11,7 10,7 -1,0 Lazio 16,5 14,4 -2,1 Abruzzo 12,1 12,6 0,5 Molise 14,2 19,2 5,0 Campania 23,8 23,2 -0,6 Puglia 19,4 20,9 1,5 Basilicata 17,1 20,8 3,7 Calabria 28,1 31,0 2,9 Sicilia 20,3 26,0 5,7 Sardegna 16,4 18,3 1,9 Italia 14,5 13,4 -1,1 Conclusioni Richiamiamo brevemente i principali fenomeni emersi dall’analisi svolta in questo capitolo. Il dato demografico di maggior rilievo riguarda il crollo della natalità registratosi a partire dall’inizio degli anni ’70 e che ha portato il numero dei nati dai XX del 1973 ai circa 560mila del 1986, un valore che è rimasto stazionario nel ventennio successivo, anche grazie all’apporto sempre più consistente dei nati da genitori stranieri. In presenza di una mortalità costante il saldo naturale è divenuto negativo a patrie dal 1993. Come conseguenza dell’andamento della natalità, le entrate nella popolazione in età lavorativa sono progressivamente diminuite a partire dall’inizio degli anni ’80, provocando la comparsa di saldi naturali negativi e crescenti in valore assoluto a partire dall’inizio degli anni ‘90. Ciò si è tradotto, come documenteremo meglio in seguito, in una progressiva riduzione delle entrate autoctone nelle forze di lavoro, premessa fondamentale per la comparsa di un fabbisogno strutturale di manodopera straniera. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le principali trasformazioni strutturali, molte delle quali legate da profondi rapporti di interdipendenza, messe in evidenza dall’analisi dei dati di stock relativi all’ultimo quarantennio sono le seguenti: • La progressiva terziarizzazione della struttura produttiva e dell’occupazione; • La progressiva femminilizzazione del mercato del lavoro; • La concentrazione della partecipazione nelle classi centrali di età; • La convergenza della struttura partecipativa per classi di età delle donne verso quella degli uomini; • Un progressivo aumento del livello di scolarità; • La crescita del lavoro impiegatizio divenuto maggioritario. Di contro, la percentuale di persone presenti nel mercato del lavoro si è modificata solo marginalmente così come la quota di lavoro irregolare che rimane sul 13%. L’ultimo decennio è stato poi caratterizzato da: • Un calo della popolazione residente in età lavorativa che si è tradotto in aumenti delle forze di lavoro meno consistenti di quelli dell’occupazione; 168
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Come abbiamo già sottolineato, una delle peculiarità dell’economia italiana è data<br />
dalle <strong>di</strong>mensioni dell’economia sommersa e del mercato del lavoro irregolare. <strong>Il</strong> fenomeno<br />
ha da sempre avuto <strong>di</strong>mensioni più rilevanti nel mezzogiorno. Inoltre, mentre a partire dal<br />
2001 nelle altre ripartizioni l’incidenza del lavoro irregolare è <strong>di</strong>minuita sotto l’effetto del<br />
processo <strong>di</strong> regolarizzazione avviato dalla Bossi Fini, nel Sud l’incidenza del lavoro<br />
irregolare è rimasta stazionaria su valori che sono adesso <strong>di</strong> circa 2,5 volte maggiori <strong>di</strong><br />
quelli del nord .<br />
Tav. 6.35 - Incidenza delle unità <strong>di</strong> lavoro non regolare sulle<br />
unità <strong>di</strong> lavoro totali per ripartizioni; 1995, 2001 e 2003<br />
1995 2001 2003<br />
Nord-ovest 11,3 11,1 8,3<br />
Nord-est 11,2 11,3 9,3<br />
Centro 14,2 15,1 12,3<br />
Mezzogiorno 20,7 22,9 22,8<br />
I tassi d’irregolarità del Mezzogiorno sono più elevati in tutti i settori. In tutte le<br />
ripartizioni il valore più elevato è quello dell’agricoltura che nel mezzogiorno supera il<br />
40%, un valore più che doppio rispetto a quello del Nord-est. Le costruzioni, che nel Nord<br />
hanno un tasso d’irregolarità inferiore al 4%, nel Sud toccano il 27%, e pongono questo<br />
settore al secondo posto nella graduatoria degli in<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali d’irregolarità.<br />
L’industria è al 17,1%, a fronte <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> poco superiori al 2% per il nord, ed il terziario<br />
al 20,9%.<br />
Tav. 6.36 - Incidenza delle unità <strong>di</strong> lavoro non regolare sulle unità <strong>di</strong> lavoro<br />
totali per settore e ripartizione; 2003<br />
Agricoltura Industria in s.s. Costruzioni Servizi<br />
Nord-ovest 20,8 2 3,9 10,9<br />
Nod-est 25,9 2,2 3,7 11,6<br />
Centro 28,4 5,3 12,3 13,3<br />
Mezzogiorno 41,1 17,1 27 20,9<br />
L’allargarsi del <strong>di</strong>vario ripartizionale è stato accompagnato dal progressivo aumento<br />
della <strong>di</strong>spersione dei valori regionali. Nel 2003 i tassi d’irregolarità regionali erano<br />
compresi tra un minimo <strong>di</strong> 7,3% della Lombar<strong>di</strong>a ed un massimo del 31% della Calabria,<br />
un campo <strong>di</strong> variazione decisamente superiore a quello del 1995 quando la regione più<br />
virtuosa era il Piemonte (10,3%) e la Calabria chiudeva la classifica con il 28,1%. Le<br />
regioni meri<strong>di</strong>onali occupano le ultime posizioni della graduatoria, con la sola eccezione<br />
dell’Abruzzo, l’unica regione meri<strong>di</strong>onale con un tasso d’irregolarità (12,6%) sotto la<br />
me<strong>di</strong>a nazionale, e che la pone davanti a Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio e Valle<br />
d’Aosta. Osserviamo, infine, che dal 1995 al 2003 il tasso d’irregolarità è <strong>di</strong>minuito in<br />
tutte le regioni del Centro Nord ed è aumentato in tutte le regioni meri<strong>di</strong>onali con l’unica<br />
eccezione della Campania che rimane tuttavia al terzo posto tra le regioni con il maggior<br />
livello d’irregolarità.<br />
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