Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica
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3.3.1 Le variabili demografiche<br />
Dal dopoguerra ad oggi l’andamento della fecon<strong>di</strong>tà è stato caratterizzato da tre fasi principali:<br />
• Una fase <strong>di</strong> crescita, che dura dal dopoguerra fino al 1964, quando il tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà<br />
totale raggiunge un massimo <strong>di</strong> 2,7 figli per donna;<br />
• Una fase <strong>di</strong> contrazione che abbraccia i 31 anni successivi: nel 1977 il tasso <strong>di</strong><br />
fecon<strong>di</strong>tà scende sotto la soglia <strong>di</strong> riproduzione e nel 1995 tocca un minimo storico<br />
leggermente inferiore a 1,2 figli per donna;<br />
• Una fase <strong>di</strong> ripresa, tuttora in corso, che riporta il tasso <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà sopra 1,3 figli per<br />
donna.<br />
<strong>Il</strong> Grafico 6.19 mostra gli andamenti della fecon<strong>di</strong>tà nelle tre ripartizioni. I dati del nord e del<br />
centro riflettono sostanzialmente quelli nazionali su livelli però inferiori cosicché nei 52 anni<br />
considerati il nord registra valori al <strong>di</strong>sopra del livello <strong>di</strong> rimpiazzo solo per 13 anni (dal 1962 al<br />
1974) ed il centro per 17 (dal 1959 al 1976). In sostanza, dalla fine della guerra ad oggi, in queste<br />
due ripartizioni valori inferiori a 2 sono stati la norma.<br />
Di contro, il Mezzogiorno registra valori al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> 3 figli fino al 1969 con un massimo nel<br />
1964. A partire dal 1970 la fecon<strong>di</strong>tà comincia a <strong>di</strong>minuire in maniera molto rapida scendendo<br />
sotto i 2 figli per donna nel 1980 e gli 1,4 nel 1995. Nel decennio successivo il trend rimane<br />
leggermente decrescente e ciò provoca un sostanziale allineamento, a circa 1,3 figli per donna, con<br />
i valori, ormai in ripresa, delle altre ripartizioni.<br />
L’uguaglianza dei tassi <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà tra le tre ripartizioni cela però alcune <strong>di</strong>fferenze<br />
sostanziali. In primo luogo, come abbiamo già visto, i dati del centro nord sono in crescita<br />
tendenziale da circa un decennio sotto l’effetto <strong>di</strong> due fenomeni: la crescita, sia pur modesta, dei<br />
tassi <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà delle donne italiane e l’apporto della fecon<strong>di</strong>tà delle donne straniere che registra<br />
valori più che doppi <strong>di</strong> quella autoctona. Nel mezzogiorno, invece, il processo <strong>di</strong> denatalità non è<br />
ancora terminato e l’apporto della comunità straniera è <strong>di</strong> gran lunga inferiore non solo per motivi<br />
<strong>di</strong>mensionali, ma anche perché il minor livello <strong>di</strong> integrazione sociale e lavorativa della comunità<br />
straniera ne riduce la propensione alla riproduzione.<br />
3500<br />
3000<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
500<br />
0<br />
-500<br />
-1000<br />
-1500<br />
1952<br />
Graf. 6.19 - Italia e ripartizioni; tassi <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà totali; 1952-2004<br />
1955<br />
1958<br />
1961<br />
1964<br />
1967<br />
1970<br />
1973<br />
1976<br />
1979<br />
1982<br />
1985<br />
1988<br />
1991<br />
1994<br />
1997<br />
2000<br />
2003<br />
Nord - Sud Italia Nord Centro Sud<br />
I bilanci demografici confermano queste osservazioni e permettono <strong>di</strong> delineare le tendenze<br />
demografiche in maniera più completa.<br />
I tassi <strong>di</strong> natalità delle tre ripartizioni sono sostanzialmente allineati, mentre il tasso <strong>di</strong><br />
mortalità del mezzogiorno è notevolmente inferiore, dato il ritardo con il quale il processo <strong>di</strong><br />
denatalità è iniziato. Distinguendo però tra popolazione italiana e popolazione straniera, emerge<br />
che i tassi <strong>di</strong> natalità della prima aumentano da nord a sud, mentre quelli della seconda sono<br />
or<strong>di</strong>nati nella <strong>di</strong>rezione opposta 263 . <strong>Il</strong> risultato finale è che nel centro nord il saldo naturale negativo<br />
263 <strong>Il</strong> dato relativo alla natalità. straniera contrad<strong>di</strong>ce, come abbiamo già visto, le ipotesi della letteratura, ma mi<br />
appare del tutto coerente con una posizione <strong>di</strong> buon senso che si limiti a considerare il fatto che la natalità tenderà ad<br />
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