Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica
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1981-1991 1971-1981 1961-1971 1951-1961 1941-1951 1931-1941 1921-1931 1911-1921 1901-1911 1891-1901 1881-1891 1871-1881 1861-1871 Nel 1993, per la prima volta nella storia del nostro paese, il tasso di natalità registra un valore inferiore a quello di mortalità; il saldo naturale diventa negativo e tale rimarrà in tutto il periodo successivo, con due sole modeste eccezioni nel 2004 e nel 2006. Graf. 6.3 - Italia; tassi di natalità, mortalità e crescita naturale 20,0 18,0 16,0 14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 t..c.n tdn tdm 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 Per comprendere meglio l’andamento demografico è opportuno analizzare anche i valori assoluti delle variabili (Graf. 6.4) e, in particolare, l’andamento del numero dei nati: infatti, è la diminuzione di questa variabile a determinare il cambiamento della struttura per classi di età, a causare l’invecchiamento della popolazione e a ridurre la consistenza del numero delle donne in età fertile, che si ripercuote poi sul numero delle nascite innestando una spirale demografica negativa. Tra il 1881 ed il 1971 il numero dei nati, pur in presenza di un trend decrescente, presenta una variazione contenuta. Dopo il massimo registrato tra il 1881 ed il 1891 –quando il numero medio annuo delle nascite fu di 1.1.41.000 - si raggiunge un primo minimo di circa un milione nel decennio della grande guerra. Dopo la ripresa degli anni ’20, che riporta il dato sui valori tendenziali, si tocca un altro minimo di 889.000 unità tra il 1951 ed il 1961. Nel corso degli anni ’60 la media si riporta a 966.000 unità, ma con un picco di 1.035.000 nel 1964. In sostanza, il calo di 1,9 punti percentuali del tasso di natalità (dal 39 al 20 per mille) registratosi nel corso dei primi cento anni della storia del nostro paese provoca una diminuzione del numero medio annuo dei nati di poco più di 100mila unità, un fenomeno da imputare al progressivo aumento del numero delle donne in età fertile, causato soprattutto dal calo della mortalità infantile e giovanile. Il modesto calo della natalità e la diminuzione dei tassi specifici di mortalità della popolazione in età lavorativa hanno fatto sì che durante questo periodo il peso relativo delle grandi classi di età si sia modificato solo marginalmente. 12000 10000 8000 6000 Graf. 6.4- Italia; nati, morti e saldo naturale 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 Graf.6.5 - Italia; saldo naturale, saldo migratorio e saldo totale 4000 0 2000 0 -1.000 -2.000 1981-1991 1971-1981 1961-1971 1951-1961 1941-1951 1931-1941 1921-1931 1911-1921 1901-1911 1891-1901 1881-1891 1871-1881 1861-1871 Saldo naturale Nati Morti Saldo totale Saldo naturale Saldo migratorio Il numero dei decessi non presenta variazioni pronunciate fino al 1911. Il massimo si raggiunge tra il 1871 ed il 1881, con un valore medio annuo di 858.100 morti. I dati del decennio 1911-1921 mostrano l’impatto della guerra: il numero dei nati (10.062.000) è decisamente sotto il valore tendenziale, mentre quello dei morti (8.193 mila) è decisamente superiore. Il numero delle morti 137
diminuisce in maniera molto pronunciata nei quaranta anni successivi scendendo ad un valore medio annuo di 470.000 tra il 1951 ed il 1961. Il periodo successivo è caratterizzato da un trend moderatamente crescente. Come conseguenza degli andamenti che abbiamo appena descritto, il saldo naturale presenta valori crescenti fino al decennio 1961–71 -con due interruzioni in concomitanza dei conflitti mondiali- quando raggiunge il proprio massimo storico, a causa dell’impennata della natalità e malgrado il numero dei morti sia ormai in fase crescente. Nel 1964 nascono, come abbiamo già visto, 1.035.207 bambini, un valore vicino a quelli che si erano registrati fra il 1861 ed il 1931, un periodo nel quale la popolazione era però decisamente meno numerosa, ed i tassi di natalità erano prossimi o superiori al 30 per mille. A partire dal 1965, il numero dei nati inizia a contrarsi e poi dal 1973 a crollare con una velocità senza precedenti, tanto da scendere nel 1986 a circa 562.000 unità con una perdita percentuale del 45,7% in soli 22 anni. Nel ventennio successivo il numero dei nati presenta modeste oscillazioni con un valore massimo di 581.000 nel 1990 ed uno minimo di 537.000 nel 1994. 1.200.000 1.000.000 Graf. 6.6 - Italia; Nati, morti e saldo naturale Saldo naturale Nati Morti 800.000 600.000 400.000 200.000 0 -200.000 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 Il dato del 2006 è analogo a quello del 1987, ma la situazione che lo genera è molto diversa. Infatti, mentre nel 1987 i nati erano quasi totalmente cittadini italiani, nel 2006 quasi 58.000 (10,4%) sono stranieri. Il pareggio del saldo naturale è pertanto dovuto all’apporto della comunità straniera senza la quale nel 2006 il tasso di natalità sarebbe stato del 8,9 per mille e quello di mortalità del 9,9 per mille. Il ritorno del saldo naturale a valori di equilibrio è quindi da imputare al nuovo grande fenomeno demografico, l’arrivo nel nostro paese di un numero crescente di stranieri il cui numero è passato dai circa 740.000 del 1995 agli oltre quattro milioni attuali e che fa sì, come vedremo meglio in seguito, che la popolazione in età lavorativa non diminuisca e quella totale aumenti. 3. Le grandi trasformazioni del mercato del lavoro italiano 1966-2006 Tra il 1966 ed il 2006 le caratteristiche strutturali del mercato del lavoro italiano sono drammaticamente cambiate. Alcuni di questi cambiamenti sono stati, se non totalmente causati, certamente propiziati dall’evoluzione demografica di questi ultimi anni. In questo paragrafo analizzeremo, sia pure in maniera estremamente sintetica, alcuni dei cambiamenti più rilevanti utilizzando sia una prospettiva di stock, sia una prospettiva di flusso 254 . Il limitato livello di informazione disponibile per il 1966 non ci permetterà di effettuare tutti i confronti su di un orizzonte temporale di quaranta anni; pertanto, rispetto ad alcune variabili, 254 Nell’intervallo considerato in questo studio l’Istat ha modificato numerose volte le definizioni di occupato, persona in cerca di occupazione e quindi di forze di lavoro. Le differenze tra le definizioni adottate all’inizio e alla fine del periodo non sono tuttavia tali da modificare in maniera sostanziale le dimensioni dei fenomeni che stiamo analizzando. 138
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Nel 1993, per la prima volta nella storia del nostro paese, il tasso <strong>di</strong> natalità registra un valore<br />
inferiore a quello <strong>di</strong> mortalità; il saldo naturale <strong>di</strong>venta negativo e tale rimarrà in tutto il periodo<br />
successivo, con due sole modeste eccezioni nel 2004 e nel 2006.<br />
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Per comprendere meglio l’andamento <strong>demografico</strong> è opportuno analizzare anche i valori<br />
assoluti delle variabili (Graf. 6.4) e, in particolare, l’andamento del numero dei nati: infatti, è la<br />
<strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> questa variabile a determinare il cambiamento della struttura per classi <strong>di</strong> età, a<br />
causare l’invecchiamento della popolazione e a ridurre la consistenza del numero delle donne in età<br />
fertile, che si ripercuote poi sul numero delle nascite innestando una spirale demografica negativa.<br />
Tra il 1881 ed il 1971 il numero dei nati, pur in presenza <strong>di</strong> un trend decrescente, presenta una<br />
variazione contenuta. Dopo il massimo registrato tra il 1881 ed il 1891 –quando il numero me<strong>di</strong>o<br />
annuo delle nascite fu <strong>di</strong> 1.1.41.000 - si raggiunge un primo minimo <strong>di</strong> circa un milione nel<br />
decennio della grande guerra. Dopo la ripresa degli anni ’20, che riporta il dato sui valori<br />
tendenziali, si tocca un altro minimo <strong>di</strong> 889.000 unità tra il 1951 ed il 1961. Nel corso degli anni<br />
’60 la me<strong>di</strong>a si riporta a 966.000 unità, ma con un picco <strong>di</strong> 1.035.000 nel 1964. In sostanza, il calo<br />
<strong>di</strong> 1,9 punti percentuali del tasso <strong>di</strong> natalità (dal 39 al 20 per mille) registratosi nel corso dei primi<br />
cento anni della storia del nostro paese provoca una <strong>di</strong>minuzione del numero me<strong>di</strong>o annuo dei nati<br />
<strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> 100mila unità, un fenomeno da imputare al progressivo aumento del numero delle<br />
donne in età fertile, causato soprattutto dal calo della mortalità infantile e giovanile. <strong>Il</strong> modesto calo<br />
della natalità e la <strong>di</strong>minuzione dei tassi specifici <strong>di</strong> mortalità della popolazione in età lavorativa<br />
hanno fatto sì che durante questo periodo il peso relativo delle gran<strong>di</strong> classi <strong>di</strong> età si sia mo<strong>di</strong>ficato<br />
solo marginalmente.<br />
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<strong>Il</strong> numero dei decessi non presenta variazioni pronunciate fino al 1911. <strong>Il</strong> massimo si raggiunge<br />
tra il 1871 ed il 1881, con un valore me<strong>di</strong>o annuo <strong>di</strong> 858.100 morti. I dati del decennio 1911-1921<br />
mostrano l’impatto della guerra: il numero dei nati (10.062.000) è decisamente sotto il valore<br />
tendenziale, mentre quello dei morti (8.193 mila) è decisamente superiore. <strong>Il</strong> numero delle morti<br />
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