Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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02.02.2015 Views

ottenere e mantenere tassi di crescita della produzione tali da assorbire nell’area dell’occupazione i nuovi entrati nella popolazione in età lavorativa 249 . • Provochi, in una seconda fase, un decremento della popolazione in età lavorativa tale da non poter essere controbilanciato né dall’assorbimento della disoccupazione, né da un innalzamento della partecipazione. 3.2 La definizione del fabbisogno occupazionale Sulla base della precedente discussione diremo allora che un paese è caratterizzato dalla presenza di Fabbisogno occupazionale quando registra una prolungata e rilevante differenza negativa tra le entrate nelle forze di lavoro e la domanda di flusso. Diremo che c’è un Potenziale migratorio quando tale differenza prolungata e rilevante è positiva. Si tratta pertanto di fenomeni che hanno alla loro base un disequilibrio demografico strutturale che può essere solo parzialmente mitigato o aggravato da fenomeni di ordine congiunturale, quali l’andamento del livello produttivo, il progresso tecnologico, variazioni naturali o indotte dei comportamenti partecipativi. Va poi sottolineato che si tratta di concetti: 1) Che possono essere definiti solo all’interno di un modello di flusso generazionale del mercato del lavoro; 2) La cui misura non è direttamente desumibile da nessuna indagine degli uffici statistici nazionali, ma può essere stimata e prevista sulla base di procedure desunte dal modello e che illustreremo nel prosieguo del lavoro 3) Che non possono essere stimati con procedure bottom up, vale a dire mediante questionari rivolti alle imprese o con dati desunti da dati amministrativi di flusso. Per chiarire ulteriormente questo punto ricordiamo che: • Nessuna rilevazione statistica misura le entrate generazionali nell’occupazione; • Le entrate complessive nell’occupazione misurate dai dati amministrativi sono di un ordine di grandezza completamente diverso (dalle dieci alle quindici volte maggiore) delle entrate generazionali in quanto includono tutti i movimenti transitori; • Che qualunque rilevazione condotta preso le imprese e che si svolgesse anche in condizione di perfetta conoscenza sia dei flussi passati, sia dei flussi futuri porterebbe necessariamente ad una sovrastima del fabbisogno dato che la domanda di alcune imprese sarà soddisfatta da persone uscite da altre imprese. È quindi evidente che il fabbisogno di importare manodopera non ha niente a che vedere con la domanda di flusso “congiunturale” di manodopera straniera che si registra in un dato periodo o si prevede per un periodo successivo. Tale domanda misura, infatti, le entrate totali nell’occupazione ed utilizza, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stranieri già regolarmente presenti sul nostro territorio ed il loro turnover su posti di lavoro esistenti. Questo dato che, lo ripetiamo ancora una volta, non ha nessuna relazione diretta con il fabbisogno di importare manodopera da altri paesi, dipende da un numero elevatissimo di variabili: la durata media dell’occupazione degli stranieri, le professionalità di cui dispongono, la disponibilità delle imprese e delle famiglie non solo ad assumere lavoratori extracomunitari, ma anche ad assumerli in forma regolare, le carenze di specifiche professionalità da parte dell’offerta autoctona, la disponibilità dei disoccupati a trasferirsi da una zona all’altra del paese, ecc. L’utilizzo di questo dato, qualunque ne sia la fonte, per stimare il fabbisogno di importare manodopera dall’estero è quindi totalmente fuorviante. Ritornando al fabbisogno di manodopera, come precedentemente definito, ricordiamo che nel lungo periodo l’offerta di flusso generazionale ha un limite superiore nelle entrate nella popolazione nella fase lavorativa. Tuttavia, in una fase iniziale, la differenza tra offerta generazionale di flusso e domanda generazionale di flusso può essere, almeno in parte, soddisfatta facendo ricorso a fonti diverse dall’immigrazione. In primo luogo, è possibile, come nel caso 249 Vale la pena ricordare che la crescita demografica interessa inizialmente la popolazione in età scolare e che continua ad interessare tale segmento della popolazione anche durante la crescita della popolazione in età lavorativa il che implica che un paese in questa fase deve sostenere il duplice sforzo di qualificare un numero crescente di giovani e contemporaneamente allargare la base occupazionale. 133

Italiano, che esista della disoccupazione da assorbire. In secondo luogo è possibile che, in presenza di una accresciuta probabilità di trovare lavoro, membri delle non forze, in particolare donne, decidano di entrare nel mercato del lavoro innalzando i tassi di partecipazione delle classi più mature. Infine, se non tutte le zone del paese si trovano nella stessa situazione di carenza di offerta, le zone caratterizzate da fabbisogno possono usufruire di flussi migratori provenienti dalle altre regioni. Al didi queste “soluzioni” che per loro natura possono essere solo temporanee, dato che nel lungo periodo sono tutte destinate ad esaurirsi, la soluzione del problema può essere data solo da flussi migratori coerenti con il fabbisogno. In maniera simmetrica, nel breve periodo il potenziale migratorio potrà essere parzialmente occultato dalla presenza di un’economia informale, da un allargamento della struttura familiare e da una diminuzione dei tassi di partecipazione. Tuttavia, nel lungo periodo la soluzione del problema potrà venire solo da consistenti flussi migratori in uscita. In loro assenza è evidente che le condizioni socio - economiche della popolazione non potranno che peggiorare. Il vero pericolo di tali situazioni non va individuato nelle carenze alimentari, ma anche e soprattutto nelle conseguenze sociali e politiche dei comportamenti di un numero crescente di giovani senza prospettive per il futuro e che saranno disposti a qualunque cosa perché la loro vita, priva di lavoro, è senza valore. 134

ottenere e mantenere tassi <strong>di</strong> crescita della produzione tali da assorbire nell’area<br />

dell’occupazione i nuovi entrati nella popolazione in età lavorativa 249 .<br />

• Provochi, in una seconda fase, un decremento della popolazione in età lavorativa tale da<br />

non poter essere controbilanciato né dall’assorbimento della <strong>di</strong>soccupazione, né da un<br />

innalzamento della partecipazione.<br />

3.2 La definizione del fabbisogno occupazionale<br />

Sulla base della precedente <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong>remo allora che un paese è caratterizzato dalla<br />

presenza <strong>di</strong> Fabbisogno occupazionale quando registra una prolungata e rilevante <strong>di</strong>fferenza<br />

negativa tra le entrate nelle forze <strong>di</strong> lavoro e la domanda <strong>di</strong> flusso. Diremo che c’è un Potenziale<br />

migratorio quando tale <strong>di</strong>fferenza prolungata e rilevante è positiva.<br />

Si tratta pertanto <strong>di</strong> fenomeni che hanno alla loro base un <strong>di</strong>sequilibrio <strong>demografico</strong><br />

strutturale che può essere solo parzialmente mitigato o aggravato da fenomeni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

congiunturale, quali l’andamento del livello produttivo, il progresso tecnologico, variazioni<br />

naturali o indotte dei comportamenti partecipativi.<br />

Va poi sottolineato che si tratta <strong>di</strong> concetti:<br />

1) Che possono essere definiti solo all’interno <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> flusso generazionale del<br />

mercato del lavoro;<br />

2) La cui misura non è <strong>di</strong>rettamente desumibile da nessuna indagine degli uffici statistici<br />

nazionali, ma può essere stimata e prevista sulla base <strong>di</strong> procedure desunte dal modello<br />

e che illustreremo nel prosieguo del lavoro<br />

3) Che non possono essere stimati con procedure bottom up, vale a <strong>di</strong>re me<strong>di</strong>ante<br />

questionari rivolti alle imprese o con dati desunti da dati amministrativi <strong>di</strong> flusso.<br />

Per chiarire ulteriormente questo punto ricor<strong>di</strong>amo che:<br />

• Nessuna rilevazione statistica misura le entrate generazionali nell’occupazione;<br />

• Le entrate complessive nell’occupazione misurate dai dati amministrativi sono <strong>di</strong> un<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza completamente <strong>di</strong>verso (dalle <strong>di</strong>eci alle quin<strong>di</strong>ci volte maggiore)<br />

delle entrate generazionali in quanto includono tutti i movimenti transitori;<br />

• Che qualunque rilevazione condotta preso le imprese e che si svolgesse anche in<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> perfetta conoscenza sia dei flussi passati, sia dei flussi futuri porterebbe<br />

necessariamente ad una sovrastima del fabbisogno dato che la domanda <strong>di</strong> alcune<br />

imprese sarà sod<strong>di</strong>sfatta da persone uscite da altre imprese.<br />

È quin<strong>di</strong> evidente che il fabbisogno <strong>di</strong> importare manodopera non ha niente a che vedere con<br />

la domanda <strong>di</strong> flusso “congiunturale” <strong>di</strong> manodopera straniera che si registra in un dato periodo o<br />

si prevede per un periodo successivo. Tale domanda misura, infatti, le entrate totali<br />

nell’occupazione ed utilizza, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stranieri già regolarmente<br />

presenti sul nostro territorio ed il loro turnover su posti <strong>di</strong> lavoro esistenti. Questo dato che, lo<br />

ripetiamo ancora una volta, non ha nessuna relazione <strong>di</strong>retta con il fabbisogno <strong>di</strong> importare<br />

manodopera da altri paesi, <strong>di</strong>pende da un numero elevatissimo <strong>di</strong> variabili: la durata me<strong>di</strong>a<br />

dell’occupazione degli stranieri, le professionalità <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spongono, la <strong>di</strong>sponibilità delle imprese<br />

e delle famiglie non solo ad assumere lavoratori extracomunitari, ma anche ad assumerli in forma<br />

regolare, le carenze <strong>di</strong> specifiche professionalità da parte dell’offerta autoctona, la <strong>di</strong>sponibilità dei<br />

<strong>di</strong>soccupati a trasferirsi da una zona all’altra del paese, ecc. L’utilizzo <strong>di</strong> questo dato, qualunque ne<br />

sia la fonte, per stimare il fabbisogno <strong>di</strong> importare manodopera dall’estero è quin<strong>di</strong> totalmente<br />

fuorviante.<br />

Ritornando al fabbisogno <strong>di</strong> manodopera, come precedentemente definito, ricor<strong>di</strong>amo che<br />

nel lungo periodo l’offerta <strong>di</strong> flusso generazionale ha un limite superiore nelle entrate nella<br />

popolazione nella fase lavorativa. Tuttavia, in una fase iniziale, la <strong>di</strong>fferenza tra offerta<br />

generazionale <strong>di</strong> flusso e domanda generazionale <strong>di</strong> flusso può essere, almeno in parte, sod<strong>di</strong>sfatta<br />

facendo ricorso a fonti <strong>di</strong>verse dall’immigrazione. In primo luogo, è possibile, come nel caso<br />

249 Vale la pena ricordare che la crescita demografica interessa inizialmente la popolazione in età scolare e che continua<br />

ad interessare tale segmento della popolazione anche durante la crescita della popolazione in età lavorativa il che implica<br />

che un paese in questa fase deve sostenere il duplice sforzo <strong>di</strong> qualificare un numero crescente <strong>di</strong> giovani e<br />

contemporaneamente allargare la base occupazionale.<br />

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