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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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Nella realtà è evidente che la situazione <strong>di</strong> equilibrio da noi ipotizzata non si verifica<br />

praticamente mai e che una situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sequilibrio <strong>di</strong> flusso è la norma. In situazioni “normali”<br />

ciò comporta aumenti o contrazioni congiunturali della <strong>di</strong>soccupazione, a seconda che l’offerta <strong>di</strong><br />

flusso ecceda o sia inferiore alla domanda <strong>di</strong> flusso.<br />

Vi sono però situazioni in cui il <strong>di</strong>sequilibrio si presenta con caratteristiche particolari che<br />

possono generare una carenza <strong>di</strong> offerta che non può essere gestita né da aumenti della<br />

partecipazione, né dall’assorbimento della <strong>di</strong>soccupazione. Vi sono anche situazioni nelle quali<br />

l’assorbimento dell’offerta potenziale aggiuntiva richiederebbe tassi <strong>di</strong> crescita della produzione al<br />

<strong>di</strong> fuori dei limiti realisticamente realizzabili. Nel primo caso avremo un fabbisogno strutturale <strong>di</strong><br />

importare manodopera, nel secondo una situazione caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> potenziale<br />

migratorio. È ipotizzabile che situazioni <strong>di</strong> questo genere possano essere provocate anche dal<br />

sopravvenire <strong>di</strong> eventi economici o naturali in grado <strong>di</strong> provocare forti riduzioni od espansioni<br />

della domanda <strong>di</strong> lavoro; ma la causa principale <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> questo genere è da rinvenire nelle<br />

tendenze demografiche, ed in particolare negli effetti della cosiddetta “transizione” demografica.<br />

3.1 La transizione demografica<br />

In questo paragrafo cercheremo <strong>di</strong> capire meglio le caratteristiche salienti della fase<br />

demografica in atto utilizzando le serie storiche delle Nazioni Unite relative al periodo 1950-<br />

2050 248 .<br />

La transizione demografica è stata definita come il passaggio da un regime <strong>demografico</strong><br />

tra<strong>di</strong>zionale, caratterizzato da alta natalità ed alta mortalità, ad un regime <strong>demografico</strong> moderno,<br />

caratterizzato da bassa natalità e bassa mortalità. In sostanza, secondo l’interpretazione canonica, la<br />

transizione demografica doveva ritmare il passaggio da una situazione <strong>di</strong> equilibrio ad un’altra<br />

situazione <strong>di</strong> equilibrio, essere cioè un fase <strong>di</strong> cambiamento tra due regimi demografici<br />

tendenzialmente stazionari. Di fatto, se ci leviamo il paraocchi ideologico dell’equilibrio, del quale<br />

le scienze sociali, prime fra tutte economia e demografia, non sembrano capaci <strong>di</strong> fare a meno,<br />

vedremmo che la transizione si sta configurando come il passaggio da una situazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sequilibrio, caratterizzata da sal<strong>di</strong> naturali positivi, il cui impatto era fortemente ridotto<br />

dall’incapacità dell’uomo <strong>di</strong> controllare l’ambiente circostante e la sua stessa aggressività, ad<br />

un’altra situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sequilibrio in cui i sal<strong>di</strong> naturali sono negativi proprio per la capacità<br />

dell’uomo <strong>di</strong> controllare i propri processi riproduttivi e molte delle cause che ne provocavano una<br />

morte precoce.<br />

L’inizio della “transizione” si è <strong>di</strong>stribuito nei vari paesi del mondo su <strong>di</strong> un arco temporale<br />

<strong>di</strong> oltre due secoli. Pertanto, al momento attuale, paesi <strong>di</strong>versi occupano momenti <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> questo<br />

percorso a seconda del loro livello <strong>di</strong> sviluppo economico Analizzeremo il processo della<br />

transizione utilizzando i dati degli ultimi cento anni relativi ai paesi nei tre livelli <strong>di</strong> sviluppo<br />

in<strong>di</strong>viduati dalle Nazioni Unite: sottosviluppati, in via <strong>di</strong> sviluppo, sviluppati.<br />

I primi tre grafici illustrano il fenomeno della transizione e le sue conseguenze sulla<br />

popolazione totale e sulla popolazione in età lavorativa nei trenta paesi meno sviluppati del mondo,<br />

gli ultimi ad essere interessati dal fenomeno della “transizione”. Nel 1950 in questi paesi il<br />

pr5ocesso si era già avviata ed il tasso <strong>di</strong> mortalità era ormai sotto il 30 per mille (Graf. 5.1).<br />

<strong>Il</strong> tasso <strong>di</strong> natalità era invece ancora al 48 per mille e comincia a dare segni <strong>di</strong> flessione solo<br />

verso il 1960. Negli anni successivi il tasso <strong>di</strong> mortalità decresce più rapidamente del tasso <strong>di</strong><br />

natalità il che porta il <strong>di</strong>fferenziale tra i due in<strong>di</strong>catori ad un massimo <strong>di</strong> quasi 28 punti alla metà<br />

degli anni ’80. Negli anni successivi la <strong>di</strong>minuzione del tasso <strong>di</strong> natalità <strong>di</strong>viene più rapida, mentre<br />

quella del tasso <strong>di</strong> mortalità rallenta. Le proiezioni delle Nazioni Unite, coerentemente con l’ipotesi<br />

standard della “transizione”, ipotizzano che queste tendenze continueranno anche nel corso <strong>di</strong><br />

questo secolo cosicché la <strong>di</strong>fferenza tra i due in<strong>di</strong>catori dovrebbe scendere al 13,2 per mille nel<br />

2050.<br />

248 I dati utilizzati per la costruzione dei grafici <strong>di</strong> questo paragrafo sono tratti da: “United Nations, Population Division,<br />

World Population Prospects, The 2004 Revision, Highlights, New York, 2005.<br />

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