02.02.2015 Views

Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Per quanto riguarda la possibilità <strong>di</strong> aumentare la presenza della popolazione autoctona nel<br />

mercato del lavoro, le strade possibili sono due.<br />

La prima è un allargamento della fase lavorativa della vita che porterebbe alla compresenza sul<br />

mercato del lavoro <strong>di</strong> un numero maggiore <strong>di</strong> coorti. Al momento attuale, le statistiche più<br />

utilizzate per il tipo <strong>di</strong> analisi che stiamo qui conducendo definiscono la popolazione in età<br />

lavorativa tra i 15 ed i 64 anni, includendo pertanto 50 coorti. Già ora, nel nostro paese, il<br />

contributo fornito alle forze <strong>di</strong> lavoro dalle prime 10 classi è marginale; nel 2006 esso era del<br />

8,0% 228 a fronte <strong>di</strong> un valore del 19,1% nel 1966 229 . E’ pertanto facilmente ipotizzabile che nei<br />

prossimi 50 anni non si dovrà procedere solo ad alzare il limite superiore della fase lavorativa<br />

portandolo a 70, e molto probabilmente, a 75 anni, ma che anche il limite inferiore si sposterà<br />

naturalmente e progressivamente verso l’alto, così da rendere necessario definire la popolazione in<br />

età lavorativa nell’intervallo 20-70 e poi 25-75, il che lascerebbe però immutato il numero <strong>di</strong><br />

generazioni coinvolte.<br />

Appare pertanto <strong>di</strong>fficilmente ipotizzabile che su <strong>di</strong> un orizzonte temporale <strong>di</strong> una cinquantina<br />

<strong>di</strong> anni l’allungamento della durata me<strong>di</strong>a della vita consenta <strong>di</strong> ampliare la durata della fase<br />

lavorativa in modo tale da ampliare l’offerta <strong>di</strong> lavoro.<br />

La seconda possibilità è quella <strong>di</strong> aumentare il livello <strong>di</strong> partecipazioni <strong>di</strong> gruppi che appaiono<br />

scarsamente presenti nel mercato del lavoro ed innalzare così il livello totale della partecipazione. I<br />

gruppi a cui normalmente ci si riferisce sono le donne e gli anziani. La prima osservazione da fare è<br />

che la crescita del livello dell’occupazione registratosi nel nostro paese nell’ultimo decennio ha già<br />

portato ad un notevole aumento del livello della partecipazione e ad una progressiva contrazione<br />

dei tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, anche in presenza <strong>di</strong> un massiccio afflusso <strong>di</strong> immigrati (tav. 4.2).<br />

Tav. 4.2 - Italia e ripartizioni; tassi <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione (15-64); 1996 e<br />

2005<br />

tassi <strong>di</strong> attività<br />

tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />

1995 2005 Diff. 2015 2025 Diff.<br />

Nord-ovest 61,9 68,3 6,4 7,9 3,9 -4,0<br />

Nord-est 63,8 69,6 5,8 6,1 3,6 -2,5<br />

Centro 59,5 66,0 6,5 9,8 6,1 -3,7<br />

Sud 52,5 53,2 0,7 18,1 12,2 -5,9<br />

Italia 58,4 62,7 4,3 11,2 6,8 -4,4<br />

Supponiamo ora che le classi <strong>di</strong> età 55-64, quelle con il livello <strong>di</strong> partecipazione più lontano dal<br />

valore me<strong>di</strong>o, si allineino all’attuale valore me<strong>di</strong>o nazionale. Si tratta <strong>di</strong> un’ipotesi estremamente<br />

ottimistica dato che i bassi tassi <strong>di</strong> partecipazione <strong>di</strong> queste classi nascondono un’elevata presenza<br />

nel mercato del lavoro irregolare ed i loro membri forniscono servizi <strong>di</strong> manutenzione<br />

in<strong>di</strong>spensabili per consentire alle giovani coppie una doppia presenza sul mercato del lavoro. Se<br />

l’ipotesi si realizzasse, si registrerebbe l’ingresso nelle forze <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> circa 2.400.000 persone, il<br />

che implicherebbe un aumento del tasso <strong>di</strong> partecipazione nazionale al 64,6%.<br />

Questo aumento dell’offerta, che sarebbe destinato a ridursi con il tempo per effetto della<br />

contrazione della consistenza delle classi <strong>di</strong> età che abbiamo considerato, potrebbe fare fronte al<br />

fabbisogno occupazionale per non più <strong>di</strong> otto anni e ciò ipotizzando una omogeneità del lavoro<br />

<strong>di</strong>fficilmente sostenibile. Si noti, infine, che si tratterebbe <strong>di</strong> una misura una tantum che lascerebbe<br />

inalterato il fabbisogno degli anni successivi.<br />

Per quanto riguarda le donne se è ipotizzabile ancora un qualche aumento della loro presenza<br />

numerica, aumento che richiederebbe però politiche più illuminate nel campo della scuola e dei<br />

servizi sociali in generale, non credo che ci si possa aspettare importanti aumenti <strong>di</strong> ULA femminili<br />

e quin<strong>di</strong> una effettiva riduzione del fabbisogno <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> lavoro.<br />

In conclusione, è totalmente erroneo ritenere che problemi <strong>di</strong> fabbisogno occupazionale come<br />

quelli che si stanno manifestando in paesi come l’Italia e la Germania, e che nei prossimi anni si<br />

228 A livello ripartizionale l’incidenza era del 7,4% nel Nord, del 7,0% nel Centro e del 9,6% nel Sud.<br />

229 Nel 2006 le forze <strong>di</strong> lavoro con 65 anni e più erano, secondo l’Indagine Continua sulle Forze <strong>di</strong> lavoro, 372.000 pari<br />

all’1,5% del totale, un valore solo <strong>di</strong> poco maggiore a quello delle forze <strong>di</strong> lavoro tra i 15 ed i 19 anni (341mila).<br />

112

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!