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Il futuro demografico dell'Italia - Dipartimento di Economia politica

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mortality” 214 . È comunque opinione con<strong>di</strong>visa che le migrazioni non possano da sole risolvere i<br />

“problemi” in<strong>di</strong>cati dal rapporto.<br />

Per quanto riguarda la eventuale carenza <strong>di</strong> offerta quasi tutti i commentatori sembrano fare<br />

affidamento su fantomatiche crescite della produttività e della partecipazione, un argomento che<br />

spesso svolge un ruolo importante anche rispetto al problema della sostenibilità <strong>di</strong> un numero<br />

crescente <strong>di</strong> anziani, un tema su cui torneremo in un prossimo paragrafo.<br />

Veniamo ora ad un problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura: la profonda inquietu<strong>di</strong>ne che un fenomeno<br />

migratorio delle <strong>di</strong>mensioni ipotizzato dalle Nazioni Unite non può non sollevare dal punto <strong>di</strong> vista<br />

della sua sostenibilità <strong>politica</strong> e sociale.<br />

La rilevanza <strong>di</strong> questo problema è stata valutata in modo estremamente <strong>di</strong>verso da vari autori a<br />

seconda non solo dei loro riferimenti ideologici, ma anche dei contesti nazionali <strong>di</strong> appartenenza.<br />

L’opinione più pacata e misurata mi sembra quella <strong>di</strong> McNicoll Egli osserva in primo luogo che<br />

l’immigrazione può avere effetti positivi dato che riduce il provincialismo culturale <strong>di</strong> un paese<br />

fornendogli una <strong>di</strong>mensione cosmopolita e promuovendo un sano senso <strong>di</strong> autocritica. D’altra<br />

parte è ormai un fatto acquisito che con il tempo gli immigrati, non importa quale sia la posizione<br />

ufficiale dei singoli paesi in tema <strong>di</strong> assimilazione, finiscono con l’identificarsi con il paese in cui<br />

vivono e con la sua storia, incluso il processo <strong>di</strong> arricchimento dovuto si flussi migratori. Ciò detto<br />

il problema è quello <strong>di</strong> sapere quale sia il livello <strong>di</strong> immigrazione o più correttamente quale sia la<br />

percentuale <strong>di</strong> residenti nati all’estero che genera ren<strong>di</strong>menti decrescenti o ad<strong>di</strong>rittura negativi. Tra<br />

i paesi occidentali con più <strong>di</strong> un milione <strong>di</strong> abitanti, Australia, Svizzera e Canada sono quelli con la<br />

più alta percentuale <strong>di</strong> residenti nati all’estero (nel 1990 rispettivamente 23,4%, 16% e 15,5%). La<br />

concentrazione <strong>di</strong> stranieri è ovviamente molto più alta in gran<strong>di</strong> metropoli come Los Angeles<br />

(38%), Sydney (32%) Melbourne (30%) e New York (28%). Secondo McNicoll, tuttavia,<br />

l’incidenza dei residenti nati all’estero può essere fuorviante senza tenere conto della <strong>di</strong>stanza<br />

culturale degli immigrati, della tolleranza che caratterizza un paese o a seguito della sua storia <strong>di</strong><br />

immigrazione o dell’in<strong>di</strong>fferenza ispirata ad esempio all’in<strong>di</strong>vidualismo liberista e dalla<br />

concentrazione in alcune aree del territorio.<br />

In una chiave del tutto <strong>di</strong>versa la posizione <strong>di</strong> Coleman che paventa il rischio <strong>di</strong> una completa<br />

cancellazione della popolazione autoctona e della conseguente per<strong>di</strong>ta della identità originaria.<br />

”Any population with sub replacement fertility attempting to maintain a given population size<br />

through immigration would accor<strong>di</strong>ngly acquire a population of predominantly, eventually<br />

entirely, immigrant origin. Population can only adopt this solution to stabilise the numbers at the<br />

risk of the loss of their original identity.” E ancora “In the long run the minority will become the<br />

majority in a country if there remains even one region where the increase of the proportion of the<br />

minority continues to increase through immigration and higher birth rates” 215 .<br />

Venendo all’Italia, si può ricordare su questo tema quanto scritto dal sottosegretario al lavoro<br />

del precedente governo Berlusconi e da alcuni suoi collaboratori. Dopo aver ricordato “la rilevante<br />

preoccupazione relativa alla identità <strong>di</strong> una comunità che mentre si riproduce così lentamente,<br />

inesorabilmente subisce (il corsivo è mio) flussi migratori ancora più consistenti che ne mettono a<br />

dura prova il grado <strong>di</strong> coesione e la capacità <strong>di</strong> integrazione”, aggiunge: ”E’ peraltro una mera<br />

illusione ritenere <strong>di</strong> potere compensare lo squilibrio <strong>demografico</strong> con dosi massicce <strong>di</strong><br />

immigrazione. Occorre piuttosto avviare nuove politiche sociali incentrate sull’infanzia e sulla<br />

famiglia: in una società attiva i sistemi <strong>di</strong> welfare devono sapere ribaltare la prospettiva tra<strong>di</strong>zionale<br />

focalizzando l’attenzione sulle nuove generazioni che l’andranno a comporre incoraggiandole ad<br />

avere più figli” 216 .<br />

Questa posizione risultava parzialmente smentita dal Documento programmatico per il triennio<br />

2001-2003, relativo alla <strong>politica</strong> dell’immigrazione 217 approvato dallo stesso governo a cui<br />

apparteneva l’Onorevole Sacconi. Esso affermava con chiarezza che la natalità non può risolvere<br />

nel breve periodo il problema del calo della popolazione in età lavorativa: “Del resto, anche<br />

214 J.S. Coleman, op. cit , pag. 7<br />

215 J.S. Coleman, op. cit , pag. 9 e pag. 14.<br />

216 Sacconi, M., P Reboani e M., Tiraboschi, La società attiva. Manifesto per le nuove sicurezze, Marsilio E<strong>di</strong>tore,<br />

2004; pag. 26<br />

217 Decreto del Presidente della Repubblica del 30 marzo 2001 – Approvazione del documento programmatico, per il<br />

triennio 2001-2003, relativo alla <strong>politica</strong> dell’immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato, a norma dell’art. 3<br />

della legge 6 marzo 1998, n. 40, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N. 119 del 16 maggio 2001; pag. 77<br />

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