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4 - Società Chimica Italiana

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Appunti a margine delle indicazioni<br />

per il curricolo verticale di chimica<br />

Mercedes Filippi<br />

Docente di biochimica e microbiologia - Indirizzo Biologico (prog.Brocca)<br />

ITI “Lorenzo Cobianchi” - Verbania<br />

Una prima rilevante considerazione da svolgere rispetto al segmento di curricolo in analisi riguarda la constatazione<br />

che, in base a quanto è dato di evincere dagli schemi di regolamento sulla riforma della secondaria superiore<br />

attualmente in circolazione, l'unico percorso scolastico in cui si potrebbe applicare appieno, estrinsecando tutte le sue<br />

potenzialità, risulta essere il Liceo Scientifico nell'opzione scientifico-tecnologica: questo è infatti l'unico indirizzo di<br />

studi in cui, in un triennio non specialistico, sia previsto l'insegnamento della chimica come disciplina a sé stante,<br />

preceduto dallo studio di questa materia anche al biennio (seppure con monte ore limitato a due sole ore settimanali). In<br />

tutti gli altri licei la chimica è inclusa, insieme a Biologia e Scienze della Terra, nell'insegnamento di Scienze Naturali, e<br />

quest'ultima disciplina ha sviluppo quinquennale solo nel Liceo scientifico e in quello delle scienze umane, mentre è<br />

presente esclusivamente al triennio nel piano degli studi dei Licei classico e artistico, nei primi tre anni di quello del<br />

liceo Linguistico e soltanto al biennio nel Liceo coreutico. Nel triennio poi (o meglio, nel secondo biennio e nell'ultimo<br />

anno, secondo la nuova scansione) degli indirizzi degli Istituti tecnici e professionali (con l'ovvia eccezione<br />

dell'indirizzo specialistico di “<strong>Chimica</strong>, materiali e biotecnologie”) la chimica o non compare affatto, o viene declinata<br />

solo in termini strettamente tecnico-applicativi (“trasformazione dei prodotti”, “chimica applicata” ...). Rimane<br />

ovviamente possibile ed auspicabile che, nei trienni dei licei dove è presente l'insegnamento di Scienze naturali, si<br />

possa, per la quota-parte dedicata alla chimica, trarre utile ispirazione dal curricolo proposto, pur riducendone<br />

proporzionalmente ed inevitabilmente il grado di realizzazione.<br />

Per quanto riguarda il curricolo in sé, occorre innanzitutto osservare che gli esempi di abilità e conoscenze<br />

riportati appaiono molto ben individuati -quindi immediatamente utilizzabili ai fini del percorso di insegnamento e della<br />

relativa fase di verifica-, esaustivi secondo la tradizione della chimica insegnata a scuola (intesa come “sapere<br />

scientifico scolastico, oggetto di insegnamento ed apprendimento”, come viene ben spiegato nell'introduzione), calibrati<br />

e “sensati” (cioè inseribili in un contesto significativo di relazioni con le altre conoscenze e competenze già acquisite)<br />

per il livello di studi considerato. Tali esempi possono dunque indubbiamente costituire un importante punto di<br />

riferimento ed una solida base di partenza per la programmazione da parte dei singoli insegnanti e dei Consigli di<br />

Classe.<br />

Discorso a parte quello delle competenze, il cui livello, specialmente nella versione OCSE PISA, è così elevato e il cui<br />

carattere è tanto generale e trasversale da renderne manifesta da un lato l'attinenza generale di ciascuna di esse, senza<br />

esclusione, a tutte le abilità portate ad esempio e dall'altro la perfetta declinabilità anche negli altri ambiti disciplinari<br />

scientifici (fisica, scienze della terra, biologia): ciò rende particolarmente importante porre attenzione alla costruzione di<br />

un curricolo integrato, che coinvolga almeno le altre discipline scientifiche sperimentali del corso, secondo le linee già<br />

auspicate dalla Commissione Curricoli nella premessa generale.<br />

Analizzando poi un poco più nello specifico gli esempi di abilità riportati nel curricolo, la mia formazione di<br />

biologa me ne ha fatte saltare all'occhio alcune che presentano evidenti agganci con le scienze della vita (“aver<br />

consapevolezza della modellizzazione con la quale vengono interpretati i cicli biogeochimici degli elementi e i processi<br />

attraverso i quali si mantengono le condizioni di equilibrio nei sistemi ambientali”, “assumere dalla trama della chimica<br />

generale applicata ai composti organici i concetti e le procedure che conducono alla comprensione delle caratteristiche<br />

delle molecole che entrano a far parte degli organismi viventi e dei processi che generano o trasformano queste<br />

molecole -fotosintesi, respirazione-”). Ritengo di cruciale importanza, specie nel caso in cui la chimica e la biologia<br />

vengano insegnate da docenti diversi, che l'approccio allo studio delle biomolecole e a maggior ragione delle loro<br />

trasformazioni metaboliche, -per non parlare degli equilibri ambientali!-, tenga sempre conto dei sistemi in cui sono<br />

inserite ed integri il riferimento alle scienze della vita, per esplicitare opportunamente la concezione dei livelli<br />

gerarchici di organizzazione dei viventi (dalle molecole alle strutture cellulari, dalle cellule fino agli ecosistemi): solo in<br />

questo modo, infatti, si può contribuire a formare il necessario quadro di riferimento per la reale comprensione dei<br />

fenomeni studiati in tutta la loro complessità, per cercare cioè di promuovere l'individuazione delle nuove proprietà che<br />

via via emergono salendo di livello in livello nei sistemi che si organizzano secondo gradi crescenti di complessità. In<br />

altre parole, il livello molecolare costituisce sicuramente la base della descrizione, ma non basta da solo a spiegare le<br />

proprietà che ritroviamo nell'organizzazione dei viventi ai livelli superiori, e questo concetto va a mio giudizio<br />

costantemente ribadito per favorire la formazione di una mentalità scientifica che sappia tener conto della complessità.<br />

Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />

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