4 - Società Chimica Italiana
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Antonio Testoni<br />
invisibile, la quale è come se usasse la bilancia nella formazione dei composti e nell'attribuzione delle loro proprietà<br />
secondo la sua volontà; bisogna concludere che la natura non opera diversamente nelle profondità della terra e alla<br />
superficie, o nelle mani dell’uomo. Queste proporzioni sempre invariabili, questi attributi costanti che caratterizzano i<br />
veri composti dell’arte o quelli della natura.” 9<br />
Con essa si abbandona l'idea che la composizione possa dipendere da fattori esterni, quali la quantità delle<br />
sostanze di partenza, la temperatura, la pressione e così via. Dal momento in cui fu enunciata il mondo scientifico fu<br />
costretto a compiere profonde meditazioni su di essa. Dopo tutto, perché mai la natura avrebbe dovuto preferire il<br />
discontinuo al continuo Proust non diede alcuna risposta; come chimico sperimentatore si limitò alla suddetta<br />
affermazione. La risposta a questa domanda fu data dalla teoria atomica di Dalton, la cui portata rivoluzionaria si<br />
realizzò nella formulazione di un concetto di atomo strettamente connesso alla scienza chimica a lui contemporanea,<br />
che permise di quantificare, per la prima volta l'infinitamente piccolo. Infatti il fondamento della nuova teoria è<br />
costituito dall’ipotesi di una relazione precisa tra la composizione costante dei composti ed il valore del peso atomico<br />
degli elementi costituenti. Ipotesi che è alla base di quel procedimento geniale, 10 ideato da Dalton stesso, che ha<br />
permesso stilare la prima tabella dei pesi atomici. Questo metodo rappresenta ancora oggi un percorso esemplare per<br />
determinare proprietà atomiche, come il peso atomico, ricorrendo a semplici procedure senza l'ausilio di una<br />
strumentazione particolarmente complessa, che rischia di essere del tutto incomprensibile per uno studente di questa<br />
fascia scolastica.<br />
Gli atomi di cui parla Dalton non sono più entità indefinibili, ma sono contraddistinti dalla proprietà<br />
fondamentale del peso atomico. Prima di Dalton, l’unica affermazione che si poteva effettuare sugli atomi era relativa<br />
alla loro esistenza, basandosi unicamente sul ragionamento. Con Dalton gli atomi non sono solo oggetti mentali, ma si<br />
possono finalmente definire: ogni elemento è costituito da un numero molto grande di particelle piccolissime e tutte<br />
uguali, cioè tutte caratterizzate dallo stesso peso atomico.<br />
La teoria atomica daltoniana segna il passaggio dall'atomismo antico a quello moderno, che, a questo punto,<br />
prende un indirizzo ben preciso: “L'atomismo daltoniano costituì la base concettuale della teoria chimica<br />
dell'Ottocento, ma il termine «atomismo» va precisato con il termine «chimico» e distinto dall'atomismo «fisico»,<br />
occorre cioè separare le discussioni filosofiche sulla struttura ultima della materia dai criteri utilizzati per costruire le<br />
formule delle sostanze ... In conclusione, l'atomismo chimico costituì la base teorica per assegnare i pesi relativi agli<br />
atomi degli elementi ed attribuire le formule molecolari ai composti e come tale venne accettato, mentre l'atomismo<br />
fisico fu oggetto di innumerevoli controversie” 11 . Controversie che, comunque, non risparmiarono anche l'atomismo<br />
daltoniano, tant'è che, alla fine del XIX secolo, eminenti scienziati nutrivano ancora forti dubbi circa l'esistenza degli<br />
atomi e delle molecole 12 . Dubbi e difficoltà che emergono ancora oggi, quando lo studente si trova ad interpretare le<br />
reazioni chimiche in termini atomico/molecolari 13 . Per usare il linguaggio della filosofia della scienza, anche lo studente<br />
deve sottoporsi ad un mutamento di “paradigma” nel suo modo di pensare. Planck insinuava che le nuove teorie non<br />
convertono la gente, ma semplicemente i sostenitori delle precedenti muoiono di vecchiaia. Se gli scienziati hanno una<br />
tale difficoltà a riformulare le loro concezioni del mondo, c’è da stupirsi che, talvolta, fatichino a farlo gli studenti<br />
La teoria daltoniana, imperniata sull'idea dell'atomo indivisibile, è tutt'altro che una teoria antica, superata, come<br />
spesso si sente dire. Essa, invece, da corpo a un modello che, per semplicità e potere esplicativo, è unico ed<br />
insostituibile nel processo di concettualizzazione dell' infinitamente piccolo. Se l'obiettivo principale dell'educazione<br />
scientifica è quello di incidere sugli schemi concettuali di senso comune degli allievi ed avvicinarli a quelli di tipo<br />
scientifico, allora “ciò che più importa non è tanto trattare le teorie più recenti, ma bensì quelle che sono più<br />
comprensibili, più adatte allo sviluppo cognitivo del ragazzo, quelle che sono realmente in grado di incrementare la<br />
capacità di interpretazione dei fenomeni. In molti ambiti scientifici si possono interpretare i fenomeni secondo una<br />
varietà di livelli di raffinatezza, tutti quanti utili sotto qualche profilo […] Per gli alunni che trovano difficoltà a capire<br />
le idee teoretiche delle scienze è forse necessario riconsiderare il livello a cui si presenta la teoria. […] Dal punto di<br />
vista degli alunni è forse preferibile possedere un modello che funziona nell’interpretazione dei fenomeni, anche se lo si<br />
dovrà modificare più avanti, piuttosto che dover imparare delle idee più raffinate che servono solo a confondere. Ci<br />
sono coloro che si opporranno ad una simile indicazione, argomentando che non dovremmo insegnare mai nulla che<br />
9. M. Proust, Recherches sur le cuivre, Annales de Chimie, 1799, 32, pp.30-31.<br />
10. C. Fiorentini, Leggere il mondo oltre le apparenze, Armando Editore, 2007, pp. 260-263.<br />
11. F. Abbri, in Storia della scienza moderna e contemporanea (a cura di P. Rossi), UTET, Torino, 1989, p.281.<br />
12. W. Ostwald (1853-1932) riteneva che l'atomismo non fosse altro che “una comoda ipotesi da non prendere troppo alla lettera”;<br />
Lord Kelvin (1824-1907) sosteneva che si dovesse rifiutare “la mostruosa assunzione di pezzi di materia infinitamente duri ed<br />
infinitamente rigidi”; E. Mach (1838-1916) asseriva che si “dovesse porre fine all'abitudine, impropria e fuorviante di costruire<br />
teorie che facevano ricorso ad enti non osservabili, come lo erano appunto gli atomi... Teorie di questo genere sono espedienti<br />
provvisori che vanno sostituite con altre più vicine alla realtà” e sulla stessa linea di pensiero si muoveva anche P. Duhem (1861-<br />
1916).<br />
13. P. Mirone, Perché la chimica è difficile, CnS, 3, 67, 1999.<br />
Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />
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