4 - Società Chimica Italiana
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L'atomismo chimico<br />
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cupante disaffezione degli studenti nei confronti delle “discipline scientifiche, percepite, troppo spesso, fredde e<br />
noiose” 1 . Tenere nella dovuta considerazione questioni del tipo “Come facciamo a sapere che… Perché crediamo<br />
che… Quali sono le prove per…” 2 e, più in generale, gli aspetti culturali, storici e filosofici delle scienze, riteniamo<br />
che sia ormai una condizione irrinunciabile per un cambiamento nell’insegnamento delle scienze che si rende, ora più<br />
che mai, necessario.<br />
Per cui, quando ci chiediamo: Com'è fatta la materia non possiamo ignorare che questa è una domanda che<br />
l'uomo si pone da millenni. Già nel VI secolo a.C. la cultura greca aveva elaborato due importanti teorie: la teoria dei<br />
quattro elementi e la concezione atomistica, ritenute per più di due millenni totalmente alternative (Platone credeva ai<br />
quattro elementi canonici dell'antichità, ma non condivideva fino in fondo l'idea di atomo. Altri filosofi greci<br />
convenivano sugli atomi, ma non suddividevano tutta la materia in una manciata di ingredienti fondamentali 3 ). Alla<br />
base di queste due teorie, come di altre concezioni formulate nell’antichità, vi è l’intuizione geniale di uno degli aspetti<br />
essenziali della scienza moderna: la necessità, per spiegare i fenomeni, di formulare ipotesi che vadano oltre<br />
l’apparenza fenomenica, spesso in contraddizione con il mondo quotidiano dell’esperienza comune.<br />
L'idea che la complessità della natura fosse riducibile a poche sostanze semplici (se non addirittura ad una sola) è<br />
appartenuta a molte civiltà del mondo antico: Secondo la tradizione, fu Talete (624 – 546 a.C.), originario di Mileto,<br />
città dell'Asia Minore, a trasferire in Grecia le conoscenze accumulate nel corso dei secoli dalla cultura Egizia e da<br />
quella Mesopotamica 4 . La cultura greca, con Aristotele 5 , ha fatto proprie queste idee, le ha rielaborate e le ha trasmesse<br />
in una forma che ha plasmato anche il nostro modo di vedere e di interpretare il mondo.<br />
Così pure è avvenuto per un'altra importante concezione della materia in netto contrasto con quella aristotelica,<br />
non solo sull'idea di elemento, ma anche su un'altra questione: La materia è suddivisibile all'infinito o vi è un limite a<br />
questa possibilità È ammissibile l'esistenza del vuoto (non-essere) All'idea della divisibilità infinita del continuo e<br />
dell'impossibilità del vuoto, propria del pensiero aristotelico, si oppose Democrito (460-370 a.C.), il maggior<br />
rappresentante dell'atomismo antico. “Democrito interpretò la realtà come un discontinuo. Secondo Democrito, la<br />
possibilità che la realtà fosse divisibile all'infinito poteva essere ipotizzata soltanto dal punto di vista matematico, non<br />
fisico. La materia, dunque, non poteva che essere composta da particelle non ulteriormente scomponibili, ovvero gli<br />
atomi, i quali, dotati di moto spontaneo, si muovevano nel vuoto. Nell'atomismo, la concezione di uno spazio privo di<br />
materia risulta essenziale per spiegare la possibilità di movimento delle particelle, altrimenti inconcepibile. Gli atomi<br />
non sono differenti fra loro dal punto di vista qualitativo, ma soltanto per forma e dimensioni. É tale diversità a dare<br />
origine alle varie forme della realtà. Gli atomi non sono stati creati, ma sono eterni.” 6 .<br />
Queste idee sulla natura ultima della materia ebbero un'indubbia influenza sugli scienziati del Cinquecento e del<br />
Seicento, come Gassendi e Boyle, che contribuirono in modo decisivo alla rinascita dell'atomismo nell'età moderna.<br />
L'idea che la teoria atomistica di Dalton “sia sorta all'improvviso dalle rovine di un'ipotesi da tempo caduta nell'oblio è<br />
erronea. La concezione atomistica degli antichi greci non fu mai dimenticata ed il ricercatore attento e paziente può, se<br />
seriamente lo vuole, seguirne nei secoli la continua evoluzione partendo da Democrito fino a Dalton” 7 . In questa<br />
continuità è fondamentale riconoscere ed evidenziare quegli elementi di discontinuità che caratterizzano l'atomismo<br />
daltoniano. La grande novità dell'atomismo daltoniano è comprensibile alla luce della “rivoluzione” che Lavoisier, nella<br />
seconda metà del XVIII secolo, portò nella chimica. La nuova concezione di elemento, la legge di conservazione del<br />
peso (massa) e la legge delle proporzioni definite costituirono le premesse necessarie per la nascita della teoria atomica.<br />
“Nulla si crea, né nei processi artificiali né in quelli della natura, e si può stabilire in linea di principio che in ogni<br />
operazione vi è una eguale quantità di materia prima e dopo l’operazione stessa; che la qualità e la quantità degli<br />
elementi è la stessa, e che vi sono soltanto cambiamenti e modificazioni. È su questo principio che è fondata tutta l’arte<br />
di fare esperienze in chimica, ed è necessario supporre che in tutte vi sia una vera uguaglianza, o equazione, tra gli<br />
elementi della sostanza che si esamina e quelli che si ottengono mediante l’analisi.” 8<br />
Questa affermazione di fondamentale importanza divenne la base di tutte le ulteriori indagini chimiche e la<br />
determinazione della composizione quantitativa dei diversi composti e dei pesi delle sostanze che prendono parte alle<br />
reazioni acquistò un significato decisivo nella pratica chimica. Nel 1799 Proust, in un articolo dedicato alla<br />
composizione dell’ossido rameico, enunciò, per la prima volta, una legge che fu decisiva nel processo di costruzione e<br />
di matematizzazione della chimica, iniziato pochi anni prima con Lavoisier. “Si deve ammettere l'esistenza di una mano<br />
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1. J. Bruner, La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano, 1997, p.140.<br />
2. A. B. Arons, Guida all’insegnamento della fisica, Zanichelli, Bologna, 1992, p.400.<br />
3. P. Ball, Elementi, Codice, Torino, 2007, p.8.<br />
4. M. Ciardi, Breve storia delle teorie della materia, Carocci, Firenze, 2003, p.11.<br />
5. Aristotele è passato alla storia come il più autorevole e convinto assertore di tale idea. Egli riprese la concezione di Empedocle<br />
(483-423 a.C.), il quale riteneva che la realtà fosse dovuta al diverso modo di combinarsi di quattro elementi fondamentali (aria,<br />
acqua, fuoco e terra) e la adattò alla propria visione del mondo fisico.<br />
6. M. Ciardi, Breve storia delle teorie della materia, Carocci, Firenze, 2003, p.17.<br />
7. J. R. Partington, Annals of Science, 1939, IV, p.3.<br />
8. A. Lavoisier, Traité élémentaire de Chimie, Tome premier, Paris, 1789, pp. 140-141.<br />
CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Ottobre – Dicembre 2009