4 - Società Chimica Italiana
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Premessa<br />
cui sviluppa il suo insegnamento e conseguentemente sul modo di pensare dei suoi studenti.<br />
Scegliere i contenuti, privilegiare lentezza e profondità per costruire competenze<br />
Dalla scuola dell’Infanzia al triennio specialistico, la nostra proposta è quella di passare dalle definizioni<br />
operative ai concetti scientifici consolidati, in modo graduale, dando tempo al tempo. Privilegiare tempi<br />
lunghi e distesi nell’insegnamento permette di fare attenzione alle necessarie propedeuticità, alle risposte e<br />
agli atteggiamenti degli allievi, vuol dire seguire e controllare il processo di apprendimento. E’ importante<br />
non avere fretta nel passare da un argomento all’altro. Lentezza significa anche profondità nell’affrontare le<br />
tematiche che si studiano e nel rapporto fra alunni e docenti. Avere tempo per osservare gli alunni, per essere<br />
in relazione con loro, senza recitare solo una parte, è fare scuola, è stare dentro il processo educativo. E la<br />
profondità implica la scelta di pochi argomenti da affrontare. Occorre scegliere e concentrarsi….<br />
l’indicazione dei 40 Saggi, è più che mai attuale ed importante per la didattica. Senza la riflessione che<br />
deriva dalla lentezza è difficile porre al centro l’allievo nella costruzione dell’apprendimento.<br />
Bruner aveva già agli inizi degli anni 60’ colto la necessità di “scegliere” per potere dotare le nuove<br />
generazioni delle conoscenze e delle abilità fondamentali: “Vi sono troppi particolari da insegnare e da<br />
apprendere: se vogliamo rendere giustizia alla nostra evoluzione, abbiamo bisogno, come mai in precedenza,<br />
di un modo di trasmettere le idee e le abilità più importanti e le caratteristiche acquisite che esprimono e che<br />
ampliano i poteri dell’uomo”….“In ogni ambito disciplinare, tra le abilità fondamentali da sviluppare negli<br />
studenti vi sono indubbiamente quelle di tipo linguistico, nel senso del “linguaggio come veicolo del<br />
pensiero”. Negli ultimi anni, vari studi hanno messo in evidenza l’effetto deleterio di ambienti umani<br />
culturalmente deprivati… Le deficienze più notevoli sembra siano di tipo linguistico, nella accezione più<br />
ampia, cioè la mancanza di occasioni di partecipare a un dialogo, di fare delle parafrasi, di assimilare il<br />
linguaggio come veicolo del pensiero. Nessuna di tali questioni è ben chiara, ma sembra restar valido il<br />
principio precedentemente esposto, e cioè che qualora non siano state debitamente acquisite alcune capacità<br />
elementari, divengono poi sempre più irragiungibili le capacità più complesse”. 8<br />
“Il contributo che l'insegnamento scientifico può dare nella scuola di base allo sviluppo delle competenze<br />
osservativo-logico-linguistiche è fondamentale; ma tale contributo è possibile solo se i contenuti su cui si<br />
lavora, se gli esperimenti che vengono effettuati sono effettivamente alla portata degli alunni. Occorre<br />
lavorare sperimentalmente, occorre far discutere gli alunni, ma se si fanno discutere su problematiche che<br />
non sono in grado di comprendere, a cosa serve.... Occorre, secondo me effettuare scelte radicali sui<br />
contenuti: competenze metodologiche adeguate possono essere sviluppate nell'alunno solo se sono stati<br />
individuati i contenuti adatti.” 9<br />
Quindi occorre scegliere e concentrarsi per attivare i processi che portano alla formazione di competenze.<br />
Sono state date molte definizioni di competenza. Per Cambi, si tratta di un concetto articolato, complesso che<br />
se viene ridotto soltanto ad alcuni suoi aspetti perde di significato. Innanzitutto, senza un bagaglio strutturato<br />
di conoscenze (e strutturato significa articolato in aree disciplinari), non vi sono competenze. “Dal complesso<br />
lavoro sui saperi devono emergere due tipi di competenze: una e una ”.<br />
Mentre la prima è legata al possesso di conoscenze specifiche, la seconda “è più una forma mentis<br />
transdisciplinare, orientata in senso scientifico e critico”. I saperi implicano inoltre sempre un , e ciò significa che i saperi scolastici non possono rimane inerti, devono essere applicati; non vi è cioè<br />
competenza senza questi che sono poi specifici dei vari ambiti culturali. Infine, un’altra<br />
dimensione fondamentale delle competenze è dato dallo sviluppo di capacità riflessive e critiche sui saperi,<br />
perché non vi è “conoscenza vera se il conoscere non si applica anche alla conoscenza stessa…<br />
Metaconoscenza è possedere dispositivi di lettura trasversale sui saperi, quali la complessità e la narrazione.”<br />
Tutto ciò deve condurre da una parte “ad apprendere ad apprendere” e dall’altra a stimolare atteggiamenti<br />
personali verso la conoscenza, quali il gusto del conoscere.<br />
In altre parole, la scuola delle competenze, così intese nella loro complessità e organicità, implica una<br />
che indubbiamente è già in corso da molto tempo grazie alle sperimentazioni<br />
condotte dalla parte più innovativa della scuola, ma che ha bisogno di essere generalizzata ed<br />
istituzionalizzata. Implica inoltre “una pedagogia molto più ricca e sofisticata rispetto a quella attuale e una<br />
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8. J. Bruner, La cultura dell’educazione, Milano, Feltrinelli, 1997, p. 51.<br />
9. A.Borsese, Insegnamento della chimica, immagine della chimica, ruolo dei contenuti nella comunicazione didattica, Scuola Estiva<br />
di <strong>Chimica</strong>, vol. I, 171, 2000.<br />
Ottobre – Dicembre 2009<br />
CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />
III