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4 - Società Chimica Italiana

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Scienze e linguaggio<br />

cilità; è in quel momento che l’insegnante può fare le “lezioni di invenzione” 39 , introducendo un vocabolario scientifico<br />

funzionale, capace di eliminare le ambiguità del discorso e di permettere la comprensione. E’ necessario “dare un<br />

nome” ai nuovi concetti perché il contrassegno verbale, se proposto in relazione ad un’esperienza concreta (le “lezioni<br />

di scoperta”), consente una stabilizzazione ed un più facile recupero del nuovo sapere.<br />

Si effettua, così, il passaggio dall’approccio sensoriale e grezzo della quotidianità all’approccio scientifico, in cui il<br />

vocabolario appreso, proprio per il suo stretto ancoraggio ad un’esperienza condivisa, può essere memorizzato a lungo<br />

termine. Ogni nuova parola andrà ad inserirsi un una rete, in un sistema di parole e concetti già presenti nella mente del<br />

bambino, e non sarà semplicemente “appiccicata” come esito di un apprendimento meccanico.<br />

In effetti, l’introduzione di un nuovo termine scientifico è utile quando i bambini possono riutilizzarlo successivamente<br />

nelle discussioni collettive e nell’esplorazione di nuove fenomenologie; il suo riutilizzo ha una duplice funzione: da un<br />

lato, ne permette il consolidamento e la scoperta di nuove connessioni con altri concetti, dall’altro, rappresenta per<br />

l’insegnante una buona verifica dell’effettivo apprendimento. “Non si impara una parola per far piacere all’insegnante<br />

o per superare l’interrogazione, ma perché è utile per farsi comprendere e per confrontare le proprie osservazioni con<br />

quelle degli altri o con quanto si trova scritto nei libri” 38 .<br />

Rispetto alla scelta di quale vocabolario scientifico sia adeguato per essere proposto a bambini della scuola primaria, è<br />

bene che l’insegnante scelga in relazione alla sua conoscenza del gruppo classe ed alla programmazione didattica. Se,<br />

ad esempio, si sta affrontando il tema dell’educazione alimentare si può consentire ai bambini di continuare a<br />

considerare pomodori e zucchine come legumi; se, invece, l’unità didattica verte sull’origine dei frutti e sulla<br />

riproduzione degli organismi vegetali sarà necessario che i bambini comprendano come anche questi due “legumi<br />

apparenti” siano in realtà dei frutti, che nascono dallo sviluppo di un fiore fecondato. Dunque, “a seconda del contesto,<br />

della domanda e della problematica in esame si impone una terminologia particolare”. 40<br />

Occorre cercare ponti di collegamento tra i concetti scientifici e l’esperienza concreta e quotidiana dei bambini. Ad<br />

esempio, per introdurre il concetto di “acido” con bambini della scuola primaria non ha senso partire da definizioni<br />

scientifiche esclusivamente verbali, bensì dall’impatto diretto con la realtà. Si può far compiere ai bambini delle<br />

esperienze con soluzioni acquose di acidi (acido acetico, tartarico..) su pezzetti di sali o di metalli, per far loro osservare<br />

cosa accade; insieme si giunge, così facendo, alla definizione di acido come “sostanza aggressiva”, una definizione che<br />

ha un significato ben preciso per gli allievi, ancorato nelle attività logico- percettive realizzate. Tale significato è<br />

accessibile al livello di comprensione di un bambino di scuola primaria per la sua “continuità con il mondo quotidiano<br />

dell’esperienza comune” 41 e rappresenterà la base dello sviluppo successivo del concetto di acido.<br />

CONCLUSIONI<br />

Se l’apprendimento scientifico riuscirà davvero a compiere questa pluralità di passaggi continui, in un andare e venire<br />

tra linguaggio naturale e termini scientifici, tra contesto di vita quotidiana degli allievi e ambiente di apprendimento<br />

formale, si potranno risolvere molte difficoltà operative e conoscitive. Infatti, sovente i problemi di apprendimento<br />

nascondono difficoltà linguistiche; spesso la formazione dei concetti scientifici è ostacolata dall’uso di un linguaggio<br />

costruito nei contesti quotidiani e carico di ambiguità ed approssimazioni semantiche, oppure dalla proposta affrettata di<br />

un lessico privo di qualsiasi rapporto diretto con la realtà che esprime.<br />

Su tutti questi piani il documento elaborato dalla CC della DD-SCI, per la sezione dedicata alla scuola primaria,<br />

rappresenta un contributo fondamentale alla innovazione didattica nel nostro Paese, necessaria per far fronte ad una<br />

formazione scientifica carente e obsoleta che, se non impostata come si è detto fin qui, rischia di perpetuare sine die i<br />

fallimenti messi in luce nell’apprendimento nell’area scientifica.<br />

38<br />

______________________________<br />

39. KARPLUS R., THIER H. .D., Rinnovamento dell’educazione scientifica elementare, Bologna, Zanichelli, 1971, pag. 40<br />

40. ibidem<br />

41. R. Andreoli, F. Carasso Mozzi, L. Contaldi, S. Doronzo, P. Fetto, P. Riani (a cura di), La chimica alle elementari. Un contributo<br />

della Divisione di Didattica della SCI all’insegnamento delle scienze nella scuola dell’obbligo, op. cit., pag. 39<br />

CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Ottobre – Dicembre 2009

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