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4 - Società Chimica Italiana

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Rosarina Carpignano, Giuseppina Cerrato, Daniela Lanfranco, Elisa Meloni<br />

Ad esempio, nel linguaggio comune si dice che “i ghiacciai si stanno sciogliendo per l’innalzamento delle temperature”,<br />

che “il gelato si scioglie quando fa tanto caldo”, e che “tutto lo zucchero si è sciolto nel caffè”, confondendo<br />

allegramente i due processi della fusione e della dissoluzione. Sarebbe corretto invece parlare di “fusione” soltanto nelle<br />

situazioni in cui si verifichi un passaggio di stato (quindi, il ghiaccio fonde perché passa dallo stato solido a quello<br />

liquido) e di “dissoluzione” quando i fenomeni osservati hanno a che fare con la formazione di soluzioni (lo zucchero,<br />

in effetti, si scioglie nel caffè).<br />

Consapevoli dell’esistenza di questi ostacoli linguistici, le Fiches Connaissances 37 elaborate come documento di<br />

accompagnamento ai Programmi ministeriali francesi del 2002, dedicano sempre un paragrafo alle “difficoltà<br />

provenienti dai legami con il vocabolario corrente”. Prendiamo ad esempio l’unità dedicata agli “Stati della materia e<br />

cambiamenti di stato”. Vengono segnalate ben cinque fonti di possibili misconcezioni: il termine solido spesso è<br />

utilizzato come contrario di fragile o molle e non in contrapposizione agli altri due stati della materia, liquido e<br />

aeriforme; la parola gas designa quasi sempre il combustibile impiegato per il riscaldamento domestico; l’espressione<br />

acqua gasata non indica nel parlato quotidiano dell’acqua allo stato aeriforme, ma dell’acqua nella quale si siano<br />

dissolte delle molecole di biossido di carbonio; la parola vapore normalmente viene usata in riferimento al vapor acqueo<br />

e non ad altre sostanze (vapore d’alcool, d’etere…); infine, come già detto, il verbo fondere è spesso impiegato al posto<br />

di dissolversi, facendo confusione tra due fenomeni ben diversi.<br />

Altre volte è l’imprecisione della lingua quotidiana che contribuisce a diffondere misconoscenze, e non l’utilizzo<br />

improprio di un termine; ad esempio, è normale affermare che una bottiglia è “vuota” nel momento in cui non contiene<br />

più acqua né qualche altra bevanda. Ciò può rappresentare, per i bambini, una difficoltà aggiuntiva nel riuscire a<br />

pensare all’aria come materia gassosa che, anche se non visibile, è presente in ogni interstizio e ci avvolge. Per superare<br />

questo problema, sarà necessario far vivere ai bambini numerose esperienze per toccare con mano, vedere con gli occhi<br />

o sentire con tutto il corpo, “l’aria in azione” (ad esempio, osservare le bollicine che escono dalla sabbia quando ci si<br />

versa dell’acqua, o ancora scoprire la resistenza offerta dal pistone di una siringa tappata, dalla quale l’aria non può<br />

scappare).<br />

Il linguaggio naturale può anche rendere più difficoltosi i processi logici fondamentali dell’ordinamento e della<br />

classificazione; ciò avviene perché nel parlato quotidiano si fa ampio uso di aggettivi diversi per indicare i modi con cui<br />

una singola variabile si presenta alla percezione umana. Ad esempio, il fatto di chiamare “liscio” il meno ruvido, o<br />

“basso” il meno alto, o ancora “lento” il meno veloce, induce facilmente a pensare che questi contrari rappresentino due<br />

proprietà diverse, e non due gradazioni di un’unica variabile.<br />

Un altro ostacolo è legato alla “concorrenza tra linguaggi” cui sono soggetti i bambini: esiste un gap importante tra la<br />

lingua utilizzata nelle attività didattiche e quella multimediale a cui sempre più i giovani sono abituati. Quest’ultima si<br />

configura, sovente, come un linguaggio molto potente ed affascinante, ma impoverito e scorretto da un punto di vista<br />

grammaticale, sintattico e contenutistico, il che può contribuire al radicamento di conoscenze errate ed imprecise nei<br />

bambini.<br />

Il linguaggio dei mass media, inoltre, per catturare l’attenzione ed essere accessibile a tutti, tende alla semplificazione<br />

dei concetti ed alla visione stereotipata; la parola “energia” ed i suoi derivati (“energico”, “energizzare”, …), per fare<br />

un esempio, sono sovente riferiti al comportamento umano ed evocano l’idea di un’azione potente e rapida, quella<br />

appunto di un uomo energico, di un bambino pieno di energia, di un ginnasta … Sarà allora difficile, per il bambino,<br />

cogliere il significato dei concetti fisici per i quali l’energia si può manifestare in molteplici fenomeni e forme, anche<br />

come trasferimento lento, con effetti deboli e sul lungo periodo (nel meccanismo di una pila, ad esempio).<br />

Consapevole delle discontinuità presenti tra il parlato quotidiano dei bambini ed il linguaggio scientifico e delle<br />

possibili fonti di ostacoli linguistici da esse derivati, l’insegnante ha, dunque, il compito di mediare il processo di<br />

apprendimento di un vocabolario e di una terminologia scientifica adeguati al livello scolastico ed alla programmazione<br />

della classe.<br />

Come principio metodologico di base è auspicabile evitare di fare una “lezione di lessico” 38 , che ponga l’acquisizione di<br />

alcune parole scientifiche come obiettivo dell’attività didattica. Senza preparazione adeguata e senza aggancio con<br />

l’esperienza concreta, “il vocabolario scientifico diventa una causa di disinteresse e sterilizza addirittura il pensiero<br />

scientifico, poiché ne maschera relazioni e problemi” 37 . L’insegnante deve, quindi, avere la sensibilità necessaria ad<br />

introdurre quei termini scientifici che si rivelino utili per aiutare il pensiero dei bambini, per esprimere i risultati di<br />

un’osservazione o di una manipolazione condotte in gruppo, per comunicare un’idea, ecc. Ciò che conta è suscitare nei<br />

bambini il “bisogno” del vocabolario scientifico: in fase iniziale, ad esempio, si può lasciarli liberi di descrivere una<br />

certa fenomenologia con le loro parole, con perifrasi ed espressioni analogiche, fino a quando si rendano conto che<br />

stanno usando parole diverse per dire la stessa cosa e, in tal modo, non riescono a comprendersi vicendevolmente. In un<br />

processo di apprendimento significativo i bambini hanno voglia di capirsi e di trovare le parole per esprimersi con la fa-<br />

______________________________<br />

37. MINISTERE DE L’EDUCATION NATIONALE (DESCO) et ACADEMIE DES SCIENCES (LA MAIN A LA PATE), Fiches<br />

connaissances - Cycle 3, Sceren (CNDP), Paris, 2002, pag. 7<br />

38. GUICHARD J., op. cit.<br />

Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />

37

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