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4 - Società Chimica Italiana

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Rosarina Carpignano, Giuseppina Cerrato, Daniela Lanfranco, Elisa Meloni<br />

ü porre delle buone domande, pertinenti, ricche di spunti e capaci di aprire nuove direzioni di ricerca;<br />

ü utilizzare un lessico adeguato al tipo di discorso, ai contenuti, alle capacità di comprensione degli interlocutori ed alla<br />

fase della ricerca sperimentale;<br />

ü rappresentare la realtà, descrivere con chiarezza e con un lessico appropriato ciò che si è osservato, visto, fatto o<br />

scoperto; saper selezionare gli aspetti essenziali e saper evidenziare le relazioni tra i fenomeni, le differenze e le<br />

analogie (il bambino dovrà, dunque, far ricorso a connettivi logici ed alla subordinazione, compatibilmente con il suo<br />

livello di sviluppo cognitivo e psicofisico);<br />

ü giustificare, convincere ed argomentare il proprio punto di vista, senza dimenticare e denigrare le opinioni altrui,<br />

partecipando attivamente ad un dibattito scientifico che costruisca delle conoscenze scientifiche; ciò implica anche il<br />

saper rispettare i vincoli dell’’interazione verbale: rigore logico del ragionamento, esame critico dei fatti osservati,<br />

precisione delle affermazioni, ecc.;<br />

ü sintetizzare ed ordinare le tappe di un percorso di ricerca effettuato individualmente o con il gruppo classe;<br />

ü negoziare le proprie pre-conoscenze, le proprie ipotesi, le proprie scoperte con quelle altrui per giungere alla<br />

costruzione di un discorso collettivo;<br />

ü collaborare e cooperare con i compagni all’interno di un piccolo gruppo di lavoro, spiegando le proprie scelte ed<br />

azioni, facendo il punto della situazione e mostrando disponibilità verso gli altri;<br />

ü relazionare individualmente sul lavoro svolto in gruppo, in modo efficace e completo: si tratta di padroneggiare un<br />

monologo orale anche di una certa durata temporale che si avvicina di più alle caratteristiche della lingua scritta. È,<br />

infatti, un orale “scritturale” che risponde a criteri di rigore rispetto al lessico ed alla sintassi impiegata;<br />

ü leggere ad alta voce o recitare un testo scritto per presentarlo alla classe, utilizzando una buona dizione, un tono di<br />

voce udibile e un comportamento gestuale e corporeo adeguati;<br />

ü cercare una soluzione costruttiva ad un conflitto che può emergere nel lavoro in piccolo gruppo o con l’intera classe.<br />

IL LINGUAGGIO COME FONTE DI OSTACOLI COGNITIVI ALL’APPRENDIMENTO SCIENTIFICO<br />

Nel documento della DD-SCI si afferma che i contenuti possono essere trasmessi, mentre i concetti sono<br />

necessariamente il risultato della elaborazione dei bambini che stanno apprendendo. Sotto questo profilo non sempre, e<br />

non automaticamente, il linguaggio (e le attività linguistiche in generale) facilita e supporta l’appropriazione dei<br />

concetti scientifici da parte dei bambini. Come si è già accennato, esiste una discontinuità di non poco conto tra il<br />

linguaggio naturale, spontaneo, di “senso comune”, di cui sono portatori i bambini ed il linguaggio specialistico delle<br />

scienze. Se non è consapevole di tutto ciò, l’insegnante rischia di progettare interventi didattici “incomprensibili” per la<br />

classe e di utilizzare strumenti (manuali, testi di diversa natura, materiali audiovisivi …) inadeguati.<br />

L’evento didattico è, prima di tutto, un evento comunicativo che coinvolge una pluralità di attori con ruoli differenti:<br />

l’insegnante, il bambino, i compagni di classe, il libro di testo e, più in generale, il riferimento ai saperi disciplinari. In<br />

ogni comunicazione si intrecciano piani linguistici, prospettive, punti di vista e significati diversi, legati al vissuto<br />

individuale dei partecipanti; può capitare che le parole emesse da un soggetto con un certo senso vengano recepite da un<br />

altro con un senso diverso, se non opposto, proprio perché molteplici sono le possibili proiezioni di significati dei<br />

termini, i loro agganci con il vissuto esperienziale e con i processi di memoria, le trasformazioni emotive, ecc.<br />

Spetta, dunque, all’insegnante adottare una modalità comunicativa adeguata “alle effettive capacità di accoglimento,<br />

cioè di comprensione, di chi riceve” per ridurre al minimo il rischio sempre presente della “discontinuità” nella<br />

comunicazione didattica 29 ; ciò significa che il maestro deve stare attento ai linguaggi che usa, alle scelte lessicali, ed<br />

agli eventuali ostacoli cognitivi insiti in esse, per creare un ponte, un qualche “codice comune” tra se stesso e gli allievi.<br />

In caso contrario, se l’attenzione si focalizza sulla “bocca” dell’insegnante che parla e non sulle “orecchie” dei bambini<br />

in ascolto, la comunicazione finisce con il degenerare in un “monologo”: un processo unidirezionale dal maestro<br />

all’allievo o dal manuale scolastico all’allievo. Il rischio è quello di produrre un apprendimento meccanico in cui ciò<br />

che si trasmette sono solo parole vuote di senso, alle quali i bambini assegnano significati “altri” e poco funzionali.<br />

Il “problema del capire” deve essere, dunque, posto al centro dell’attenzione didattica, ed i Programmi italiani per la<br />

scuola elementare del 1985 30 ricordano il doppio legame esistente tra linguaggio ed apprendimento: “la lingua ha un<br />

ruolo centrale nella scuola elementare, sia per il contributo che offre allo sviluppo generale dell’individuo, sia per il<br />

carattere pregiudiziale che una buona competenza linguistica ha sulle altre acquisizioni”. Se, da un lato, il linguaggio<br />

supporta ed accompagna ogni forma di apprendimento (anche quello scientifico), d’altro lato una consistente parte delle<br />

difficoltà scolastiche dei bambini è di natura linguistico- interpretativa, deriva dal non capire ciò che l’insegnante dice,<br />

ciò che il libro di testo spiega, e ciò che viene loro richiesto di fare (le consegne assegnate).<br />

29. R. Andreoli, F. Carasso Mozzi, L. Contaldi, S. Doronzo, P. Fetto, P. Riani (a cura di), La chimica alle elementari. Un contributo<br />

della Divisione di Didattica della SCI all’insegnamento delle scienze nella scuola dell’obbligo, Giunti Lisciani Editori, Firenze,<br />

1996, pp. 25- 27<br />

30. D.P.R. 12 febbraio 1985, n.° 104 – I Programmi della Scuola Elementare del 1985<br />

Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />

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