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4 - Società Chimica Italiana

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Rosarina Carpignano, Giuseppina Cerrato, Daniela Lanfranco, Elisa Meloni<br />

za motivante, stimola necessariamente il pensiero e la parola, delineando un circolo virtuoso: si ha voglia di dire agli<br />

altri che cosa si è provato, si ha il piacere di raccontare cosa è successo e perché. Anche quando i bambini sono troppo<br />

piccoli per scrivere, l’insegnante sfrutta tutte le potenzialità rappresentative della lingua cosicché ne rimanga traccia nel<br />

tempo e se ne possa vedere l’evoluzione: “Quanta conoscenza è cancellata dalla poca destrezza di una mano!” 4 .<br />

Lo sviluppo del linguaggio è connesso, infine, allo sviluppo del pensiero logico; in particolare, è necessario che i<br />

bambini acquisiscano gradualmente una certa competenza nell’impiego dei connettivi, strumenti di espressione delle<br />

diverse relazioni possibili tra gli elementi del reale.<br />

Appropriarsi dei connettivi, impegnarsi per esplicitare con più chiarezza il tipo di legame all’interno di una frase o tra<br />

una frase e l’altra, sviluppa le capacità logiche e di astrazione dei bambini. E’ bene, quindi, accompagnare gli allievi a<br />

passare dalla giustapposizione degli eventi alla loro composizione, così da favorire la comprensione e l’esplicitazione<br />

dei rapporti causali e temporali, fino ad arrivare alle capacità di generalizzazione, spiegazione e predizione 5 .<br />

Durante le lezioni di scienze, il linguaggio è usato dai bambini per esprimere e condividere la sorpresa per un<br />

fenomeno, per richiamare alla memoria, per descrivere ciò che si osserva, per formulare ipotesi e per confrontarle con<br />

quelle altrui; ma il linguaggio è utile anche per pianificare e dirigere la propria azione e quelle altrui, per argomentare le<br />

proprie posizioni, per dirimere situazioni conflittuali e per porsi in relazione con gli altri significativi.<br />

E’ importante però rilevare che la qualità del parlato dei bambini, che sia spontaneo o indotto dall’insegnante, dipende<br />

fortemente dal “contesto di senso”, che predispone le condizioni per fornire lo scopo ed il pretesto per parlare, il tipo di<br />

interlocutori e il loro comportamento nella relazione: ad esempio, il dialogo diventa cognitivamente significativo solo in<br />

condizioni di sfida, quando c’è il desiderio e la motivazione di risolvere un problema 6 . D’altra parte nelle scienze si<br />

apprende sempre per scarti e differenze tra il punto di partenza e le novità che ci interpellano e qui la DD-SCI ci offre<br />

un ulteriore elemento di chiarezza quando precisa che “al livello della scuola primaria si ricerca, si promuove e si<br />

accetta la molteplicità dei punti di vista e la molteplicità dei processi di apprendimento (anche divergenti) puntando sui<br />

traguardi di competenza: i contenuti possono essere trasmessi, ma i concetti sono un risultato della elaborazione dei<br />

bambini. Ciò non significa cancellare la sequenza galileiana (fenomeni, ipotesi, sperimentazione, formalizzazione) o<br />

prescinderne, ma significa aprirla all’esperienza di ogni bambino ed arricchirla di tutte le dimensioni di esplorazionericerca<br />

e dell’assunzione di responsabilità (di scelta, di argomentazione, di giustificazione, di critica e revisione):<br />

questa è la dimensione del bambino che studia scienze come cittadino del gruppo classe e soggetto attivo nel proprio<br />

processo di apprendimento”.<br />

È importante, infine, che la situazione discorsiva non sia asimmetrica e diretta da una forte autorità, bensì presenti un<br />

vero carattere dialogico: l’allievo non è motivato a discutere se pensa che l’insegnante sia già detentore di tutte le<br />

risposte e le conoscenze necessarie. Inoltre , se il pretesto, il problema in esame, è presentato dall’allievo stesso si hanno<br />

maggiori probabilità che il parlato risulti di qualità, ma anche quando è l’insegnante ad introdurlo si può garantire tale<br />

qualità facendo vivere ai bambini esperienze dirette e concrete.<br />

La qualità del parlato permette di ragionare sul tipo di apprendimento promosso: nel caso di un “parlato di dovere”, in<br />

cui i bambini si esprimono solo per dimostrare che hanno memorizzato delle informazioni, non si supera il livello<br />

dell’apprendimento meccanico e non si osserva un legame importante tra lingua e pensiero; se, al contrario, il parlato si<br />

sviluppa come spazio di pensiero, per dare un senso alle cose viste e fatte insieme in classe o in laboratorio, allora è<br />

possibile un apprendimento significativo.<br />

Si deve poi distinguere tra le due forme linguistiche, orale e scritta, che presentano caratteristiche specifiche. La lingua<br />

orale, in genere, presuppone un discorso a più voci, con la presenza diretta dell’interlocutore che può rispondere agli<br />

input del parlante ed offrire così il proprio contributo; presenta, quindi, un carattere più concreto e dinamico che la<br />

rende più facilmente comprensibile, con un minor carico cognitivo per il soggetto.<br />

La lingua scritta rappresenta invece un registro comunicativo destinato a “fermare” nel tempo un pensiero,<br />

un’affermazione, un’idea, consentendo riletture, ripensamenti, riflessioni, termini che, in senso proprio, comportano<br />

leggere, pensare e spiegare “ex novo”, non necessariamente seguendo gli stessi sentieri cognitivi da cui la scrittura ha<br />

tratto origine. Per questo l’espressione scritta<br />

presuppone un carico cognitivo piuttosto alto e si configura per lo più come un “concentrato di significato”, che<br />

prescinde da chi ha compiuto l’azione, dal contesto in cui si è realizzata, dalle difficoltà e dagli ostacoli incontrati. Il<br />

testo scritto è un oggetto statico e, dunque, guarda alla realtà sottolineandone i suoi aspetti sinottici ed astratti.<br />

L’organizzazione del lavoro didattico che la DD-SCI suggerisce, in modo esplicito prevede che l’insegnante promuova<br />

con i bambini “un lavoro individuale, quando possibile scritto (prima riflessione individuale), stimolato da una<br />

domanda”, che evidentemente metta il bambino di fronte allo scarto costituito da un quesito problematico possibilmente<br />

legato alla esperienza quotidiana.<br />

Nel processo di alfabetizzazione linguistica generale, e in particolare nell’ambito della didattica in area scientifica, il<br />

bambino, oltre a potenziare le sue competenze comunicative orali e scritte, deve arrivare a cogliere la realtà che lo cir-<br />

______________________________<br />

5. ALFIERI F., ARCA’ M., GUIDONI P., op. cit., pp. 482- 488<br />

6. ALFIERI F., ARCA’ M., GUIDONI P., op. cit., pp. 509- 512<br />

Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />

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