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4 - Società Chimica Italiana

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Rossana Nencini<br />

protagonista all’interno di un contesto che lo valorizza e lo rispetta, anche nell’errore, accolto come utile alla<br />

discussione e al confronto. Noi insegnanti sappiamo che l’opportunità di costruire soluzioni, di pensare in merito ad un<br />

quesito o ad un problema da risolvere, di discutere con i compagni, di elaborare ragionamenti e definizioni operative…<br />

… richiede tempi lunghi , ma offre ad ognuno l’opportunità di integrazione mentale dei concetti. E’ all’interno di una<br />

impostazione metodologica di questo tipo che ogni alunno ha la possibilità di costruire apprendimenti che non si<br />

perdono nel tempo breve, ma che restano ancorati alla memoria a lungo termine e disponibili per poter essere utilizzati<br />

in contesti diversi: la possibilità, cioè, di sviluppare competenze. Ciò che occorre è una didattica centrata sulla persona<br />

che apprende con percorsi consapevoli, contenuti, metodologie e strumentazioni finalizzate all’apprendimento<br />

individuale e collettivo. Una didattica laboratoriale per garantire l’apprendimento, non una tecnica qualsiasi per<br />

trasmettere nozioni, una didattica interattiva e relazionale centrata sull’altro.<br />

Il curricolo e la professionalità docente<br />

Ma tutto questo si può pensare di realizzarlo solo e soltanto se nelle scuole si costituiscono strutture che siano in grado<br />

di realizzare un’attività di ricerca didattica sistematica e costante che, da un lato, contribuisca alla progettazione di piste<br />

di lavoro efficaci e, dall’altro, garantisca un’adeguata crescita professionale dei docenti in servizio. Il necessario<br />

processo di innovazione nell’insegnamento scientifico è, infatti, strettamente legato alla professionalità dei docenti, alla<br />

loro formazione iniziale, e alla loro formazione in servizio che deve essere considerata una componente irrinunciabile<br />

del processo di innovazione didattica di cui la costruzione del curricolo è espressione.<br />

Questo non significa che nei vari ordini di scuola non si incontrino insegnanti di elevata formazione<br />

didattico\disciplinare, in grado di proporre nelle proprie classi una didattica di qualità; queste figure esistono in ogni<br />

ordine di scuola, ma rappresentano una assoluta minoranza del corpo docente e la loro significatività rimane legata alla<br />

propria individualità, alla propria classe, alla propria disciplina. Occorrono strutture che realizzino una formazione la<br />

cui ricaduta investa l’organizzazione complessiva della scuola e sappia modificarla Le strutture di cui le scuole hanno<br />

bisogno non possono essere quelle già esistenti e cioè i consigli di classe o le classi parallele che non hanno mai<br />

contribuito allo sviluppo della ricerca e dell’innovazione didattica; servono nuove strutture ossia gruppi di lavoro che<br />

raccolgono insegnanti che insegnano la stessa disciplina e che, insieme, si interroghino su cosa significhi “fare scienze”<br />

nel rispetto dei bisogni cognitivi e motivazionali dei ragazzi, con l’obiettivo di creare, nel maggior numeri possibile di<br />

essi, una vera e propria attitudine verso questo settore del sapere realizzando apprendimenti significativi. Servono<br />

strutture costruite appositamente allo scopo di trasformare la scuola, ogni scuola, in luogo di ricerca, strutture che<br />

sappiano essere veicoli di attuazione dell’ “autonomia di ricerca e sviluppo delle istituzioni scolastiche”.<br />

In quest’ottica si sta opportunamente muovendo anche il Piano ISS della Regione Toscana che, accanto alla costruzione<br />

di comunità di buone pratiche realizzate nei vari presidi provinciali e in rete con il supporto diretto delle associazioni<br />

professionali degli insegnanti, sta contemporaneamente stimolando gli insegnanti coinvolti nella formazione di presidio<br />

a realizzare, nelle proprie scuole, piccoli gruppi di lavoro con i quali socializzare le buone pratiche acquisite e avviare<br />

così, a piccoli passi, l’attività di ricerca nella propria scuola.<br />

La banalizzazione della ricerca didattica disciplinare: un grande rischio di fallimento dei laboratori di ricerca<br />

Ancora oggi molte scuole dichiarano di aver già completato il lavoro sui curricoli verticali delle discipline fondamentali<br />

considerando la costruzione dei curricoli come la stesura di documenti in cui, quasi sempre, sono inserite, generiche<br />

prescrizioni, dichiarazioni di aspirazioni, raccolte di termini in cui ciascuno può vedere quello che vuole, in altre parole<br />

le classiche “programmazioni per obiettivi” che, oggi, rischiano di complicarsi con l’introduzione di un nuovo lessico<br />

quello delle “competenze”. Limitarsi alla stesura di questi documenti non sviluppa nessuna innovazione nella didattica<br />

disciplinare, sono documenti che impegnano gli insegnanti per tempi anche lunghi in una delicata ricerca lessicale dei<br />

traguardi che i ragazzi devono raggiungere al termine di ogni anno scolastico, ma che parallelamente non entrano in<br />

merito, né al che cosa si deve insegnare, né al come si deve farlo. Sono documenti che muoiono non appena sono stati<br />

completati, inutilizzabili nella didattica quotidiana, dimenticati, spesso, nel cassetto della propria cattedra. Dietro alla<br />

costruzione del curricolo disciplinare c’è ben altro, c’è l’obiettivo di perseguire quello che è il compito principale della<br />

scuola, di ogni scuola: costruire nel maggior numero di allievi strutture di conoscenze e capacità cognitive di alto<br />

livello, in altre parole gli strumenti cognitivi necessari per muoversi nella società contemporanea a cui si uniscono la<br />

motivazione e il piacere di apprendere, la capacità di autocontrollo e di attenzione. La costruzione del curricolo<br />

disciplinare si muove , quindi , su un terreno di alta complessità che chiama in causa competenze in più settori del<br />

sapere, dalla psicologia dell’apprendimento, alla pedagogia, alla didattica e, ovviamente, adeguate competenze<br />

disciplinari. Ciò comporta che la formazione dei docenti nei laboratori di ricerca sui curricoli disciplinari di ogni scuola<br />

debba essere accompagnata, almeno nei primi anni, da formatori esperti il cui compito non sarà certo quello di<br />

trasmettere conoscenze, ma piuttosto quello di seguire passo dopo passo la costruzione e la sperimentazione in classe<br />

delle diverse piste didattiche.<br />

Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />

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