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4 - Società Chimica Italiana

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Rosarina Carpignano, Giuseppina Cerrato, Daniela Lanfranco<br />

Uno specifico traguardo di competenza può essere raggiunto attraverso diverse attività di apprendimento e, viceversa,<br />

una stessa attività può concorrere al raggiungimento di molteplici traguardi di competenza.<br />

Anche laddove non sono presenti programmi scolastici veri e propri, si fa riferimento a specifiche linee guida emanate<br />

dalle Autorità competenti in materia: nel panorama europeo soltanto in 3 Paesi (Svezia, Comunità fiamminga belga e<br />

Paesi Bassi) il contenuto dell’insegnamento delle scienze è presentato soltanto attraverso obiettivi d’insegnamento/apprendimento.<br />

I programmi ricoprono ambiti davvero ampi: concetti e teorie scientifiche, attività sperimentali di laboratorio,<br />

documentazione e discussione, impiego delle tecnologie informatiche, progettualità, uscita didattica (escursione sul<br />

campo): non possiamo qui entrare nel merito di ogni singola nazione, tuttavia maggiori dettagli relativi ai diversi<br />

programmi sono reperibili al sito Eurydice 4 .<br />

Tutti i programmi e/o le raccomandazioni fanno esplicito riferimento alle attività sperimentali, poiché a queste viene<br />

palesemente riconosciuto l’importante ruolo che hanno nell’insegnamento scientifico: come si vede la prospettiva<br />

proposta dalla CCDDSCI che fa della didattica laboratoriale un vero e proprio cavallo di battaglia è pienamente in linea<br />

con quanto si sta facendo in Europa anche se in contraddizione con quanto distrattamente e sciaguratamente propone il<br />

Governo italiano con le dichiarazioni e gli atti dell’attuale Ministro. Inoltre, il quadro internazionale relativo alla<br />

didattica delle scienze pone l’accento sulle scienze cognitive complesse, in quanto, almeno a livello CITE 2, nella<br />

maggior parte dei Paesi si propongono attività che richiedono un notevole insieme di capacità/conoscenze/competenze<br />

complesse unitamente ad una discreta autonomia di lavoro da parte dell’allievo. Questo aspetto è meno sentito a livello<br />

primario, anche se non totalmente assente. La proposta di “formulare e testare delle ipotesi” è evidente in molti dei<br />

programmi/raccomandazioni dove spesso viene accompagnata dalla “verifica sperimentale di leggi scientifiche”; entro<br />

questo profilo, che vede riconosciuto il protagonismo degli studenti nel formulare ipotesi per poi verificarle (e non<br />

viceversa) le “capacità di seguire correttamente un protocollo sperimentale” o “fare esperimenti seguendo un<br />

protocollo predefinito” assumono un senso in termini di apprendimento significativo che altrimenti non potrebbero<br />

avere. Le attività sperimentali si prestano anche all’avvio della discussione/comunicazione di quanto fatto durante le<br />

attività stesse: una certa enfasi circa l’imparare a parlare di scienze, riportando con correttezza/accuratezza le attività<br />

svolte, viene posta praticamente in tutti i programmi/raccomandazioni di entrambi i livelli CITE 1 e 2: anche qui, ai vari<br />

livelli e a più riprese, il lavoro della DDSCI ci pare emblematico. Nella stragrande maggioranza dei Paesi EU gli allievi<br />

sono esortati a discutere sui problemi della società e/o della vita quotidiana: essi vengono esortati ed aiutati dagli<br />

insegnanti nella “ricerca” di informazioni facendo uso di diverse fonti. Questi tratti specifici della competenza<br />

rappresentano dunque traguardi considerati importanti e raggiungibili, seppur con la dovuta gradualità e dunque in<br />

modo differenziato, a tutti i livelli di scolarità. La “scienza calata nel quotidiano” aiuta a contestualizzare lo studio<br />

conferendogli una finalizzazione riconoscibile, che permette di collegare le scienze alle questioni di “senso comune”:<br />

partire da questo tipo di tematiche permette di ricollocare i contenuti e i concetti che nella scuola del passato apparivano<br />

spesso astratti e distanti, entro specifici percorsi di apprendimento che rivalutano l’individuo e la sua esperienza di vita.<br />

Attualmente la maggior parte dei Paesi europei si sta interrogando sui programmi scolastici di scienze ed il dibattito in<br />

corso è di profilo alto: gli aspetti maggiormente discussi riguardano l’ambito metodologico e il quadro orario, giusto le<br />

cose che la DDSCI da tempo ha messo chiaramente in luce nelle proprie esternazioni ufficiali e che purtroppo il<br />

Governo del nostro Paese sembra totalmente ignorare. In alcuni Paesi dell’Unione poi, è addirittura l’intero programma<br />

ad essere messo in discussione: si sta lavorando per rivedere i contenuti da proporre e la loro successione in relazione a<br />

cambiamenti strutturali e di più ampia portata, che solitamente implicano anche le procedure di valutazione degli allievi<br />

e/o la formazione del corpo insegnante.<br />

Relativamente alla riformulazione dei programmi, non è certo casuale che la tendenza sia, in generale, quella di<br />

procedere all’organizzazione dei saperi in curricula definiti sulla base delle competenze e non più su una serie di fatti o<br />

nozioni da mandare a memoria. Ad esempio, nel 2004 la riforma del sistema norvegese (applicato dal 2006) ha previsto<br />

un nuovo curriculum molto meno dettagliato, ma decisamente più ricco di obiettivi relativi al livello di competenza che<br />

viene richiesta agli alunni dei vari ordini d’istruzione. In Italia, la definizione degli obiettivi specifici di apprendimento<br />

elaborata negli ultimi anni ha rappresentato un passo incompleto rispetto alle competenze che invece il Piano Nazionale<br />

Insegnare Scienze Sperimentali (ISS), a cui la DDSCI ha fornito un significativo contributo di idee e di lavoro, si è<br />

incaricato di sviluppare. ISS ha posto le competenze decisamente al centro delle strategie didattiche per l’area delle<br />

scienze sperimentali, sostenendo allo stesso tempo la formazione in servizio dei docenti e focalizzandola, in questo<br />

stesso ambito, proprio su parole d’ordine come “contesti di senso”, “didattica laboratoriale”, “verticalità” e “traguardi di<br />

competenza” che convergono tutte sul recupero di quella centralità dello studente nel suo processo di apprendimento a<br />

cui si richiamano gli sforzi riformatori nell’Unione Europea.<br />

Naturalmente l’azione di riforma è anche necessaria e possibile dal punto di vista metodologico, come sta avvenendo ad<br />

esempio in Francia, a partire dalla messa in vigore dei Nuovi Orientamenti (2005) per il livello CITE 2: infatti, sull'onda<br />

_________________________________<br />

4. http://eacea.ec.europa.eu/education/eurydice/eurybase_en.php<br />

Ottobre – Dicembre 2009 CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola<br />

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