CAP_24

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Luigi Pirandello 1867 - 1936 24 Vita e opera Ciascuno di noi si crede "uno" ma non è vero: è "tanti", signore, "tanti", secondo tutte le possibilità d'essere che sono in noi: "uno" con questo, "uno" con quello diversissimi! E con l'illusione, intanto, d'esser sempre "uno per tutti", e sempre "quest'uno" che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non è vero! (da "Sei personaggi in cerca d'autore") Drammaturgo e narratore italiano, nasce ad Agrigento nel 1867. Formatosi nell'ambiente siciliano, frequentò l'Università di Roma e concluderà i suoi studi laureandosi a Bonn. Insegnante dal 1897 nella Facoltà di Magistero, dovette affrontare gravi difficoltà economiche causate anche da una malattia mentale della moglie. Dal 1925 al `28 fu in vari paesi d‘Europa e d‘America con la compagnia teatrale da lui fondata e diretta. Due anni prima della morte (avvenuta a Roma nel dicembre del 1936) gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Tra le sue opere più celebri: I romanzi Il fu Mattia Pascal (1904), Uno nessuno e centomila (1926), I drammi Sei personaggi in cerca d‘autore, Pensaci Giacomino, Enrico IV, e la sua raccolta di novelle Novelle per un anno. Pirandello ricevette grandi accoglienze anche dal pubblico e dai critici stranieri, soprattutto in Germania ed in Francia; i suoi drammi furono interpretati dalle maggiori compagnie del tempo. Rappresentò sulle scene l'incapacità dell'uomo di identificarsi con la propria personalità e il dramma della ricerca di una verità oltre le convenzioni e le apparenze. Il fu Mattia Pascal Breve riassunto: Mattia Pascal vive a Miragno, un immaginario paese della Liguria. Il padre ha lasciato alla famiglia una discreta eredità, che presto va in fumo per la gestione disonesta dell'amministratore, Batta Malagna. Mattia per vendicarsi compromette la nipote Romilda. Costretto a sposarla si trova a convivere con la suocera Marianna Pescatori che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, il modesto impiego nella Biblioteca Boccamazza è umiliante. Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo vince alla roulette un'enorme 134

Luigi Pirandello 1867 - 1936<br />

<strong>24</strong><br />

Vita e opera<br />

Ciascuno di noi si crede "uno" ma non è vero: è "tanti", signore, "tanti", secondo tutte le possibilità d'essere che<br />

sono in noi: "uno" con questo, "uno" con quello diversissimi! E con l'illusione, intanto, d'esser sempre "uno per<br />

tutti", e sempre "quest'uno" che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non è vero!<br />

(da "Sei personaggi in cerca d'autore")<br />

Drammaturgo e narratore italiano, nasce ad Agrigento nel 1867. Formatosi nell'ambiente siciliano, frequentò<br />

l'Università di Roma e concluderà i suoi studi laureandosi a Bonn. Insegnante dal 1897 nella Facoltà di Magistero,<br />

dovette affrontare gravi difficoltà economiche causate anche da una malattia mentale della moglie. Dal<br />

1925 al `28 fu in vari paesi d‘Europa e d‘America con la compagnia teatrale da lui fondata e diretta.<br />

Due anni prima della morte (avvenuta a Roma nel dicembre del 1936) gli fu conferito il premio Nobel per la<br />

letteratura. Tra le sue opere più celebri: I romanzi Il fu Mattia Pascal (1904), Uno nessuno e centomila (1926),<br />

I drammi Sei personaggi in cerca d‘autore, Pensaci Giacomino, Enrico IV, e la sua raccolta di novelle Novelle<br />

per un anno.<br />

Pirandello ricevette grandi accoglienze anche dal pubblico e dai critici stranieri, soprattutto in Germania ed<br />

in Francia; i suoi drammi furono interpretati dalle maggiori compagnie del tempo. Rappresentò sulle scene<br />

l'incapacità dell'uomo di identificarsi con la propria personalità e il dramma della ricerca di una verità oltre le<br />

convenzioni e le apparenze.<br />

Il fu Mattia Pascal<br />

Breve riassunto:<br />

Mattia Pascal vive a Miragno, un immaginario paese della Liguria. Il padre ha lasciato alla famiglia una discreta<br />

eredità, che presto va in fumo per la gestione disonesta dell'amministratore, Batta Malagna. Mattia per vendicarsi<br />

compromette la nipote Romilda. Costretto a sposarla si trova a convivere con la suocera Marianna<br />

Pescatori che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, il modesto impiego nella Biblioteca Boccamazza è<br />

umiliante. Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo vince alla roulette un'enorme<br />

134


somma di denaro e per caso legge su un giornale la notizia che nel suo paese è stato ritrovato un cadavere<br />

sfigurato e che - credendo fosse Mattia Pascal - lo avevavno dichiarato morto. Ha finalmente la possibilità di<br />

cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si stabilisce a Roma come pensionante in<br />

casa del signor Paleari. S'innamora della figlia di lui Adriana e vorrebbe proteggerla dalle immorali intenzioni<br />

del cognato Terenzio. A questo punto però si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di sposarsi,<br />

né di denunciare Terenzio, perché Adriano Meis per l'anagrafe non esiste. Architetta allora un finto suicidio per<br />

poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni nessuno lo riconosce e la moglie si è ormai<br />

risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni<br />

tanto dei fiori sulla "sua" tomba.<br />

Capitolo VI "tac, tac, tac…"<br />

Ero capitato là, a Montecarlo, per caso. Dopo una delle solite scene con mia suocera e mia moglie,<br />

che ora, oppresso e fiaccato com'ero dalla doppia recente sciagura, mi cagionavano un<br />

disgusto intollerabile; non sapendo più resistere alla noja, anzi allo schifo di vivere a quel modo;<br />

miserabile, senza né probabilità né speranza di miglioramento, senza più il conforto che mi veniva<br />

dalla mia dolce bambina, senza alcun compenso, anche minimo, all'amarezza, allo squallore,<br />

all'orribile desolazione in cui ero piombato; per una risoluzione quasi improvvisa, ero fuggito dal<br />

paese, a piedi, con le cinquecento lire di Berto in tasca.<br />

Avevo pensato, via facendo, di recarmi a Marsiglia, dalla stazione ferroviaria del paese vicino, a<br />

cui m'ero diretto: giunto a Marsiglia, mi sarei imbarcato, magari con un biglietto di terza classe,<br />

per l'America, così alla ventura.<br />

Che avrebbe potuto capitarmi di peggio, alla fin fine, di ciò che avevo sofferto e soffrivo a casa<br />

mia Sarei andato incontro, sì, ad altre catene, ma più gravi di quella che già stavo per strapparmi<br />

dal piede non mi sarebbero certo sembrate. E poi avrei veduto altri paesi, altre genti, altra vita,<br />

e mi sarei sottratto almeno all'oppressione che mi soffocava e mi schiacciava.<br />

Se non che, giunto a Nizza, m'ero sentito cader l'animo. Gl'impeti miei giovanili erano abbattuti<br />

da un pezzo: troppo ormai la noja mi aveva tarlato dentro, e svigorito il cordoglio.<br />

L'avvilimento maggiore m'era venuto dalla scarsezza del denaro con cui avrei dovuto avventurarmi<br />

nel bujo della sorte, così lontano, incontro a una vita affatto ignota, e senz'alcuna preparazione.<br />

Ora, sceso a Nizza, non ben risoluto ancora di ritornare a casa, girando per la città, m'era<br />

avvenuto di fermarmi innanzi a una grande bottega su l'Avenue de la Gare, che recava questa<br />

insegna a grosse lettere dorate:<br />

Dépôt de roulettes de précision.<br />

Ve n'erano esposte d'ogni dimensione, con altri attrezzi del giuoco e varii opuscoli che avevano<br />

sulla copertina il disegno della roulette;<br />

Si sa che gl'infelici facilmente diventano superstiziosi, per quanto poi deridano l'altrui credulità<br />

e le speranze che a loro stessi la superstizione certe volte fa d'improvviso concepire e che non<br />

vengono mai a effetto, s'intende.<br />

Ricordo che io, dopo aver letto il titolo d'uno di quegli opuscoli: Méthode pour gagner à la roulette,<br />

mi allontanai dalla bottega con un sorriso sdegnoso e di commiserazione. Ma, fatti pochi<br />

passi, tornai indietro, e (per curiosità, via, non per altro!) con quello stesso sorriso sdegnoso e di<br />

commiserazione su le labbra, entrai nella bottega e comprai quell'opuscolo.<br />

Non sapevo affatto di che si trattasse, in che consistesse il giuoco e come fosse congegnato.<br />

Mi misi a leggere; ma ne compresi ben poco.<br />

"Forse dipende," pensai, "perché non ne so molto, io, di francese."<br />

Nessuno me l'aveva insegnato; avevo imparato da me qualche cosa, così, leggiucchiando nella<br />

biblioteca; non ero poi per nulla sicuro della pronunzia e temevo di far ridere, parlando.<br />

Questo timore appunto mi rese dapprima perplesso se andare o no; ma poi pensai che m'ero<br />

partito per avventurarmi fino in America, sprovvisto di tutto e senza conoscere neppur di vista<br />

l'inglese e lo spagnuolo; dunque via, con quel po' di francese di cui potevo disporre e con la<br />

guida di quell'opuscolo, fino a Montecarlo, li a due passi, avrei potuto bene avventurarmi.<br />

"Né mia suocera né mia moglie," dicevo fra me, in treno, "sanno di questo po' di denaro, che mi<br />

resta in portafogli. Andrò a buttarlo lì, per togliermi ogni tentazione. Spero che potrò conservare<br />

tanto da pagarmi il ritorno a casa. E se no..."<br />

Avevo sentito dire che non difettavano alberi - solidi - nel giardino attorno alla bisca. In fin de'<br />

conti, magari mi sarei appeso economicamente a qualcuno di essi, con la cintola dei calzoni, e<br />

ci avrei fatto anche una bella figura. Avrebbero detto:<br />

"Chi sa quanto avrà perduto questo povero uomo!"<br />

la morte della madre e<br />

della<br />

figlia di un anno:<br />

provocavano, causavano<br />

Il fratello maggiore di<br />

Mattia<br />

Arrivato<br />

disagio, peso, angoscia<br />

forza,passione; caduti,<br />

spenti; il dolore e il lutto;<br />

depressione, sconforto<br />

del tutto<br />

deciso<br />

successo<br />

sebbene<br />

non si realizzano mai<br />

libretti<br />

arrogante, di superiorità<br />

compassione, pietà<br />

come funzionasse<br />

non mancavano; Sala<br />

giochi, casinò; cintura.<br />

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Mi aspettavo di meglio, dico la verità. L'ingresso, sì, non c'è male; si vede che hanno avuto quasi<br />

l'intenzione d'innalzare un tempio alla Fortuna, con quelle otto colonne di marmo. Un portone<br />

e due porte laterali. Su queste era scritto Tirez: e fin qui ci arrivavo; arrivai anche al Poussez del<br />

portone, che evidentemente voleva dire il contrario; spinsi ed entrai.<br />

[…]<br />

Prima di tentare la sorte - benché senz'alcuna illusione - volli stare un pezzo a osservare, per<br />

rendermi conto del modo con cui procedeva il giuoco.<br />

Non mi parve affatto complicato, come il mio opuscolo m'aveva lasciato immaginare.<br />

In mezzo al tavoliere, sul tappeto verde numerato, era incassata la roulette. Tutt'intorno, i giocatori,<br />

uomini e donne, vecchi e giovani, d'ogni paese e d'ogni condizione, parte seduti, parte<br />

in piedi, s'affrettavano nervosamente a disporre mucchi e mucchietti di luigi e di scudi e biglietti<br />

di banca, su i numeri gialli dei quadrati; quelli che non riuscivano ad accostarsi, o non volevano,<br />

dicevano al croupier i numeri e i colori su cui intendevano di giocare, e il croupier, subito, col<br />

rastrello disponeva le loro poste secondo l'indicazione, con meravigliosa destrezza; si faceva<br />

silenzio, un silenzio strano, angoscioso, quasi vibrante di frenate violenze, rotto di tratto in tratto<br />

dalla voce monotona sonnolenta dei croupiers:<br />

- Messieurs, faites vos jeux<br />

Mentre di là, presso altri tavolieri, altre voci ugualmente monotone dicevano:<br />

Le jeu est fait! Rien ne va plus!<br />

Alla fine, il croupier lanciava la pallottola sulla roulette, tac tac... ".<br />

E tutti gli occhi si volgevano a lei con varia espressione: d'ansia, di sfida, d'angoscia, di terrore.<br />

Qualcuno fra quelli rimasti in piedi, dietro coloro che avevano avuto la fortuna di trovare una seggiola,<br />

si sospingeva per intravedere ancora la propria posta, prima che i rastrelli dei croupiers si<br />

allungassero ad arraffarla.<br />

La boule, alla fine, cadeva sul quadrante, e il croupier ripeteva con la solita voce la formula d'uso<br />

e annunziava il numero sortito e il colore.<br />

Arrischiai la prima posta di pochi scudi sul tavoliere di sinistra nella prima sala, così, a casaccio,<br />

sul venticinque; e stetti anch'io a guardare la perfida pallottola, ma sorridendo, per una specie<br />

di vellicazione interna, curiosa, al ventre.<br />

Cade la boule sul quadrante, e: - Vingtcinq! - annunzia il croupier. - Rouge, impair et passe!<br />

Avevo vinto! Allungavo la mano sul mio mucchietto multiplicato, quanto un signore, altissimo<br />

di statura, dalle spalle poderose troppo in sù, che reggevano una piccola testa con gli occhiali<br />

d'oro sul naso rincagnato, la fronte sfuggente, i capelli lunghi e lisci su la nuca, tra biondi e grigi,<br />

come il pizzo e i baffi, me la scostò senza tante cerimonie e si prese lui il mio denaro.<br />

Nel mio povero e timidissimo francese, volli fargli notare che aveva sbagliato - oh, certo involontariamente!<br />

Era un tedesco, e parlava il francese peggio di me, ma con un coraggio da leone: mi si scagliò<br />

addosso, sostenendo che lo sbaglio invece era mio, e che il denaro era suo.<br />

Mi guardai attorno, stupito: nessuno fiatava, neppure il mio vicino che pur mi aveva veduto posare<br />

quei pochi scudi sul venticinque. Guardai i croupiers: immobili, impassibili, come statue. "Ah<br />

sì" dissi tra me e, quietamente, mi tirai su la mano gli altri scudi che avevo posato sul tavolino<br />

innanzi a me, e me la filai.<br />

"Ecco un metodo, pour gagner à la roulette," pensai, "che non è contemplato nel mio opuscolo.<br />

E chi sa che non sia l'unico, in fondo!"<br />

Ma la fortuna, non so per quali suoi fini segreti, volle darmi una solenne e memorabile smentita.<br />

Appressatomi a un altro tavoliere, dove si giocava forte, stetti prima un buon pezzo a squadrar<br />

la gente che vi stava attorno:<br />

[…]<br />

A poco a poco, guardando, la febbre del giuoco prese anche me. I primi colpi mi andarono male.<br />

Poi cominciai a sentirmi come in uno stato d'ebbrezza estrosa curiosissima: agivo quasi automaticamente,<br />

per improvvise, incoscienti ispirazioni; puntavo, ogni volta, dopo gli altri, all'ultimo,<br />

là! e subito acquistavo la coscienza, la certezza che avrei vinto; e vincevo. Puntavo dapprima<br />

poco; poi, man mano, di più, di più, senza contare. Quella specie di lucida ebbrezza cresceva<br />

intanto in me, né s'intorbidava per qualche colpo fallito, perché mi pareva d'averlo quasi preveduto;<br />

anzi, qualche volta, dicevo tra me: "Ecco, questo lo perderò; debbo perderlo". Ero come<br />

elettrizzato. A un certo punto, ebbi l'ispirazione di arrischiar tutto, là e addio; e vinsi. Gli orecchi<br />

mi ronzavano; ero tutto in sudore, e gelato. Mi parve che uno dei croupiers come sorpreso di<br />

quella mia tenace fortuna, mi osservasse. Nell'esagitazione in cui mi trovavo, sentii nello sguardo<br />

di quell'uomo come una sfida, e arrischiai tutto di nuovo, quel che avevo di mio e quel che<br />

avevo vinto, senza pensarci due volte: la mano mi andò su lo stesso numero di prima, il 35; fui<br />

per ritrarla; ma no, lì, lì di nuovo, come se qualcuno me l'avesse comandato.<br />

Chiusi gli occhi, dovevo essere pallidissimo. Si fece un gran silenzio, e mi parve che si facesse<br />

tavolo; messa dentro;<br />

monete d'oro e d'argento;<br />

strumento dello croupier;<br />

soldi;<br />

paura, emozione;<br />

uscito;<br />

per caso;<br />

cattiva, crudele;<br />

sollecito;<br />

schiacciato (= muso di<br />

cane); che va indietro;<br />

barbetta sotto il mento;<br />

senza emozioni; tranquillo;<br />

non se ne parla;<br />

avvicinatomi;<br />

studiare;<br />

osservare,<br />

esaltazione, ubriachezza;<br />

bizzarra, curiosa;<br />

oscurava, diminuiva;<br />

frusciare, fischiare;<br />

agitazione, eccitazione;<br />

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per me solo, come se tutti fossero sospesi nell'ansia mia terribile. La boule girò, girò un'eternità,<br />

con una lentezza che esasperava di punto in punto l'insostenibile tortura. Alfine cadde.<br />

M'aspettavo che il croupier, con la solita voce (mi parve lontanissima), dovesse annunziare:<br />

- Trentecinq, noir, impair et passe!<br />

Presi il denaro e dovetti allontanarmi, come un ubriaco. Caddi a sedere sul divano, sfinito; appoggiai<br />

il capo alla spalliera, per un bisogno improvviso, irresistibile, di dormire, di ristorarmi con<br />

un po' di sonno. E già quasi vi cedevo, quando mi sentii addosso un peso, un peso materiale,<br />

che subito mi fece riscuotere. Quanto avevo vinto Aprii gli occhi, ma dovetti richiuderli immediatamente:<br />

mi girava la testa. Il caldo, là dentro, era soffocante. Come! Era già sera Avevo<br />

intraveduto i lumi accesi. E quanto tempo avevo dunque giocato Mi alzai pian piano; uscii.<br />

monete d'oro e d'argento francesi Fuori, nell'atrio, era ancora giorno. La fredda freschezza<br />

dell'aria mi rinfrancò.<br />

perdere la pazienza;<br />

riposare, rinfrescare;<br />

rincuorare, confortare.<br />

14.1 Domande di comprensione<br />

Mattia Pascal è fuggito dal paese perché:<br />

Attività<br />

❒ non vuole continuare a vivere senza speranza né probabilità di miglioramento<br />

❒ non vuole continuare a vivere con i suoi figli<br />

❒ non vuole restituire le cinquecento lire a Berto<br />

Mattia Pascal vuole:<br />

❒ andare a Montecarlo e imbarcarsi per l'America<br />

❒ andare a Marsiglia a giocare al casinò<br />

❒ andare a Nizza e imbarcarsi per l'America<br />

❒ andare a Marsiglia e imbarcarsi per l'America<br />

A Nizza Mattia Pascal:<br />

❒ compra un'opuscolo sulla superstizione<br />

❒ compra un opuscolo su come vincere alla roulette<br />

❒ legge un opuscolo su come vincere alla roulette ma poi non lo compra<br />

Mattia Pascal pensa che se perderà tutto alla roulette:<br />

❒ tornerà a casa felice<br />

❒ comprerà un albero per il suo giardino<br />

❒ si impiccherà ad un albero<br />

Quando Mattia Pascal gioca per la prima volta:<br />

❒ perde tutto quello che ha puntato<br />

❒ quello che vince gli viene tolto da un altro giocatore<br />

❒ regala parte di quello che vince al croupier<br />

Mattia Pascal:<br />

❒ rischia tutta la sua fortuna sul 35 e vince<br />

❒ prima vince con il 35 ma poi perde una grossa parte della vincita<br />

❒ gioca tutto sul 35 ed un signore tedesco gli porta via tutti i soldi<br />

14.2 Ricordi il "Decalogo per analizzare una prosa" nel capitolo su Alessandro Manzoni<br />

Rileggi il paragrafo dedicato alla voce narrante e prova ad applicare quelle nozioni sul brano letto; infine<br />

rifletti su questo aspetto: come cambierebbe la storia se fosse raccontata in terza persona<br />

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14.3 Rileggi ora nello stesso decalogo la voce dedicata agli oggetti. Ritieni che nel brano ce ne sia qualcuno<br />

particolarmente importante Se sì, credo che abbiano un significato simbolico particolare<br />

Attività<br />

14.4 Tra i temi principali di questo brano troviamo il gioco d’azzardo. All'inizio Pirandello rappresenta accuratamente<br />

il casinò di Montecarlo dove Mattia vince alla roulette. La descrizione del luogo ha le caratteristiche<br />

di un reportage giornalistico e aiuta a stimolare la curiosità del lettore dell'epoca nei confronti<br />

di un posto favoloso e “proibito”. Ma quello che più affascina il lettore è sicuramente la descrizione del<br />

comportamento di Mattia Pascal. Prova allora a cercare nel testo aggettivi ed espressioni che descrivono<br />

lo stato psicofisico ed i sentimenti di Mattia Pascal durante il gioco e a raccoglierli nella lista sottostante:<br />

Mattia Pascal viene "ipnotizzato" dal demone del gioco. Se per Mattia Pascal quello con il gioco è un incontro<br />

occasionale, per molte persone si tratta di una vera e propria patologia. Per farti una idea delle dimensioni del<br />

problema leggi questo articolo tratto da internet (www.rispostafacile.it/che-cos'e-la-ludopatia):<br />

La ludopatia o gioco d’azzardo patologico (Gap) è una vera e propria patologia, una dipendenza che stando ai dati<br />

forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) coinvolge il 3% della popolazione adulta, ovvero un milione<br />

e mezzo di italiani. Se per alcune persone tentare la fortuna al gioco è un semplice passatempo, per altri può sfociare<br />

in un desiderio compulsivo difficile da controllare e tenere a freno. Con il termine “gioco d’azzardo” ci si riferisce<br />

non solo ai giochi tipici da casinò (roulette o blackjack) ma a qualsiasi tipologia di gioco che implichi una scommessa<br />

e la cui vincita di denaro è lasciata al caso. Giocare d’azzardo in luoghi pubblici o privati è vietato in Italia mentre<br />

è invece ammesso il “gioco pubblico”: lotterie Superenalotto e lotto, Bingo e scommesse sportive, giochi online,<br />

Gratta e vinci, slot machine che si trovano all’interno di bar e locali pubblici.<br />

La ludopatia è un disturbo del comportamento che può avere gravi conseguenze sulla vita sociale e professionale<br />

del soggetto che ne viene colpito. Si tratta di una “dipendenza senza sostanze” che si concretizza nel forte desiderio<br />

di provare le emozioni legate al gioco e alla scommessa: solo assecondando questo impulso il “malato di<br />

gioco” si sente meglio. Se non riesce a giocare diventa irascibile e aggressivo e possono subentrare anche crisi di<br />

astinenza come quelle che colpiscono i tossicodipendenti (con l’insorgere di vomito mal di testa e tremore diffuso).<br />

Con il tempo gli individui colpiti da “ludopatia” cominciano a contrarre debiti e non riescono più a controllare né<br />

i soldi persi con le scommesse né la quantità del tempo trascorso a giocare. Nella maggior parte dei casi queste<br />

persone non si rendono conto di avere un problema fino a quando cominciano a perdere il lavoro e gli affetti<br />

familiari. Solo allora si decidono a chiedere aiuto per uscire fuori dal tunnel in cui sono entrati. I “malati di gioco”<br />

in genere sono persone insicure insoddisfatte della vita che conducono ed inclini a problemi psicologici come la<br />

depressione. Si tratta di individui che non riescono ad esprimere i propri sentimenti e di solito mascherano la loro<br />

insicurezza dietro una facciata aggressiva competitiva e spesso euforica. Possono essere vittime del gioco compulsivo<br />

non solo le persone con problemi economici e appartenenti al ceto medio-basso ma anche professionisti di<br />

alto livello e manager. Questi in genere investono nel gioco grosse somme di denaro solo perché attratti dal brivido<br />

del rischio pensando di vincere e dominare così il destino.<br />

La guarigione da questa “malattia” richiede tempi abbastanza lunghi. I programmi di recupero vengono personalizzati<br />

e svolti in equipe (psichiatri psicologi, esperti di finanza ed economia). Durante il percorso si aiuta il soggetto<br />

ad affrontare il problema uscendo dal penoso stato di dipendenza in cui si trova. Il giocatore compulsivo viene<br />

coinvolto in incontri individuali e di gruppo che hanno l’obiettivo di ricucire i rapporti familiari deteriorati e quelli<br />

professionali interrotti. Qualsiasi gioco può creare dipendenza quindi occorre non sottovalutare l’abitudine al gioco.<br />

E’ importante informare ed educare le persone sul rapporto da instaurare con il denaro ed il gioco. Lo si può fare<br />

coinvolgendo i bambini ed i giovani visto che il primo approccio con il gioco avviene proprio durante l’adolescenza.<br />

138


14.5 Riconosci alcuni di questi sintomi in Mattia Pascal Quali<br />

INTERMEZZO. Insieme ad un tuo compagno/ad una tua compagna preparate un volantino da distribuire<br />

a scuola in difesa del gioco d'azzardo/contro il gioco d'azzardo. Avete 15 minuti di tempo.<br />

Attività<br />

14.6 Sei il redattore di Telemiragno. È stato ritrovato un cadavere sfigurato, forse appartenente ad un uomo<br />

scomparso da alcuni giorni e tu devi dare la notizia in TV. Ricordati queste tre regole di base:<br />

La notizia non dura più di due minuti.<br />

Informa il più possibile su luogo, dati, inchiesta, dichiarazione di testimoni, dichiarazioni di esperti ecc..<br />

Il giornalista non dà direttamente la sua opinione ma rimane obiettivo.<br />

14.7 Un altro aspetto che attira Pirandello é l’importanza del Caso (qualcosa di simile alla Fortuna di Boccaccio)<br />

che limita la volontà e la ragione umana: secondo Pirandello gli uomini nascono liberi ma il Caso<br />

interviene nella loro vita togliendo loro qualsiasi possibilità di scegliere: il Caso fa nascere l'essere umano<br />

in una società che impone ad ognuno una parte, un ruolo e delle regole dalle quali non si può fuggire. Ed<br />

è solo il Caso che - in modo imprevedibile - può liberare l'essere umano da una forma per assumerne<br />

un'altra, come accade appunto a Mattia Pascal.<br />

Che cosa faresti se ti toccasse una inaspettata vincita al lotto o alla roulette Come cambierebbe la tua<br />

vita Scrivi una breve composizione di 100 -150 parole.<br />

Nella terza parte del romanzo Mattia, fuggito dalla realtà precedente, assume il nome di Adriano Meis, cercando<br />

di costruirsi un nuovo io e di vivere in completa libertà, senza più obblighi di sorta. Soggiorna per qualche<br />

tempo a Milano ed in seguito a Roma, dove è continuamente angosciato dalla paura che la sua vera identità<br />

venga scoperta. Dopo una serie di drammatiche esperienze ed estenuato da tante difficoltà, decide di fingere il<br />

suicidio nel Tevere e di andare incontro alla sua seconda morte. Ma la sua vita deve comunque darsi una forma<br />

e Mattia è così costretto a rientrare nella vecchia vita che, malgrado i suoi limiti e le sue falsità, gli permette in<br />

qualche modo di esistere.<br />

Cap. XVI Il ritratto di Minerva<br />

Ed ecco, alla fine, senza volerlo, quasi guidato dal sentimento oscuro che mi aveva invaso tutto,<br />

maturandomisi dentro man mano, mi ritrovai sul Ponte Margherita, appoggiato al parapetto, a<br />

guardare con occhi sbarrati il fiume nero nella notte.<br />

"Là"<br />

Un brivido mi colse, di sgomento, che fece d'un subito insorgere con impeto rabbioso tutte le<br />

mie vitali energie armate di un sentimento d'odio feroce contro coloro che, da lontano, m'obbligavano<br />

a finire, come avevan voluto, là, nel molino della Stìa. Esse Romilda e la madre, mi<br />

avevan gettato in questi frangenti: ah, io non avrei mai pensato di simulare un suicidio per liberarmi<br />

di loro. Ed ecco, ora, dopo essermi aggirato due anni, come un'ombra, in quella illusione<br />

di vita oltre la morte, mi vedevo costretto, forzato, trascinato pei capelli a eseguire su me la loro<br />

condanna. Mi avevano ucciso davvero! Ed esse, esse sole si erano liberate di me...<br />

Un fremito di ribellione mi scosse. E non potevo io vendicarmi di loro, invece d'uccidermi Chi<br />

stavo io per uccidere Un morto... nessuno...<br />

[…]<br />

Frattanto, ecco, nella tasca del mio pastrano palpavo, stringevo con le dita irrequiete qualcosa<br />

che non riuscivo a capir che fosse. Alla fine, con uno scatto di rabbia, la trassi fuori. Era il mio<br />

berrettino da viaggio, quello che, uscendo di casa per far visita al marchese Giglio, m'ero cacciato<br />

in tasca, senza badarci. Feci per gittarlo al fiume, ma - sul punto - un'idea mi balenò; una<br />

riflessione, fatta durante il viaggio da Alenga a Torino, mi tornò chiara alla memoria.<br />

"Qua," dissi, quasi inconsciamente, tra me, "su questo parapetto... il cappello... il bastone... Sì!<br />

Com'esse là, nella gora del molino, Mattia Pascal; io, qua, ora, Adriano Meis... Una volta per uno!<br />

Ritorno vivo; mi vendicherò!"<br />

riempito, occupato;<br />

muro prottettivo; molto<br />

aperti;<br />

confusione; forza;<br />

dove fu trovato un cadavere;<br />

in questa situazione;<br />

brivido, turbamento, agitazione;<br />

cappotto; toccavo;<br />

ebbi un’idea;<br />

139


Un sussulto di gioja, anzi un impeto di pazzia m'investì, mi sollevò. Ma sì! ma sì! Io non dovevo<br />

uccider me, un morto, io dovevo uccidere quella folle, assurda finzione che m'aveva torturato,<br />

straziato due anni, quell'Adriano Meis, condannato a essere un vile, un bugiardo, un miserabile;<br />

quell'Adriano Meis dovevo uccidere, che essendo, com'era, un nome falso, avrebbe dovuto aver<br />

pure di stoppa il cervello, di cartapesta il cuore, di gomma le vene, nelle quali un po' d'acqua<br />

tinta avrebbe dovuto scorrere, invece di sangue: allora sì! Via, dunque, giù, giù, tristo fantoccio<br />

odioso! Annegato, là, come Mattia Pascal Una volta per uno! Quell'ombra di vita, sorta da una<br />

menzogna macabra, si sarebbe chiusa degnamente, così, con una menzogna macabra! E riparavo<br />

tutto! Che altra soddisfazione avrei potuto dare ad Adriana per il male che le avevo fatto Ma<br />

l'affronto di quel farabutto dovevo tenermelo Mi aveva investito a tradimento, il vigliacco! Oh, io<br />

ero ben sicuro di non aver paura di lui. Non io, non io, ma Adriano Meis aveva ricevuto l'insulto.<br />

Ed ora, ecco, Adriano Meis s'uccideva.<br />

Non c'era altra via di scampo per me!<br />

Un tremore, intanto, mi aveva preso, come se io dovessi veramente uccidere qualcuno. Ma il<br />

cervello mi s'era d'un tratto snebbiato, il cuore alleggerito, e godevo d'una quasi ilare lucidità<br />

di spirito.<br />

Mi guardai attorno. Sospettai che di là, sul Lungotevere, ci potesse essere qualcuno, qualche<br />

guardia, che - vedendomi da un pezzo sul ponte - si fosse fermata a spiarmi. Volli accertarmene:<br />

andai, guardai prima nella Piazza della Libertà, poi per il Lungotevere dei Mellini. Nessuno! Tornai<br />

allora indietro; ma, prima di rifarmi sul ponte, mi fermai tra gli alberi, sotto un fanale: strappai un<br />

foglietto dal taccuino e vi scrissi col lapis: Adriano Meis. Che altro Nulla. L'indirizzo e la data.<br />

Bastava così. Era tutto lì, Adriano Meis, in quel cappello, in quel bastone. Avrei lasciato tutto, là,<br />

a casa, abiti, libri... Il denaro, dopo il furto, l'avevo con me.<br />

Ritornai sul ponte, cheto, chinato. Mi tremavano le gambe, e il cuore mi tempestava in petto.<br />

Scelsi il posto meno illuminato dai fanali, e subito mi tolsi il cappello, infissi nel nastro il biglietto<br />

ripiegato, poi lo posai sul parapetto, col bastone accanto; mi cacciai in capo il provvidenziale<br />

berrettino da viaggio che m'aveva salvato, e via, cercando l'ombra, come un ladro, senza volgermi<br />

addietro.<br />

tormentato; vigliacco;<br />

fibre del cotone; carta<br />

colorata; bambolotto;<br />

imbroglione e ladro;<br />

salvezza;<br />

diventato chiaro, senza<br />

nebbia; divertente, comica;<br />

matita;<br />

quieto; piegato;<br />

infilai.<br />

14.8 Alcune domande di comprensione<br />

• Dove si trova Mattia Pascal<br />

• Quanto è importante il luogo nella dinamica dei fatti<br />

• Contro chi è infuriato Mattia Pascal<br />

• Che cosa ritrova nella tasca del pastrano<br />

• Che cosa decide di fare con Adriano Meis<br />

• Che cosa pensa di ottenere<br />

Attività<br />

140


A questo punto del romanzo Adriano Meis cambia di nuovo identità, cambia "maschera" e ritorna ad essere<br />

Mattia Pascal, completando così la sua parabola esistenziale: muore due volte e due volte rinasce, senza però<br />

trovare la libertà che cercava.<br />

Il tema delle maschere era particolarmente caro a Pirandello. Per il drammaturgo siciliano tutti nasciamo prigionieri<br />

di “maschere sociali”: quella di figlio, di marito o moglie, di padre, madre, fratello, prefessore, direttore,<br />

impiegato ecc.. Da queste maschere - che nascondono agli altri la nostra vera identità e che spesso ci causano<br />

angoscia e sofferenza - non possiamo liberarci perché ci sono imposte dalla società in cui viviamo - una<br />

società creata dall’uomo, ma che non è a misura d’uomo -.<br />

Indossare una maschera è dunque l’unico modo che abbiamo per vivere, perché l'uomo come singolo, come<br />

individuo non ha nessun valore e per poter esistere deve appartenere ad un gruppo senza neanche chiedersi<br />

il perché.<br />

Può succedere che in questo gioco di ruolo il Caso si diverta a cambiare le carte in tavola - come succede appunto<br />

al nostro Mattia-Adriano - ma l'illusione di poter sfuggire al proprio destino è di breve durata: il fallimento<br />

è sicuro e nel migliore dei casi bisogna tornare ad indossare la maschera iniziale. L'unico modo che l'individuo<br />

ha per uscire dalle catene che la società gli impone è morire (e Mattia lo fa per ben due volte, una volta grazie<br />

al caso e l'altra perché non riesce ad appartenere ad un gruppo) o impazzire, la sola condiziona vitale in cui<br />

si può diventare liberi sul serio.<br />

14.9 Leggi attentamente la teoria delle maschere di Pirandello.<br />

• Che ne pensi Esprimi un'opinione.<br />

• Credi anche tu che ognuno di noi porti una maschera La tua quale potrebbe essere Se tu ora la<br />

potessi cambiare, quale sceglieresti Prova a modellarti una maschera su misura - puoi anche farlo<br />

con un disegno - e spiega alla classe le tue scelte.<br />

• Per finire: osserva il quadro di Magritte "Decalcomania" e cerca delle analogie o delle diversità tra<br />

l'immagine pittorica e la storia di Mattia Pascal. Poi riferisci alla classe.<br />

Attività<br />

141

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