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CAP_22

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Giacomo Leopardi 1798 - 1837<br />

<strong>22</strong><br />

Vita e opera<br />

[...] Ella* mi raccomanda la temperanza nello studio [...] E per rispondere come<br />

posso a tanta amorevolezza, dirolle che veramente la mia complessione non<br />

è debole ma debolissima, e non istarò a negarle che ella si sia un po' risentita<br />

delle fatiche che le ho fatto portare per sei anni. Ora però le ho moderate<br />

assaissimo; non istudio più di sei ore il giorno, spessissimo meno, non iscrivo<br />

quasi niente, fo la mia lettura regolata dei Classici delle tre lingue in volumi<br />

di piccola forma, che si portano in mano agevolmente, sì che studio quasi<br />

sempre all'uso de' Peripatetici**, e, […] sopporto spesso per molte e molte ore<br />

l'orribile supplizio di stare colle mani alla cintola. […]<br />

Unico divertimento in Recanati è lo studio: unico divertimento è quello che mi<br />

ammazza: tutto il resto è noia. […] . Veggo ben io che per poter continuare<br />

gli studi bisogna interromperli tratto tratto e darsi un poco a quelle cose che<br />

chiamano mondane, ma per far questo io voglio un mondo che m'alletti e mi<br />

sorrida, un mondo che splenda (sia pure di luce falsa) ed abbia tanta forza da<br />

farmi dimenticare per qualche momento quello che soprattutto mi sta a cuore<br />

[…].<br />

moderazione;<br />

le dirò; salute<br />

staró; = la salute;<br />

moltissimo;<br />

faccio; italiano, greco,<br />

latino;<br />

senza far niente<br />

lo studio; mi rendo<br />

conto; di tanto in tanto;<br />

attiri, affascini<br />

Lettera a A Pietro Giordani - Recanati 30 aprile 1817<br />

* Giordani,<br />

** studenti della scuola filosofica di Aristotele<br />

"Tutto il resto è noia". E' questa l'amara conclusione a cui arriva il diciottenne Giacomo Leopardi, minato nella<br />

salute e segregato nel suo piccolo paesino natale nelle Marche. Per Giacomo l'unica alternativa all'"orribile<br />

supplizio di stare colle mani alla cintola" è immergersi nello studio.<br />

Dodici anni ancora la noia è il tema della poesia "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia": l'Io poetico,<br />

un pastore che osserva il suo gregge, riflette su quegli animali che non hanno coscienza del loro destino e ne<br />

invidia l'esistenza apparentemente priva di noia o dolore;<br />

114


O greggia mia che posi, oh te beata,<br />

che la miseria tua, credo, non sai!<br />

Quanta invidia ti porto!<br />

Non sol perché d’affanno<br />

quasi libera vai;<br />

ch’ogni stento, ogni danno,<br />

ogni estremo timor subito scordi;<br />

ma piú perché giammai tedio non provi.<br />

Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,<br />

tu se’ queta e contenta;<br />

e gran parte dell’anno<br />

senza noia consumi in quello stato.<br />

[…]<br />

Se tu parlar sapessi, io chiederei:<br />

Dimmi: perché giacendo<br />

a bell'agio, ozioso,<br />

s'appaga ogni animale;<br />

me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale<br />

gregge; riposi;<br />

credo che non conosci la tua miseria<br />

provo per te<br />

di dolori<br />

grande paura<br />

ma soprattutto perché non sai che cosa sia la noia<br />

sei sdraiato; sul prato<br />

tranquilla<br />

sapessi parlare<br />

riposando;<br />

comodamente;<br />

è contento,<br />

invece, se io sono in riposo vengo assalito dalla<br />

noia<br />

<strong>22</strong>.1 Chissà quante volte anche tu hai provato quello stato di insoddisfazione doloroso e difficile da curare<br />

che chiamiamo noia e che ci accompagna tutta la vita. Prova anche tu come Leopardi a dedicargli un<br />

pensiero: scegli tra queste citazioni sulla noia quella/quelle che ti sembrano più appropriate.<br />

Attività<br />

• C'è una sola cosa orribile al mondo, un solo peccato imperdonabile: la noia. (Oscar Wilde)<br />

• In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiatosi della noia, creò la<br />

terra, il cielo, l'acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Eva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta<br />

del paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li caccio dall'Eden. (Alberto<br />

Moravia)<br />

• La miseria e le preoccupazioni generano il dolore, la sicurezza, invece, e l'abbondanza la noia.<br />

(Arthur Schopenhauer)<br />

• La noia è in fondo a ogni tentativo di fuga. (Charles Morgan)<br />

• La noia è incapacità di godere. (Roberto Gervaso)<br />

• La noia è uno dei mali meno gravi che abbiamo da sopportare. (Marcel Proust)<br />

• La noia nasce anche dal non saper cosa non fare. (Roberto Gervaso)<br />

• La noia segue l'ordine e precede le bufere. (Leo Longanesi)<br />

• La vita delle persone che lavorano è noiosa. Interessanti sono le vicende e le sorti dei perdigiorno.<br />

(Hermann Hesse)<br />

• Lavorare in compagnia salva dalla noia. Soli si è così svogliati! (Fridericus Mistral)<br />

• Non ho nulla contro la noia, ma annoiarsi ed essere anche costretti a manifestare interesse, che<br />

piaga! (Amélie Nothomb)<br />

• Ognuno di noi è una noia per qualcun altro. Non è importante questo. La cosa che conta di più<br />

115


è non essere noiosi a se stessi. (Gerald Brenan)<br />

• Una noia mortale emana da quelli che hanno ragione e lo sanno. (Elias Canetti)<br />

<strong>22</strong>.2 Sapresti aggiungere a questa lista anche una tua citazione<br />

Dalla noia si può evadere Leggiamo gli ultimi versi del "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" per<br />

vedere che ne pensa l'Io poetico.<br />

Forse s'avess'io l'ale<br />

Da volar su le nubi,<br />

E noverar le stelle ad una ad una,<br />

O come il tuono errar di giogo in giogo,<br />

Più felice sarei, dolce mia greggia,<br />

Più felice sarei, candida luna.<br />

O forse erra dal vero,<br />

Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:<br />

Forse in qual forma, in quale<br />

Stato che sia, dentro covile o cuna,<br />

E' funesto a chi nasce il dì natale.<br />

se io avessi le ali (= se fossi un uccello),<br />

e potessi volare sopra le nuvole<br />

contare<br />

potessi andare di montagna in montagna<br />

si riferisce alla luna, sua prima interlocutrice muta all'inizio<br />

della Poesia<br />

si allontana dalla verità (il "pensiero" della strofa successiva<br />

quando guarda alla condizione altrui)<br />

in qualsiasi aspetto, forma, in qualunque condizione;<br />

tana (covile); una culla<br />

il giorno della nascita è causa di dolori e di lutti<br />

"Funesto a chi nasce il dí natale". Il terribile finale della poesia si fa capire che la noia non è solo uno stato di<br />

insoddisfazione esistenziale ma qualcosa di peggio: è il sintomo di un male incurabile, il male di vivere! Per<br />

l'uomo - sostiene il poeta - la felicità è solo un'utopia e l'esistenza umana, senza felicità e carica di dolore non<br />

ha nessuno scopo di essere vissuta.<br />

<strong>22</strong>.3 Sei d'accordo con queste conclusioni Prova a scrivere una lettera "impossibile" a Leopardi per manifestargli<br />

il tuo consenso o per spiegarli il tuo disaccordo.<br />

Attività<br />

Ora hai fatto i primi passi nel mondo filosofico e poetico di Giacomo Leopardi, ritenuto il maggior poeta<br />

dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali<br />

del romanticismo letterario; la profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana ne fa<br />

anche un filosofo di notevole spessore. Inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità<br />

greco-romana, si avvicinò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei (Byron, Shelley, Chateubriand)<br />

e ne divenne uno dei principali esponenti.<br />

Insieme a Manzoni è artefice del rinnovamento della lingua letteraria italiana dell'Ottocento.<br />

Per capire Leopardi è necessario impratichirsi almeno schematicamente con il suo pensiero filosofico, con cui<br />

hai fatto conoscenza nei testi precedenti e che ritroveremo in seguito nei due testi selezionati.<br />

116


Tappe del pensiero poetico e filosofico di Leopardi<br />

1. Il „Bello poetico“ leopardiano (1816)<br />

Per L. la poesia è opposta al processo di civilizzazione, che è un processo storico, mentre la poesia deve<br />

vivere fuori della storia. La poesia appartiene ai sensi, all‘istinto, e non alla ragione; la poesia è frutto dell‘età<br />

primitiva, non di quella moderna. Più la poesia è primitiva e più è vicina alla natura (p.e. la poesia di Omero); la<br />

natura ispira sentimenti, emozioni e comportamenti eroici. La poesia ha come fine non quello di essere utile<br />

ma di dilettare, di essere bella.<br />

La ragione è nemica di ogni grandezza, di ogni genialità.<br />

La ragione è nemica della poesia, quindi della natura.<br />

La natura è grande, la ragione è piccola.<br />

Antitesi leopardiane: bello vs. vero<br />

fantasia vs. scienza<br />

natura vs. ragione<br />

primitività vs. civiltà<br />

poesia vs. filosofia<br />

Immaginazione<br />

vs.<br />

sentimenti patetici e romanticheggianti<br />

piacere vs. illusioni (vane)<br />

In poesia:<br />

parole indefinite, vaghe,<br />

rimembranti, rare, „poetiche“<br />

vs.<br />

la lingua della scienza, filosofia e<br />

ragione<br />

2. Dal „Bello poetico“ al „Pessimismo storico“ (1819)<br />

La natura ha creato gli uomini felici, ma la ragione (società, tradizioni, storia) distrugge quello che ha creato<br />

la natura e rende l‘uomo infelice. La scienza toglie all‘uomo il piacere di fantasticare, e spiega quanto è arida,<br />

triste la verità. L‘unico piacere possibile per l‘uomo è nelle illusioni, che la ragione rende però vane (=inutili, inconsistenti).<br />

L‘umanità primitiva era più felice perché immaginava!<br />

3. Dal „Pessimismo storico“ al „Pessimismo cosmico“ (1821)<br />

Leopardi smette di credere nella natura amica: anche gli antichi conoscevano il dolore; l‘uomo è solo sulla terra<br />

e non può rifugiarsi nella natura; la natura è crudele, indifferente, matrigna; tutto è regolato da leggi biologiche,<br />

da movimenti di materia ( antireligiosità leopardiana).<br />

L. riflette poi sui grandi dolori del genere umano: il dolore, la malattia, la vecchiaia, la morte, ossia il ciclo della<br />

vita, comune a tutti gli esseri viventi. L‘uomo si distingue da tutti gli altri esseri umani perchè in più dispone della<br />

ragione; ma la ragione non è un privilegio, perché la ragione porta alla conoscenza e la conoscenza è dolore,<br />

perché rende l‘uomo consapevole del male: la ragione è nemica del genere umano.<br />

Eppure bisogna usare la ragione per arrivare fino alle estreme conseguenze: distruggere le illusioni e mostrare<br />

che l‘uomo è il più infelice degli esseri viventi (e più la ragione è forte e maggiore è l‘infelicità, perché la ragione<br />

ti porta a scavare più a fondo: unici „felici“ sono i fanciulli e le persone primitive).<br />

117


Ma l‘assenza di ragione (quindi di sensazioni) è la formula per la felicità No, non è una soluzione, anzi è il male<br />

maggiore, perché porta alla noia, che è la più grande delle sofferenze. Paradossalmente quindi l‘uso della ragione<br />

porta ad una dolorosa vitalità, e nella vitalità possiamo trovare quel poco di felicità che ci è concessa in<br />

questo universo dove l‘infelicità è pianificata.<br />

E adesso leggiamo questa famosa poesia di Leopardi, l'Infinito, e proviamo ad analizzarla.<br />

L'infinito (1819)<br />

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,<br />

E questa siepe, che da tanta parte<br />

Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.<br />

Ma sedendo e mirando, interminati<br />

Spazi di là da quella, e sovrumani<br />

Silenzi, e profondissima quiete<br />

Io nel pensier mi fingo; ove per poco<br />

Il cor non si spaura. E come il vento<br />

Odo stormir tra queste piante, io quello<br />

Infinito silenzio a questa voce<br />

Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,<br />

E le morte stagioni, e la presente<br />

E viva, e il suon di lei. Così tra questa<br />

Immensità s'annega il pensier mio:<br />

E il naufragar m'è dolce in questo mare.<br />

ho sempre amato; solitario, deserto<br />

fila di piante per delimitare i terreni; da una gran<br />

parte lontano; lo sguardo; toglie, nasconde<br />

guardare, osservare; infiniti<br />

riferito a „siepe“; che supera i limiti umani<br />

calma<br />

mi immergo; tanto che quasi<br />

spaventa; quando<br />

sento le foglie, le piante agitate dal vento<br />

la voce del vento<br />

mi viene in mente l'eternita, il tempo senza fine<br />

passate; attuale: che continua<br />

quella in cui sta vivendo riferito a „stagione“;<br />

spazio infinito; morire soffocati nell'acqua<br />

azione di una nave che va a fondo<br />

<strong>22</strong>.4 Domande di comprensione e analisi<br />

1. Dove si trova l‘io poetico Fa un semplice disegno su un foglio a parte.<br />

2. La siepe è per il poeta:<br />

❒ un aiuto per vedere lontano<br />

❒ un limite per vedere l'orizzonte<br />

❒ un modo per nascondersi<br />

3. L'infinito silenzio è confrontato con:<br />

❒ il rumore dell'acqua<br />

❒ il rumore del fuoco<br />

❒ il rumore del vento<br />

4. Il poeta pensa:<br />

❒ al passato<br />

❒ al futuro<br />

❒ a una donna<br />

5. Cosa vede, cosa sente, che sentimenti prova l‘Io poetico Fai una lista delle parole legate ai sentimenti.<br />

6. Alla fine del testo l'Io poetico usa una metafora dove confronta le sue sensazioni con un elemento<br />

della natura: quale<br />

Attività<br />

118


7. Quali altri elementi della natura vengono menzionati<br />

8. Il poeta usa dei verbi e delle parole collegate a sensazioni visive e uditive; sottolineale con due colori<br />

diversi.<br />

9. Quali sono gli elementi temporali Fai una lista delle parole. Qual è secondo te la loro funzione<br />

10. Ripensando a quanto hai già letto sul Romanticismo, qual è la funzione della natura in questa lirica<br />

11. Di quali argomenti - oltre alla natura - tratta questa poesia<br />

12. La poesia mette in contrasto elementi reali ed immagini di fantasia: prova a fare una lista.<br />

13. In precedenza hai imparato a conoscere l'enjambement. In questa poesia ce n'è qualcuno<br />

14. Dividi la poesia in segmenti e spiega le scelte.<br />

15. Qual è secondo te il significato di questa poesia<br />

16. Hai mai provato sentimenti come quelli che prova l'Io poetico<br />

17. In quale delle tappe del pensiero poetico e filosofico di Leopardi metteresti l'infinito (giustifica la tua<br />

scelta)<br />

Attività<br />

Quando tutti hanno finito chiudete gli occhi e - immaginando di essere al posto dell'Io poetico - provate ad<br />

immergervi nel silenzio e nell'immensità dello scenario (per ispirarvi potete riguardare il quadro di Caspar D.<br />

Friedich a pag. 91); dopo un paio di minuti provate a condividere con gli altri quello che avete provato: gioia,<br />

pace, smarrimento, meraviglia ecc.<br />

Dalla poesia alla prosa: Il Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere. E' un racconto datato<br />

1832, contenuto all'interno delle Operette morali. I due personaggi sono un venditore di almanacchi e lunari<br />

(=calendari) e un passeggere (=una persona che passa per la strada, un passante). La scena si svolge per la<br />

strada all'inizio di un nuovo anno.<br />

Venditore.<br />

Almanacchi (= calendari) , almanacchi nuovi; lunari<br />

(= calendari con le fasi lunari) nuovi.<br />

Bisognano, signore, almanacchi<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Almanacchi per l'anno nuovo<br />

Sì signore.<br />

Credete che sarà felice quest'anno nuovo<br />

Oh illustrissimo (=titolo per una persona di grande<br />

valore) si, certo.<br />

Come quest'anno passato<br />

Più più assai.<br />

Passeggere. Come quello di là (=precedente) <br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Più più, illustrissimo.<br />

Ma come qual altro Non vi piacerebbe che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi<br />

Signor no, non mi piacerebbe.<br />

Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi<br />

Saranno vent'anni, illustrissimo.<br />

Passeggere. A quale di cotesti (=questi) vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo (=prossimo) <br />

Venditore.<br />

Io non saprei.<br />

119


Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Passeggere.<br />

Venditore.<br />

Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice<br />

No in verità, illustrissimo.<br />

Eppure la vita è una cosa bella. Non è vero<br />

Cotesto si sa.<br />

Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che<br />

nasceste<br />

Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.<br />

Ma se aveste a (=poteste) rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri<br />

che avete passati<br />

Cotesto non vorrei.<br />

Oh che altra vita vorreste rifare la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro O non<br />

credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che<br />

avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro<br />

Lo credo cotesto.<br />

Neanche voi tornereste indietro con questo patto (=a queste condizioni) , non potendo in altro<br />

modo<br />

Signor no davvero, non tornerei.<br />

Oh che vita vorreste voi dunque<br />

Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.<br />

Una vita a caso, e non saperne altro avanti (=senza sapere nulla del futuro) , come non si sa dell'anno<br />

nuovo<br />

Appunto.<br />

Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto<br />

quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di<br />

più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo<br />

bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si<br />

conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso<br />

incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero<br />

Speriamo.<br />

Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.<br />

Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.<br />

Ecco trenta soldi.<br />

Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.<br />

• Scrivi un breve riassunto del dialogo (100 - 150 parole)<br />

• Quali sono le posizioni dei due dialoganti<br />

• Elenca e rifletti sui temi del dialogo.<br />

• Qual è l'argomento centrale della tesi del passeggere<br />

• A quale fase del pensiero leopardiano potrebbe appartenere il Dialogo Spiega la tua scelta.<br />

• C'è in questo dialogo un po' di speranza In che punto<br />

• Che cosa è per te il pessimismo<br />

• Condividi il ragionamento del passeggere Come è stato per te l’anno precedente a questo<br />

• Che cosa ti ha reso più felice / più triste nell'anno precedente a questo<br />

Attività<br />

120

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