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Corriere del Trentino - Laboratorio Storia Rovereto

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CORRIERE DELLA SERA 2 GENNAIO 2010<br />

La «voce» dei deportati nel giorno <strong>del</strong>la memoria<br />

Lettere dall’orrore<br />

Storie senza ritorno<br />

di BRUNAMARIA DAL LAGO VENERI<br />

Il 27 gennaio si celebra la Giornata <strong>del</strong>la Memoria in ricordo <strong>del</strong>lo sterminio e <strong>del</strong>la<br />

persecuzione <strong>del</strong> popolo ebraico e dei deportati militari, politici e civili italiani nei Lager. A<br />

questa occasione l’Anpi di Bolzano dedica due giornate — il 28 gennaio presso la Biblioteca<br />

Claudia Augusta e il 29 al Centro Trevi — con Alessandra Zendron, Ada Vita e Teresa<br />

Pasciuti, Maria Pia Zamboni, Mariella Fossati e con l’intervento conclusivo <strong>del</strong> senatore<br />

Lionello Bertoldi e testimonianze di Mario Avi, Traquinio Barbierato, Bruno Bertoldi, Orazio<br />

Leonardi e Alberto Vendruscolo.<br />

L’Anpi di Trento da parte sua organizza per mercoledì 27, a <strong>Rovereto</strong>, nella sala<br />

<strong>del</strong>l’Accademia degli Agiati in piazza Rosmini, un incontro nel corso <strong>del</strong> quale il <strong>Laboratorio</strong><br />

di storia di <strong>Rovereto</strong> presenterà alcune storie di deportati trentini, con una breve<br />

introduzione. Seguirà la proiezione <strong>del</strong> documentario Notte e nebbia di Alain Resnais. Il<br />

referente <strong>del</strong>l’Anpi è Mara Rossi, quello <strong>del</strong> <strong>Laboratorio</strong> è Diego Leoni, mentre Giovanni<br />

Tomazzoni cura la preparazione <strong>del</strong> materiale, essendosi occupato di deportazione<br />

nell’ambito <strong>del</strong>la ricerca che il <strong>Laboratorio</strong> sta conducendo (1939-1945). I risultati di<br />

questa ricerca sono in corso di pubblicazione (Il diradarsi <strong>del</strong>l’oscurità, tre volumi, il primo<br />

in uscita ora, gli altri due entro l’anno).<br />

La storia <strong>del</strong> <strong>Laboratorio</strong> si può trovare sul sito www.labstoriarovereto.it, mentre per<br />

quanto riguarda l’intervento nella giornata <strong>del</strong>la memoria, esso consiste essenzialmente<br />

nel recupero dal fondo dei cassetti o da scatole di cartone di parole e volti di deportati<br />

trentini, emersi dall’ombra e sottratti all’oblio nel quale erano caduti.<br />

I nomi dei sette deportati e morti nei vari campi di concentramento dei quali si celebrerà la<br />

memoria il 27 gennaio a <strong>Rovereto</strong> sono: Ennio Ballerin, Lino Trainotti, Emilio Dal Lago,<br />

Mansueto Dessimoni, Edvige Mayer, Simone Leonar<strong>del</strong>li e Maria Broch.<br />

Qui di seguito alcune <strong>del</strong>le vicende e testimonianze che il libro raccoglie. La prima è la<br />

notizia di Ennio Ballerin, operaio di Bolzano. La seconda riguarda un deportato passato<br />

per il Lager di Bolzano e la terza è la tragica epopea di un cugino di mio padre, Emilio Dal<br />

Lago.<br />

Ennio Ballerin, deportato da Castello Tesino il 17 novembre 1944; trasferito da Buchenwald<br />

a Ohrdruf il 14 febbraio 1945, dopo quella data nulla si saprà di lui. Simone Leonar<strong>del</strong>li,<br />

maestro elementare, arrestato in aula a Lavarone il 23 novembre 1944, rinchiuso nel Lager<br />

di Bolzano, l’8 gennaio 1945 è deportato a Mauthausen; muore nell’ospedale americano di<br />

Sankt Florian il 16 giugno 1945.<br />

Questa la sua lettera d’addio spedita dal Lager di Bolzano:


«Bolzano, 8 gennaio 1945. Carissimi figli e cugina, vi partecipo che oggi partiamo per la<br />

Germania. Non speditemi più niente. Da voi non ho mai ricevuto notizie. Vogliatevi bene<br />

sempre, vado incontro alla mia sorte, pregate tanto anche per me. Fate il vostro dovere<br />

sempre, non preoccupatevi di me. Guardate di fare alla meglio, procuratevi di vivere<br />

meglio che potete. Ubbidite alla zia. Fatevi aiutare dagli zii. Informatevi dal R.<br />

Provveditore agli studi se posso o meno ricevere lo stipendio che credo di sì. Domandate<br />

al Direttore didattico di Pergine Benedetti che domandi lui. Egli sta a Brazzaniga giù<br />

all’osteria. Domandate che chieda lui al Provv . Dite che sono internato politico e che lo<br />

stipendio credo di riceverlo. Domandate anche per l’assicurazione di Elio e tiratela fuori,<br />

che sono già 14 anni che pagava per il provveditorato.<br />

Renata, Elio, Assunta, Anna, vi saluto tanto tanto. Speriamo di rivederci ancora. Saluti<br />

cari ai miei fratelli e sorella e cognati e nipoti tutti e alla suor Mery. Dio ci aiuterà,<br />

coraggio. Un bacione a tutti voi».<br />

Emilio Dal Lago nasce a Levico il 24 ottobre 1902 da Arduino e Dirce Dallabona. La<br />

famiglia si stabilisce a Trento con i fratelli Adriano e Serafina. I fratelli Dal Lago sono<br />

grandi amanti <strong>del</strong>la montagna e Adriano, esperto scalatore, muore nel 1938 sulla parete<br />

sud <strong>del</strong>la Marmolada. Emilio Dal Lago, impiegato all’ufficio <strong>del</strong> turismo di Bolzano, sposa<br />

Ernestina Albertani. Dal matrimonio nasce una bambina alla quale viene messo il nome di<br />

Adriana.<br />

Dopo l’8 settembre Emilio Dal Lago manifesta in pubblico il suo dissenso verso il<br />

nazifascismo. C’è chi riferisce le sue osservazioni e Emilio Dal Lago viene arrestato. Per la<br />

sua perfetta conoscenza <strong>del</strong>la lingua tedesca e la sua attività lavorativa viene rilasciato.<br />

Scappa a Cesena e qui viene arrestato per una soffiata che pare sia partita da Bolzano e<br />

trasferito a Bologna nel carcere di San Giovanni al Monte. Riesce a comunicare con la<br />

famiglia, ma il 21 giugno 1944 viene portato in campo di concentramento a Mauthausen.<br />

Il suo numero di matricola è il 76390. Da Mauthausen è trasferito a Gusen dove muore il<br />

mattino <strong>del</strong> 30 marzo 1945. Nello stesso periodo muore anche sua moglie, per un<br />

mitragliamento mentre sta andando a trovare la sua bambina che si trova con i nonni a<br />

San Genesio. Chi trasmette la sua morte è un amico di prigionia.<br />

«Lienz, 20 gennaio 1946<br />

Spettabile famiglia Dal Lago, mi sia consentito di comunicarvi che il vostro famigliare e mio<br />

amico Emil Dal Lago è spirato giovedì santo <strong>del</strong> 1945 nel campo di concentramento di<br />

Gusen 2, nei pressi di St. Georgen a.d. Gusen (Austria). Egli mi aveva pregato di<br />

scrivervi in caso di suo decesso. Purtroppo non mi è stato possibile farlo prima a causa<br />

<strong>del</strong> blocco dei servizi postali. Io stesso ero detenuto nello stesso campo, ma sono riuscito<br />

a sopravvivere fino alla liberazione. Emil è morto per debolezza generale. Eventuali<br />

documenti potrebbero trovarsi solo presso il campo di Mauthausen, dove è comunque<br />

disponibile qualche ulteriore notizia. Vi prego datemi conferma che avete ricevuto questo<br />

mio scritto, in modo che io possa sentirmi in pace con la mia coscienza, riguardo a quanto<br />

il povero Emil mi ha chiesto sul letto di morte. Con i miglior saluti.<br />

In fede.<br />

Raimond Scholz. Linz an der Donau Ober Österreich»

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