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L'archivio storico del Parlamento regionale gli antichi Parlamenti ...

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fraternità da quest’isola che formula ogni mi<strong>gli</strong>ore augurio – Alto Commissario<br />

Generale Pinna”.<br />

Il 26 maggio il registro <strong>del</strong> protocollo segnala con la notazione “voti augurali”<br />

l’arrivo dei telegrammi <strong>del</strong> Capo provvisorio <strong>del</strong>lo Stato, <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>l’Assemblea<br />

Costituente, <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong> Consi<strong>gli</strong>o dei Ministri, cui nel giorno precedente,<br />

inaugurando la nuova Assemblea, l’assise appena insediatasi aveva voluto (per la verità<br />

i monarchici avevano votato contro tale proposta) rivolgere indirizzi di saluto con<br />

telegrammi a loro volta approvati dall’Aula. Questi atti testimoniano il modo unitario<br />

con cui l’Assemblea <strong>regionale</strong> si accingeva a svolgere il proprio mandato in un clima di<br />

partecipazione ad un evento <strong>storico</strong> non solo per i siciliani, ma per tutto il paese.<br />

Se la macchina organizzativa, sia pur costituita senza i caratteri di organicità e<br />

programmazione, diede una buona prova di sé, ciò non to<strong>gli</strong>eva tuttavia che fosse<br />

necessario ed urgente concepire un assetto organizzativo stabile che funzionasse a<br />

regime. Occorre peraltro ricordare che in quel periodo l’Assemblea utilizzava soltanto<br />

alcuni dei locali <strong>del</strong> Palazzo Reale, poiché altri (ad esempio, le stanze in cui oggi sono<br />

ubicate la I e la VI Commissione parlamentare) erano utilizzati come private abitazioni<br />

destinate, fra l’altro, anche ai familiari dei responsabili <strong>del</strong>la Soprintendenza alle belle<br />

arti, che in quel periodo aveva sede nel palazzo, mentre ancora altri alloggi erano<br />

allocati nell’ala oggi occupata dal servizio ragioneria ed informatica.<br />

Così scrive Lucio Maria Attinelli, in un breve romanzo autobiografico dal titolo<br />

“Una stagione a Palermo”, ambientato nel capoluogo siciliano nell’estate <strong>del</strong> 1943: In<br />

que<strong>gli</strong> anni vivevamo al Palazzo Reale di Palermo, rara testimonianza <strong>del</strong>la felice<br />

simbiosi tra mondo cristiano e mondo islamico. Il privilegio nasceva dalle funzioni di<br />

mio padre, primo Segretario <strong>del</strong>la Sovrintendenza ai Monumenti per la Sicilia<br />

occidentale, l’organo incaricato <strong>del</strong>la loro conservazione e tutela”.<br />

Un’ulteriore precisazione: sembra che abitasse all’interno <strong>del</strong> Palazzo anche il<br />

Commissario <strong>del</strong>lo Stato, il prefetto Vittorelli, con la conseguenza che “controllore” (il<br />

Commissario) e “controllato” (Assemblea <strong>regionale</strong>) erano costretti ad una<br />

“coabitazione” fisica, pur nella diversità e nella contrapposizione dei ruoli istituzionali<br />

di ciascuno.<br />

Per consentire il funzionamento <strong>del</strong>l’Ars, venne attuata provvisoriamente una<br />

prima pianta organica approvata dal consi<strong>gli</strong>o di presidenza composto da<strong>gli</strong> onorevoli<br />

Cipolla, Presidente, Romano e Taormina vicepresidenti, Barbera, Gallo e Bongiorno<br />

deputati questori, Beneventano, Gentile e D’agata deputati segretari.<br />

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