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Impianti di Climatizzazione e Condizionamento

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<strong>Impianti</strong> <strong>di</strong> <strong>Climatizzazione</strong> e<br />

Con<strong>di</strong>zionamento<br />

a.a. 2010/11 - Corso <strong>di</strong> <strong>Impianti</strong> Tecnici per l'e<strong>di</strong>lizia - E. Moretti<br />

1<br />

GLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO


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2<br />

<strong>Impianti</strong> <strong>di</strong> riscaldamento e climatizzazione<br />

Gli impianti <strong>di</strong> riscaldamento e climatizzazione hanno la stessa<br />

configurazione <strong>di</strong> impianto, ma nel secondo caso si invia nelle tubazioni e<br />

negli elementi terminali alternativamente acqua calda o acqua refrigerata,<br />

a seconda delle stagioni.<br />

Il fluido termovettore è acqua, riscaldata o raffreddata in centrale e<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuita me<strong>di</strong>ante pompe <strong>di</strong> circolazione e attraverso una<br />

rete <strong>di</strong> tubazioni.<br />

Gli elementi terminali nei singoli ambienti possono essere ventilconvettori<br />

(fan - coils) o mobiletti ad induzione (nel caso <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> riscaldamento<br />

possono essere impiegati anche i ra<strong>di</strong>atori).<br />

<strong>Impianti</strong> <strong>di</strong> climatizzazione<br />

AUTONOMI<br />

CENTRALIZZATI


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3<br />

1. CENTRALIZZATI<br />

1. <strong>Impianti</strong> centralizzati in condominiali: la caldaia è collocata in un<br />

locale de<strong>di</strong>cato, chiamato centrale termica, da cui si snoda la rete;<br />

2. <strong>Impianti</strong> per quartiere o comprensorio: teleriscaldamento con<br />

acqua surriscaldata o vapore come fluido termovettore e scambiatori <strong>di</strong><br />

calore.<br />

Vantaggi: ren<strong>di</strong>mento globale più elevato rispetto a quelli<br />

autonomi;<br />

Svantaggi: la regolazione non può essere modellata secondo le<br />

esigenze specifiche <strong>di</strong> ciascuna singola utenza


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4<br />

1. <strong>Impianti</strong> centralizzati in condominiali<br />

Si ha un generatore <strong>di</strong> calore che produce acqua calda ad una temperatura<br />

inferiore a 100°C; la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua, pertanto, non è in pressione.<br />

I primi impianti realizzati erano quasi tutti a circolazione naturale;<br />

Ad oggi la circolazione dell’acqua avviene per mezzo <strong>di</strong> esse si parla dunque <strong>di</strong><br />

circolazione forzata;<br />

l'acqua circola fra la caldaia ed i corpi scaldanti me<strong>di</strong>ante reti <strong>di</strong> tubazioni in<br />

acciaio nero, in rame o in materiale plastico.<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong>mensionali e costruttive della centrale termica, sono regolate da<br />

norme volte soprattutto a garantire la sicurezza.


Sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido termovettore<br />

1. A colonne montanti<br />

1. a sorgente<br />

2. A cascata<br />

2. Complanare:<br />

1. Ad anello monotubo<br />

2. Ad anello a due tubi<br />

3. A collettori complanari<br />

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5


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6<br />

<strong>Impianti</strong> centralizzati<br />

Schema <strong>di</strong> impianto centralizzato a colonne montanti a sorgente.


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7<br />

<strong>Impianti</strong> centralizzati<br />

Schema <strong>di</strong> impianto centralizzato a colonne montanti a cascata ( combustibili come il<br />

metano).


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8<br />

• Gli impianti a sorgente e a cascata, sono abbandonati; ciò è dovuto al<br />

fatto che, per molti aspetti, non rispondono alle nuove normative.<br />

• Infatti esse richiedono che la tariffazione sia in<strong>di</strong>viduale, valutata in<br />

relazione alle calorie effettivamente consumate dal singolo utente;<br />

occorre pertanto in<strong>di</strong>viduare, relativamente a ciascuna unità immobiliare,<br />

la portata d’acqua e le temperature <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong> uscita.<br />

• In un impianto a sorgente o a cascata tutto ciò risulta complesso, in<br />

quanto occorrerebbe inserire un contacalorie per ciascun ra<strong>di</strong>atore ed un<br />

totalizzatore; nei sistemi ad anello o a collettori complanari, invece, è<br />

sufficiente un contacalorie per ogni anello o collettore, cioè per ogni unità<br />

immobiliare.


<strong>Impianti</strong> ad anello monotubo<br />

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9<br />

Dalla caldaia si<br />

<strong>di</strong>partono<br />

verticalmente le<br />

tubazioni <strong>di</strong><br />

mandata e <strong>di</strong><br />

ritorno, dalle<br />

quali, in<br />

corrispondenza<br />

<strong>di</strong> ogni piano e<br />

per ogni zona<br />

termica, si<br />

<strong>di</strong>rama una<br />

tubazione <strong>di</strong><br />

mandata che si<br />

chiude ad anello<br />

su tutti gli<br />

utilizzatori<br />

Schema <strong>di</strong> impianto complanare monotubo con terminali in serie.


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10<br />

<strong>Impianti</strong> ad anello monotubo: si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stribuzione sul perimetro della<br />

superficie da scaldare, in cui i corpi scaldanti sono posti in serie;<br />

Caratteristiche<br />

ti - la lunghezza delle tubazioni è ridotta e si ha una maggiore garanzia sulla<br />

tenuta;<br />

- l’ultimo ra<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> ciascuna zona è il più sfavorito in quanto la<br />

<strong>di</strong>fferenza tra la temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua e quella dell’aria è più<br />

bassa;<br />

- per avere la stessa resa, occorre aumentare la superficie <strong>di</strong> scambio<br />

termico.<br />

Per la regolazione si impiegano valvole a quattro vie, questo sistema viene<br />

utilizzato dove gli altri risultano troppo costosi, ad esempio per riscaldare locali<br />

molto ampi.


<strong>Impianti</strong> ad anello a due tubi:<br />

consente un minor impiego <strong>di</strong> tubazioni senza precludere la possibilità <strong>di</strong> regolare il<br />

singolo terminale; consiste nel servire in serie e parallelo con due tubi i <strong>di</strong>versi<br />

terminali, che prendono il fluido dal tubo <strong>di</strong> mandata e lo scaricano su quello <strong>di</strong><br />

ritorno. Il ritorno <strong>di</strong> un terminale non va quin<strong>di</strong> a quelli successivi.<br />

Schema <strong>di</strong> impianto a due tubi a ritorno<br />

semplice.<br />

−Le portate sono <strong>di</strong>verse nelle <strong>di</strong>verse zone <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione; ad ogni uscita verso un terminale,<br />

la portata <strong>di</strong>minuisce nel tubo <strong>di</strong> mandata, che<br />

verrà quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionato con <strong>di</strong>ametri decrescenti,<br />

in modo da avere per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico costanti per unità<br />

<strong>di</strong> lunghezza.<br />

−L’ultimo terminale sarà soggetto a per<strong>di</strong>te<br />

molto più alte del primo, per la maggior lunghezza<br />

dei tubi <strong>di</strong> mandata e ritorno.<br />

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Schema <strong>di</strong> impianto a due tubi a<br />

ritorno inverso.<br />

−Se l’impianto è molto lungo, con il<br />

ritorno inverso tutti i terminali sono<br />

soggetti a per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico simili,<br />

anche se a livello impiantistico occorre<br />

utilizzare una tubazione <strong>di</strong> ritorno più<br />

lunga.<br />

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12<br />

<strong>Impianti</strong> a collettori complanari


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13<br />

<strong>Impianti</strong> a collettori complanari<br />

I terminali sono <strong>di</strong>mensionati in base alla ripartizione del carico termico nei<br />

<strong>di</strong>versi ambienti e la <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda avviene<br />

in<strong>di</strong>pendentemente per ciascun ra<strong>di</strong>atore.<br />

Dal collettore partono tanti tubi quanti sono gli elementi terminali (uno per<br />

la mandata e uno per il ritorno); si tratta <strong>di</strong> tubi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro molto<br />

piccolo, in genere


<strong>Impianti</strong> <strong>di</strong> teleriscaldamento<br />

Gli impianti <strong>di</strong> teleriscaldamento sono costituiti da una centrale <strong>di</strong><br />

produzione del calore, con il fluido termovettore immesso in una rete <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione in grado <strong>di</strong> servire uno o più quartieri citta<strong>di</strong>ni.<br />

Il fluido può essere vapore o acqua surriscaldata, in fase liquida, alla<br />

temperatura t <strong>di</strong> circa 130 °C.<br />

In corrispondenza dei singoli e<strong>di</strong>fici serviti la rete si immette nella centrale<br />

termica, dove uno scambiatore <strong>di</strong> calore alimenta l’impianto dell’e<strong>di</strong>ficio,<br />

con un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione simile a quelli descritti in precedenza.<br />

Un impianto <strong>di</strong> teleriscaldamento può servire anche e<strong>di</strong>fici esistenti,<br />

sostituendo il generatore <strong>di</strong> calore con uno scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />

Vantaggi: possibilità <strong>di</strong> allontanare dall’interno degli agglomerati urbani le<br />

emissioni dei prodotti della combustione;<br />

ottenere un consistente risparmio energetico, grazie agli elevati valori del<br />

ren<strong>di</strong>mento dei generatori <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni.<br />

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15<br />

2.IMPIANTI AUTONOMI<br />

• Ogni utenza è servita da un generatore <strong>di</strong> calore, con una taglia me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> circa 35<br />

kW termici. i La grande <strong>di</strong>ffusionei degli impiantii autonomi è stata t determinata t dalla<br />

possibilità <strong>di</strong> farli funzionare secondo le esigenze dell’utente; il ren<strong>di</strong>mento globale è<br />

più basso rispetto agli impianti centralizzati con maggiori costi <strong>di</strong> esercizio.<br />

• La <strong>di</strong>stribuzione dell'acqua calda avviene con le stesse modalità viste per gli<br />

impianti centralizzati.


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16<br />

CRITERI DI PROGETTO PER IMPIANTI DI<br />

RISCALDAMENTO


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17<br />

DEFINIZIONE<br />

Un impiantoi <strong>di</strong> riscaldamento è quel complesso <strong>di</strong> elementi e <strong>di</strong><br />

apparecchiature atti a realizzare e mantenere in determinati ambienti<br />

valori della temperatura maggiori <strong>di</strong> quelli esterni.<br />

Consentono <strong>di</strong> controllare solo la temperatura dell’aria nell’ambiente<br />

riscaldato; non sono controllate l’umi<strong>di</strong>tà relativa (chetendea<strong>di</strong>minuire<br />

all’aumentare della temperatura dell’aria), la temperatura me<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ante<br />

(anche se, col passare del tempo, la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura tra le pareti<br />

e l’aria tende a <strong>di</strong>ventare trascurabile) e la velocità dell’aria.


COMPONENTI PRINCIPALI:<br />

• elementi terminali o corpi scaldanti;<br />

• rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda;<br />

• vaso <strong>di</strong> espansione;<br />

• pompa p <strong>di</strong> circolazione;<br />

• generatore <strong>di</strong> calore.<br />

L’acqua presente nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione circola, per mezzo <strong>di</strong> una pompa, all’interno<br />

del generatore <strong>di</strong> calore, dove viene scaldata ed inviata agli elementi terminali che<br />

scambiano calore con l’aria ambiente, mantenendone la temperatura al valore <strong>di</strong><br />

progetto.<br />

Il vaso <strong>di</strong> espansione presente nel circuito serve ad assorbire le <strong>di</strong>latazioni<br />

termiche dell’acqua dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> volume minimo, ad impianto spento, a quelle<br />

<strong>di</strong> volume massimo, ad impianto acceso.<br />

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ELEMENTI TERMINALI<br />

Hanno il compito <strong>di</strong> fornire all’ambiente da riscaldare l’energia<br />

termica necessaria a sod<strong>di</strong>sfare il carico termico.<br />

Negli impianti <strong>di</strong> riscaldamento i tipi <strong>di</strong> elementi terminali sono:<br />

• ra<strong>di</strong>atori;<br />

•ventilconvettori;<br />

•pannelli ra<strong>di</strong>anti.<br />

Ra<strong>di</strong>atori<br />

I ra<strong>di</strong>atori sono ancora gli elementi terminali più <strong>di</strong>ffusi; sono<br />

alimentati quasi esclusivamente ad acqua calda, con una<br />

temperatura <strong>di</strong> ingresso <strong>di</strong> circa 75÷85°C<br />

C.<br />

I ra<strong>di</strong>atori scambiano calore principalmente per irraggiamento ed in<br />

misura minore per convezione.<br />

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Ra<strong>di</strong>atori<br />

L’installazione ottimale è sotto le finestre o lungo le pareti esterne.<br />

Vantaggi:<br />

−buone con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere termoigrometrico, limitando il<br />

fenomeno dell’asimmetria ra<strong>di</strong>ante, bilanciando il flusso termico<br />

verso superfici fredde (le finestre);<br />

−si contrastano gli effetti delle correnti che si formano in prossimità<br />

delle superfici fredde (finestre o pareti esterne) sfruttando le stesse<br />

correnti per aumentare lo scambio termico per convezione;<br />

−si sfrutta lo spazio <strong>di</strong>sponibile sotto le finestre, dove <strong>di</strong> solito non<br />

sono collocati altri complementi <strong>di</strong> arredo.<br />

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Svantaggi:<br />

Ra<strong>di</strong>atori<br />

presenza <strong>di</strong> superfici ra<strong>di</strong>anti a temperatura <strong>di</strong>versa da quella<br />

dell’aria: queste possono dar luogo anche alla combustione del<br />

pulviscolo per effetto delle elevate temperature con conseguente<br />

annerimento della parete al <strong>di</strong> sopra del ra<strong>di</strong>atore.<br />

In base al materiale con cui sono costruiti possono essere classificati<br />

nei seguenti tipi: in ghisa, inacciaio, inalluminio.<br />

GHISA<br />

Modulari con elementi a colonne o piastre <strong>di</strong> conseguenza si possono<br />

realizzare corpi scaldanti <strong>di</strong> potenzialità adeguata alle esigenze dell’ambiente in<br />

cui devono essere installati; resistenti alla corrosione con una vita utile molto<br />

lunga.<br />

Sono molto pesanti e hanno un’elevata inerzia termica: da un lato,<br />

l’ambiente si mantiene caldo per un certo periodo <strong>di</strong> tempo dopo lo<br />

spegnimento dell’impianto, dall’altro, la temperatura interna dell’ambiente si<br />

porta a regime con un ritardo superiore rispetto al caso in cui si impieghino<br />

ra<strong>di</strong>atori in acciaio o alluminio.<br />

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22<br />

Disegno schematico <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>atore in ghisa.


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23<br />

ACCIAIO<br />

Ra<strong>di</strong>atori<br />

Sono costituiti da elementi saldati (piastre, lamelle, colonne), pertanto<br />

non sono componibili ma le proprietà meccaniche dell’acciaio<br />

permettono la realizzazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atori <strong>di</strong> forme e <strong>di</strong>mensioni tali da<br />

risultare più leggeri e meno costosi rispetto a quelli in ghisa.<br />

Lo svantaggio principale è che sono soggetti a corrosione pertanto<br />

hanno una vita utile più breve rispetto a quelli in ghisa.<br />

ALLUMINIO<br />

Si caratterizzano per la leggerezza e la resistenza alle corrosioni esterne;<br />

sono costituiti da elementi componibili realizzati per estrusione o<br />

pressofusione e assemblati tramite nipples.<br />

Sono leggermente più costosi rispetto ai ra<strong>di</strong>atori in acciaio e possono<br />

essere soggetti a corrosioni interne nel caso in cui l’acqua sia troppo<br />

addolcita; hanno un’inerzia termica molto bassa.


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24<br />

Ventilconvettori<br />

Sono costituiti da un carter metallico contenente un filtro, una batteria<br />

alettata rame-alluminio alluminio e un ventilatore a più velocità.<br />

Normalmente la struttura esterna è <strong>di</strong> forma parallelepipeda e provvista <strong>di</strong><br />

due aperture: una in basso per l'ingresso dell'aria da riscaldare ed una in<br />

alto per la fuoriuscita dell'aria calda.<br />

Se è presente un sistema per la raccolta della condensa, il ventilconvettore<br />

può essere impiegato anche per il raffrescamento.<br />

Sono commercializzati nel modello verticale (a pavimento) e nel modello<br />

orizzontale (a soffitto), con o senza mobiletto.<br />

Possono funzionare a tutt’aria <strong>di</strong> ricircolo oppure me<strong>di</strong>ante una serran<strong>di</strong>na<br />

che consente l'immissione <strong>di</strong> aria esterna, fino ad un 30% circa della portata<br />

totale.


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25<br />

Schema costruttivo <strong>di</strong> un ventilconvettore.


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26<br />

Ventilconvettori ed areotermi<br />

Il flusso d’aria, spinto dal ventilatore, investe la batteria alettata<br />

riscaldandosi (o raffreddandosi nel caso estivo) per convezione<br />

forzata. La potenza termica q c scambiata è pari a:<br />

q<br />

c<br />

=<br />

S<br />

⋅h<br />

c<br />

⋅<br />

( T − T )<br />

H<br />

2<br />

O<br />

a<br />

dove:<br />

q c<br />

= potenza termica scambiata (W);<br />

S = superficie <strong>di</strong> scambio termico (m 2 );<br />

h c<br />

= coefficiente i globale l <strong>di</strong> scambio termico per convezione<br />

(W/m 2 K);<br />

T H2O<br />

= temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua all’interno della batteria (K);<br />

T a<br />

= temperatura dell’aria all’ingresso al ventilconvettore (K).


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27<br />

Ventilconvettori<br />

Lavorano con temperature dell’acqua inferiori rispetto ai ra<strong>di</strong>atori,<br />

dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 40-60 °C.<br />

Vantaggi:<br />

• possono essere alimentati con acqua calda dai collettori solari;<br />

• le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore lungo la rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione sono più basse;<br />

• non si ha formazione <strong>di</strong> zone nere sulla superficie della parete;<br />

• possono essere impiegati per il raffrescamento estivo;<br />

•a volte sono meno costosi rispetto ai ra<strong>di</strong>atori.<br />

i


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28<br />

Aerotermi<br />

Si basano sullo stesso principio i i <strong>di</strong> funzionamento dei ventilconvettori,<br />

tt i<br />

ma hanno minore capacità <strong>di</strong> regolazione.<br />

Sono costituiti da batterie <strong>di</strong> tubi alettati attraversate da flussi <strong>di</strong><br />

aria mossi da ventilatori.<br />

Caratteristiche: basso costo, molto rumorosi ed elevate potenzialità.<br />

a) b)<br />

Schema costruttivo <strong>di</strong> un aerotermo a proiezione orizzontale (a) e verticale (b).


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29<br />

Pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Sono superfici molto estese che scambiano calore per irraggiamento;<br />

possono essere realizzati come parte integrante t delle strutture tt oppure<br />

costruiti separatamente e poi installati nell’ambiente da riscaldare.<br />

Nel primo caso si tratta <strong>di</strong> soluzioni in cui il corpo scaldante è parte<br />

dello stesso circuito <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del fluido termovettore; infatti le<br />

parti terminali delle tubazioni del circuito sono annegate nella<br />

struttura del pavimento, delle pareti o del soffitto, e cedono calore<br />

per ra<strong>di</strong>azione i alle pareti affacciate sul locale l riscaldato.<br />

Tra questi i più comuni sono gli impianti a pavimento ra<strong>di</strong>ante, con<br />

tubazioni in materiale plastico poste al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong> materiale<br />

isolante e ricoperte dal massetto e dal pavimento.


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30<br />

Esempio <strong>di</strong> pannello ra<strong>di</strong>ante a pavimento.


Pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Devono essere alimentati con acqua a temperature <strong>di</strong> 28-35 °C; a<br />

temperature superiori i pannelli procurano sensazioni <strong>di</strong> malessere.<br />

Vantaggi:<br />

•buone con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere, evitano la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità e<br />

<strong>di</strong>suniformità <strong>di</strong> temperatura;<br />

• non formano correnti d’aria;<br />

• evitano la combustione del pulviscolo atmosferico;<br />

• sono abbinabili a tecnologie per il risparmio energetico (collettori solari,<br />

caldaie a condensazione, ecc.);<br />

• assenza <strong>di</strong> elementi terminali.<br />

Svantaggi:<br />

•costosi;<br />

• personale specializzato per l’installazione;<br />

ll i<br />

• in caso <strong>di</strong> guasto occorre rimuovere il pavimento per la riparazione.<br />

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32<br />

Pannelli ra<strong>di</strong>anti<br />

Se impiegati per il raffrescamento estivo, devono essere accompagnati da un<br />

sensore anticondensa che controlli la temperatura superficiale del<br />

pavimento, facendo in modo che si mantenga sempre superiore alla<br />

temperatura <strong>di</strong> rugiada dell’aria ambiente.<br />

I pannelli in<strong>di</strong>pendenti dalle strutture sono costituiti da griglie <strong>di</strong> tubi sulle<br />

quali sono saldate inferiormente piastre metalliche e superiormente sono<br />

posti degli strati <strong>di</strong> materiale isolante per evitare la <strong>di</strong>spersione termica verso<br />

il soffitto.<br />

Sono installati in ambienti ampi, dove è necessario creare zone a<br />

temperatura <strong>di</strong>versificata ifi (capannoni, officine, i saloni espositivi). ii i)<br />

Sono alimentati con flui<strong>di</strong> molto cal<strong>di</strong>, acqua a 80÷90 °C ofumical<strong>di</strong>a<br />

temperature <strong>di</strong> 150÷180 °C: sono posizionati in corrispondenza <strong>di</strong><br />

soffitti alti (altezza superiore ai 4÷5 m), così da evitare che possano<br />

verificarsi contatti accidentali.


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33<br />

Esempio <strong>di</strong> pannello ra<strong>di</strong>ante a soffitto<br />

In genere sono corpi scaldanti molto ru<strong>di</strong>mentali, poco costosi<br />

presentano il vantaggio <strong>di</strong> riuscire ad emettere un’elevata potenza termica per<br />

unità <strong>di</strong> superficie;<br />

poiché lo scambio termico avviene per irraggiamento, grazie alla loro<br />

conformazione è possibile concentrare la potenza termica emessa in zone ben<br />

definite, controllando più che la temperatura dell’aria, gli scambi ra<strong>di</strong>ativi col<br />

soggetto e garantendo comunque un benessere termico.


Andamento verticale della temperatura con <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> elementi terminali.<br />

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35<br />

DIMENSIONAMENTO<br />

Il <strong>di</strong>mensionamento degli elementi terminali è sviluppato con<br />

l’ausilio dei cataloghi delle <strong>di</strong>tte produttrici dove sono riportati i dati<br />

necessari ai calcoli: potenza termica sviluppata, per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico<br />

imputabili all’elemento, portata del fluido termovettore, temperature<br />

d’esercizio.<br />

Conoscendo le <strong>di</strong>mensioni del locale servito e calcolando il<br />

contributoto dei <strong>di</strong>versi carichi termici, è possibile ottenere una prima<br />

stima sulla potenza termica richiesta in ambiente.


DIMENSIONAMENTO<br />

Nelle schede tecniche degli elementi terminali fornite dai costruttori, in base<br />

alle caratteristiche ti <strong>di</strong> potenza prossime alle esigenze del locale, l si in<strong>di</strong>vidua<br />

id<br />

preliminarmente la tipologia <strong>di</strong> corpo scaldante:<br />

- per i ra<strong>di</strong>atori sono fornite le potenze termiche rese da ciascun elemento,<br />

pertanto si determina il numero <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong>videndo la potenza richiesta per<br />

la potenza <strong>di</strong> ciascun elemento e arrotondando d all’intero superiore; le rese<br />

sono riferite a valori stabiliti del ∆T tra acqua nel ra<strong>di</strong>atore e aria ambiente e<br />

possono essere appositamente corretti per valori <strong>di</strong>versi;<br />

− per i ventilconvettori sono fornite la potenza termica e frigorifera<br />

globalmente rese da <strong>di</strong>versi modelli nelle <strong>di</strong>verse taglie, basta selezionare il<br />

modello <strong>di</strong> taglia pari (se <strong>di</strong>sponibile) o appena superiore a quella richiesta in<br />

ambiente;<br />

− per i pannelli ra<strong>di</strong>anti sono fornite le potenze termiche rese per unità <strong>di</strong><br />

superficie al variare del <strong>di</strong>ametro e dell’interasse delle tubazioni, è sufficiente<br />

in<strong>di</strong>viduare id e selezionare la configurazione i la cui potenza, moltiplicata li t per la<br />

superficie dell’ambiente, fornisce la potenza richiesta.<br />

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36


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37<br />

DIMENSIONAMENTO<br />

Per il <strong>di</strong>mensionamento dell’elemento si considera la potenza termica<br />

nominale riferita alla <strong>di</strong>fferenza tra la temperatura me<strong>di</strong>a dell’acqua<br />

nell’elemento terminale e la temperatura ambiente (∆T); ∆T èunvalore<br />

fissato, pari a 50°C, ma lo si può ottenere anche me<strong>di</strong>ando il valore <strong>di</strong><br />

temperatura dell’acqua in ingresso e quello in uscita dall’elemento<br />

terminale (ad esempio per i ra<strong>di</strong>atori T H20 in = 85 °C; T H20 out = 75 °C; T H20<br />

me<strong>di</strong>a = 80°C; T a =20°C,∆T =60°C).<br />

Per ΔT <strong>di</strong>versi da quello <strong>di</strong> riferimento, la potenza dell’elemento (Q) si ricava<br />

me<strong>di</strong>ante la relazione seguente:<br />

Q<br />

=<br />

K m ⋅ ΔT<br />

n<br />

dove K m [W/°C] e n sono coefficienti il cui valore è tabulato nei dati tecnici<br />

del singolo modello.


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38<br />

DIMENSIONAMENTO- ra<strong>di</strong>atori in ghisa


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39<br />

DIMENSIONAMENTO- ventilconvettori


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40<br />

DIMENSIONAMENTO – pannelli ra<strong>di</strong>anti a pavimento


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41<br />

DIMENSIONAMENTO<br />

Noto il carico termico Q del locale e determinato il ΔT, si calcola la portata<br />

<strong>di</strong> fluido necessaria ad alimentare il corpo scaldante me<strong>di</strong>ante la seguente<br />

relazione:<br />

dove:<br />

g<br />

γ<br />

H2O<br />

g = portata <strong>di</strong> acqua (m 3 /s);<br />

Q<br />

γ H2O<br />

⋅ ρ<br />

Q<br />

= (m 3 /s)<br />

H2O<br />

⋅ ΔT<br />

H2O<br />

= potenza termica richiesta in ambiente (kW);<br />

γ H2O<br />

= calore specifico dell’acqua, (kJ/kg °C); )<br />

ρ H2O<br />

= densità dell’acqua, (kg/m 3 );<br />

∆T H2O= <strong>di</strong>fferenza tra la temperatura dell’acqua in ingresso e in uscita<br />

dall’elemento scaldante (°C) (5 ÷ 20 °C).


DIMENSIONAMENTO<br />

La potenza termica Q in realtà deve essere corretta calcolando il<br />

cosiddetto fattore <strong>di</strong> resa <strong>di</strong> ogni corpo scaldante, in base alle <strong>di</strong>verse<br />

tipologie.<br />

La potenza termica scambiata effettivamente con l’ambiente nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> funzionamento può essere infatti calcolata me<strong>di</strong>ante la<br />

seguenteente relazione:<br />

Q<br />

eff<br />

=<br />

Q<br />

nom<br />

⋅F<br />

dove:<br />

Q eff=<br />

potenza termica effettiva (W);<br />

Q nom<br />

= potenza termica nominale (W);<br />

F =fattore correttivo globale (a<strong>di</strong>mensionale).<br />

Il fattore correttivo computa in sé una serie <strong>di</strong> contributi identificabili in <strong>di</strong>verse<br />

relazioni, a seconda che ci si trovi a <strong>di</strong>mensionare ra<strong>di</strong>atori, ventilconvettori o<br />

aerotermi.<br />

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42


RETE DI DISTRIBUZIONE<br />

I principali p flui<strong>di</strong> termovettori impiegati nella <strong>di</strong>stribuzione del calore<br />

sono acqua e aria; l’acqua presenta dei vantaggi che ne fanno<br />

generalmente il vettore preferito a tale scopo: ha un calore<br />

specifico superiore <strong>di</strong> quattro volte rispetto a quello dell’aria (γ H2O =<br />

4.186 kJ/kg K, γ a = 1.004 kJ/kg K) e ha un coefficiente <strong>di</strong><br />

convezione più elevato.<br />

Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Sono generalmente realizzate in rame, acciaio o plastica.<br />

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43


Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Vantaggi del rame: marcata manovrabilità e<br />

lavorabilità (piegatura a mano) e la possibilità <strong>di</strong><br />

trovare in commercio anche tubi con <strong>di</strong>ametri ridotti.<br />

Sono impiegate quasi esclusivamente laddove sono<br />

necessari piccoli <strong>di</strong>ametri delle tubazioni (inferiori<br />

a 20 mm).<br />

La possibilità <strong>di</strong> adattare le tubazioni in rame alle<br />

esigenze dell’e<strong>di</strong>ficio consente una riduzione dei pezzi<br />

speciali; quando necessari, i raccor<strong>di</strong> sono realizzati<br />

in bronzo, per poi essere saldati al rame me<strong>di</strong>ante<br />

brasatura<br />

Svantaggi: soprattutto negli ultimi anni il costo ha<br />

subito un innalzamento considerevole, (possibilità <strong>di</strong><br />

riciclo della materia prima).<br />

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44


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45<br />

Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Per le tubazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro superiore a 20 mm in genere si usa<br />

l’acciaio lacciaio, per il quale risulta più agevole la realizzazione <strong>di</strong> pezzi<br />

speciali.<br />

Tra i <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> acciaio, quello senza saldature è da ritenersi il<br />

migliore a scopi impiantistici; per curve, angoli, raccor<strong>di</strong>, sono in<br />

commercio appositi pezzi speciali da installarsi con filettatura<br />

(richiusa con teflon) o saldatura.<br />

Per il <strong>di</strong>mensionamento delle tubazioni si ricorre a <strong>di</strong>agrammi che<br />

legano le portate e le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico alla velocità e al <strong>di</strong>ametro<br />

delle tubazioni.


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46<br />

a) b)<br />

Diagramma portata - per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico per tubazioni in acciaio a), in rame b).


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47<br />

Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Per ottenere il massimo trasferimento <strong>di</strong> energia termica con il<br />

minimo <strong>di</strong>ametro, si aumenta la velocità: come conseguenza<br />

aumentano le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico e la prevalenza a richiesta alla pompa.<br />

Si cerca pertanto una soluzione in grado <strong>di</strong> ottimizzare le opposte<br />

esigenze e, lavorando a favore <strong>di</strong> sicurezza, nella pratica impiantistica<br />

si impiegano come dati <strong>di</strong> ingresso al <strong>di</strong>agramma i seguenti:<br />

‣per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico inferiori a 150 Pa/m;<br />

‣velocità inferiori a 1 ÷ 1.5 m/s.<br />

Per portate


Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Una volta determinata la portata “g” si entra in un <strong>di</strong>agramma<br />

del tipo <strong>di</strong> quelli appena visti; a seconda della tipologia <strong>di</strong><br />

tubazione e assegnando il valore della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico o <strong>di</strong> portata<br />

si determinano il <strong>di</strong>ametro equivalente e la velocità.<br />

Note le quattro grandezze per ogni tratto <strong>di</strong> tubazione, il circuito è<br />

<strong>di</strong>mensionato; il calcolo della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico totale, necessario<br />

al <strong>di</strong>mensionamento della pompa, si effettua in<strong>di</strong>viduando il<br />

circuito più sfavorito ed impiegando la relazione:<br />

R<br />

d<br />

=<br />

n<br />

∑L<br />

i=1<br />

i<br />

⋅ R<br />

<strong>di</strong><br />

(Pa)<br />

in cui:<br />

R d<br />

= per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico <strong>di</strong>stribuita del circuito più sfavorito (Pa);<br />

L i<br />

= lunghezza del tratto i-esimo del circuito più sfavorito (m);<br />

R <strong>di</strong><br />

= per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico per unità <strong>di</strong> lunghezza del tratto i-esimo del circuito<br />

più sfavorito (Pa/m).<br />

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48


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49<br />

Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico concentrate sono dovute ad irregolarità<br />

presenti all’interno della tubazione, che causano una riduzione i del<br />

carico. Irregolarità tipiche sono: brusche variazioni <strong>di</strong> sezione,<br />

curve, gomiti, giunzioni, valvole e in generale la presenza <strong>di</strong><br />

qualunque apparecchiatura attraversata dal fluido.<br />

Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico concentrate si trovano tabulate in abachi e<br />

possono essere fornite sia <strong>di</strong>rettamente, come caduta <strong>di</strong> pressione,<br />

sia come lunghezza equivalente L eq . q<br />

Lunghezza <strong>di</strong> un tratto <strong>di</strong> tubazione lungo cui si ha per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

carico <strong>di</strong>stribuita uguale a quella prodotta dalla <strong>di</strong>scontinuità in<br />

esame.


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50<br />

Diametro tubazione<br />

(in pollici)<br />

Gomito a 90° Curva a 90° Curva a 180°<br />

Cambi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rezione<br />

½ 048 0.48 030 0.30 076 0.76 091 0.91<br />

¾ 0.61 0.42 0.98 1.2<br />

1 0.79 0.51 1.2 1.5<br />

1 ¼ 1.0 0.70 1.7 2.1<br />

1 ½ 1.2 0.80 1.9 2.4<br />

2 1.5 1.0 2.5 3.0<br />

2 ½ 1.8 1.2 3.0 3.6<br />

3 2.3 1.5 3.6 4.6<br />

3 ½ 2.7 1.8 4.6 5.4<br />

4 3.0 2.0 5.1 6.4<br />

5 4.0 2.5 6.4 7.6<br />

6 4.9 3.0 7.6 9.1<br />

8 6.1 4.0 10.4 10.7<br />

10 77 7.7 49 4.9 12.8 15.2<br />

12 9.1 5.8 15.3 18.3<br />

14 10.4 7.0 16.8 20.7<br />

16 11.6 7.9 18.9 23.8<br />

18 12.8 8.8 21.4 26.0


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51<br />

Tubazioni: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico concentrata totale del tratto più sfavorito è data da<br />

R<br />

c<br />

=<br />

n<br />

∑L<br />

i=1<br />

eqi<br />

⋅R<br />

i<br />

(Pa)<br />

in cui:<br />

R c<br />

= per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico concentrate del circuito più sfavorito;<br />

L eqi<br />

= lunghezza equivalente dell’i-esima <strong>di</strong>scontinuità presente nel<br />

trattott più sfavorito (m);<br />

R i<br />

= per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico per unità <strong>di</strong> lunghezza del tratto i-esimo sul quale si<br />

trova to la <strong>di</strong>scontinuità tà in esame e (Pa/m).<br />

La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico totale del circuito si determina infine sommando le<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico ripartite e quelle concentrate:<br />

R = R<br />

+<br />

R<br />

(Pa)<br />

tot<br />

d<br />

c


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52<br />

Collettori: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

I collettori sono tratti <strong>di</strong> condotto che servono a <strong>di</strong>stribuire e a<br />

raccogliere i flui<strong>di</strong> <strong>di</strong> più circuiti.<br />

Si <strong>di</strong>stinguono in collettori <strong>di</strong> zona e collettori principali.<br />

Per il <strong>di</strong>mensionamento non esistono formule<br />

generali, poiché entrano in gioco numerosi<br />

fattori; è bene prevedere sezioni abbondanti<br />

delle tubazioni che si raccordano: sezioni<br />

eccessivamente piccole potrebbero<br />

provocare ripartizioni <strong>di</strong> fluido non<br />

omogenee.<br />

Schema <strong>di</strong> un collettore <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione


Collettori: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

I collettori <strong>di</strong> zona sono collettori interni i che collegano la rete<br />

principale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ai vari elementi terminali.<br />

Sono realizzati in ottone, ma esistono anche in rame o in<br />

lega <strong>di</strong> alluminio e sono a loro volta sud<strong>di</strong>visi in:<br />

1. ciechi: con un’estremità chiusa e l’altra laltra pre<strong>di</strong>sposta per l’attacco lattacco<br />

delle tubazioni; hanno un numero variabile <strong>di</strong> derivazioni<br />

maschio/femmina con cui raccordare gli elementi terminali;<br />

2. semplici: hanno entrambe le estremità aperte hanno un <strong>di</strong>verso<br />

numero <strong>di</strong> derivazioni maschio/femmina per il raccordo agli elementi<br />

terminali;<br />

3. complanari (verticali o orizzontali): costituiti da un doppio<br />

condotto ciascuno con il proprio asse giacente sullo stesso<br />

piano dell’altro; da ciascun condotto si <strong>di</strong>ramano un numero<br />

variabile <strong>di</strong> derivazioni maschio/femmina per il raccordo agli<br />

elementi terminali;<br />

4. con valvole <strong>di</strong> intercettazione: stesse caratteristiche dei collettori<br />

semplici, ma ciascuna derivazione è dotata <strong>di</strong> una valvola per la<br />

regolazione del flusso.<br />

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53


Collettori: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

I collettori principali sono detti anche <strong>di</strong> centrale, perché sono installati<br />

soprattutto nelle centrali termiche e frigorifere.<br />

Possono essere:<br />

1. a condotti in<strong>di</strong>pendenti: il fluido caldo e il fluido freddo scorrono in tubi<br />

<strong>di</strong>versi;<br />

2. a condotti coassiali: il fluido caldo e il fluido freddo scorrono in uno<br />

stesso tubo, opportunamente separati ed isolati;<br />

3. con attacchi centrali: i tubi <strong>di</strong> alimentazione del fluido termovettore<br />

provenienti dal generatore sono raccordati ortogonalmente rispetto<br />

all’asse del collettore;<br />

4. con attacchi laterali: i tubi <strong>di</strong> alimentazione del fluido termovettore<br />

sono raccordati longitu<strong>di</strong>nalmente rispetto all’asse del collettore.<br />

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54


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55<br />

Collettori: esempi


Vaso <strong>di</strong> espansione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Nelle reti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dell’acqua calda è necessario inserire un vaso <strong>di</strong><br />

espansione, un <strong>di</strong>spositivo che serve ad assorbire la variazione <strong>di</strong> volume<br />

dell'acqua causata dall'aumento <strong>di</strong> temperatura, permettendo il corretto<br />

funzionamento <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> riscaldamento in tutte le sue fasi operative<br />

ed evitando sovrapressioni che potrebbero danneggiare l’impianto stesso.<br />

Il D.M. 1-12-1975 e le norme ISPESL raccolta R 82 prevedono per il<br />

calcolo del volume del vaso <strong>di</strong> espansione l’uso della seguente relazione:<br />

V<br />

v<br />

=<br />

V0<br />

⋅<br />

1−<br />

( e − e0<br />

)<br />

( P / P<br />

)<br />

V v<br />

= volume del vaso <strong>di</strong> espansione (litri);<br />

V 0<br />

= contenuto <strong>di</strong> acqua nell’impianto (litri);<br />

e = coefficiente <strong>di</strong> espansione dell’acqua alla temperatura finale;<br />

e 0<br />

= coefficiente <strong>di</strong> espansione dell’acqua alla temperatura iniziale;<br />

P I<br />

=pressione assoluta <strong>di</strong> carica vaso (bar);<br />

P F<br />

= pressione assoluta massima <strong>di</strong> esercizio del vaso (bar).<br />

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I<br />

F<br />

(m<br />

3<br />

)<br />

56


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57<br />

Vaso <strong>di</strong> espansione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

•Ivalori<strong>di</strong>eede 0 sono tabulati,<br />

• P F è data dalla somma algebrica <strong>di</strong> due termini, la pressione <strong>di</strong> taratura<br />

della valvola <strong>di</strong> sicurezza (PVS) e la pressione corrispondente al<br />

<strong>di</strong>slivello tra vaso <strong>di</strong> espansione e valvola <strong>di</strong> sicurezza (PΔH).<br />

Ad esempio: sottoponendo l’acqua ad un ΔT = 70°C, si osserva un<br />

aumento <strong>di</strong> volume <strong>di</strong> circa il 3%.<br />

Il <strong>di</strong>mensionamento del vaso <strong>di</strong> espansione si determina considerando il<br />

volume totale <strong>di</strong> acqua presente nell’impianto (tubazioni, caldaia,<br />

elementi terminali) e applicando al valore ottenuto dalla percentuale<br />

un’ulteriore maggiorazione, come fattore cautelativo.


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58<br />

Vaso <strong>di</strong> espansione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Posizionamento<br />

i<br />

1. Nel punto più alto dell’impianto (vaso aperto), in cui l’acqua arriva<br />

attraverso un tubo <strong>di</strong> sicurezza. Il vaso deve avere una capacità utile<br />

non inferiore al volume <strong>di</strong> espansione dell’acqua ed essere dotato <strong>di</strong><br />

una protezione contro il gelo, un tubo <strong>di</strong> sfogo e uno <strong>di</strong> troppo pieno. Si<br />

tratta <strong>di</strong> sistemi ultimamente abbandonati, anche se il loro impiego è<br />

ancora obbligatorio in impianti che bruciano combustibili soli<strong>di</strong>;<br />

Vantaggi: facilità <strong>di</strong> installazione.<br />

Svantaggi: <strong>di</strong>fficoltà nell’ispezionabilità per interventi <strong>di</strong> manutenzione<br />

or<strong>di</strong>naria i e straor<strong>di</strong>naria.<br />

i<br />

2. Nel locale caldaia (vaso chiuso), in cui l’espansione avviene a<br />

pressione maggiore <strong>di</strong> quella atmosferica. E’ realizzato con una<br />

membrana che funge da ammortizzatore.<br />

Vantaggi: facilmente accessibile risulta conveniente da un punto <strong>di</strong><br />

vista economico e i materiali <strong>di</strong> cui sono costituite le membrane<br />

garantiscono una buona resistenza nel tempo<br />

Svantaggi: presenza <strong>di</strong> un elemento in pressione


Vaso <strong>di</strong> espansione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

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59


Pompe <strong>di</strong> circolazione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Gli impianti a circolazione naturale, nei quali il movimento dell’acqua è<br />

causato dalle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura, sono ormai in <strong>di</strong>suso da anni, a<br />

per la maggiore complessità e per i vincoli sempre più stringenti in materia<br />

<strong>di</strong> risparmio energetico e tutela dell’ambiente<br />

ambiente.<br />

Gli impianti attualmente in uso sono tutti a circolazione forzata, effettuata<br />

me<strong>di</strong>ante pompe. Trattandosi <strong>di</strong> sistemi chiusi, l’acqua circolante rimane<br />

sempre la stessa, a parte le per<strong>di</strong>te che si hanno nelle giunzioni.<br />

Vantaggi: flusso d'acqua più veloce, con conseguente risparmio <strong>di</strong><br />

combustibile per la produzione <strong>di</strong> calore; possibilità <strong>di</strong> alimentare ra<strong>di</strong>atori<br />

posti anche alla stessa quota della caldaia o ad<strong>di</strong>rittura inferiore.<br />

Le pompe <strong>di</strong> circolazione assolvono la funzione <strong>di</strong> vincere le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico<br />

ripartite e localizzate: in genere si tratta <strong>di</strong> elettropompe, ossia macchine<br />

che sfruttano l’energia lenergiameccanica fornita da un motore elettrico per sollevare<br />

o far circolare il fluido.<br />

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60


Pompe <strong>di</strong> circolazione: tipologie<br />

In base alle caratteristiche costruttive o alla modalità con cui trasmettono<br />

energia all’acqua, le pompe si <strong>di</strong>stinguono in:<br />

1. pompe volumetriche: sfruttano la variazione <strong>di</strong><br />

volume in una camera per provocare la spinta sul<br />

fluido.<br />

2. pompe centrifughe: il fluido viene messo in rotazione<br />

da una girante, aspirato assialmente e rinviato in<br />

<strong>di</strong>rezione periferica all’estremità delle pale della girante<br />

stessa.<br />

3. pompe ad elica, o assiali: sono costituite da un’elica<br />

calettatasuunalbero, che imprime una spinta al fluido<br />

che viene aspirato e rinviato sullo stesso asse.<br />

Negli impianti <strong>di</strong> riscaldamento, la tipologia centrifuga è<br />

quella più impiegata.<br />

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61


Pompe <strong>di</strong> circolazione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

Una pompa è caratterizzata da due parametri: portata e prevalenza.<br />

La scelta della pompa p è effettuata in base alla curva caratteristica<br />

portata/prevalenza.<br />

La portata si determina a partire dal fabbisogno energetico dell’e<strong>di</strong>ficio e dal<br />

salto termico fra le temperature in ingresso e in uscita dell’acqua:<br />

Q<br />

=<br />

g⋅<br />

γ ⋅ρ ⋅<br />

ΔT<br />

T<br />

in cui:<br />

Q = carico termico dell’utenza, per mantenere la temperatura alle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto (W);<br />

g = portata d’acqua (m 3 /h);<br />

γ = calore specifico dell’acqua (J/kg °C);<br />

ρ = densità dell’acqua (kg/m 3 );<br />

ΔT = <strong>di</strong>fferenza tra la temperatura all’uscita e quella in ingresso alla<br />

caldaia (°C).<br />

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62


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63<br />

Pompe <strong>di</strong> circolazione: <strong>di</strong>mensionamento<br />

Determinata la portata, si passa allo stu<strong>di</strong>o del circuito in<strong>di</strong>viduando le<br />

<strong>di</strong>verse per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico e la prevalenza necessaria a vincerle.<br />

Ogni circuito it ha una curva caratteristica, ti legata alla suaconformazione e<br />

alle singolarità: poiché le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico sono proporzionali al quadrato<br />

della velocità, la curva può essere riportata in un <strong>di</strong>agramma g/H, in cui<br />

dall’intersezione della curva caratteristica del circuito e <strong>di</strong> quella della pompa<br />

è possibile in<strong>di</strong>viduare il punto <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Dopo aver determinato le coor<strong>di</strong>nate del punto <strong>di</strong> funzionamento, occorre<br />

prestare attenzione al fatto che esso ricada nella parte centrale della curva<br />

caratteristica, affinché il funzionamento sia ottimale, con ren<strong>di</strong>menti elevati<br />

delle pompe.


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64<br />

Curve<br />

caratteristiche <strong>di</strong><br />

una pompa e <strong>di</strong> un<br />

circuito e punti <strong>di</strong><br />

funzionamento.


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65<br />

Portate maggiori<br />

Elettropompe in parallelo<br />

Aumentare la prevalenza<br />

Elettropompe p in serie


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66<br />

Pompe <strong>di</strong> circolazione: tipologie e <strong>di</strong>mensionamento<br />

La potenza assorbita da una pompa <strong>di</strong>pende dalle caratteristiche <strong>di</strong> lavoro<br />

della stessa; noto il ren<strong>di</strong>mento (η), la potenza può essere determinata<br />

me<strong>di</strong>ante la seguente relazione:<br />

in cui:<br />

ρ ⋅ g⋅H<br />

P =<br />

(kW)<br />

367.2 ⋅ η<br />

P = potenza assorbita dalla pompa (kW);<br />

ρ = densità del fluido <strong>di</strong> lavoro (kg/m 3 );<br />

g = portata (m 3 /h);<br />

H = prevalenza (m c.a.);<br />

367.2 = coefficiente numerico <strong>di</strong> conversione che ingloba la costante <strong>di</strong><br />

accelerazione universale;<br />

η = ren<strong>di</strong>mento.

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