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IL SETTORE TESSILE IN ITALIA: FIBRE NATURALI E ... - LaMMA-Test

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Per il soddisfacimento della domanda di prodotti naturali e<br />

sempre più attenti all’ambiente e sicuri per il consumatore, che si<br />

prevede crescente nei prossimi anni, può non essere necessario<br />

ricorrere a grandi innovazioni tecnologiche, ma, addirittura, guardare<br />

al passato, reintroducendo fibre ormai non più utilizzate, oppure<br />

riprendendo possesso dell’intera filiera della produzione al fine da<br />

poterne garantire la qualità e la sicurezza. La massiccia importazione<br />

di prodotti tessili dai paesi extracomunitari, oltre a determinare seri<br />

problemi d’occupazione nel settore tessile, evidenzia, infatti, anche<br />

scenari di rischio per la salute in conseguenza alle minori restrizioni<br />

normative presenti nei paesi esportatori e relative al controllo sulla<br />

sicurezza dei lavoratori, dell’ambiente, del prodotto finale e di<br />

conseguenza dei consumatori.<br />

Nel Convegno “Globalizzazione Sostenibile: una risposta per il<br />

Tessile e Abbigliamento Italiano” organizzato dalla Provincia di<br />

Varese e dalla Camera di Commercio di Varese tenutosi a<br />

BustoArsizio il 24 gennaio 2005, sono stati presentati i primi risultati<br />

di due campionamenti su prodotti tessili presenti nel mercato, eseguiti<br />

dai laboratori specializzati nel settore tessile “Tessile di Como SpA” e<br />

dal “Centrocot” di BustoArsizio.<br />

I campioni di tessuti prelevati ed analizzati dal Tessile di Como<br />

su vari capi di abbigliamento, considerando la distribuzione per<br />

provenienza dei campioni esaminati, risultavano non conformi alla<br />

legge, il 51,07% dei campioni di origine non dichiarata, il 29,40% dei<br />

campioni Made in Italy, e il 58,31% dei campioni di importazione. Il<br />

19.5% risultava non conforme per presenza di azocoloranti<br />

cancerogeni. L’ 87,5% dei campioni prelevati ed analizzati dal<br />

Centrocot, su vari capi di abbigliamento, sono risultati non rispondenti<br />

ai requisiti indicati dall’Oeko-tex standard 100, più restrittivi rispetto a<br />

quelli che fanno riferimento alle normative vigenti (coloranti azoici,<br />

coloranti cancerogeni, coloranti dispersi potenzialmente<br />

sensibilizzanti, Nichel, Cromo esavalente).<br />

Tali dati, anche se ottenuti da indagini effettuate su campioni non<br />

rappresentativi dei prodotti tessili immessi nel mercato nazionale,<br />

suggeriscono comunque un problema di sanità pubblica, se rapportati<br />

alla quantità sempre crescente di materiali tessili e capi di<br />

abbigliamento importati.<br />

Consapevoli che i prodotti tessili di origine extracomunitaria<br />

saranno sempre competitivi da un punto di vista di costo, è<br />

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