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La celebrazione in versi di Roma e dell'Impero: Virgilio Dall'antichità ...

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© e ® 2005 2 , http://www.scanzo.altervista.org<br />

iv. il canto<br />

v. amore: corresponsione, follia (Lucrezio)<br />

vi. epicureo<br />

vii. amebeo, rapso<strong>di</strong>e bucoliche<br />

g. le <strong>in</strong>terpretazioni allegoriche<br />

i. la I e la IX ecloga e l’autobiografia<br />

ii. la IV ecloga e la profezia del futuro<br />

iii. la VI ecloga e la recusatio<br />

Ecloga I<br />

M. Titiro, tu riposando sotto la volta <strong>di</strong> un ampio faggio,<br />

vai componendo un canto silvestre con una tenue canna;<br />

noi lasciamo i conf<strong>in</strong>i della patria e i dolci campi;<br />

noi fuggiamo la patria; tu, Titiro, placido all'ombra,<br />

<strong>in</strong>segni alle selve a far risuonare il nome della bella Amarilli.<br />

T. O Melibeo, un <strong>di</strong>o ci donò questa quiete.<br />

Infatti egli sarà sempre per me un <strong>di</strong>o; spesso un tenero agnello<br />

dei nostri ovili bagnerà <strong>di</strong> sangue il suo altare.<br />

Egli permise, come ve<strong>di</strong>, ai miei buoi <strong>di</strong> errare<br />

e a me stesso <strong>di</strong> suonare con l'agreste canna ciò che volevo.<br />

M. Non provo <strong>in</strong>vi<strong>di</strong>a, davvero, piuttosto mi stupisco;<br />

a tal punto vi è scompiglio ovunque nelle campagne.<br />

Ecco io stesso, affranto, conduco le mie caprette senza sosta.<br />

Questa, o Titiro, la conduco a stento.<br />

Qui tra folti nocciuoli poco fa, avendo partorito due gemelli,<br />

speranza del gregge, li ha lasciati sulla nuda pietra.<br />

Ricordo che spesso, se non fossimo stati stolti, questo male<br />

ce lo pre<strong>di</strong>ssero le querce colpite dal fulm<strong>in</strong>e.<br />

Tuttavia chi sia questo <strong>di</strong>o <strong>di</strong>mmi, o Titiro.<br />

T. <strong>La</strong> città che chiamano <strong>Roma</strong>, o Melibeo, io ritenevo,<br />

da stolto, simile a questa nostra, dove noi pastori<br />

siamo soliti condurre i teneri agnelli:<br />

così conoscevo i cuccioli simili ai cani,<br />

così i capretti simili alle loro madri; così solevo<br />

paragonare le gran<strong>di</strong> cose alle piccole.<br />

Ma questa città tanto sollevò il capo tra le altre,<br />

quanto sogliono i cipressi tra i molli viburni.<br />

M. E quale fu il grande motivo che ti sp<strong>in</strong>se a vedere <strong>Roma</strong><br />

T. <strong>La</strong> libertà, che sebbene tar<strong>di</strong> mi rivolse lo sguardo dopo che<br />

a me, <strong>in</strong>erte nel radermi, cadeva la barba <strong>di</strong>ventata più bianca;<br />

tuttavia mi guardò e venne dopo un lungo tempo,<br />

da quando mi tiene Amarilli e mi lasciò Galatea.<br />

Infatti, lo confesso, f<strong>in</strong>ché mi teneva Galatea,<br />

non c'era né speranza <strong>di</strong> libertà né cura del denaro:<br />

sebbene molte vittime uscissero dai miei rec<strong>in</strong>ti<br />

e un p<strong>in</strong>gue formaggio premessi per l'avara città,<br />

mai la mano destra tornava a casa appesantita dal denaro.<br />

M. Mi meravigliavo, o Amarilli, perché <strong>in</strong>vocavi mesta gli dei<br />

e per chi lasciavi pendere dall'albero i suoi pomi.<br />

Titiro era lontano <strong>di</strong> qui! Pers<strong>in</strong>o i p<strong>in</strong>i, o Titiro,<br />

pers<strong>in</strong>o le fonti, pers<strong>in</strong>o gli arbusti ti <strong>in</strong>vocavano.<br />

T. Cosa fare Non potevo né uscire da servitù né trovare<br />

con la mente dei abbastanza propizi altrove.<br />

Là vi<strong>di</strong>, o Melibeo, quel giovane per il quale<br />

ogni anno i nostri altari fumano do<strong>di</strong>ci volte.<br />

Là egli per primo <strong>di</strong>ede il responso alla mia richiesta:<br />

"Pascolate come prima i buoi, o garzoni; allevate i tori".<br />

M. Fortunato vecchio! Dunque i campi rimarranno tuoi,<br />

e gran<strong>di</strong> abbastanza per te, sebbene la nuda pietra<br />

e la palude con i fangosi giunchi <strong>in</strong>vadano tutti i pascoli.<br />

Non nuoceranno alle gravide pecore i pascoli <strong>in</strong>consueti,<br />

né il contagio <strong>di</strong> un vic<strong>in</strong>o armento porterà danno.<br />

Fortunato vecchio, qui tra i noti fiumi<br />

e le sacre fonti godrai il fresco all'ombra:<br />

qui sul vic<strong>in</strong>o conf<strong>in</strong>e <strong>di</strong> sempre la siepe,<br />

succhiata nei suoi fiori <strong>di</strong> salice dalle api iblee,<br />

spesso con lieve sussurro ti <strong>in</strong>viterà ad addormentarti;<br />

<strong>di</strong> qui sotto un'alta rupe canterà all'aria il potatore;<br />

e frattanto le roche colombe, tuo amore,<br />

e la tortora dall'aereo olmo non cesseranno <strong>di</strong> gemere.<br />

T. Prima dunque pascoleranno nel cielo i leggeri cervi<br />

e le acque del mare abbandoneranno sul lido i pesci spogli,<br />

e trascorrendo gli uni nelle terre degli altri,<br />

o l'esule Parto berrà nell'Arari o il Germano nel Tigri,<br />

prima che il volto <strong>di</strong> lui svanisca nel nostro cuore.<br />

M. Noi <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> qui andremo una parte tra i sitibon<strong>di</strong> africani,<br />

una parte nella Scizia e all'Oassi turb<strong>in</strong>oso <strong>di</strong> argilla<br />

e agli estremi Britanni <strong>di</strong>visi da tutto il mondo.<br />

Forse mai guarderò con meraviglia, dopo molto tempo,<br />

la terra dei padri e il tetto del povero tugurio fatto con zolle d'erba,<br />

rivedendo il mio regno <strong>di</strong>etro poche spighe<br />

Un empio soldato possederà questi campi così ben coltivati<br />

Un barbaro queste messi Ecco dove la <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a ha trasc<strong>in</strong>ato<br />

i miseri cittad<strong>in</strong>i! Per costoro abbiamo sem<strong>in</strong>ato i campi!<br />

Innesta ora i peri, o Melibeo, <strong>di</strong>sponi <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e le viti.<br />

Andate, o mie caprette, gregge un tempo felice:<br />

d'ora <strong>in</strong> poi non vi vedrò più, sdraiato <strong>in</strong> un verde antro,<br />

pendere <strong>di</strong> lontano da una rupe cespugliosa:<br />

non canterò più canti; non più, o caprette, sotto la mia guida<br />

brucherete il citiso <strong>in</strong> fiore e gli amari salici.<br />

T. Qui tuttavia potevi riposare questa notte con me<br />

su ver<strong>di</strong> foglie; noi abbiamo frutti maturi,<br />

tenere castagne e abbondanza <strong>di</strong> formaggio.<br />

E già i tetti dei casolari fumano da lontano,<br />

e più gran<strong>di</strong> cadono dagli alti monti le ombre.<br />

Ecloga IX<br />

LICIDA<br />

Dove ti <strong>di</strong>rigi, Meri forse <strong>in</strong> città, dove porta la strada<br />

MERI<br />

O Licida, vivi siamo giunti al punto che uno straniero - cosa<br />

che non<br />

avremmo mai temuto -, <strong>di</strong>ventato padrone del nostro<br />

campicello, possa <strong>di</strong>re:<br />

«Questa è roba mia; andatevene, vecchi contad<strong>in</strong>i». Ora v<strong>in</strong>ti,<br />

tristi,<br />

C:\Documents and Sett<strong>in</strong>gs\francesco\Desktop\testi_04_05\IV_L_lat<strong>in</strong>o\virgilio.doc Pag<strong>in</strong>a 2 <strong>di</strong> 7

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