La celebrazione in versi di Roma e dell'Impero: Virgilio Dall'antichità ...
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© e ® 2005 2 , http://www.scanzo.altervista.org<br />
<strong>La</strong> <strong>celebrazione</strong> <strong>in</strong> <strong>versi</strong> <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> e dell’Impero: <strong>Virgilio</strong><br />
Dall’antichità al Me<strong>di</strong>oevo; dal Cristianesimo al Fascismo, al motore <strong>di</strong> ricerca<br />
…Altri (io non ne dubito) sapranno meglio plasmare<br />
statue <strong>di</strong> bronzo che paiano respirare, o scolpire<br />
immag<strong>in</strong>i viventi nel marmo; sapranno<br />
<strong>di</strong>fendere con oratoria più acuta le cause legali,<br />
sapranno tracciare i moti del cielo<br />
col compasso e pre<strong>di</strong>re il sorgere degli astri:<br />
ma tu, <strong>Roma</strong>no, ricorda <strong>di</strong> governare i popoli<br />
con ferme leggi (queste saranno le tue arti),<br />
imporre la tua pace al mondo, perdonare<br />
agli sconfitti, ai deboli e domare i superbi!...<br />
1. biografia “augustea” (70-19 a. Chr.)<br />
a. dal neoterismo al classicismo augusteo<br />
b. Mantua me genuit, Calbri rapuere tenet nunc me Parthenope; cec<strong>in</strong>i pascua rura duces<br />
c. l’<strong>in</strong>terpretazione dell’epigramma (fittizio e letterario)<br />
d. le vicende mantovane<br />
e. la guerra e gli espropri<br />
f. i viaggi napoletani e l’epicureismo<br />
g. il circolo <strong>di</strong> Mecenate e l’ammirazione <strong>di</strong> Ottaviano<br />
h. il viaggio culturale: Br<strong>in</strong><strong>di</strong>si e la f<strong>in</strong>e “letteraria”<br />
i. le vicende bibliografiche<br />
i. Vario e Tucca<br />
ii. le recitationes a Ottaviano<br />
iii. la pubblicazione postuma<br />
iv. la fortuna nei secoli (tappe)<br />
2. Bucoliche (pascua): <br />
, la realtà del dolore penetra anche il mondo i<strong>di</strong>llico dei pastori<br />
a. il periodo delle guerre civili<br />
b. il titolo<br />
i. (/bukolikà/, “le cose dei pastori”)<br />
ii. (/ekloghè/, “ciò che è raccolto <strong>in</strong>sieme”)<br />
iii. Teocrito e l’Arca<strong>di</strong>a<br />
c. precedenti letterari: Teocrito, Callimaco, Apollonio Ro<strong>di</strong>o, <br />
d. struttura dell’Arca<strong>di</strong>a<br />
i. et <strong>in</strong> Arca<strong>di</strong>a ego<br />
ii. idealizzazione e tratti salienti<br />
iii. pastori: l<strong>in</strong>gua, habitus, Dafni<br />
iv. dèi bucolici<br />
v. idealizzazione e realtà<br />
vi. cont<strong>in</strong>uazione nel Sei-Settecento<br />
e. la struttura<br />
i. struttura a tavol<strong>in</strong>o: geometrie <strong>in</strong>terne, simmetrie<br />
ii. datazione artefatta<br />
iii. <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> poetica<br />
iv. proemi <strong>di</strong> I, VI, VIII, X<br />
f. forme<br />
i. esametro<br />
<br />
iii. l<strong>in</strong>gua<br />
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iv. il canto<br />
v. amore: corresponsione, follia (Lucrezio)<br />
vi. epicureo<br />
vii. amebeo, rapso<strong>di</strong>e bucoliche<br />
g. le <strong>in</strong>terpretazioni allegoriche<br />
i. la I e la IX ecloga e l’autobiografia<br />
ii. la IV ecloga e la profezia del futuro<br />
iii. la VI ecloga e la recusatio<br />
Ecloga I<br />
M. Titiro, tu riposando sotto la volta <strong>di</strong> un ampio faggio,<br />
vai componendo un canto silvestre con una tenue canna;<br />
noi lasciamo i conf<strong>in</strong>i della patria e i dolci campi;<br />
noi fuggiamo la patria; tu, Titiro, placido all'ombra,<br />
<strong>in</strong>segni alle selve a far risuonare il nome della bella Amarilli.<br />
T. O Melibeo, un <strong>di</strong>o ci donò questa quiete.<br />
Infatti egli sarà sempre per me un <strong>di</strong>o; spesso un tenero agnello<br />
dei nostri ovili bagnerà <strong>di</strong> sangue il suo altare.<br />
Egli permise, come ve<strong>di</strong>, ai miei buoi <strong>di</strong> errare<br />
e a me stesso <strong>di</strong> suonare con l'agreste canna ciò che volevo.<br />
M. Non provo <strong>in</strong>vi<strong>di</strong>a, davvero, piuttosto mi stupisco;<br />
a tal punto vi è scompiglio ovunque nelle campagne.<br />
Ecco io stesso, affranto, conduco le mie caprette senza sosta.<br />
Questa, o Titiro, la conduco a stento.<br />
Qui tra folti nocciuoli poco fa, avendo partorito due gemelli,<br />
speranza del gregge, li ha lasciati sulla nuda pietra.<br />
Ricordo che spesso, se non fossimo stati stolti, questo male<br />
ce lo pre<strong>di</strong>ssero le querce colpite dal fulm<strong>in</strong>e.<br />
Tuttavia chi sia questo <strong>di</strong>o <strong>di</strong>mmi, o Titiro.<br />
T. <strong>La</strong> città che chiamano <strong>Roma</strong>, o Melibeo, io ritenevo,<br />
da stolto, simile a questa nostra, dove noi pastori<br />
siamo soliti condurre i teneri agnelli:<br />
così conoscevo i cuccioli simili ai cani,<br />
così i capretti simili alle loro madri; così solevo<br />
paragonare le gran<strong>di</strong> cose alle piccole.<br />
Ma questa città tanto sollevò il capo tra le altre,<br />
quanto sogliono i cipressi tra i molli viburni.<br />
M. E quale fu il grande motivo che ti sp<strong>in</strong>se a vedere <strong>Roma</strong><br />
T. <strong>La</strong> libertà, che sebbene tar<strong>di</strong> mi rivolse lo sguardo dopo che<br />
a me, <strong>in</strong>erte nel radermi, cadeva la barba <strong>di</strong>ventata più bianca;<br />
tuttavia mi guardò e venne dopo un lungo tempo,<br />
da quando mi tiene Amarilli e mi lasciò Galatea.<br />
Infatti, lo confesso, f<strong>in</strong>ché mi teneva Galatea,<br />
non c'era né speranza <strong>di</strong> libertà né cura del denaro:<br />
sebbene molte vittime uscissero dai miei rec<strong>in</strong>ti<br />
e un p<strong>in</strong>gue formaggio premessi per l'avara città,<br />
mai la mano destra tornava a casa appesantita dal denaro.<br />
M. Mi meravigliavo, o Amarilli, perché <strong>in</strong>vocavi mesta gli dei<br />
e per chi lasciavi pendere dall'albero i suoi pomi.<br />
Titiro era lontano <strong>di</strong> qui! Pers<strong>in</strong>o i p<strong>in</strong>i, o Titiro,<br />
pers<strong>in</strong>o le fonti, pers<strong>in</strong>o gli arbusti ti <strong>in</strong>vocavano.<br />
T. Cosa fare Non potevo né uscire da servitù né trovare<br />
con la mente dei abbastanza propizi altrove.<br />
Là vi<strong>di</strong>, o Melibeo, quel giovane per il quale<br />
ogni anno i nostri altari fumano do<strong>di</strong>ci volte.<br />
Là egli per primo <strong>di</strong>ede il responso alla mia richiesta:<br />
"Pascolate come prima i buoi, o garzoni; allevate i tori".<br />
M. Fortunato vecchio! Dunque i campi rimarranno tuoi,<br />
e gran<strong>di</strong> abbastanza per te, sebbene la nuda pietra<br />
e la palude con i fangosi giunchi <strong>in</strong>vadano tutti i pascoli.<br />
Non nuoceranno alle gravide pecore i pascoli <strong>in</strong>consueti,<br />
né il contagio <strong>di</strong> un vic<strong>in</strong>o armento porterà danno.<br />
Fortunato vecchio, qui tra i noti fiumi<br />
e le sacre fonti godrai il fresco all'ombra:<br />
qui sul vic<strong>in</strong>o conf<strong>in</strong>e <strong>di</strong> sempre la siepe,<br />
succhiata nei suoi fiori <strong>di</strong> salice dalle api iblee,<br />
spesso con lieve sussurro ti <strong>in</strong>viterà ad addormentarti;<br />
<strong>di</strong> qui sotto un'alta rupe canterà all'aria il potatore;<br />
e frattanto le roche colombe, tuo amore,<br />
e la tortora dall'aereo olmo non cesseranno <strong>di</strong> gemere.<br />
T. Prima dunque pascoleranno nel cielo i leggeri cervi<br />
e le acque del mare abbandoneranno sul lido i pesci spogli,<br />
e trascorrendo gli uni nelle terre degli altri,<br />
o l'esule Parto berrà nell'Arari o il Germano nel Tigri,<br />
prima che il volto <strong>di</strong> lui svanisca nel nostro cuore.<br />
M. Noi <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> qui andremo una parte tra i sitibon<strong>di</strong> africani,<br />
una parte nella Scizia e all'Oassi turb<strong>in</strong>oso <strong>di</strong> argilla<br />
e agli estremi Britanni <strong>di</strong>visi da tutto il mondo.<br />
Forse mai guarderò con meraviglia, dopo molto tempo,<br />
la terra dei padri e il tetto del povero tugurio fatto con zolle d'erba,<br />
rivedendo il mio regno <strong>di</strong>etro poche spighe<br />
Un empio soldato possederà questi campi così ben coltivati<br />
Un barbaro queste messi Ecco dove la <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a ha trasc<strong>in</strong>ato<br />
i miseri cittad<strong>in</strong>i! Per costoro abbiamo sem<strong>in</strong>ato i campi!<br />
Innesta ora i peri, o Melibeo, <strong>di</strong>sponi <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e le viti.<br />
Andate, o mie caprette, gregge un tempo felice:<br />
d'ora <strong>in</strong> poi non vi vedrò più, sdraiato <strong>in</strong> un verde antro,<br />
pendere <strong>di</strong> lontano da una rupe cespugliosa:<br />
non canterò più canti; non più, o caprette, sotto la mia guida<br />
brucherete il citiso <strong>in</strong> fiore e gli amari salici.<br />
T. Qui tuttavia potevi riposare questa notte con me<br />
su ver<strong>di</strong> foglie; noi abbiamo frutti maturi,<br />
tenere castagne e abbondanza <strong>di</strong> formaggio.<br />
E già i tetti dei casolari fumano da lontano,<br />
e più gran<strong>di</strong> cadono dagli alti monti le ombre.<br />
Ecloga IX<br />
LICIDA<br />
Dove ti <strong>di</strong>rigi, Meri forse <strong>in</strong> città, dove porta la strada<br />
MERI<br />
O Licida, vivi siamo giunti al punto che uno straniero - cosa<br />
che non<br />
avremmo mai temuto -, <strong>di</strong>ventato padrone del nostro<br />
campicello, possa <strong>di</strong>re:<br />
«Questa è roba mia; andatevene, vecchi contad<strong>in</strong>i». Ora v<strong>in</strong>ti,<br />
tristi,<br />
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poiché il Caso muta a capriccio ogni cosa, gli man<strong>di</strong>amo questi<br />
capretti,<br />
ma non gliene venga buon pro.<br />
LICIDA<br />
Eppure avevo sentito come cosa certa che dove i colli<br />
com<strong>in</strong>ciano a<br />
<strong>di</strong>gradare e a piegare la cima <strong>in</strong> dolce pen<strong>di</strong>o, Eno all'acqua e<br />
ai vecchi<br />
faggi dalle cime ormai spezzate, tutto con i suoi carmi aveva<br />
salvato il<br />
vostro Menalca.<br />
MERI<br />
L'avrai sentito e ne corse la voce; ma i nostri carmi, Licida,<br />
valgono tra<br />
le armi <strong>di</strong> Marte solo quanto, si <strong>di</strong>ce, le caonie colombe<br />
all'arrivo delle<br />
aquile. Che se una cornacchia da un cavo leccio a s<strong>in</strong>istra non<br />
mi avesse<br />
prima ammonito a troncare <strong>in</strong> qualsiasi modo nuove liti, questo<br />
tuo Meri<br />
non vivrebbe più, né lo stesso Menalca.<br />
LICIDA<br />
Ahi, qualcuno può essere vittima <strong>di</strong> un delitto così terribile<br />
ahi, per<br />
poco <strong>in</strong>sieme con te non ci furono tolte anche le consolazioni<br />
che tu ci<br />
dai, Menalca! Chi canterebbe le N<strong>in</strong>fe chi cospargerebbe la<br />
terra <strong>di</strong> erbe<br />
fiorite o coprirebbe <strong>di</strong> verde ombra le fonti o il canto che ti<br />
levai <strong>di</strong><br />
soppiatto poco fa, mentre ti recavi dal nostro amore Amarilli:<br />
«Titiro,<br />
f<strong>in</strong>ché torno - la via è corta - pascola le caprette e, pasciutele,<br />
portale<br />
a bere, Titiro, e nel condurle bada a non andar contro al<br />
caprone: esso<br />
ferisce col corno».<br />
MERI<br />
Piuttosto questi <strong>versi</strong>, che ancora <strong>in</strong>compiuti cantava a Varo:<br />
«Varo, il<br />
tuo nome i cigni col loro canto leveranno <strong>in</strong> alto alle stelle,<br />
purché ci<br />
resti Mantova, Mantova ahimè troppo vic<strong>in</strong>a all'<strong>in</strong>felice<br />
Cremona!»<br />
LICIDA<br />
Possano i tuoi sciami evitare i tassi <strong>di</strong> Cirno, possano le tue<br />
vacche<br />
pasciute <strong>di</strong> trifoglio colmare le poppe; dai <strong>in</strong>izio al canto, se<br />
hai<br />
qualcosa da cantare. Anche me resero poeta le Pieri<strong>di</strong>, anche io<br />
ho<br />
canzoni, me pure chiamano vate i pastori; ma io non credo a<br />
loro: ancora<br />
non mi sembra <strong>in</strong>fatti <strong>di</strong> comporre cose degne <strong>di</strong> Vario né <strong>di</strong><br />
C<strong>in</strong>na, ma <strong>di</strong><br />
strepitare come oca fra i cigni melo<strong>di</strong>osi.<br />
MERI<br />
É appunto ciò che faccio e <strong>in</strong> silenzio, Licida, rimug<strong>in</strong>o fra me<br />
stesso, se<br />
mi riesce <strong>di</strong> ricordare; e non è un canto ignobile. «Vieni qui, o<br />
Galatea;<br />
che piacere c'è dunque fra le onde qui è la splendente<br />
primavera, qui<br />
sulle rive dei fiumi la terra sparge fiori variop<strong>in</strong>ti, qui un<br />
can<strong>di</strong>do<br />
pioppo sovrasta una grotta e le viti flessibili <strong>in</strong>tessono ombrosi<br />
pergolati. Vieni qui; lascia che i flutti battano furiosi i li<strong>di</strong>».<br />
LICIDA<br />
E quei <strong>versi</strong> che ti avevo u<strong>di</strong>to cantare da solo nella notte<br />
serena<br />
ricordo il motivo: se ricordassi le parole!<br />
MERI<br />
«Dafni, perché osservi il sorgere antico degli astri ecco è<br />
apparsa la<br />
stella <strong>di</strong> Cesare Dioneo, stella per cui i campi si allietano <strong>di</strong><br />
messi e<br />
per cui l'uva prende colore sui colli solatii. Innesta i peri,<br />
Dafni; i<br />
nipoti coglieranno i tuoi frutti». Tutto porta via il tempo, anche<br />
la<br />
memoria: ricordo che spesso da ragazzo trascorrevo cantando<br />
lunghe<br />
giornate; ora ho scordato tante canzoni, anche la stessa voce<br />
fugge ormai<br />
Meri; i lupi videro Meri per primi. Tuttavia questi canti te li<br />
potrà<br />
ripetere più spesso Menalca.<br />
LICIDA<br />
R<strong>in</strong>vii con pretesti i miei desideri. Ed ora tutta la piana tace<br />
<strong>di</strong>stesa<br />
d<strong>in</strong>anzi a te ed è caduto, guarda, ogni soffio <strong>di</strong> vento<br />
mormorante; qui<br />
siamo proprio a metà del camm<strong>in</strong>o; e <strong>in</strong>fatti com<strong>in</strong>cia ad<br />
apparire il<br />
sepolcro <strong>di</strong> Bianore. Qui, dove i contad<strong>in</strong>i sfrondano il denso<br />
fogliame,<br />
qui, Meri, cantiamo; qui deponi i capretti, arriveremo<br />
egualmente <strong>in</strong><br />
città. O se temiamo che la notte addensi prima la pioggia,<br />
possiamo<br />
procedere cont<strong>in</strong>uando a cantare (il camm<strong>in</strong>o sarà così meno<br />
faticoso);<br />
perché si camm<strong>in</strong>i cantando, ti<br />
alleggerirò <strong>di</strong> questo fardello.<br />
MERI<br />
Cessa <strong>di</strong> parlare, ragazzo, e facciamo ciò che ora preme;<br />
canteremo meglio<br />
le canzoni allora, quando egli stesso sarà arrivato.<br />
Ecloga IV<br />
Muse siciliane, cantiamo cose un poco più gran<strong>di</strong>! Non a tutti<br />
piacciono<br />
gli arbusti ed i bassi tamerischi; se cantiamo le selve, siano<br />
selve degne<br />
<strong>di</strong> un console.<br />
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Ora è giunta l'ultima età della profezia cumana, riprende da<br />
capo il<br />
grande ciclo dei secoli; ora anche la Verg<strong>in</strong>e torna, tornano i<br />
regni <strong>di</strong><br />
Saturno, dall'alto cielo è fatta scendere ora una nuova<br />
progenie. Tu<br />
dunque proteggi, casta Luc<strong>in</strong>a, il fanciullo che sta nascendo,<br />
per il quale<br />
per la prima volta avrà f<strong>in</strong>e la generazione del ferro e sorgerà<br />
<strong>in</strong> tutto<br />
il mondo quella dell'oro; ora governa il tuo Apollo. E proprio<br />
sotto il<br />
tuo, il tuo consolato, Pollione, avrà <strong>in</strong>izio questa splen<strong>di</strong>da età<br />
e i<br />
gran<strong>di</strong> mesi com<strong>in</strong>ceranno a trascorrere; sotto la tua guida, le<br />
tracce<br />
rimaste della nostra scelleratez- za <strong>di</strong>ssolte libereranno<br />
dall'eterna<br />
paura le terre. Il fanciullo assumerà la vita degli dei, e vedrà gli<br />
eroi<br />
<strong>in</strong>sieme agli dei ed egli stesso sarà visto da loro, e reggerà il<br />
mondo<br />
pacificato con le virtù paterne.<br />
Ma per te, fanciullo, senza essere coltivata, la terra produrrà<br />
come primi<br />
piccoli regali edere erranti qua e là e bàccare e colocasia<br />
frammista a<br />
ridente acanto; come culla spontaneamente produrrà per te<br />
fiori delicati.<br />
Spontaneamente le caprette riporteranno a casa le poppe colme<br />
<strong>di</strong> latte, né<br />
più gli armenti avranno paura dei gran<strong>di</strong> leoni; e perirà il<br />
serpente, e<br />
perirà l'erba <strong>in</strong>gannatrice del veleno; nascerà dappertutto<br />
amomo assirio.<br />
Ma appena sarai <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> leggere le gesta gloriose degli eroi<br />
e le<br />
imprese del padre e <strong>di</strong> conoscere quale sia la virtù, a poco a<br />
poco la<br />
campagna si farà bionda <strong>di</strong> morbide spighe e penderà da rovi<br />
<strong>in</strong>colti<br />
rosseggiante l'uva e le dure querce trasuderanno miele<br />
rugiadoso. Ma della<br />
antica malvagità resteranno celate poche tracce, che<br />
<strong>in</strong>durranno a solcare<br />
il mare con battelli, a c<strong>in</strong>gere <strong>di</strong> mura le città, a <strong>in</strong>cidere <strong>di</strong><br />
solchi la<br />
terra. Vi sarà allora un altro Tifi e un'altra Argo che trasporti<br />
scelti<br />
eroi; vi saranno ancora altre guerre e <strong>di</strong> nuovo il grande<br />
Achille sarà<br />
<strong>in</strong>viato a Troia. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, quando ormai l'età adulta ti avrà fatto<br />
uomo,<br />
anche il navigante lascerà il mare, e la nave <strong>di</strong> p<strong>in</strong>o non<br />
scambierà più le<br />
merci, tutta la terra produrrà tutto: il suolo non subirà rastrelli,<br />
né la<br />
vigna il falcetto, anche il robusto aratore libererà ormai dal<br />
giogo i<br />
buoi. <strong>La</strong> lana non apprenderà a simulare i vari colori, ma da sé<br />
sui prati<br />
l'ariete cambierà il suo vello ora nel color della porpora<br />
piacevolmente<br />
rosso ora nel color giallo dello zafferano; spontaneamente il<br />
m<strong>in</strong>io<br />
scarlatto vestirà al pascolo gli agnelli. Concor<strong>di</strong> per la ferma<br />
volontà<br />
dei fati <strong>di</strong>ssero ai loro fusi le Parche: «Filate tali secoli». Orsù,<br />
avvicìnati (ormai è tempo) ai gran<strong>di</strong> onori, cara progenie degli<br />
dei,<br />
<strong>in</strong>cremento grande <strong>di</strong> Giove ! Guarda il mondo ondeggiante<br />
nella sua massa<br />
ricurva, e le terre e gli spazi del mare e il cielo profondo;<br />
guarda come<br />
tutto si allieti per il secolo che sta giungendo! Oh, a me allora<br />
rimanga<br />
l'ultima parte <strong>di</strong> una lunga vita, e tanta ispirazione quanto<br />
basterà per<br />
cantare le tue imprese! Nei canti non mi v<strong>in</strong>cerà il tracio Orfeo<br />
né L<strong>in</strong>o,<br />
per quanto all'uno <strong>di</strong>a aiuto la madre e all'altro il padre, a<br />
Orfeo<br />
Calliope, a L<strong>in</strong>o il bell'Apollo. Anche Pan se gareggiasse con<br />
me davanti<br />
al giu<strong>di</strong>zio d'Arca<strong>di</strong>a, anche Pan si <strong>di</strong>chiarerebbe v<strong>in</strong>to davanti<br />
al<br />
giu<strong>di</strong>zio d'Arca<strong>di</strong>a.<br />
Incom<strong>in</strong>cia, bamb<strong>in</strong>o, a riconoscere nel sorriso la madre: lunga<br />
pena<br />
arrecarono i <strong>di</strong>eci mesi alla madre. Incom<strong>in</strong>cia, bamb<strong>in</strong>o: colui<br />
al quale<br />
non sorrisero i genitori, né un <strong>di</strong>o lo degnò della sua mensa, né<br />
una dea<br />
del suo letto.<br />
h. i temi<br />
i. pastori e ambiente bucolico<br />
1. realtà e fantasia; utopia<br />
2. luoghi e azioni<br />
3. la nostalgia del passato; il paesaggio della memoria<br />
ii. amore e gare<br />
1. passione e devastazione fisica (Lucrezio)<br />
2. omaggi poetici e metaletteratura<br />
iii. autobiografia; paesaggio della memoria<br />
1. ideologia e politica; utopia<br />
2. mito >>> storia contemporanea<br />
3. poesia e potere<br />
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4. personaggi storici, temi sociali<br />
5. pace (anelito, realtà); s<strong>in</strong>golo, mondo<br />
6. : “…la realtà del dolore penetra anche il mondo i<strong>di</strong>llico e sereno dei pastori della nuova<br />
Arca<strong>di</strong>a” (I. <strong>La</strong>na)<br />
3. Georgiche (rura): la virtù redentrice del lavoro<br />
a. il genere letterario<br />
b. le fonti<br />
c. il titolo<br />
i. poema <strong>di</strong>dascalico, esametri<br />
ii. (/gheorgòs/, “chi lavora i campi”)<br />
d. precedenti e fonti<br />
i. Esiodo, Arato, Nicandro, Senofonte<br />
ii. epica <strong>di</strong>dascalica greca<br />
iii. precettistica lat<strong>in</strong>a: Catone, Varrone<br />
e. struttura opera<br />
i. rispondenze <strong>in</strong>terne (I-III; II-IV)<br />
ii. coltivazione cereali, segni del tempo<br />
iii. alberi e vite<br />
iv. bestiame<br />
v. apicoltura; miele e usi<br />
vi. excursus<br />
vii. preannuncio dell’Eneide (III 40-42)<br />
viii. la censura <strong>di</strong> Gallo nel f<strong>in</strong>ale libro IV (favola Aristeo)<br />
f. temi<br />
i. ideologia e politica; propaganda<br />
ii. valore fondante della civiltà romana<br />
iii. bonus agricola; felix, fortunatus<br />
iv. Ottaviano, esaltazione politica augustea<br />
v. Stimmung <strong>di</strong> <strong>Virgilio</strong><br />
vi. etica, elogio vita agreste<br />
vii. teo<strong>di</strong>cea del lavoro; labor omnia v<strong>in</strong>cit<br />
viii. paura della guerra<br />
ix. elementi tecnico-pratici<br />
x. amore, peste, malattia, furor<br />
xi. api e amore; mitologia e bugonìa<br />
xii. dolore dei campi<br />
xiii. visione della natura: idealizzazione e realtà<br />
xiv. paesaggio e civiltà<br />
4. Eneide (duces): il poema dell’uomo che attraverso il dolore costruisce la realtà imperitura <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />
a. storia della composizione<br />
i. tibic<strong>in</strong>es, 58<br />
ii. Vario e Tucca<br />
iii. Livio e la recusatio<br />
b. forma<br />
i. Omero s<strong>in</strong>tetizzato, corrispondenze<br />
ii. oralità ed evoluzione<br />
iii. enciclope<strong>di</strong>a e identità<br />
iv. esa<strong>di</strong>, numerologia <strong>in</strong> base 6<br />
v. antecedenti e forme alessandr<strong>in</strong>e<br />
c. trama<br />
Eolo istigato dall'iraconda Iuno suscita contro i troiani, che errano da sette anni, una tempesta che li getta sulle coste libiche, dove la<br />
reg<strong>in</strong>a Dido sta costruendo Carthago. <strong>La</strong> reg<strong>in</strong>a accoglie benevolmente i troiani e soprattutto Enea, che la madre Venere ha fatto<br />
comparire all'improvviso nella reggia. Dido <strong>in</strong>vita Enea e i troiani a un banchetto. Al banchetto Enea racconta la f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Troia,<br />
l'<strong>in</strong>ganno del cavallo <strong>di</strong> legno, la morte <strong>di</strong> <strong>La</strong>ocoonte e <strong>di</strong> Priamo, la sua fuga con il figlio Iulus (detto anche Ascanius) e il vecchio<br />
padre Anchise, la morte della moglie Creusa. Imbarcatosi con i superstiti <strong>di</strong> cui ha preso il comando, giunge a Delo dove l'oracolo<br />
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<strong>di</strong> Apollo gli promette una nuova patria nella "antica madre". Crede si tratti <strong>di</strong> Creta ma un sogno gli rivela che <strong>in</strong>vece è l'Esperia.<br />
Riprende il mare dopo aver <strong>in</strong>contrato <strong>in</strong> Epiro Andromaca con il suo nuovo sposo, il troiano Eleno. Giunge <strong>in</strong> Tr<strong>in</strong>acria (Sicilia): a<br />
Drepano muore Anchise. Qui Enea term<strong>in</strong>a il racconto. Dido ama Enea e lo confida alla sorella Anna. Venere e Iuno congiurano<br />
per opposti motivi per favorire quell'amore. Durante una caccia Enea e Dido si rifugiano <strong>in</strong> una grotta a causa <strong>di</strong> un temporale e<br />
<strong>di</strong>ventano amanti. Ma Giove, mosso dalle preghiere <strong>di</strong> Iarba pretendente <strong>di</strong> Dido, manda Mercurio a rammentare a Enea il dest<strong>in</strong>o<br />
vatoc<strong>in</strong>atogli. Enea abbandona Dido. Mentre le vele troiane si allontanano, la reg<strong>in</strong>a si uccide. A Erice [Sicilia] Enea fa celebrare i<br />
giochi funebri <strong>in</strong> onore <strong>di</strong> Anchise. Durante le gare le donne troiane istigate da Iuno tentano <strong>di</strong> dar fuoco alle navi. Anchise <strong>in</strong>vita <strong>in</strong><br />
sogno Enea a scendere nell'Averno dove gli sarà rivelato il futuro. Durante la navigazione per Cuma, che si trova vic<strong>in</strong>o l'Averno,<br />
muore il timoniere Pal<strong>in</strong>uro. A Cuma Enea consulta la Sibilla. Per guidarlo negli Inferi chiede tre cose: cogliere per Proserp<strong>in</strong>a un<br />
rametto d'oro nel luogo da lei <strong>in</strong><strong>di</strong>cato; seppellire il troiano Miseno che giace <strong>in</strong>sepolto, all'<strong>in</strong>saputa dei compagni, sulla spiaggia;<br />
sacrificare agli dei <strong>in</strong>feri. Con la Sibilla Enea si <strong>in</strong>oltra nell'Averno, oltrepassando i campi del pianto dove <strong>in</strong>contra tra i morti per<br />
amore la corrucciata Dido; giunge ai campi Elisi dove l'ombra <strong>di</strong> Anchise gli elenca le future grandezze <strong>di</strong> <strong>Roma</strong>. Sepolta la nutrice<br />
Caieta, Enea risale le foci del Tevere. Sbarcato per una sosta, riconosce i posti che gli erano stati vatic<strong>in</strong>ati. Ilioneo è mandato come<br />
ambasciatore al re del luogo <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o che lo riceve benevolmente anche grazie ad alcuni presagi favorevoli. Iuno irritata manda la<br />
Furia Aletto a sem<strong>in</strong>are ira <strong>in</strong> Amata, moglie <strong>di</strong> <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> Turno re dei rutuli e suo futuro genero, e nei <strong>La</strong>t<strong>in</strong>i. Una cerva uccisa da<br />
Ascanio è causa della sc<strong>in</strong>tilla <strong>di</strong> guerra tra troiani e lat<strong>in</strong>i. Rassegna degli alleati dei lat<strong>in</strong>i, tra cui sono Turno e Camilla,<br />
condottiera dei Volsci. Enea su consiglio del <strong>di</strong>o Tiber<strong>in</strong>o risale il Tevere alla ricerca <strong>di</strong> alleati. Incontra Pallante figlio del re degli<br />
arca<strong>di</strong> Evandro. Accolto nella reggia, ottiene l'aiuto <strong>di</strong> Evandro, che gli mostra i posti migliori del suo regno (Palat<strong>in</strong>o, Avent<strong>in</strong>o<br />
ecc.: il cuore della futura <strong>Roma</strong>). venere fa forgiare a Vulcano le armi per Enea. Turno tenta <strong>di</strong> <strong>in</strong>cen<strong>di</strong>are la flotta troiana, ma le<br />
navi si trasformano <strong>in</strong> n<strong>in</strong>fe mar<strong>in</strong>e. Asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Turno all'accampamento troiano. Eurialo e Niso, giovanetti troiani mandati a<br />
avvisare Enea, <strong>in</strong>dugiano nel far strage <strong>di</strong> nemici addormentati, sono trovati e uccisi. Nuovo assalto <strong>di</strong> Turno al campo troiano. Gli<br />
dei <strong>di</strong>battono la sorte dei troiani. Giove decide <strong>di</strong> affidarsi al Fato. Enea raggiunge con gli arca<strong>di</strong> i troiani. Nella battaglia Turno<br />
uccide Pallante e gli prende le armi. Enea <strong>in</strong>segue <strong>in</strong>vano Turno, e uccide il tracotante Mezenzio <strong>in</strong>sieme al figlio <strong>La</strong>uso. Esequie<br />
per Pallante, il suo corpo è riportato al padre. <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o cerca <strong>di</strong> conv<strong>in</strong>cere Turno alla tregua, ma anche Enea ora vuole la battaglia.<br />
Turno si apposta sui monti per tendere a Enea un'imboscata. Camilla, che lo affronta con cavalleria, viene uccisa. Rutuli e Volsci<br />
sono messi <strong>in</strong> fuga. Turno sfida Enea che accetta il duello. Giuturna, sorella <strong>di</strong> Turno, teme che il fratello sia <strong>in</strong>feriore al guerriero<br />
troiano e su consiglio <strong>di</strong> Iuno fà <strong>in</strong> modo che la tregua <strong>in</strong>dotta per permettere il duello venga rotta. Amata reg<strong>in</strong>a dei lat<strong>in</strong>i, mentre<br />
Enea prende l'assalto della città, si uccide. Turno decide <strong>di</strong> <strong>in</strong>contrarsi con Enea, sfidando la sorte che sente contraria. Nel duello<br />
Enea ha la meglio. Su Turno caduto, che lo supplica <strong>di</strong> risparmiarlo, Enea esita. Ma riconosce su <strong>di</strong> lui le armi <strong>di</strong> Pallante e lo<br />
uccide.<br />
d. fortuna nei secoli<br />
i. >>> storia dell’epica<br />
ii. >>> stilemi omerico-epici, apparati<br />
e. tecniche narrative<br />
i. organizzazione e focalizzazione<br />
ii. argomento<br />
iii. rem<strong>in</strong>iscenze letterarie<br />
iv. importanza <strong>di</strong> Enea (Timeo, Polibio)<br />
v. mito >>> storia<br />
1. sfondo augusteo e mito nazionale<br />
2. fondazione greca del mondo romano<br />
f. temi<br />
i. guerra, eroismo, amicizia; ramo d’oro<br />
ii. amore<br />
iii. esaltazione imperiale<br />
iv. profezia, missione; catabasi<br />
v. figura <strong>di</strong> Enea: antieroe<br />
vi. il fatum<br />
vii. valori e modelli<br />
1. simpatia per i v<strong>in</strong>ti<br />
2. raffigurazioni iconografiche<br />
3. famiglia e importanza del <br />
g. elementi a supporto<br />
i. misura e arte raff<strong>in</strong>ata<br />
ii. forma della l<strong>in</strong>gua esametrica<br />
iii. struttura metrica<br />
iv. enjambement<br />
v. formule e arcaismi<br />
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© e ® 2005 2 , http://www.scanzo.altervista.org<br />
vi. polisemia, <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>azione<br />
vii. espe<strong>di</strong>enti retorici<br />
viii. ordo verborum<br />
5. Appen<strong>di</strong>x Vergiliana<br />
a. autenticità<br />
b. contenuti, datazione<br />
c. mito e fortuna <strong>di</strong> alcuni testi<br />
d. centones virgiliani<br />
e. scuola<br />
f. fortuna dell’autore f<strong>in</strong>isce nel <strong>Roma</strong>nticismo<br />
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