TESI SIMONA MANDINI - Università degli Studi di Ferrara

TESI SIMONA MANDINI - Università degli Studi di Ferrara TESI SIMONA MANDINI - Università degli Studi di Ferrara

eprints.unife.it
from eprints.unife.it More from this publisher
28.01.2015 Views

Università degli Studi di Ferrara DOTTORATO DI RICERCA IN "Scienze Biomediche Endocrinologiche e Neurofisiologiche" CICLO XXII COORDINATORE Prof. Alessandro Martini Quantificazione degli adattamenti muscolari metabolici attraverso spettroscopia a raggi infrarossi e risposta emodinamica a seguito di un programma riabilitativo di cammino alla massima velocità libera dal dolore nell’arteriopatia periferica. Settore Scientifico Disciplinare M-EDF/01 Dottorando Dott. Mandini Simona Tutore Prof. Manfredini Fabio Anni 2007/2009

Università <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Ferrara</strong><br />

DOTTORATO DI RICERCA IN<br />

"Scienze Biome<strong>di</strong>che Endocrinologiche e Neurofisiologiche"<br />

CICLO XXII<br />

COORDINATORE Prof. Alessandro Martini<br />

Quantificazione <strong>degli</strong> adattamenti muscolari metabolici attraverso<br />

spettroscopia a raggi infrarossi e risposta emo<strong>di</strong>namica a seguito <strong>di</strong> un<br />

programma riabilitativo <strong>di</strong> cammino alla massima velocità libera<br />

dal dolore nell’arteriopatia periferica.<br />

Settore Scientifico Disciplinare M-EDF/01<br />

Dottorando<br />

Dott. Man<strong>di</strong>ni Simona<br />

Tutore<br />

Prof. Manfre<strong>di</strong>ni Fabio<br />

Anni 2007/2009


INDICE<br />

INTRODUZIONE<br />

La malattia…….…………………………………………………………..……..….pg. 3<br />

La valutazione del paziente con arteriopatia periferica...………………….……..…pg. 4<br />

La gestione del paziente………………………………………………………….…pg. 11<br />

SCOPO DEL LAVORO………………………………….…………………...…....pg. 16<br />

SOGGETTI E METODI...........................................................................................pg. 17<br />

ANALISI STATISTICA...........................................................................................pg. 22<br />

RISULTATI...............................................................................................................pg. 23<br />

DISCUSSIONE..........................................................................................................pg. 27<br />

BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................pg. 32<br />

TABELLE..................................................................................................................pg. 39<br />

FIGURE………………………………………………………………………….….pg. 44<br />

2


L’ARTERIOPATIA OBLITERANTE PERIFERICA<br />

La malattia<br />

L’arteriopatia obliterante periferica (AOP) è una con<strong>di</strong>zione patologica secondaria ad una serie <strong>di</strong><br />

alterazioni in grado <strong>di</strong> provocare danni irreversibili a carico della parete <strong>di</strong> arterie <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso calibro,<br />

in particolare a livello <strong>degli</strong> arti inferiori, con conseguente apporto vascolare insufficiente nei<br />

<strong>di</strong>stretti <strong>di</strong>stali all’alterazione stessa.<br />

La AOP colpisce il 3-10% della popolazione e circa l’8% della popolazione tra 55-74 anni, con un<br />

ulteriore quota del 17% che risulta asintomatica.. La prevalenza dell’ AOP tende ad essere due volte<br />

maggiore nei maschi rispetto alle donne tra 50-70 anni, con tendenza ad equilibrarsi dopo i 70<br />

anni (1-5) . Questa patologia, la cui incidenza appare in aumento sia negli USA, che in Europa, già ad<br />

uno sta<strong>di</strong>o clinico interme<strong>di</strong>o è in grado <strong>di</strong> incidere fortemente sulle attività lavorative e ricreative<br />

del paziente, <strong>di</strong>venendo così anche un importante problema socio-economico (6,7) .<br />

L’AOP è principalmente provocata da processi aterosclerotici che vedono come <strong>di</strong>stretti<br />

maggiormente colpiti il segmento aorto-iliaco ed il segmento femoro-popliteo. Nel paziente<br />

<strong>di</strong>abetico, anche se l’aterosclerosi risulta ubiquitaria, la localizzazione più frequente e più grave è a<br />

carico dei vasi femoro-popliteo-tibiale.<br />

L’AOP può presentarsi in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, dall’insufficienza arteriosa asintomatica, al dolore in<br />

seguito a deambulazione (clau<strong>di</strong>catio intermittens) e a riposo.<br />

Il sintomo caratteristico precoce e più frequente tipico nello sta<strong>di</strong>o interme<strong>di</strong>o dell’AOP, è la<br />

clau<strong>di</strong>catio intermittens, rappresentata da dolore crampiforme ai muscoli delle gambe nei <strong>di</strong>stretti a<br />

valle della lesione durante la deambulazione. Tale sintomo è evocato precocemente in salita e, a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> dolori <strong>di</strong> altra natura, recede completamente e in pochi minuti con il riposo.<br />

La sindrome aterosclerotica aorto-iliaca, meno frequente, può provocare dolore indotto da esercizio<br />

fisico ai quadranti inferiori della schiena, alle natiche o alle cosce, oltre a impotenza sessuale<br />

(sindrome <strong>di</strong> Leriche) mentre la lesione dell’arteria femorale superficiale è la più frequente e<br />

comporta sintomatologia a carico del polpaccio.<br />

Se la clau<strong>di</strong>catio progre<strong>di</strong>sce in gravità, il dolore può manifestarsi anche a riposo, in particolare<br />

durante la notte. Una minoranza <strong>di</strong> pazienti presenta una progressione dell’ AOP verso un quadro <strong>di</strong><br />

ischemia severa <strong>degli</strong> arti, con formazione <strong>di</strong> ulcere e gangrena. Tale con<strong>di</strong>zione può richiedere,<br />

nelle forme più gravi, la rivascolarizzazione chirurgica o l’amputazione dell’arto colpito. L’intensità<br />

della sofferenza, così come l’evoluzione del quadro clinico, <strong>di</strong>pende dal grado <strong>di</strong> ostruzione delle<br />

arterie interessate e dall’integrità ed efficienza dei circoli collaterali.<br />

3


In uno stu<strong>di</strong>o su pazienti con clau<strong>di</strong>catio seguiti per 5 anni, è emerso che il 75% circa rimane stabile<br />

o migliora sul piano sintomatico presumibilmente in seguito a sviluppi <strong>di</strong> circoli collaterali, il 20%<br />

sviluppa un aggravamento della clau<strong>di</strong>catio e il 5% presenta ischemia critica <strong>degli</strong> arti inferiori (8)<br />

Se nel 1961 uno stu<strong>di</strong>o (9) evidenziava un’incidenza <strong>di</strong> amputazioni maggiori nel 7% dei pazienti<br />

con clau<strong>di</strong>catio dopo 5 anni e nel 12% dopo 10 anni, dati più recenti confermano che l’amputazione<br />

è un evento abbastanza raro, con rischio a 5 anni del 2% (10) . L’amputazione peraltro <strong>di</strong>viene più<br />

frequente una volta che i sintomi del dolore a riposo o le ulcerazioni tissutali <strong>di</strong>ventano manifesti<br />

(ischemia critica <strong>degli</strong> arti): in uno stu<strong>di</strong>o prospettico nazionale, il rischio <strong>di</strong> amputazioni maggiori è<br />

risultato del 12,2% dopo solo 3 mesi in caso <strong>di</strong> dolore a riposo o <strong>di</strong> ulcerazione ischemica; il rischio<br />

aumenta ulteriormente se il paziente continua a fumare o in presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete (10).<br />

Il rischio <strong>di</strong> amputazione risulta peraltro nettamente inferiore a quello della comparsa <strong>di</strong> eventi<br />

car<strong>di</strong>ovascolari fatali e non . L’AOP è infatti spia <strong>di</strong> un quadro <strong>di</strong> aterosclerosi generalizzata e<br />

rappresenta un fattore <strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> mortalità car<strong>di</strong>ovascolare accompagnandosi ad un<br />

rischio <strong>di</strong> mortalità <strong>di</strong> almeno il 30% entro 5 anni e <strong>di</strong> quasi il 50% entro 10 anni, soprattutto per<br />

infarto del miocar<strong>di</strong>o (60%) o ictus (12%) (11) . Il rischio è più che raddoppiato in caso <strong>di</strong> AOP<br />

grave, ma anche pazienti asintomatici presentano un rischio aumentato da due a cinque volte <strong>di</strong><br />

eventi car<strong>di</strong>ovascolari fatali e non fatali.<br />

La <strong>di</strong>agnosi precoce <strong>di</strong> AOP è dunque particolarmente importante al fine <strong>di</strong> instaurare una<br />

prevenzione secondaria efficace ed una corretta terapia.<br />

La valutazione del paziente con arteriopatia periferica.<br />

In genere la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> arteriopatia periferica occlusiva viene posta sulla base dell’anamnesi e<br />

dell’esame obiettivo, ma per una valutazione più accurata è opportuno ricorrere a meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong><br />

vario genere a <strong>di</strong>sposizione.<br />

Valutazioni emo<strong>di</strong>namiche. La flussimetria Doppler sfrutta il principio che ogni onda sfigmica<br />

realizza uno spostamento <strong>di</strong> volumi, inviando un segnale che risulta essere trifasico a livello delle<br />

arterie irroranti <strong>di</strong>stretti muscolari, o <strong>di</strong>fasico nei rami più <strong>di</strong>stali. In caso <strong>di</strong> lesioni stenosanti il<br />

segnale viene demodulato, fino a che il segnale <strong>di</strong>viene sempre più arrotondato e monofasico. Nelle<br />

ostruzioni il profilo dell’onda velocimetrica è monofasico, <strong>di</strong>stribuito non solo durante la sistole ma<br />

anche nella <strong>di</strong>astole con una costante sopraelevazione rispetto alla linea zero, a causa dell’aumento<br />

della circolazione collaterale. Se l’ostruzione è significativa il segnale può non essere rilevabile in<br />

periferia. Un ulteriore approfon<strong>di</strong>mento viene fornito dalla determinazione dell’in<strong>di</strong>ce caviglia -<br />

braccio (ICB) o ankle-brachial index (ABI) o In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Winsor (IW), che rappresenta il rapporto tra<br />

la pressione arteriosa registrata a livello della arteria tibiale posteriore o della arteria pe<strong>di</strong><strong>di</strong>a e<br />

4


quella rilevata a carico dell’ arteria omerale. La misura si esegue utilizzando una sonda ultrasonica a<br />

effetto doppler (anche del tipo pocket) e un normale sfigmomanometro. Per maggior precisione, si<br />

rilevano i valori ai quattro arti (braccio sin, braccio dx, caviglia dx e caviglia sin). Il calcolo si<br />

effettua <strong>di</strong>videndo il massimo valore misurato alle caviglie per il massimo valore registrato alle<br />

braccia. Dal rapporto dei due dati si ottiene una valutazione oggettiva del flusso periferico e<br />

conseguentemente del grado <strong>di</strong> ostruzione del vaso (12) . I valori normali sono compresi tra 1,2 e<br />

0,95; tra 0,9 e 0,65 ricade la gran parte dei pazienti II° sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Fontaine affetti da clau<strong>di</strong>catio.<br />

Pazienti al III°-IV° sta<strong>di</strong>o presentano valori inferiori a 0,5 per la severità del processo stenoticoostruttivo.<br />

Un in<strong>di</strong>ce inferiore a 0,3 è considerato un segnale prognosticamente sfavorevole anche se<br />

a valori così bassi l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>venta meno affidabile, e si preferisce valutare il paziente sulla base del<br />

valore assoluto della pressione sistolica alla caviglia. Se il valore della pressione alla caviglia supera<br />

<strong>di</strong> 20-25 mmHg quello omerale va considerato inatten<strong>di</strong>bile, e deve essere sospettata la presenza <strong>di</strong><br />

calcificazioni arteriose riscontrabili spesso nel paziente <strong>di</strong>abetico. In questi casi la pressione<br />

arteriosa dovrà essere misurata all’alluce, con metodo pletismografico (13) . Su questo stesso<br />

principio procedurale si basa la misurazione delle pressioni <strong>di</strong> occlusione segmentarie dell’arto. In<br />

con<strong>di</strong>zioni normali non vengono rilevati gra<strong>di</strong>enti pressori maggiori <strong>di</strong> 20 mmHg tra segmenti<br />

contigui; se tale gra<strong>di</strong>ente risulta essere superiore, questo incremento sarà in<strong>di</strong>cativo per una lesione<br />

emo<strong>di</strong>namicamente significativa.<br />

L’esame EchoDoppler, oltre all’analisi del flusso ematico con il descritto metodo Doppler, consente<br />

<strong>di</strong> valutare <strong>di</strong>rettamente la struttura dei vasi. La sua evoluzione, l’Echo-Color-Doppler, permette poi<br />

<strong>di</strong> visualizzare in modo colorimetrico caratteristiche e <strong>di</strong>rezioni del flusso.<br />

Un ruolo <strong>di</strong>agnostico secondario è invece a carico della Pletismografia, il cui principale campo <strong>di</strong><br />

applicazione rimane quello dello stu<strong>di</strong>o del flusso e delle pressioni d’occlusione <strong>di</strong>gitali, e dunque<br />

del riconoscimento delle lesioni estremamente periferiche. Dal momento che in un soggetto<br />

normale la pressione sistolica all’alluce è pari a circa l’80% della pressione brachiale, valori <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>ci alluce/braccio inferiori a 0,6 sono già in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> arteriopatia, mentre valori inferiori a 0,2 si<br />

associano generalmente a lesioni trofiche.<br />

Per quanto concerne lo stu<strong>di</strong>o del microcircolo periferico sono <strong>di</strong>sponibili una serie <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong><br />

minor utilizzo routinario, quali la capillaroscopia, il laser-Doppler e la tensione transcutanea<br />

d’ossigeno (TcO2). L’esame Angiografico, viene invece effettuato quando a causa della gravità<br />

dell’ostruzione si ritiene possibile dover intervenire con l’intervento chirurgico vascolare. Ha<br />

quin<strong>di</strong> spesso funzione preoperatoria, soprattutto quando sono interessati i tratti aorto-iliaco e<br />

femoro-popliteo. Consiste nella somministrazione <strong>di</strong> un mezzo <strong>di</strong> contrasto nelle arterie me<strong>di</strong>ante<br />

iniezione <strong>di</strong>retta (aortografia, arteriografia) o posizionamento <strong>di</strong> cateteri per via transfemorale<br />

5


(tecnica <strong>di</strong> Sel<strong>di</strong>nger) e nello scatto successivo <strong>di</strong> numerose ra<strong>di</strong>ografie in breve tempo. E’ così<br />

possibile ottenere una visualizzazione <strong>di</strong>retta dell’albero arterioso, localizzare selettivamente il<br />

<strong>di</strong>stretto interessato dall’ostruzione e valutare la conformazione anatomica dei vasi.<br />

Valutazioni funzionali. Consentono <strong>di</strong> determinare oggettivamente il grado <strong>di</strong> limitazione<br />

funzionale del paziente (14,15) , vista l’inatten<strong>di</strong>bilità fornito dalla classica auto-valutazione della<br />

<strong>di</strong>stanza percorsa alla clau<strong>di</strong>catio. L’esecuzione <strong>di</strong> test funzionali risulta quin<strong>di</strong> utile per<br />

determinare il grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità, per valutare la stabilità del quadro clinico, per valutare i<br />

cambiamenti <strong>di</strong> performance dopo intervento <strong>di</strong> rivascolarizzazione, dopo avviamento <strong>di</strong> una nuova<br />

terapia farmacologica o dopo intervento riabilitativo.<br />

La valutazione funzionale può accompagnarsi a quella emo<strong>di</strong>namica, come nel Test <strong>di</strong> Strandness,<br />

che mira a valutare la capacità <strong>di</strong> compenso della circolazione collaterale in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sforzo.<br />

L’indagine consiste nella misurazione delle pressioni <strong>di</strong> occlusione alla caviglia, dopo che il<br />

paziente ha camminato per alcuni minuti sul tapis roulant. Nel soggetto normale lo sforzo provoca<br />

una vaso<strong>di</strong>latazione periferica massimale per <strong>di</strong>minuzione delle resistenze periferiche, con cospicuo<br />

aumento del flusso muscolare e valori pressori sovrapponibili a quelli pre-esercizio o solo<br />

lievemente inferiori. Nel soggetto arteriopatico invece, dove i circoli collaterali hanno già sfruttato<br />

ogni capacità <strong>di</strong> compenso e si manifestano con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ischemia relativa, si evidenziano cali<br />

pressori al <strong>di</strong> sotto dei valori basali.<br />

La valutazione funzionale del paziente AOP, è effettuata con <strong>di</strong>fferenti protocolli standar<strong>di</strong>zzati<br />

eseguibili al treadmill e su strada.<br />

Un protocollo <strong>di</strong> durata predeterminata eseguibile su strada, è costituito dal Test dei 6 minuti <strong>di</strong><br />

cammino o Six-minute walking test (16) . Questo test, proposto inizialmente per la valutazione dei<br />

pazienti affetti da malattie croniche invalidanti come coronaropatie e broncopneumopatie, è stato<br />

utilizzato anche nel paziente arteriopatico (17) . Il test consiste nel fare camminare i pazienti<br />

percorrendo la massima <strong>di</strong>stanza possibile in 6 minuti. Al momento della comparsa della<br />

clau<strong>di</strong>catio il paziente informa il me<strong>di</strong>co continuando a camminare fino a che la clau<strong>di</strong>catio <strong>di</strong>viene<br />

insopportabile. Una volta interrotto il cammino per il dolore, il paziente può riprendere la prova<br />

appena possibile. Trascorsi i 6 minuti previsti, viene calcolata la <strong>di</strong>stanza totale percorsa e annotata<br />

la <strong>di</strong>stanza alla comparsa dei sintomi (pain-free walking <strong>di</strong>stance). In termini assoluti, una <strong>di</strong>stanza<br />

percorsa inferiore a 300 m è considerata un valore prognostico sfavorevole in termini <strong>di</strong> morbilità e<br />

mortalità car<strong>di</strong>ovascolare a breve termine (18) . Il test consente inoltre <strong>di</strong> valutare in termini<br />

percentuali il grado <strong>di</strong> limitazione funzionale del paziente in stu<strong>di</strong>o rispetto ad un soggetto sano<br />

dello stesso sesso e <strong>di</strong> pari età attraverso una formula validata (19) .<br />

6


Tra le prove su strada è stato recentemente proposto un test (20) che mira a determinare la velocità <strong>di</strong><br />

comparsa del dolore o pain threshold speed (PTS). Si tratta <strong>di</strong> un test incrementale effettuato in un<br />

corridoio caratterizzato da bassa velocità iniziale e da incrementi molto ridotti <strong>di</strong> velocità al<br />

termine <strong>di</strong> brevi tratti <strong>di</strong> cammino. . La prova termina quando il paziente, dopo aver segnalato il<br />

momento <strong>di</strong> comparsa dei sintomi dolorosi, non è più in grado <strong>di</strong> proseguire nella prova.<br />

L’originalità del test deriva dalla identificazione non già <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stanza (iniziale o massima) al<br />

dolore ma <strong>di</strong> una velocità critica. Tale velocità, oltre a costituire un parametro prestativo <strong>di</strong><br />

riferimento, è utilizzabile a per guidare programmi <strong>di</strong> allenamento in<strong>di</strong>vidualizzati ai pazienti.<br />

I test a carico costante ed i test graduali, rappresentano i protocolli più frequentemente utilizzati al<br />

treadmill (21,22) . Già in uso per la valutazione <strong>di</strong> altre patologie quali le coronaropatie, sono<br />

utilizzati per determinare le capacità <strong>di</strong> cammino del soggetto affetto da patologia ostruttiva agli<br />

arti inferiori.<br />

I test a carico costante prevedono che i pazienti vengano fatti camminare a velocità e pendenza<br />

costante (2,3 km/h al 7,5%, 3,0 o 3,2 km/h al 10 % ) fino alla comparsa dei sintomi<br />

I test graduali, a carichi crescenti, prevedono una velocità <strong>di</strong> cammino fissa (ad es. 3,2 o 3,5 Km/h)<br />

con aumenti <strong>di</strong> pendenza a intervalli <strong>di</strong> tempo predeterminati (3,5 % ogni 3 minuti o 2 % ogni 2<br />

minuti) fino al raggiungimento del dolore.<br />

I parametri ottenibili attraverso queste prove, utili a valutare la performance del cammino, sono la<br />

“clau<strong>di</strong>cation walking <strong>di</strong>stance o initial clau<strong>di</strong>cation <strong>di</strong>stance (ICD)”, ovvero la <strong>di</strong>stanza alla quale<br />

comincia ad evidenziarsi il dolore da clau<strong>di</strong>catio e la “maximal walking <strong>di</strong>stance o absolut<br />

clau<strong>di</strong>cation <strong>di</strong>stance” (ACD), cioè la <strong>di</strong>stanza massima percorsa, parametro più utilizzato in sede<br />

<strong>di</strong> outcome.Può inoltre essere valutata la severità della sintomatologia provata dal paziente durante<br />

il test attraverso una scala da 0 a 4(0 = assenza del dolore, 1 = inizio della clau<strong>di</strong>catio, 2 = dolore<br />

leggero, 3 = dolore moderato, 4 = dolore severo).<br />

Partendo però dal principio che i test e i protocolli usati nei pazienti arteriopatici dovrebbero tenere<br />

conto della limitazione funzionale dei pazienti da testare e della necessità che i dati ottenuti<br />

possano fornire utili in<strong>di</strong>cazioni per il programma riabilitativo, alcuni autori hanno proposto un test<br />

incrementale basato sulla velocità come parametro <strong>di</strong> outcome (23) . Tale test, costituendo<br />

l’evoluzione, con maggior standar<strong>di</strong>zzazione, <strong>di</strong> quello precedentemente descritto su strada (20)<br />

determina la Pain Threshold Speed del paziente arteriopatico.<br />

Anche in questo caso elementi portanti della meto<strong>di</strong>ca sono la bassa velocità iniziale (1,5 Km/h),<br />

incrementi molto ridotti <strong>di</strong> velocità (0,1 Km/h) al termine <strong>di</strong> brevi tratti <strong>di</strong> cammino (10m) ed il<br />

raggiungimento della massima velocità esprimibile (Vmax). Il test si è <strong>di</strong>mostrato ripetibile,<br />

7


in<strong>di</strong>pendente dal protocollo e correlato ad altre modalità <strong>di</strong> misurazione validate e precedentemente<br />

descritte, quali il Test dei 6 minuti <strong>di</strong> cammino e il graded treadmill test.<br />

La valutazione non invasiva del metabolismo muscolare e del grado <strong>di</strong> ossigenazione periferica.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del metabolismo muscolare può consentire l’analisi della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ossigenazione<br />

muscolare durante il movimento e <strong>di</strong> determinare la capacità estrattiva da parte del muscolo.<br />

<strong>Stu<strong>di</strong></strong>are l’efficienza del muscolo nell’utilizzare l’ossigeno <strong>di</strong>sponibile, può infatti rappresentare un<br />

fattore critico nella valutazione della performance del cammino del paziente e dunque della<br />

<strong>di</strong>sabilità da AOP .<br />

Tale valutazione si è resa possibile con l’avvento della spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS,<br />

Near Infrared Spectroscopy), una tecnica <strong>di</strong>agnostica in grado <strong>di</strong> misurare l’ossigenazione tissutale<br />

in maniera non invasiva ed in tempo reale. Non necessitando <strong>di</strong> un’infrastruttura speciale ed<br />

utilizzando strumentazioni portatili relativamente a basso costo, questa meto<strong>di</strong>ca presenta gran<strong>di</strong><br />

potenzialità.<br />

La NIRS utilizza un mezzo innocuo per stu<strong>di</strong>are i tessuti biologici ovvero, la ra<strong>di</strong>azione ottica e<br />

precisamente la banda spettrale nel vicino infrarosso (NIR, 700-950nm).<br />

Il fotone NIR lanciato nel tessuto biologico non lo attraversa secondo un percorso rettilineo tra<br />

sorgente e rilevatore, come nel caso fotone X, bensì esegue un percorso maggiore, assimilabile ad<br />

una spezzata, più o meno complessa a seconda del numero <strong>di</strong> “eventi <strong>di</strong> scattering” a cui va<br />

incontro, che si conclude con l’assorbimento totale del fotone da parte del tessuto (evento raro nella<br />

banda spettrale NIR) o con la sua fuoriuscita dal tessuto (fotoni “trasmessi” e fotoni “riflessi”). Le<br />

sonde NIR più utilizzate hanno la sorgente rivelatrice, cioè una o più fibre ottiche che captano la<br />

ra<strong>di</strong>azione luminosa fuoriuscita dal tessuto biologico dopo aver percorso un tragitto <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà<br />

variabile e <strong>di</strong> forma paragonabile ad una “banana” (“banana shape”), dalla stessa parte della<br />

sorgente luminosa (“spettroscopia in riflettanza”, a <strong>di</strong>fferenza della “spettroscopia in trasmissione”<br />

in cui le sorgenti rivelatrici luminose sono posizionate ai lati opposti del tessuto da stu<strong>di</strong>are).<br />

La <strong>di</strong>stanza massima tra l’estremità della fibra rivelatrice e quella della fibra che emette la<br />

ra<strong>di</strong>azione ottica è <strong>di</strong> solito 3,5-4 cm, permettendo ai fotoni NIR <strong>di</strong> penetrare nel tessuto biologico<br />

sottostante fino ad una profon<strong>di</strong>tà massima <strong>di</strong> 3-3,5 cm.<br />

Il fotone NIR nel tessuto biologico subisce due processi principali: la <strong>di</strong>ffusione (scattering) e<br />

l’assorbimento, entrambi lunghezza d’onda-<strong>di</strong>pendenti.<br />

La <strong>di</strong>ffusione, processo dominante nella banda spettrale NIR, è alla base del tipico percorso a zigzag<br />

del fotone all’interno del tessuto, ed è quantizzata dal coefficiente <strong>di</strong> scattering (µs), misurabile<br />

con le recenti meto<strong>di</strong>che NIRS risolte nel tempo.<br />

8


L’assorbimento da parte del tessuto biologico, basso nella banda spettrale NIR, è principalmente<br />

dovuto all’emoglobina e quantizzato dal coefficiente <strong>di</strong> assorbimento (µa), misurabile<br />

in<strong>di</strong>pendentemente da µs con le recenti meto<strong>di</strong>che NIRS risolte nel tempo (24) .<br />

L’emoglobina ossigenata (HbO 2 ) e l’emoglobina deossigenata (HHb) hanno spettri <strong>di</strong> assorbimento<br />

<strong>di</strong>fferenti nel NIR. Tale caratteristica permette <strong>di</strong> misurare separatamente le due forme <strong>di</strong> Hb e<br />

quin<strong>di</strong> la saturazione in ossigeno dell’Hb (StO 2 ) nei tessuti stu<strong>di</strong>ati.<br />

La complessità dell’interazione luce NIR - tessuto biologico è alla base del continuo evolvere delle<br />

tecnologie NIRS utilizzate in campo sperimentale e clinico.<br />

Gli strumenti NIR presenti sul mercato e maggiormente sperimentati utilizzano tecniche basate<br />

sull’emissione <strong>di</strong> luce “in continua”, ad intensità costante, in grado <strong>di</strong> ottenere misure “relative”<br />

dell’ossigenazione tissutale e quin<strong>di</strong> delle variazioni della StO 2 in un certo tessuto.<br />

La strumentazione per spettroscopia NIR risolta in tempo (dominio del tempo, o dominio delle<br />

frequenze), basata sulla emissione <strong>di</strong> luce ad intensità variabile nel tempo (nel dominio delle<br />

frequenze la ra<strong>di</strong>azione ottica viene modulata sinusoidalmente in ampiezza e ra<strong>di</strong>ofrequenza),<br />

permette <strong>di</strong> ottenere dati che riproducono il reale stato dell’ossigenazione dei tessuti biologici<br />

indagati, me<strong>di</strong>ante il dosaggio “assoluto” dell’ HbO 2 e Hb e quin<strong>di</strong> della StO (25) 2 .<br />

Lo spettroscopio consente la valutazione dello stato <strong>di</strong> ossigenazione e della emo<strong>di</strong>namica in corso<br />

<strong>di</strong> esercizio, impossibile con altre meto<strong>di</strong>che tra<strong>di</strong>zionali. Consente inoltre misurazioni in<br />

con<strong>di</strong>zioni ischemiche durante o dopo esercizio statico isometrico o <strong>di</strong>namico ai <strong>di</strong>versi arti.<br />

La tecnica NIRS negli ultimi anni ha consentito lo stu<strong>di</strong>o non invasivo del metabolismo muscolare<br />

attraverso misure semi quantitative o quantitative <strong>di</strong>namiche o statiche.<br />

Tra queste il consumo d’ossigeno muscolare (mVO 2 ) , determinabile attraverso una meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

occlusione venosa ed arteriosa (26,27) , che potrebbe rappresentare un parametro <strong>di</strong> interesse oltre che<br />

<strong>di</strong> facile raccolta anche in un setting clinico (28) .<br />

Usando il metodo dell’occlusione venosa, mVO 2 è calcolato dalla percentuale <strong>di</strong> incremento<br />

dell’emoglobina deossigenata (HHb) (26) dal momento che l’efflusso venoso è bloccato e<br />

l’incremento <strong>di</strong> HHb è dovuto solamente al consumo <strong>di</strong> ossigeno.<br />

Il calcolo del consumo <strong>di</strong> ossigeno (mVO 2 ) con l’occlusione arteriosa, supponendo che<br />

l’emoglobina totale (tHb) rimanga costante (26) , può essere calcolato dalla percentuale <strong>di</strong> decremento<br />

dell’emoglobina ossigenata (O 2 Hb) oppure dalla percentuale <strong>di</strong> decremento <strong>di</strong> Hb<strong>di</strong>ff/2;<br />

l’occlusione, determinando un blocco sia dell’efflusso che dell’afflusso isola il sangue in un<br />

compartimento dove il decremento <strong>di</strong> ossigeno dalla O 2 Hb è <strong>di</strong>rettamente proporzionale al<br />

consumo. Le <strong>di</strong>verse concentrazioni <strong>di</strong> HHb, O 2 Hb e Hb<strong>di</strong>ff sono espresse in µM/sec e convertite in<br />

millilitri <strong>di</strong> ossigeno al minuto per 100gr <strong>di</strong> tessuto (mlO 2 /min/100gr) considerando che ciascuna<br />

9


molecola <strong>di</strong> Hb è legata con quattro molecole <strong>di</strong> O 2 , che il volume molare del gas è <strong>di</strong> 22.4L, che il<br />

valore della densità del muscolo è <strong>di</strong> 1,04 Kg/L e assumendo con<strong>di</strong>zioni STPD (29) .<br />

Da questi valori si ricava la seguente equazione:<br />

mVO 2 = (((∆O 2 Hb*60)/(10*1,04))*4)*22,4/1000 [mlO 2 /min/100gr]<br />

dove ∆O 2 Hb può essere sostituito da ∆HHb o da ∆Hb<strong>di</strong>ff/2.<br />

La meto<strong>di</strong>ca basata sulla occlusione venosa è stata identificata come quella più idonea a misure<br />

ripetute su pazienti, non evocando, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella arteriosa, alcuna sintomatologia dolorosa<br />

(27, 30-32) e consentendo <strong>di</strong> determinare i valori <strong>di</strong> capacità estrattiva muscolare in soggetti sani ed in<br />

pazienti con AOP. Un recente stu<strong>di</strong>o condotto su un’ampia popolazione <strong>di</strong> pazienti ha evidenziato<br />

come nel portatore <strong>di</strong> AOP non vi siano limitazioni <strong>di</strong> estrazione muscolare dell’ossigeno, almeno a<br />

livello del muscolo gastrocnemio, a confronto <strong>di</strong> soggetti sani rispetto ai quali, i valori registrati<br />

nelle gambe dei pazienti, risultano leggermente più elevati e ad<strong>di</strong>rittura significativamente<br />

maggiori in presenza <strong>di</strong> maggiore severità <strong>di</strong> malattia, verosimilmente per la prolungata<br />

esposizione ad uno stimolo ipossico (30) . La meto<strong>di</strong>ca NIRS e il parametro mVO 2 possono dunque<br />

<strong>di</strong>venire utili nel seguire l’outcome riabilitativo <strong>di</strong> soggetti portatori <strong>di</strong> arteriopatia periferica, anche<br />

se finora non sono stati utilizzati in tal senso.<br />

La meto<strong>di</strong>ca NIRS come detto, consente inoltre <strong>di</strong> documentare le mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> ossigenazione<br />

muscolare in fase <strong>di</strong>namica. Nonostante questo rappresenti un aspetto <strong>di</strong> grande interesse per chi<br />

opera in ambito riabilitativo, non si sono sviluppati stu<strong>di</strong> finalizzati ad un utilizzo <strong>di</strong> tale meto<strong>di</strong>ca a<br />

scopo <strong>di</strong>agnostico o in sede <strong>di</strong> outcome riabilitativo. Solo recentemente è stata proposta una<br />

meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> valutazione funzionale oggettiva <strong>di</strong> facile riproducibilità in ambulatorio per pazienti<br />

AOP. Tale meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> valutazione supportata dalla strumentazione NIRS, consente <strong>di</strong> quantificare<br />

il grado <strong>di</strong> deossigenazione a livello del muscolo gastrocnemio durante l’esecuzione <strong>di</strong> un<br />

protocollo incrementale (20) in un range <strong>di</strong> velocità predeterminato attraverso l’analisi dell’area sotto<br />

la curva dell’emoglobina ossigenata e <strong>di</strong>fferenziale. Tale analisi consente <strong>di</strong> determinare se la<br />

traccia <strong>di</strong>namica evidenzi uno squilibrio metabolico a carico del muscolo in stu<strong>di</strong>o e se tale<br />

squilibrio sia compatibile con una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> malattia periferica o meno (28) . Tale valutazione<br />

quantitativa potrebbe risultare un prezioso dato metabolico <strong>di</strong>namico in sede <strong>di</strong> outcome<br />

riabilitativo. Una riduzione dell’area sotto la curva dell’emoglobina ossigenata potrebbe infatti<br />

significare una più favorevole con<strong>di</strong>zione emo<strong>di</strong>namica e un grado <strong>di</strong> relativa maggior<br />

ossigenazione a carico del <strong>di</strong>stretto muscolare in stu<strong>di</strong>o.<br />

10


La gestione del paziente<br />

La terapia delle arteriopatie periferiche mira a ridurre la progressione della malattia aterosclerotica<br />

generalizzata e la conseguente morbilità e mortalità car<strong>di</strong>ovascolare, attraverso il controllo della<br />

pressione arteriosa e sulla eliminazione e/o riduzione dei fattori <strong>di</strong> rischio, soprattutto fumo e<br />

ipercolesterolemia, in grado <strong>di</strong> favorire il processo aterosclerotico.<br />

Mira inoltre ad intervenire sui sintomi specifici per migliorare capacità funzionale e qualità <strong>di</strong> vita<br />

del paziente e si propone <strong>di</strong> prevenire le complicazioni agli arti inferiori (ulcere, gangrena,<br />

amputazioni).<br />

Il trattamento del paziente quin<strong>di</strong>, oltre a basarsi sul ricorso a misure locali (igiene dei pie<strong>di</strong>, uso <strong>di</strong><br />

creme emollienti, calzature adeguate), prevede la somministrazione <strong>di</strong> farmaci adeguati, interventi<br />

non <strong>di</strong> tipo chirurgico e ad approcci chirurgici veri e propri.<br />

Se gli antiaggreganti piastrinici sono in grado <strong>di</strong> provocare un rallentamento nella progressione dei<br />

processi aterosclerotici, pur senza incidere sulla tolleranza allo sforzo, la terapia farmacologica si è<br />

rivelata <strong>di</strong> scarso aiuto. Di scarsa utilità si sono <strong>di</strong>mostrati particolarmente i vaso<strong>di</strong>latatori: durante<br />

lo sforzo infatti, nelle aree <strong>di</strong>stali all’ostruzione si verifica una vaso<strong>di</strong>latazione a cui segue una<br />

riduzione della pressione <strong>di</strong> perfusione a livelli talora inferiori a quelli presenti nei tessuti<br />

interstiziali durante il lavoro muscolare. La pentossifillina, un derivato della xantina, sembra sia<br />

invece in grado <strong>di</strong> ridurre la viscosità ematica aumentando la flessibilità <strong>degli</strong> eritrociti e, quin<strong>di</strong>, la<br />

perfusione a livello del microcircolo con il risultato <strong>di</strong> garantire un maggiore apporto <strong>di</strong> ossigeno ai<br />

tessuti. Tale farmaco in prove preliminari, è sembrato in grado <strong>di</strong> migliorare la tolleranza allo sforzo<br />

in pazienti con clau<strong>di</strong>catio (33-35) .<br />

Il cilostazolo, molecola da tempo presente negli Stati uniti e solo da poco <strong>di</strong>sponibile in Italia, si è<br />

<strong>di</strong>mostrata in grado <strong>di</strong> migliorare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> cammino nei pazienti con clau<strong>di</strong>catio intermittens e<br />

<strong>di</strong> ridurre la restenosi dopo intervento coronarico, ma la sua efficacia rimane non ben definita dopo<br />

terapia endovascolare per malattia femoro-poplitea (36,37) .<br />

La terapia chirurgica: i pazienti negli sta<strong>di</strong> iniziali <strong>di</strong> malattia (il cosiddetto I° sta<strong>di</strong>o della<br />

classificazione <strong>di</strong> Fontaine) non necessitano né <strong>di</strong> terapie sintomatiche me<strong>di</strong>che (se si esclude la<br />

terapia antiaggregante) né chirurgiche. In tali pazienti è invece fondamentale intervenire sui fattori<br />

<strong>di</strong> rischio. Negli sta<strong>di</strong> interme<strong>di</strong> ( II° sta<strong>di</strong>o Fontaine) l’arteriopatia presenta, nella maggior parte dei<br />

casi, un’evoluzione abbastanza favorevole con esercizio, terapia me<strong>di</strong>ca associata ad intervento sui<br />

fattori <strong>di</strong> rischio. In una percentuale compresa tra il 25%-35% dei casi la sintomatologia invece<br />

peggiora al punto da richiedere l’intervento chirurgico. Il 5% dei pazienti, soprattutto in presenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>abete, va incontro ad amputazione. In questo sta<strong>di</strong>o, soprattutto in caso <strong>di</strong> marcata riduzione della<br />

11


funzionalità e nei pazienti relativamente giovani, risulta giustificato il ricorso all’intervento<br />

chirurgico o alle tecniche <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ologia interventistica (PTA, Laser-angioplastica, aterectomia).<br />

Anche la sede delle lesioni ostruttive è importante nell’in<strong>di</strong>cazione al trattamento chirurgico.<br />

Negli sta<strong>di</strong> avanzati (III°-IV° sta<strong>di</strong>o Fontaine), caratterizzati da dolore a riposo, ulcere ischemiche e<br />

gangrene e rischio <strong>di</strong> perdere l’arto, può <strong>di</strong>venire una scelta pressoché obbligata il ricorso<br />

all’intervento chirurgico <strong>di</strong> rivascolarizzazione potendo scegliere tra <strong>di</strong>verse tecniche<br />

(Tromboendoarterectomia o TEA, Bypass, procedure angiora<strong>di</strong>ologiche). Nel programmare<br />

l’intervento devono essere tenuti in conto la eventuale concomitanza <strong>di</strong> altre patologie e la<br />

poli<strong>di</strong>strettualità aterosclerotica, fattori questi in grado <strong>di</strong> aumentare il rischio operatorio.<br />

La Sport-terapia: la proposta <strong>di</strong> introdurre l’esercizio fisico, ed in particolare il cammino, come<br />

metodo terapeutico per la clau<strong>di</strong>catio intermittens risale al 1898 (38) . Da allora numerosi stu<strong>di</strong> hanno<br />

evidenziato che l’esercizio fisico è un importante ed efficace metodo terapeutico per l’arteriopatia<br />

cronica ostruttiva allo sta<strong>di</strong>o II° <strong>di</strong> Fontaine, con una bassissima morbilità e mortalità. L’efficacia<br />

dell’attività fisica riabilitativa basata sulla deambulazione è stata infatti <strong>di</strong>mostrata a partire dal<br />

1966, quando il primo stu<strong>di</strong>o controllato e randomizzato sull’esercizio fisico in soggetti con AOP<br />

evidenziò un marcato miglioramento nella <strong>di</strong>stanza percorsa. Gli obiettivi primari <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o e<br />

<strong>di</strong> altri successivi sono rappresentati dal tempo o <strong>di</strong>stanza massimi <strong>di</strong> deambulazione e dal tempo o<br />

<strong>di</strong>stanza massimi <strong>di</strong> deambulazione senza dolore, opportunamente misurati.<br />

In una meta-analisi nel 1995 (39) , Gardner e Pouehlman evidenziarono che l’incremento del tempo <strong>di</strong><br />

marcia senza la comparsa del dolore si aggirava attorno al 180% in persone che avevano seguito un<br />

programma d’allenamento, contro il 40% dei gruppi <strong>di</strong> controllo; mentre il tempo <strong>di</strong> marcia<br />

massimale era migliorato del 130%, contro il 30% dei gruppi <strong>di</strong> controllo. La terapia basata<br />

sull’esercizio fisico richiedeva <strong>di</strong> marciare quoti<strong>di</strong>anamente ad un’intensità d’esercizio inferiore alla<br />

soglia della comparsa del dolore, con l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> interrompere l’esercizio fisico ai primi<br />

sintomi (parestesie o dolore).<br />

L’analisi <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> riportati in letteratura evidenzia in maniera univoca che la riabilitazione<br />

me<strong>di</strong>ante l’esercizio fisico è in grado <strong>di</strong> migliorare significativamente le capacità <strong>di</strong> marcia dei<br />

pazienti affetti da arteriopatie croniche ostruttive periferiche. Le più recenti linee-guida (40)<br />

riconoscono quin<strong>di</strong> che “la riabilitazione riveste un ruolo fondamentale nella terapia<br />

dell’arteriopatia al II sta<strong>di</strong>o. Tuttavia questa terapia offre risultati ottimali solo se svolta sotto<br />

supervisione me<strong>di</strong>ca“ (41-43) . Per questo “Un programma <strong>di</strong> fisioterapia (possibilmente con<br />

supervisione me<strong>di</strong>ca) deve essere considerato parte integrante del trattamento della clau<strong>di</strong>catio”<br />

(raccomandazione grado A, livello Ia).<br />

12


E dunque, negli sta<strong>di</strong> iniziali o nei casi in cui l’intervento chirurgico risulti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile attuazione o<br />

<strong>di</strong> ridotto beneficio, è indubbio che la ricerca <strong>di</strong> efficaci protocolli <strong>di</strong> valutazione e <strong>di</strong> riabilitazione<br />

sia fondamentale.<br />

Gli attuali protocolli in uso prevedono che i pazienti svolgano l’attività fisica in supervisione presso<br />

centri specializzati camminando al punto <strong>di</strong> dolore quasi massimale per più <strong>di</strong> 30 minuti per<br />

sessione, almeno tre volte alla settimana per almeno sei mesi. Tali programmi, svolti in<br />

supervisione, si sono <strong>di</strong>mostrati maggiormente efficaci sul miglioramento dell’autonomia <strong>di</strong><br />

cammino, rispetto a programmi home-based (44,45) .<br />

Di contro i programmi home-based, basati su semplici istruzioni riguardo l’esercizio da effettuare<br />

(es. camminare alla massima tolleranza del dolore), hanno <strong>di</strong>mostrato una elevata e prolungata<br />

aderenza all’esercizio, con bassi costi per il sistema sanitario (45) .<br />

Relativamente ai programmi home-based risulta <strong>di</strong>fficile stabilire l’intensità <strong>di</strong> esercizio trattandosi<br />

spesso <strong>di</strong> cammino libero spontaneo, che speso viene consigliato con la modalità <strong>di</strong> raggiungere il<br />

sintomo doloroso e insistere fino a quando possibile, per poi fermarsi il tempo necessario e ripartire<br />

successivamente.<br />

L’alternativa sviluppata e validata recentemente presso il Centro Malattie Vascolari dell’Università<br />

<strong>di</strong> <strong>Ferrara</strong>, attraverso il Programma <strong>di</strong> Riabilitazione Vascolare, prevede valutazioni funzionali<br />

seriate in ospedale ed esercizio da svolgersi a casa a velocità però prescritta e controllata con uso <strong>di</strong><br />

metronomi (Test in-Train out, Ti-To). La velocità <strong>di</strong> esercizio a domicilio, prevede un’intensità <strong>di</strong><br />

cammino appena al <strong>di</strong> sotto della velocità <strong>di</strong> soglia del dolore (PTS) identificata nella prova<br />

incrementale eseguita al treadmill, ed è la cosiddetta massima velocità libera da dolore (MAS)<br />

(20,46) .<br />

Difficile peraltro identificare le mo<strong>di</strong>ficazioni che un programma <strong>di</strong> esercizio realmente induce.<br />

Dall’analisi della letteratura, sono riportate “generiche” mo<strong>di</strong>fiche positive unicamente in termini<br />

<strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> cammino (aumento del tempo <strong>di</strong> cammino) e <strong>di</strong> risposta car<strong>di</strong>ovascolare all’esercizio<br />

(47,48) .<br />

Poche o scarse mo<strong>di</strong>fiche emo<strong>di</strong>namiche, quali variazioni dell’in<strong>di</strong>ce caviglia braccio, sono state<br />

riportate in letteratura e ridotti stu<strong>di</strong> sulle mo<strong>di</strong>ficazioni muscolari occorse sono <strong>di</strong>sponibili (49) .<br />

Del resto l’applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi programmi <strong>di</strong> esercizio, in termini <strong>di</strong> intensità e durata delle<br />

sessioni, potrebbe avere un peso determinante sulle mo<strong>di</strong>ficazioni inducibili in periferia.<br />

I pazienti avviati a programmi riabilitativi home-based, vengono istruiti a camminare ad una<br />

velocità in<strong>di</strong>viduale generica e <strong>di</strong> insistere oltre la comparsa del dolore (14) . Nei programmi in<br />

supervisione svolti al treadmill, viene utilizzata un’intensità <strong>di</strong> esercizio tale da raggiungere il<br />

sintomo e proseguire ad un livello sottomassimale <strong>di</strong> dolore e la ripetizione <strong>di</strong> queste sessioni <strong>di</strong><br />

13


cammino in presenza <strong>di</strong> dolore si è <strong>di</strong>mostrata in grado <strong>di</strong> migliorare la tolleranza all’esercizio (14) .<br />

L’idea è che questo tipo <strong>di</strong> esercizio, che comporta una grossa quota <strong>di</strong> ischemia, potrebbe essere il<br />

più efficace nel trattamento della clau<strong>di</strong>catio e che il massimo dolore ad alta intensità può essere<br />

efficace a creare risposte <strong>di</strong> adattamento (12) . L’allenamento produce effettivamente maggior<br />

tolleranza all’esercizio nei pazienti ed è in grado <strong>di</strong> produrre miglioramenti significativi in termini<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> cammino (39) . Queste sessioni ad alta intensità <strong>di</strong> esercizio, non sono però seguite da<br />

adattamenti aerobici, ma piuttosto da <strong>di</strong>sturbi del metabolismo ossidativo, da segnali <strong>di</strong> attivazione<br />

del metabolismo anaerobico e da denervazione del muscolo scheletrico (50) .<br />

Un’ipotesi da inseguire, potrebbe essere quella <strong>di</strong> migliorare la capacità <strong>di</strong> produrre energia per via<br />

aerobica aumentando la concentrazione <strong>di</strong> mitocondri muscolari e la capillarizzazione nelle zone<br />

povere <strong>di</strong> ossigeno. Tali effetti si possono ottenere effettuando un esercizio specifico per tempi<br />

sufficientemente lunghi e ad intensità sottomassimali (51) .<br />

È infatti noto che intensità <strong>di</strong> esercizio elevate, danneggiano la funzione muscolare e la capacità<br />

respiratoria dei muscoli che lavorano (52,53) , ma allo stesso tempo una bassa concentrazione <strong>di</strong><br />

ossigeno locale risulta essere un adeguato ed in<strong>di</strong>pendente stimolo per ilo metabolismo ossidativo<br />

( 54,55) . L’allenamento dovrebbe dunque combinare ’appropriata intensità e durata adeguata <strong>di</strong><br />

esercizio. Gli esperti <strong>di</strong> esercizio riconoscono che ad un’elevata intensità oltre la soglia anaerobica,<br />

il volume <strong>di</strong> allenamento è limitato mentre, in un esercizio svolto intorno alla soglia anaerobica la<br />

relazione intensità-risulta ottimale (56) .<br />

Per tutte queste ragioni, il nostro gruppo ha ipotizzato che la ricerca <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>catore del livello <strong>di</strong><br />

intensità <strong>di</strong> allenamento appropriato per paziente arteriopatico, potrebbe rappresentare uno<br />

strumento strategico per ottimizzare la relazione intensità-durata <strong>di</strong> allenamento. L’in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong><br />

intensità adeguata <strong>di</strong> esercizio è stata determinata per pazienti con patologia coronarica (frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca), per i pazienti con patologia polmonare cronica ostruttiva (grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>spnea) e per altre<br />

popolazioni generalmente sane come gli anziani (livello <strong>di</strong> esercizio percepito) (57-59) .<br />

Dunque, l’identificazione <strong>di</strong> un’intensità ideale <strong>di</strong> esercizio potrebbe risultare efficace nel paziente<br />

con arteriopatia periferica e potrebbe essere utilizzata come base per sviluppare meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

valutazione ed allenamenti riabilitativi. Il primo passo in questa <strong>di</strong>rezione è stato fatto con la messa<br />

a punto <strong>di</strong> un test, inizialmente in corridoio (20) e recentemente su treadmill (60) con lo scopo <strong>di</strong><br />

determinare la velocità critica <strong>di</strong> cammino dei pazienti AOP, denominata velocità <strong>di</strong> soglia del<br />

dolore (PTS). Questo parametro è risultato utile per definire l’esercizio aerobico sottomassimale e<br />

per valutare gli effetti derivati da tale allenamento.<br />

L’intensità <strong>di</strong> allenamento è infatti un aspetto cruciale nei pazienti AOP dove, camminare alla<br />

normale velocità (90-120 passi/min in base all’età) può risultare un esercizio molto intenso per i<br />

14


muscoli delle regioni ischemiche rendendo la locomozione energeticamente insostenibile a seguito<br />

<strong>di</strong> un ridotto afflusso <strong>di</strong> sangue, provocando così la clau<strong>di</strong>catio.<br />

L’esercizio, effettuato ad intensità e tempi inizialmente ridotti ma progressivamente crescenti, mira<br />

a far eseguire un lavoro con scarsa attivazione del meccanismo anaerobico lattacido dei <strong>di</strong>stretti a<br />

minor <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> ossigeno, in assenza <strong>di</strong> dolore ed apportando adattamenti funzionali,<br />

emo<strong>di</strong>namici, car<strong>di</strong>ovascolari e metabolici tipici dell’allenamento aerobico (45,61) .<br />

Il programma Ti-To proposto (23) , ha lo scopo <strong>di</strong> migliorare la potenza aerobica della gamba malata<br />

facendo camminare il paziente ad una velocità al <strong>di</strong> sotto della naturale velocità <strong>di</strong> deambulazione<br />

ma coerente con la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> energia consentita dal ridotto trasporto <strong>di</strong> ossigeno e/o dalla<br />

presenza <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà (es. anemia, car<strong>di</strong>opatie e miopatie). Pertanto, i punti car<strong>di</strong>ne del<br />

programma Ti-To sono: valutazione del PTS, allenamento alla MAS (62,55) , la sostenibilità<br />

dell’allenamento a intensità libera da sintomi e la modalità intervallata dove il periodo <strong>di</strong> riposo<br />

serve a prevenire il progressivo accumulo <strong>di</strong> acido lattico nel muscolo ischemico. La MAS, che<br />

viene progressivamente mo<strong>di</strong>ficata in base alle mo<strong>di</strong>ficazioni indotte dal training, mira ad<br />

avvicinare o raggiungere la normale velocità <strong>di</strong> locomozione. I pazienti che all’inizio del<br />

programma Ti-To hanno camminato senza dolore per 2 minuti ad una velocità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 2 km/h,<br />

dopo 6 mesi sono in grado <strong>di</strong> sostenere una sessione quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> 10 minuti <strong>di</strong> cammino<br />

consecutivi in assenza <strong>di</strong> sintomi ad una velocità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 3 km/h.<br />

Al termine del percorso riabilitativo Ti-To i miglioramenti osservati sono simili alle variazioni<br />

me<strong>di</strong>e in termini <strong>di</strong> ACD osservati dall’esecuzione <strong>di</strong> altri programmi riabilitativi (+83%) (63) anche<br />

se il confronto in termini <strong>di</strong> efficacia tra gli stu<strong>di</strong> risulta <strong>di</strong>fficile a causa dei <strong>di</strong>versi protocolli<br />

utilizzati, della popolazione analizzata e dell’intensità <strong>di</strong> esercizio prescritta.<br />

A seguito del programma Ti-To sono stati inoltre evidenziati adattamenti <strong>di</strong> tipo emo<strong>di</strong>namico con<br />

l’aumento dell’in<strong>di</strong>ce ABI della gamba peggiore, dato da una riduzione me<strong>di</strong>a della pressione<br />

sistolica e da un aumento <strong>di</strong> quella misurata alla caviglia. Tali adattamenti (64) , sono stati raramente<br />

descritti a seguito <strong>di</strong> programmi in supervisione (14) , e non sono stati riscontrati in pazienti che<br />

hanno camminato liberamente ad alte intensità.<br />

In un modello animale <strong>di</strong> clau<strong>di</strong>catio intermittens , sviluppato nei cani, l’esercizio è risultato in<br />

grado <strong>di</strong> incrementare il flusso sanguigno in periferia me<strong>di</strong>ante la formazione <strong>di</strong> circoli collaterali<br />

fino a compensare l’ostruzione dell’arteria femorale (64) . Il protocollo utilizzato (es. 10 min/<strong>di</strong>e <strong>di</strong><br />

esercizio in<strong>di</strong>vidualizzato con incrementi <strong>di</strong> intensità per un anno) ricorda quello Ti-To, dove uno<br />

stimolo adeguato per il rimodellamento vascolare potrebbe derivare da ripetute sessioni <strong>di</strong> esercizio<br />

svolte in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> lieve anaerobiosi della regione ischemica, come <strong>di</strong>mostrato dalle<br />

sensazioni lievi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio locali al termine <strong>di</strong> ogni sessione.<br />

15


E’ noto che l'esercizio favorisce la produzione <strong>di</strong> ossido nitrico, un agente vasoattivo che regola il<br />

tono vascolare con effetto vaso<strong>di</strong>latatore sui vasi arteriosi, induce ipossia tissutale ed evoca<br />

variazioni <strong>di</strong> shear stress. Tali fattori sono elementi alla base dei processi neoangiogenetici e del<br />

rimodellamento vascolare indotti dall’esercizio (65-68) . Pazienti con AOP che si esercitavano in<br />

con<strong>di</strong>zioni ischemiche e sub-ischemiche, hanno evidenziato un incremento dell’in<strong>di</strong>ce ABI, un<br />

aumento in circolo <strong>di</strong> cellule endoteliali progenitrici e la loro integrazione nelle reti endoteliali (69) .<br />

SCOPO DEL LAVORO<br />

Riconoscere con maggiore precisione gli effetti <strong>di</strong> un programma riabilitativo risulta rilevante per<br />

in<strong>di</strong>viduare le caratteristiche <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> esercizio (intensità, durata, volume) utili a<br />

sviluppare mo<strong>di</strong>ficazioni metaboliche ed emo<strong>di</strong>namiche, e a definire efficaci modalità <strong>di</strong> intervento<br />

basate sulla sport-terapia.<br />

Come precedentemente riportato, in letteratura esistono però pochi stu<strong>di</strong> in questo senso, dovuti<br />

alla limitazione nello stu<strong>di</strong>o del muscolo per l’invasività delle procedure utilizzabili (es. biopsia)<br />

(70-72) . Il presente stu<strong>di</strong>o, che giunge da una parte dopo ricerche relative ai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione e <strong>di</strong><br />

proposizione dell’esercizio in AOP e dall’altra dopo una fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o relativa all’applicazione<br />

della meto<strong>di</strong>ca NIRS, cerca <strong>di</strong> apportare informazioni originali e rilevanti riguardo le mo<strong>di</strong>fiche<br />

indotte da un programma riabilitativo originale per l’arteriopatia periferica. Nello specifico, mira a<br />

documentare gli effetti emo<strong>di</strong>namici e metabolici muscolari alla base delle variazioni <strong>di</strong><br />

performance ottenute attraverso un programma <strong>di</strong> sport-terapia condotto alla massima velocità<br />

libera da sintomi. Lo stu<strong>di</strong>o, che per la prima volta si avvale della meto<strong>di</strong>ca NIRS per tale finalità,<br />

mira inoltre a valutare se <strong>di</strong>verse risposte adattative siano osservabili nei pazienti sottoposti ad uno<br />

stesso intervento.<br />

16


SOGGETTI E METODI<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha riguardato una coorte <strong>di</strong> 55 pazienti consecutivi (<strong>di</strong> cui 39 <strong>di</strong> sesso maschile) affetti da<br />

arteriopatia periferica al II sta<strong>di</strong>o secondo Fontaine con clau<strong>di</strong>catio stabile da almeno sei mesi<br />

(Gruppo E), inviati al Programma <strong>di</strong> riabilitazione vascolare.<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> arteriopatia periferica era stata preventivamente effettuata presso il reparto <strong>di</strong><br />

Chirurgia Vascolare sulla base <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong>agnostiche per immagini (es. Angio-TC, Angio-RM) o<br />

<strong>di</strong> un esame Echo-Color-Doppler (ECD) (Philips iU22 Ultrasound System) mirato a valutare la<br />

presenza <strong>di</strong> lesioni dell’albero arterioso a carico dell’aorta addominale, arteria iliaca comune ed<br />

esterna, arteria femorale profonda, superficiale e comune, arteria poplitea ed entrambi gli assi<br />

tibiali.<br />

Sono stati esclusi dallo stu<strong>di</strong>o i pazienti che presentavano controin<strong>di</strong>cazioni o limitazioni<br />

all’esercizio (es. angina instabile, recente intervento o infarto al miocar<strong>di</strong>o da meno <strong>di</strong> 6 mesi,<br />

patologie car<strong>di</strong>ache con frazione <strong>di</strong> eiezione < 30% , neoplasie con attesa <strong>di</strong> vita ≤ 6 mesi).<br />

Ai fini della misurazione effettuata con meto<strong>di</strong>ca NIRS sono stati esclusi pazienti con marcate<br />

limitazioni riguardo la capacità <strong>di</strong> trasporto ed utilizzo dell’ossigeno (anemia severa e/o miopatia) o<br />

importante <strong>di</strong>sabilità al cammino (<strong>di</strong>stanza al dolore riferita < 50m) tale da pregiu<strong>di</strong>care la capacità<br />

<strong>di</strong> raggiungere la velocità prestabilita durante il test al treadmill con sensori NIRS (28) .<br />

Sono stati inoltre esclusi durante lo stu<strong>di</strong>o, i pazienti che avevano attivato una nuova terapia<br />

farmacologica in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare la risposta circolatoria, i soggetti che non sono stati in grado<br />

<strong>di</strong> portare a termine almeno il 50% delle sessioni <strong>di</strong> esercizio prescritte e chi non si è presentato alla<br />

visita <strong>di</strong> controllo entro <strong>di</strong>eci giorni dalla data prevista senza motivarne l’assenza.<br />

Sono stati inoltre stu<strong>di</strong>ati 15 soggetti sani (<strong>di</strong> cui 8 <strong>di</strong> sesso maschile) inseriti come gruppo <strong>di</strong><br />

controllo (Gruppo C). Sono stati esclusi dallo stu<strong>di</strong>o i soggetti affetti da patologie in grado <strong>di</strong><br />

ridurre l’attività spontanea e, durante lo stu<strong>di</strong>o, chi aveva avviato programmi <strong>di</strong> training strutturato.<br />

I soggetti, a <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> attività fisica, sono stati preventivamente sottoposti a valutazione<br />

clinica ed esame ECD per escludere la presenza <strong>di</strong> ogni con<strong>di</strong>zione patologica cronica.<br />

Tutti i partecipanti allo stu<strong>di</strong>o, ai quali è stata richiesta l’astinenza dal fumo, hanno firmato il<br />

consenso informato ed il protocollo dello stu<strong>di</strong>o è stato approvato dal Comitato Etico locale.<br />

Misure <strong>di</strong> outcome<br />

Nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o le misure <strong>di</strong> outcome sono state effettuate all’ingresso (T0) e a 7±2 mesi<br />

(T9), periodo che per i pazienti con AOP corrispondente al termine del programma riabilitativo.<br />

Le misurazioni ed i test funzionali sono stati eseguiti in ambiente a temperatura stabile ed attrezzato<br />

in caso <strong>di</strong> emergenze me<strong>di</strong>che. Ai pazienti veniva richiesto <strong>di</strong> assumere la terapia farmacologica<br />

17


abituale e tutti i partecipanti allo stu<strong>di</strong>o erano invitati a non assumere caffeina nelle 12 ore<br />

precedenti ed evitare lavori muscolari impegnativi ed inusuali nelle 24 ore precedenti la<br />

misurazione.<br />

Valutazioni emo<strong>di</strong>namiche<br />

In<strong>di</strong>ce Caviglia-Braccio (ABI): all’arrivo in ospedale, ai soggetti esaminati veniva richiesto un<br />

periodo <strong>di</strong> riposo <strong>di</strong> circa 10-15 minuti prima procedere alle misure.<br />

L’in<strong>di</strong>ce ABI è stato misurato a tutti i soggetti in stu<strong>di</strong>o secondo le modalità standard (39) me<strong>di</strong>ante<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> un doppler acustico (Stereodop 448.S) ed un bracciale da sfigmomanometro standard.<br />

Al paziente <strong>di</strong>steso sul lettino in posizione supina, venivano misurate la pressione sistolica a livello<br />

delle arterie tibiale posteriore e pe<strong>di</strong><strong>di</strong>a <strong>di</strong> entrambe le gambe e successivamente veniva misurata la<br />

pressione arteriosa sistemica a livello omerale con uno sfigmomanometro aneroide, dotato <strong>di</strong> un<br />

bracciale per adulti.<br />

L’in<strong>di</strong>ce ABI per ogni arto è stato calcolato attraverso il rapporto tra la pressione sistolica più alta<br />

rilevata alla caviglia e la pressione sistolica riscontrata al braccio.<br />

Le gambe <strong>di</strong> ogni paziente sono state classificate come arto peggiore o migliore in base all’in<strong>di</strong>ce<br />

ABI. Sono stati considerati incomprimibili i vasi in presenza <strong>di</strong> ABI maggiore <strong>di</strong> 1,40 o in caso <strong>di</strong><br />

interruzione della procedura, per dolore nella sede del manicotto, ad una pressione <strong>di</strong> 300 mmHg<br />

pur in presenza <strong>di</strong> segnale Doppler.<br />

In sede <strong>di</strong> outcome, i pazienti che presentavano un incremento significativo <strong>di</strong> ABI (≥ 10%) a carico<br />

della gamba peggiore rispetto alle misurazioni basali, sono stati classificati come “responders” al<br />

trattamento dal punto vista emo<strong>di</strong>namico (gruppo ABI+ ) ed i restanti pazienti (ABI < 10%) sono<br />

stati classificati come non responders (gruppo ABI-).<br />

Valutazioni metaboliche muscolari me<strong>di</strong>ante spettroscopia a raggi infrarossi (NIRS)<br />

Per le misure effettuate con spettroscopio a raggi infrarossi NIRS, è stato utilizzato uno strumento<br />

ad onda continua (Oxymon MK III Artinis Me<strong>di</strong>cal System, the Netherlands) le cui caratteristiche<br />

tecniche sono riportate in tabella 1 (figura 1). Questo sistema, dotato <strong>di</strong> due canali (un canale<br />

sorgente <strong>di</strong> luce ed uno rilevatore), utilizza una luce ad intensità modulata alla frequenza <strong>di</strong> 1 MHz<br />

ed i <strong>di</strong>o<strong>di</strong> laser a tre lunghezze d’onda (905, 850, and 770 nm), corrispondenti alle lunghezze<br />

d’onda <strong>di</strong> assorbimento <strong>di</strong> ossiemoglobina (O 2 Hb) e deossiemoglobina (HHb). La luce dai <strong>di</strong>o<strong>di</strong><br />

laser, propagandosi attraverso i tessuti biologici, viene in parte assorbita e in parte <strong>di</strong>spersa da parte<br />

dei tessuti stessi per poi essere catturata dalle fibre rilevatrici. L’intensità della quota <strong>di</strong> luce<br />

raccolta fornisce informazioni <strong>di</strong>rette riguardo la concentrazione <strong>di</strong> O 2 Hb e HHb ([O 2 Hb], [HHb]).<br />

18


Altri parametri vengono invece calcolati dai precedenti, quali l’emoglobina totale (tHb= O 2 Hb +<br />

HHb) e l’emoglobina <strong>di</strong>fferenziale (dHb= O 2 Hb - HHb). Tali misure sono state sempre eseguite<br />

dagli stessi operatori.<br />

Prima <strong>di</strong> effettuare la valutazione, è stato stimato lo strato <strong>di</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso me<strong>di</strong>ante la misura<br />

delle pliche al polpaccio, nel suo punto più largo, utilizzando un plicometro (Holtain Ltd, UK), in<br />

accordo con gli standard internazionali (73) . È stata effettuata quin<strong>di</strong> la lettura in millimetri ed è stata<br />

considerata la me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tre misurazioni consecutive.<br />

Successivamente, al soggetto, <strong>di</strong>steso sul lettino in posizione supina, venivano posizionati ed<br />

assicurati con nastro adesivo i sensori a raggi infrarossi NIRS al ventre me<strong>di</strong>ale del muscolo<br />

gastrocnemio (figura 2), nello stesso punto in cui sono state misurate le pliche.<br />

Per tutte le misure, la <strong>di</strong>stanza fra gli opto<strong>di</strong> dei sensori NIRS è stata mantenuta a 4 cm consentendo<br />

una profon<strong>di</strong>tà massima <strong>di</strong> penetrazione della luce <strong>di</strong> circa 20 mm.<br />

Determinazione del consumo <strong>di</strong> ossigeno muscolare a riposo ( mVO 2 ) con meto<strong>di</strong>ca dell’occlusione<br />

venosa: Con il paziente sempre in posizione supina, veniva posizionato a livello del terzo <strong>di</strong>stale <strong>di</strong><br />

coscia, un centimetro al <strong>di</strong> sopra dell’articolazione del ginocchio, un manicotto da<br />

sfigmomanometro (l=79 cm, h=21 cm) con manometro (Wenzhou Bokang Me<strong>di</strong>cal Instruments and<br />

Health Products Co. Ltd, Wenzhou, China) (figura 2). Durante le misure NIRS, il paziente veniva<br />

invitato a rimanere in silenzio e a non effettuare contrazioni muscolari.<br />

L’occlusione venosa veniva indotta gonfiando il manicotto ad una pressione <strong>di</strong> 60 mmHg in circa<br />

quattro secon<strong>di</strong>. Tale pressione veniva mantenuta costante per trenta secon<strong>di</strong> e successivamente, il<br />

manicotto pneumatico veniva velocemente sgonfiato. Il valore assoluto <strong>di</strong> mVO 2 determinato con<br />

l’occlusione venosa è stato poi calcolato analizzando il grado <strong>di</strong> incremento della [HHb] nel lasso <strong>di</strong><br />

tempo in cui il deflusso venoso era bloccato dalla compressione (26) .<br />

I dati raccolti ed i successivi calcoli sono stati eseguti utilizzando il software Oxysoft 47 (Artinis<br />

Me<strong>di</strong>cal System, Netherland).<br />

Il valore <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong> ossigeno è stato successivamente calcolato attraverso la formula validata<br />

precedentemente riportata.<br />

Le variazioni <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> HHb, originariamente espresse in micromoli per secondo (µM/s),<br />

sono state convertite in millilitri <strong>di</strong> O 2 per 100 grammi <strong>di</strong> tessuto per minuto (ml/100g/min) (74, 75) .<br />

Tale misurazione è stata effettuata per ogni arto <strong>di</strong> ogni soggetto in stu<strong>di</strong>o.<br />

19


Valutazioni funzionali<br />

Determinazione della pain threshold speed e misura del grado <strong>di</strong> ossigenazione muscolare in un<br />

range <strong>di</strong> velocità predeterminato: Prima <strong>di</strong> procedere all’effettuazione del test, al paziente che<br />

ancora aveva applicato al gastrocnemio <strong>di</strong> entrambe le gambe i sensori NIRS, veniva posizionata in<br />

sede precor<strong>di</strong>ale una fascia con elettro<strong>di</strong> munita <strong>di</strong> trasmettitore e al polso un car<strong>di</strong>ofrequenzimetro<br />

con memoria per la registrazione della frequenza car<strong>di</strong>aca in continuo (Sport Tester PE3000, Polar<br />

Electro, Finland), successivamente veniva fatto salire sul treadmill (Technogym RunRace®<br />

HC1200). Prima <strong>di</strong> iniziare la prova il paziente veniva istruito a riferire imme<strong>di</strong>atamente agli<br />

operatori, nel corso del test, il momento <strong>di</strong> comparsa <strong>di</strong> sintomi quali parestesie e dolore, unitamente<br />

ad intensità e sede interessata dalla sintomatologia.<br />

La prova era preceduta da un periodo <strong>di</strong> riscaldamento della durata <strong>di</strong> un minuto ad una velocità <strong>di</strong><br />

1,5 km/h durante il quale il paziente poteva prendere confidenza con lo strumento. L'uso del<br />

corrimano per mantenere l'equilibrio è stato mantenuto costante durante tutti i test al treadmill.<br />

In seguito, e dopo una sosta <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong>, il test, interamente svolto in assenza <strong>di</strong> pendenza,<br />

aveva inizio alla velocità <strong>di</strong> 1,5 km/h che veniva progressivamente incrementata <strong>di</strong> 0,1 km/h ogni 10<br />

metri. Veniva annotata la velocità corrispondente alla comparsa del dolore crampiforme (PTS) e la<br />

prova era interrotta quando il paziente non era più in grado <strong>di</strong> aumentare ulteriormente la velocità <strong>di</strong><br />

marcia a causa del dolore (Vmax).<br />

In assenza <strong>di</strong> sintomi riferiti il test veniva interrotto per stanchezza o incapacità, puramente<br />

meccanica, <strong>di</strong> mantenere il passo alla velocità imposta dal nastro trasportatore. Il test poteva inoltre<br />

essere interrotto, come previsto dal protocollo originale (20) , per la comparsa <strong>di</strong> altri sintomi<br />

(vertigini, algie precor<strong>di</strong>ali) o al raggiungimento <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> frequenza car<strong>di</strong>aca prossimi al valore <strong>di</strong><br />

frequenza car<strong>di</strong>aca massima teorica precedentemente calcolata.<br />

Il valore minimo relativo al grado <strong>di</strong> ossigenazione muscolare (O 2 Hb) al termine del test<br />

incrementale veniva letto ed annotato.<br />

La frequenza car<strong>di</strong>aca del soggetto veniva registrata a riposo in posizione ortostatica e durante<br />

l’esecuzione del test al termine <strong>di</strong> ogni step. Infine, è stata calcolata la <strong>di</strong>fferenza (dFc) fra la<br />

frequenza registrata a 1,7 km/h e quella registrata a 3,0 km/h, utilizzata come in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> impegno<br />

car<strong>di</strong>ovascolare.<br />

Allo scopo <strong>di</strong> determinare il grado <strong>di</strong> ossigenazione muscolare in fase <strong>di</strong>namica, i dati<br />

semiquantitativi registrati con lo spettroscopio a raggi infrarossi in un range <strong>di</strong> velocità<br />

predeterminato (da 1,7 km/h a 3,0 km/h) sono stati analizzati con l’utilizzo del software Oxysoft 47<br />

e successivamente trasferiti in un foglio <strong>di</strong> lavoro elettronico (Microsoft Excel 7.0). Dopo<br />

20


normalizzazione allo zero, i dati venivano analizzati con un software statistico (Medcalc 8.0,<br />

Medcalc Software, Mariakerke,Belgium) allo scopo <strong>di</strong> calcolare l’area sotto la curva (AUC) e<br />

quantificare le variazioni relative ad ogni parametro NIRS (O 2 Hb AUC , HHb AUC , dHb AUC , tHb AUC )<br />

nel periodo <strong>di</strong> analisi in<strong>di</strong>cato, secondo la meto<strong>di</strong>ca recentemente validata (28) .<br />

Test a carico costante: A venti minuti dalle valutazioni precedentemente descritte, il paziente<br />

veniva sottoposto al test classicamente utilizzato per quantificare il grado <strong>di</strong> severità della<br />

clau<strong>di</strong>catio. Anche in questo caso, prima <strong>di</strong> iniziare la prova, il paziente veniva informato sulla<br />

modalità <strong>di</strong> esecuzione della prova ed era invitato a riferire imme<strong>di</strong>atamente il momento <strong>di</strong><br />

comparsa del dolore, unitamente a sede ed intensità del sintomo. All’avvio il nastro veniva portato<br />

in pochi secon<strong>di</strong> ad una pendenza del 10% e ad una velocità <strong>di</strong> 3 Km/h. Tale carico veniva,<br />

mantenuto costante per tutta la durata della prova. Nel momento in cui il paziente lamentava il<br />

dolore tipico da clau<strong>di</strong>catio venivano annotati tempo <strong>di</strong> comparsa e metri percorsi (ICD). La prova<br />

veniva interrotta quando il paziente non era più in grado <strong>di</strong> proseguire per il dolore. Anche in<br />

questo caso venivano registrati tempo <strong>di</strong> comparsa e metri percorsi (ACD).<br />

Programma riabilitativo<br />

I pazienti, al termine delle misurazioni effettuate nella visita <strong>di</strong> ingresso, sono stati avviati<br />

all’esecuzione <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> esercizio prescritto in sede e svolto a domicilio, cosiddetto Test<br />

In - Train Out (Ti-To). Il programma prevedeva l’esecuzione <strong>di</strong> due sessioni giornaliere <strong>di</strong> cammino<br />

intervallato. Nel corso <strong>di</strong> ogni sessione al paziente era richiesto <strong>di</strong> camminare per 1 minuto e <strong>di</strong><br />

riposare (seduto) per un minuto, per 10 volte consecutive, ad una velocità in<strong>di</strong>cata (tabella 2).<br />

L’intensità <strong>di</strong> esercizio prescritta risultava marcatamente inferiore alla velocità abituale <strong>di</strong> cammino<br />

e me<strong>di</strong>amente inferiore al 20-30% rispetto al PTS precedentemente determinato. Tale velocità, o<br />

massima velocità libera da sintomi (MAS), veniva convertita in frequenza <strong>di</strong> passo per consentire<br />

ai pazienti una esecuzione precisa al domicilio attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> un metronomo per musica (23) .<br />

Per i pazienti con han<strong>di</strong>cap marcato o sfumato (es. MAS 3 km/h), la velocità <strong>di</strong><br />

cammino prescritta veniva rispettivamente <strong>di</strong>minuita o aumentata <strong>di</strong> sei passi/minuto. Quando la<br />

velocità <strong>di</strong> esercizio superava i 66 passi/min, veniva consigliata l’esecuzione <strong>di</strong> un minuto <strong>di</strong><br />

riscaldamento a 60 passi/min.<br />

Nel corso del programma la durata <strong>di</strong> ogni sessione era mantenuta costante durante tutto il periodo<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, mentre l’intensità <strong>di</strong> esercizio, il tempo <strong>di</strong> riposo e la lunghezza <strong>di</strong> ogni periodo <strong>di</strong> lavoro<br />

veniva progressivamente mo<strong>di</strong>ficata come mostrato tabella 2.<br />

21


L’esercizio, il cui svolgimento era richiesto due volte al giorno per sei giorni a settimana, veniva<br />

svolto solitamente in casa (es. corridoio, garage), per evitare limitazioni o influenze dovute alle<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche. In caso <strong>di</strong> interruzione forzata del programma, i pazienti venivano istruiti a<br />

riprendere l’esercizio dalla più bassa intensità prescritta.<br />

Ai pazienti veniva chiesto inoltre <strong>di</strong> compilare un <strong>di</strong>ario giornaliero su cui annotare gli eventuali<br />

sintomi comparsi durante l’esercizio.<br />

All'inizio del programma, ad un membro della famiglia (o un accompagnatore) era richiesto <strong>di</strong><br />

verificare la corretta e completa esecuzione del programma prescritto e la compilazione del <strong>di</strong>ario. I<br />

<strong>di</strong>ari sono stati raccolti ad ogni successivo controllo (eseguiti a 1-2-4-6-9 mesi). In caso <strong>di</strong> dubbi<br />

sulle modalità <strong>di</strong> esecuzione del programma o per la richiesta <strong>di</strong> informazioni, i pazienti potevano<br />

contattare telefonicamente il team <strong>di</strong> riabilitazione per tutta la durata del programma.<br />

Durante il periodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o al gruppo <strong>di</strong> controllo è stato richiesto <strong>di</strong> continuare a svolgere le<br />

normali attività quoti<strong>di</strong>ane.<br />

ANALISI STATISTICA<br />

Tutti dati sono presentati come me<strong>di</strong>a ± deviazione standard.<br />

La normale <strong>di</strong>stribuzione delle variabili in stu<strong>di</strong>o è stata verificata attraverso il test <strong>di</strong> normalità <strong>di</strong><br />

Kolmogorov-Smirnov. Le caratteristiche dei due gruppi in stu<strong>di</strong>o e quelle intra-gruppo a tempo zero<br />

(T0) ed a 7±2 mesi (T9) sono state confrontate me<strong>di</strong>ante il T-test <strong>di</strong> Student.<br />

L’analisi ANOVA a una coda è stata effettuata per confrontare le mo<strong>di</strong>fiche delle misure <strong>di</strong><br />

outcome a T0 e a T9 nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o. Il grado <strong>di</strong> relazione fra gli incrementi percentuali<br />

dell’in<strong>di</strong>ce ABI e del parametro O 2 Hb AUC è stato stimato attraverso una regressione lineare e la<br />

forza dell’associazione quantificata me<strong>di</strong>ante il coefficiente <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong> Pearson (r).<br />

Un’ analisi <strong>di</strong> regressione multipla basata su procedura <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> tipo stepwise è stata<br />

utilizzata per valutare quali variabili in<strong>di</strong>pendenti in stu<strong>di</strong>o (età, BMI, ABI, mVO 2 , dFc, O 2 Hb AUC ,<br />

HHb AUC , dHb AUC ) siano associate alla performance espressa al treadmill (variabile <strong>di</strong>pendente: PTS<br />

e ACD) all’ingresso e all’uscita del programma riabilitativo proposto.<br />

È stato considerato significativo un valore <strong>di</strong> p ≤ 0,05.<br />

L’analisi statistica è stata eseguita attraverso il pacchetto statistico Medcalc 10.4 (Medcalc<br />

Software, Mariakerke, Belgium).<br />

22


RISULTATI<br />

Gruppo Esercizio (gruppo E): Nel corso del programma non si è verificato alcun evento avverso in<br />

corso <strong>di</strong> valutazione in sede ospedaliera né in corso <strong>di</strong> effettuazione dell’esercizio a domicilio.<br />

Nessun paziente ha interrotto il programma per problemi <strong>di</strong> salute occorsi in relazione allo<br />

svolgimento dell’esercizio proposto.<br />

13 pazienti appartenenti al gruppo E non hanno completato lo stu<strong>di</strong>o per mancanza <strong>di</strong> interesse<br />

(n=2), mancata effettuazione <strong>di</strong> almeno il 50% del programma a causa <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

intercorrenti (n=7), aggravamento del quadro e necessità <strong>di</strong> sottoporsi ad intervento chirurgico<br />

(n=3), morte (n=1).<br />

Le caratteristiche dei 42 pazienti che hanno completato il programma riabilitativo proposto sono<br />

riportate in tabella 3. Nessuna variazione <strong>di</strong> terapia è stata riferita dai pazienti del gruppo E<br />

Tutti i 42 pazienti del gruppo E hanno rispettato il programma <strong>di</strong> esercizio e compilato il <strong>di</strong>ario <strong>di</strong><br />

allenamento. Il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> esercizio nel periodo <strong>di</strong> osservazione, è stato <strong>di</strong> circa 64±9 ore e la<br />

velocità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> cammino è stata aumentata da 60 a 84±10 passi/min. La <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a percorsa<br />

nell’arco <strong>di</strong> un mese <strong>di</strong> allenamento andava da 18 a 24 km, con variazione intra-in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> circa<br />

il 25%, in base alla velocità <strong>di</strong> esercizio dei pazienti.<br />

Gruppo controllo (gruppo C): I soggetti sani sono risultati significativamente più giovani rispetto ai<br />

pazienti in stu<strong>di</strong>o (rispettivamente 38.3±15.3 e 70.8±6.6 p


ha evidenziato un significativo incremento a T9 (da 3,7 ± 1,1 km/h a 4,2 ± 0,9 km/h p


Dinamiche<br />

Misura del grado <strong>di</strong> ossigenazione muscolare durante l’esecuzione del test incrementale al treadmill<br />

in un range <strong>di</strong> velocità predeterminato: Nel gruppo C non è emersa alcuna variazione significativa<br />

relativa al dFc a T9 (da 7,5 ± 6,8 a 7 ± 5,6 p=n.s.).<br />

Le variazioni <strong>di</strong> ossigenazione in termini <strong>di</strong> AUC registrate con meto<strong>di</strong>ca NIRS, sono state misurate<br />

in tutte le gambe dei soggetti in stu<strong>di</strong>o.<br />

A T0, l’AUC relativa ai parametri O 2 Hb AUC (rispettivamente -131,8 ± 406,3 nel gruppo E, 308,4 ±<br />

267,5 nel gruppo C; p


Relazione tra risposta funzionale e parametri emo<strong>di</strong>namici e muscolari<br />

Allo scopo <strong>di</strong> identificare le variabili in<strong>di</strong>pendenti (età, BMI, ABI, mVO 2 , dFc, O 2 Hb AUC , HHb AUC ,<br />

dHb AUC ) associate alla performance espressa al treadmill, una regressione multipla <strong>di</strong> tipo<br />

stepwise, non ha evidenziato variabili significativamente associate ai parametri ICD e ACD ne<br />

all’ingresso ne all’uscita del programma riabilitativo proposto.<br />

Relativamente al dato PTS, se nessuna variabile era presente all’ingresso, a T9 è emerso invece<br />

che tale parametro è risultato correlato all’in<strong>di</strong>ce ABI e al mVO 2 (r 2 =0,333 p=0,001) (tabella 5).<br />

Adattamenti emo<strong>di</strong>namici e metabolici muscolari nei pazienti AOP in stu<strong>di</strong>o<br />

Considerando le gambe peggiori dei pazienti in stu<strong>di</strong>o e valutando la risposta emo<strong>di</strong>namica relativa,<br />

sono stati identificati due gruppi <strong>di</strong> pazienti, a risposta emo<strong>di</strong>namica favorevole (gruppo ABI+ n=27)<br />

e a risposta emo<strong>di</strong>namica assente (Gruppo ABI- n=15).<br />

A fronte <strong>di</strong> un incremento funzionale non significativamente <strong>di</strong>verso, il gruppo ABI- ha evidenziato<br />

variazioni <strong>di</strong> mVO 2 significativamente superiore (p=0.0037) al gruppo ABI+, con incremento circa 5<br />

volte superiore al termine del programma (figure 12, 13, 14).<br />

I dati funzionali, emo<strong>di</strong>namici metabolici muscolari e <strong>di</strong> impegno car<strong>di</strong>ovascolare sono riportati in<br />

tabella 6.<br />

26


DISCUSSIONE<br />

Lo stu<strong>di</strong>o presentato, utilizza per la prima volta la tecnica NIRS in sede <strong>di</strong> outcome per identificare<br />

in maniera non invasiva le mo<strong>di</strong>ficazioni metaboliche periferiche associate a variazioni <strong>di</strong><br />

performance indotte da un programma <strong>di</strong> riabilitazione nel paziente con arteriopatia periferica<br />

negli sta<strong>di</strong> interme<strong>di</strong> <strong>di</strong> malattia. La necessità del paziente con AOP è <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare, durante il<br />

cammino, il fabbisogno energetico dei <strong>di</strong>stretti ipossici a causa delle lesioni vascolari a monte che<br />

riducono il flusso ematico (I76) . Per risolvere questo problema, vengono messi in atto interventi<br />

invasivi che mirano a ristabilire il flusso nel muscolo ischemico o ricercati e proposti agenti<br />

vasoattivi o metabolici come la carnitina.<br />

Un risultato più completo è però teoricamente ottenibile con l’esercizio, trattamento ritenuto<br />

efficace in AOP (77) , anche se le mo<strong>di</strong>ficazioni indotte dall’allenamento non sono state sempre<br />

adeguatamente documentate.<br />

Precedenti stu<strong>di</strong> effettuati con l’utilizzo della biopsia muscolare, hanno evidenziato un significativo<br />

incremento dei livelli <strong>di</strong> enzimi ossidativi, nei muscoli <strong>di</strong> pazienti con AOP, al termine <strong>di</strong> un<br />

programma <strong>di</strong> esercizio (67-69) . <strong>Stu<strong>di</strong></strong> successivi hanno poi specificato che i maggiori effetti sul<br />

metabolismo ossidativo, sono evidenziati a seguito <strong>di</strong> un allenamento in grado <strong>di</strong> causare una lieve<br />

con<strong>di</strong>zione ischemica a livello dei muscoli del polpaccio (50) . Inoltre, è stata sottolineata una<br />

maggiore attività dell’enzima ossidativo citocromo ossidasi, che riveste un ruolo fondamentale nei<br />

meccanismi <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia per via aerobica, nei pazienti avviati unicamente a<br />

riabilitazione rispetto sia ai soggetti sottoposti ad intervento chirurgico vascolare che in quelli in cui<br />

è stata abbinata la chirurgia all’esercizio (78) .<br />

L’esercizio nei soggetti AOP viene normalmente proposto in supervisione presso centri<br />

specializzati, sotto forma <strong>di</strong> ripetute sessioni <strong>di</strong> cammino ad un livello <strong>di</strong> dolore tale da aumentare la<br />

tolleranza all’esercizio e la sopportazione del dolore ottenendo sedute <strong>di</strong> cammino<br />

progressivamente più lunghe.<br />

A fronte <strong>di</strong> una efficacia sulla exercise capacity, lo stu<strong>di</strong>o delle mo<strong>di</strong>ficazioni istologiche successive<br />

ad un tale esercizio non ha però evidenziato nei pazienti lo sviluppo <strong>di</strong> enzimi aerobici ma anzi, un<br />

aumento <strong>degli</strong> enzimi anaerobici unitamente a segni <strong>di</strong> danno muscolare (50) .<br />

Nel paziente AOP, identificare con precisione l’intensità ed i tempi <strong>di</strong> allenamento ideali<br />

risulterebbe quin<strong>di</strong> un fattore molto rilevante.<br />

Il programma da noi proposto è stato sviluppato sulla base delle informazioni ricavate dalla<br />

fisiologia dell’esercizio e utilizzate nell’allenamento sportivo. Mo<strong>di</strong>ficazioni simili nella capacità<br />

respiratoria del muscolo sono principalmente ottenibili attraverso un training aerobico a particolari e<br />

27


precise intensità <strong>di</strong> lavoro (51,79,80) . Facendo riferimento al tipo <strong>di</strong> approccio all’allenamento<br />

utilizzato negli sport <strong>di</strong> endurance, risulta che la performance nella corsa è strettamente correlata<br />

alla velocità a cui si accumula una concentrazione <strong>di</strong> lattato ematico <strong>di</strong> 4 mmol/L (81) . A seconda<br />

quin<strong>di</strong> della potenza aerobica in<strong>di</strong>viduale il maratoneta adatta il proprio passo <strong>di</strong> gara ad una<br />

velocità inferiore, corrispondente al maggior consumo <strong>di</strong> ossigeno possibile prima dell’aumento<br />

esponenziale del lattato. Tale intensità, il cosiddetto “maximal steady-state running pace” per vari<br />

eventi tende ad aggirarsi su un livello <strong>di</strong> lattato ematico pari a 2 mmol/L (82,83) .<br />

Su tali basi si fonda il programma utilizzato in questo stu<strong>di</strong>o, che utilizza un sistema <strong>di</strong> valutazione<br />

basato sulla definizione della PTS in<strong>di</strong>viduale (20) e sulla prescrizione in<strong>di</strong>vidualizzata <strong>di</strong> una<br />

precisa intensità <strong>di</strong> esercizio sottomassimale per le capacità muscolari locali del paziente e dunque<br />

inferiore alla soglia del dolore, la cosiddetta maximal asymptomatic speed (MAS). L’ipotesi<br />

iniziale era che esercitando a tale velocità la gamba peggiore, precocemente esposta a con<strong>di</strong>zione<br />

ipossica, avremmo potuto fornire in tale sede uno stimolo adeguato senza provocare massiva<br />

produzione <strong>di</strong> lattato e sintomatologia dolorosa. (47) .<br />

Procedendo con lo sviluppo e l’applicazione del programma, grazie alla meto<strong>di</strong>ca NIRS abbiamo<br />

osservato che già a velocità <strong>di</strong> spostamento minime a carico della gamba peggiore e già nell’arco<br />

del primo minuto <strong>di</strong> esercizio, si assisteva ad una marcata deossigenazione a carico del<br />

gastrocnemio. Abbiamo quin<strong>di</strong> costruito un programma <strong>di</strong> lavoro intervallato inizialmente a<br />

bassissima velocità <strong>di</strong> cammino, con rapporto tra lavoro e recupero pari a 1:1 per evitare un<br />

accumulo <strong>di</strong> acido lattico eccessivo e limitante la contrazione muscolare. È stata confezionata una<br />

tabella <strong>di</strong> lavoro standard settimanale con progressivi incrementi della frequenza <strong>di</strong> passo per<br />

elevare lo “steady state walking pace” del paziente e solo successivamente abbiamo provveduto ad<br />

aumentare i tempi <strong>di</strong> lavoro rispetto a quelli <strong>di</strong> recupero, per adattare il paziente alla performance<br />

del cammino libero (23) .<br />

Serviva ancora un elemento e cioè il tempo necessario per evocare gli adattamenti aerobici,<br />

(enzimi aerobici, capillarizzazione), che come noto si i ottengono fra i 3 ed i 12 mesi <strong>di</strong> allenamento<br />

con un picco a 18 mesi per quanto riguarda gli enzimi del ciclo <strong>di</strong> Krebs (84) . Il programma dunque<br />

doveva “trattenere” e motivare il paziente per un periodo <strong>di</strong> tempo adeguato.<br />

A questo punto vi erano, a nostro avviso, le con<strong>di</strong>zioni teoriche per riuscire ad ottenere quello che<br />

gli allenatori inducono negli atleti, ovvero mo<strong>di</strong>ficazioni aerobiche periferiche spiccate.<br />

Non avevamo però, i mezzi non-invasivi per valutare il reale effetto <strong>di</strong> questo nuovo approccio <strong>di</strong><br />

sport-terapia. Potevamo solo limitarci ad osservare incrementi significativi della capacità<br />

funzionale, risultata maggiore rispetto a quella <strong>di</strong> pazienti non allenati o che camminavano<br />

liberamente, e <strong>di</strong> pazienti allenati con programmi home-based tra<strong>di</strong>zionali (20) .<br />

28


Contestualmente , ed a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto riportato in letteratura (77) avevamo però ripetutamente<br />

osservato favorevoli adattamenti emo<strong>di</strong>namici, con riduzione della pressione arteriosa e incremento<br />

della pressione alla caviglia e conseguenti variazioni favorevoli <strong>di</strong> ABI (47,23) . Dal momento però<br />

che tali mo<strong>di</strong>ficazioni non si evidenziavano in tutti i soggetti nonostante il miglioramento <strong>di</strong><br />

funzione pressoché generalizzato, abbiamo ipotizzato che lo stu<strong>di</strong>o <strong>degli</strong> adattamenti muscolari<br />

avrebbe potuto fornirci una chiave <strong>di</strong> lettura.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> avviato lo stu<strong>di</strong>o con spettroscopia a raggi infrarossi del gastrocnemio trattandosi<br />

<strong>di</strong> un muscolo <strong>di</strong>stale alla gran parte delle lesioni, necessario nel cammino ed in grado <strong>di</strong> consentire<br />

un facile posizionamento dei sensori NIRS. Sono poi state effettuate esperienze per ricercare e<br />

mettere a punto una meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong>namica quantitativa in grado <strong>di</strong> quantificare con precisione il grado<br />

<strong>di</strong> squilibrio nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ossigenazione muscolare durante il cammino in un range <strong>di</strong><br />

velocità predeterminato (28) e siamo poi passati a stu<strong>di</strong>are e valorizzare una meto<strong>di</strong>ca statica già<br />

validata quale il consumo <strong>di</strong> ossigeno muscolare (mVO 2 ) con meto<strong>di</strong>ca NIRS (27) . Se, come da noi<br />

osservato nei pazienti AOP (30) , mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> tale parametro erano evidenziabili in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

maggior severità <strong>di</strong> malattia, verosimilmente per stimolo ipossico, abbiamo ipotizzato che<br />

adattamenti potessero essere documentati anche a seguito <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> training, se in grado<br />

<strong>di</strong> risultare adeguatamente stimolante. Il parametro mVO 2 poteva quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare decisivo per lo<br />

stu<strong>di</strong>o della capacità estrattiva <strong>di</strong> ossigeno in sede <strong>di</strong> outcome riabilitativo (30) .<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha quin<strong>di</strong> utilizzato i parametri statici e <strong>di</strong>namici ottenuti con meto<strong>di</strong>ca NIRS per<br />

documentare che le variazioni positive <strong>di</strong> performance in termini <strong>di</strong> PTS della popolazione AOP in<br />

esame, <strong>di</strong>mostrati al termine <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> esercizio eseguito a velocità inferiore alla soglia<br />

del dolore, sono sostenuti da una favorevole nuova con<strong>di</strong>zione metabolica e non sono riconducibili<br />

ad una semplice maggiore sopportazione del dolore. Tale con<strong>di</strong>zione è caratterizzata da un<br />

incremento non generalizzato del flusso periferico (ABI) e da un miglioramento della capacità <strong>di</strong><br />

estrarre e <strong>di</strong> utilizzare l’ossigeno a livello del gastrocnemio sia a riposo che in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong>namiche con riduzione delle aree negative <strong>di</strong> O 2 Hb AUC.<br />

A fronte <strong>di</strong> tale incremento <strong>di</strong> efficienza nell’utilizzo dell’ossigeno, si evidenziava una minor<br />

richiesta <strong>di</strong> trasferimento dello stesso, con una riduzione del 25% del carico car<strong>di</strong>ocircolatorio<br />

inteso come numero <strong>di</strong> battiti al minuto necessari per raggiungere una velocità predeterminata (28) .<br />

Al termine del programma inoltre, tale “carico” non risulta più statisticamente <strong>di</strong>verso da quello<br />

misurato nella popolazione sana <strong>di</strong> controllo.<br />

Il secondo aspetto rilevante dello stu<strong>di</strong>o è la capacità <strong>di</strong> documentare <strong>di</strong>versi adattamenti a seguito<br />

dello stesso stimolo allenante all’interno <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong> pazienti.<br />

29


La possibilità <strong>di</strong> ottenere mo<strong>di</strong>ficazioni emo<strong>di</strong>namiche nei pazienti AOP attraverso l’esercizio è <strong>di</strong><br />

grande rilevanza ma <strong>di</strong>scusso. In un precedente stu<strong>di</strong>o, avevamo osservato che solo nel gruppo Ti-<br />

To a confronto con un gruppo <strong>di</strong> esercizio home-based al dolore, si evidenziavano mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

superiori o pari al 10% a livello della pressione più bassa rilevata alla caviglia, in un terzo dei<br />

pazienti si evidenziava un analogo incremento dell’ABI, ed in parte <strong>di</strong> questi si osservava al doppler<br />

uno sviluppo <strong>di</strong> circoli collaterali (23) .<br />

Nel presente stu<strong>di</strong>o abbiamo quin<strong>di</strong> preso in esame per ogni paziente la gamba peggiore dal punto<br />

<strong>di</strong> vista emo<strong>di</strong>namico. Tali gambe, che risultano potenzialmente limitanti la performance in quanto<br />

esposte a precoce ipossia, sono quelle su cui viene tarata la velocità <strong>di</strong> cammino nel programma.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> sud<strong>di</strong>viso i pazienti in due gruppi in base agli incrementi <strong>di</strong> ABI registrati al<br />

termine del programma nella gamba peggiore, per vedere l’interrelazione tra fattori adattativi<br />

potenzialmente coinvolti nella performance. I due gruppi <strong>di</strong> pazienti così identificati non sono<br />

risultati <strong>di</strong>versi tra loro per presenza <strong>di</strong> fattori potenzialmente sfavorenti la risposta emo<strong>di</strong>namica<br />

(<strong>di</strong>abete, car<strong>di</strong>opatia, pregressi interventi o tipo e sede <strong>di</strong> lesione vascolare) ed a 9 mesi, hanno<br />

raggiunto uno stesso livello <strong>di</strong> PTS me<strong>di</strong>o. A T9 il gruppo ABI+ presentava un incremento<br />

notevole dell’in<strong>di</strong>ce caviglia-braccio (+25%), e quin<strong>di</strong> della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> ossigeno periferico, a<br />

<strong>di</strong>fferenza del gruppo ABI- dove non è emerso alcun aumento <strong>di</strong> ABI. In quest’ultimo gruppo però<br />

si è evidenziato un’importante incremento del mVO 2 (+145%) e quin<strong>di</strong> della capacità estrattiva del<br />

muscolo rispetto al gruppo ABI+.<br />

Dunque in un gruppo (ABI+), la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> lieve anaerobiosi della regione ischemica come<br />

quella indotta dal programma Ti-To ha indotto mo<strong>di</strong>ficazioni emo<strong>di</strong>namiche verosimilmente<br />

favorite dall’azione dell’ossido nitrico (65-68) .<br />

Diversi sono gli stu<strong>di</strong> in merito, in uno effettuato su uomini sani adulti, emerge che l’esercizio a<br />

intensità sottomassimale, arriva a produrre un rimodellamento dell’arteria femorale (76) , mentre a<br />

seguito <strong>di</strong> esercizio ischemico e sub-ischemimico si sono documentati incrementi <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> ABI e<br />

aumento delle cellule endoteliali progenitrici circolanti nei soggetti arteriopatici (69) . Infine, a<br />

seguito <strong>di</strong> un programma con le medesime caratteristiche del programma Ti-To in pazienti con<br />

insufficienza renale in emo<strong>di</strong>alisi, si sono osservati a sei mesi aumenti delle colonie formate dalle<br />

cellule endoteliali progenitrici (84) .<br />

Nel nostro gruppo ABI+, tale situazione è risultata accompagnata e confermata a nove mesi da una<br />

minor con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> deossigenazione nell’affrontare un esercizio da 1,7 a 3 km/h, sia in termini <strong>di</strong><br />

area sotto la curva che in valore assoluto, in<strong>di</strong>cando una maggiore <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> emoglobina<br />

carica <strong>di</strong> ossigeno da possibile neoformazione <strong>di</strong> collaterali che ha consentito <strong>di</strong> ottenere simili<br />

incrementi <strong>di</strong> performance.<br />

30


Se dunque nei programmi riabilitativi l’aumento <strong>di</strong> ABI pur statisticamente significativo può<br />

risultare clinicamente poco rilevante come giustamente osservato (85) , in questo caso si <strong>di</strong>mostra<br />

che al <strong>di</strong> la del valore me<strong>di</strong>o, in alcuni pazienti questo può corrispondere ad una nuova favorevole<br />

con<strong>di</strong>zione emo<strong>di</strong>namica indotta dall’esercizio.<br />

L’altro importante fattore è che il gruppo ABI- ha invece messo in atto un sistema compensatorio,<br />

ovvero l’incremento dell’estrazione muscolare periferica (mVO 2 ), <strong>di</strong>mostrazione della plasticità dei<br />

sistemi periferici <strong>di</strong> trasporto ed utilizzo dell’ossigeno.<br />

Come terzo elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione va confermata la possibilità <strong>di</strong> utilizzare la meto<strong>di</strong>ca NIRS per<br />

lo stu<strong>di</strong>o delle mo<strong>di</strong>ficazioni del metabolismo muscolare anche in sede <strong>di</strong> outcome, dal momento<br />

che i valori registrati in soggetti sani attivi, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> nove mesi risulta invariata a <strong>di</strong>fferenza dei<br />

pazienti che hanno portato a termine il programma proposto.<br />

Tale aspetto metodologico può pertanto risultare utile nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> varie patologie croniche così<br />

come per valutare effetti <strong>di</strong> interventi e farmaci vasoattivi.<br />

Il lavoro, oltre a presentare le limitazioni derivanti dalla meto<strong>di</strong>ca NIRS (limitata regione <strong>di</strong><br />

valutazione del muscolo, variabilità del posizionamento delle sonda, pliche <strong>di</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso nella<br />

zona <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o) e la variabilità dei risultati, fattori precedentemente <strong>di</strong>scussi (30) , presenta importanti<br />

limitazioni. Gli operatori non erano ciechi rispetto ai risultati ottenuti con la meto<strong>di</strong>ca NIRS, anche<br />

se i dati strumentali oggettivi non sono mo<strong>di</strong>ficabili dagli operatori.<br />

Importante limitazione è rappresentata dal gruppo <strong>di</strong> controllo, limitato per il numero e costituito da<br />

soggetti sani. Il senso principale era però definire se con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita normali e attività fisica non<br />

strutturata potessero essere responsabili <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni del pattern muscolare metabolico.<br />

In conclusione, l’esercizio Ti-To, nei pazienti AOP, apporta miglioramenti funzionali attraverso<br />

l’induzione <strong>di</strong> adattamenti periferici che possono risultare prevalentemente <strong>di</strong> tipo emo<strong>di</strong>namico o<br />

muscolare con <strong>di</strong>versa combinazione e con un equilibrio tra i fattori. Il risultato che ne deriva è una<br />

migliore risposta funzionale e un minor impegno dell’apparato car<strong>di</strong>ovascolare <strong>di</strong> tipo<br />

compensatorio.<br />

<strong>Stu<strong>di</strong></strong> futuri potranno da una parte confermare questi dati preliminari e dall’altra aiutare a capire se<br />

fattori genetici o <strong>di</strong> altra natura siano alla base della capacità <strong>di</strong> sviluppare mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

emo<strong>di</strong>namiche da parte dei pazienti sottoposti a training riabilitativo.<br />

31


BIBLIOGRAFIA<br />

1. Leng GC, Fowkes FGR. The epidemiology of peripheral arterial <strong>di</strong>sease. Vascular Me<strong>di</strong>cine<br />

Review 1993; 4:5-18.<br />

2. Fowkes FGR. Epidemiology of atherosclerotic arterial <strong>di</strong>sease in the lower limbs. Eur J Vasc<br />

Surg 1988; 2:283-9.<br />

3. Criqui MH, Fronek A, Barrett-Connor E, Klauber MR, Gabriel S, Goodman D. The prevalence<br />

of peripheral arterial <strong>di</strong>sease in a defined population. Circulation 1985;71: 510-51.<br />

4. Selvin E, Erlinger TP. Prevalence of and risk factors for peripheral arterial <strong>di</strong>sease in the United<br />

States: results from the National Health and Nutrition Examination Survey,1999-2000.<br />

Circulation 2004;110:738-43.<br />

5. Kannel WB, Skinner JJ, Schwartz MJ, et al. Intermittent clau<strong>di</strong>cation: incidence in the<br />

Framingham study. Circ J 41:875-883,1970<br />

6. Montron A, Guignard E, Pelc A, Comte S. Peripheral arterial obliterative <strong>di</strong>sease. Cost of illness<br />

in France. Pharmacoeconomics 1998; 13(1 Pt 1): 51-9.<br />

7. Migliaccio-Walle K, Caro JJ, Ishak KJ, O’Brien JA. Costs and me<strong>di</strong>cal care consequences<br />

associated with the <strong>di</strong>agnosis of peripheral arterial <strong>di</strong>sease. Pharmacoeconomics 2005;23:733-42<br />

8. Dormandy J, Heeck L, Vig s. Pre<strong>di</strong>cting which patients will develop chronic critical leg<br />

ischemia. Review. Semin Vasc Surg 1999 Jun;12(2):138-41.<br />

9. Bloor K. Natural history of arteriosclerosis of the lower extremities. Ann R Coll Surg Engl<br />

28:36-51, 1961.<br />

10. Norgren L, Hiatt WR, Dormandy JA, Nehler MH, Harris KA, Fowkes FGR on behalf of the<br />

TASC II Working Group. Inter-Society Consensus for the Management of Peripheral Arterial<br />

Disease (TASC II). Eur J Vasc Endovasc Surg 2007;33: S1-S75.<br />

32


11. Tierney S et al. ABC of arterial and vascular <strong>di</strong>sease. Secondary prevention of peripheral<br />

vascular <strong>di</strong>sease. BMJ 2000;320:1262-5.<br />

12. Hiatt WR. Me<strong>di</strong>cal treatment of peripheral arterial <strong>di</strong>sease and clau<strong>di</strong>cation. N Engl J Med<br />

2001;344:1608-21.<br />

13. Andreozzi GM. Diagnostica strumentale delle arteriopatie obliteranti periferiche. Quali esami,<br />

quando, perché. In: Allegra C, Andreozzi GM, Cocchieri S, Di Perri T. Management del<br />

paziente arteriopatico. Excerpta Me<strong>di</strong>ca 2000; 67-114.<br />

14. Regensteiner JG, Gardner A, Hiatt WR. Exercise testing and exercise rehabilitation for patients<br />

with peripheral arterial <strong>di</strong>sease: status in 1997. Vasc Med 1997;2:147-55.<br />

15. Hiatt WR, Hirsch AT, Regensteiner JG, Brass EP. Clinical Trials for Clau<strong>di</strong>cation. Assessment<br />

of exercise performance, functional status, and clinical end points. Vascular Clinical Trialists.<br />

Circulation 1995;92:614-21.<br />

16. Enright PL. The six-minute walk test. Respir Care 2003;48: 783-5.<br />

17. Montgomery PS, Gardner AW. The clinical utility of a six minute walking test in peripheral<br />

arterial occlusive <strong>di</strong>sease patients. J Am Geriatric Soc, 1998; 46(6): 706-711.<br />

18. Cahalin LP, Mathier MA, Semigran MJ, et al: The six-minute walk test pre<strong>di</strong>cts peak oxygen<br />

uptake and survival in patients with advanced heart failure. Chest 110:325-332, 1996.<br />

19. Enright PL, Sherrill DL: Reference equations for the six-minute walk in healthy<br />

adults. Am J Respir Crit Care Med 158:1384-1387, 1998.<br />

20. Manfre<strong>di</strong>ni F, Mangolini C, Mascoli F, Mazzoni G, Tad<strong>di</strong>a MC, Manfre<strong>di</strong>ni R, Conconi F.<br />

An incremental test ti identify the pain threshold speed in patients with intermittet clau<strong>di</strong>cation.<br />

Circ J 2002; 66:1124-27.<br />

33


21. Cachovan M, Rogatti W, Creutzig A, Diehm C, Heidrich H, Scheffler P, Woltering F. Treadmill<br />

testing for evaluation of clau<strong>di</strong>cation: comparison of constant-load and graded exercise tests.<br />

Eur J Endovasc Surg, 1997; 14(4): 238-243.<br />

22. Gardner A, Skinner J, Cantwell B, Smith K. Progressive vs. single stage treadmill tests for<br />

evaluation of clau<strong>di</strong>cation. Med Sci Sports Exerc. 1991; 23: 402-408.<br />

23. Manfre<strong>di</strong>ni F, Malagoni AM, Mascoli F, Man<strong>di</strong>ni S, Tad<strong>di</strong>a MC, Basaglia N, Manfre<strong>di</strong>ni R,<br />

Conconi F, Zamboni P. Training rather than walking: the test in -train out program for homebased<br />

rehabilitation in peripheral arteriopathy. Circ J. 2008 Jun;72(6):946-52.<br />

24. Fantini S., M.A. Franceschini, J.B. Fishkin, B. Barbieri, E. Gratton, Quantitative Determination<br />

of the Absorption Spectra of Chromophores in Strongly Scattering Me<strong>di</strong>a: a Light-Emitting-<br />

Diode Based Technique, Appl. Opt. 1994; 33: 5204-5213.<br />

25. Gratton E., W.W. Mantulin, M.J. Vande Ven, J.B. Fishkin, M.B. Maris, B.Chance, The<br />

Possibility of a Near-Infrared Optical Imaging System Using Frequency-Domain Methods,<br />

Science 1990:183-189.<br />

26. De Blasi RA, Almenrader N, Aurisicchio P, and Ferrari M. Comparison of two methods of<br />

measuring forearm oxygen consumption(V˙ O2) by near infrared spectroscopy. J Biomed<br />

Optics2: 171–173, 1997.<br />

27. De Blasi RA, Cope M, Elwell C, Safoue F, and Ferrari M. Noninvasive measurement of human<br />

forearm oxygen consumption by near infrared spectroscopy. Eur J Appl Physiol 67: 20–25,1993<br />

28. Manfre<strong>di</strong>ni F, Malagoni AM, Felisatti M, Man<strong>di</strong>ni S, Mascoli F, Manfre<strong>di</strong>ni R, Basaglia N,<br />

Zamboni P. A dynamic objective evaluation of peripheral arterial <strong>di</strong>sease by Near-Infrared<br />

Spectroscopy. Eur J Vasc Surg. 2009.<br />

29. Vierordt H. Anatomische, Physiologische und Physikalische Daten und Tabellen. 1906. Jena,<br />

Gustav Fisscher.<br />

34


30. Malagoni AM, Felisatti M, Man<strong>di</strong>ni S, Mascoli F, Manfre<strong>di</strong>ni R, Basaglia N, Zamboni P,<br />

Manfre<strong>di</strong>ni F. Resting muscle oxygen consumption by near-infrared spectroscopy in peripheral<br />

arterial <strong>di</strong>sease: a parameter to be considered in a clinical setting Angiology 2010 in press.<br />

31. Homma S, Eda H, Ogasawara S, Kagaya A: Near-infrared estimation of O2 supply and<br />

consumption in forearm muscles working at varying intensity. J Appl Physiol 80:1279-1284,<br />

1996.<br />

32. Wolf U, Wolf M, Choi JH, et al: Localized irregularities in hemoglobin flow and oxygenation in<br />

calf muscle in patients with peripheral vascular <strong>di</strong>sease detected with near-infrared<br />

spectrophotometry. J Vasc Surg 37:1017-1026, 2003.<br />

33. Porter JM, Cutler BS, Lee BY, et al: Pentoxifylline efficacy in the treatment of intermittent<br />

clau<strong>di</strong>cation: Multicenter controlled double-blind trial with objective assessment of chronic<br />

occlusive arterial <strong>di</strong>sease patients. Am Heart J 104:66-72, 1982.<br />

34. Reich T, Gillings D. Effects of pentoxifylline on severe intermittent clau<strong>di</strong>cation. Angiology<br />

38:651-656, 1987.<br />

35. DeSanctis MT, Cesarone MR, Belcaro G, et al. Treatment of long-<strong>di</strong>stance intermittent<br />

clau<strong>di</strong>cation with pentoxifylline; A 12-month, randomized trial. Angiology 53 (suppl):S13-S17,<br />

2002.<br />

36. Dawson DL, Cutler BS, Meissner MH, et al. Cilostazol has beneficial effects in treatment of<br />

intermittent clau<strong>di</strong>cation: Results from a multicenter, randomized, prospective, double-blind<br />

trial. Circ J 98:678-686, 1998.<br />

37. Money SR, Herd JA, Isaacsohn JL, et al. Effect of cilostazol on walking <strong>di</strong>stances in patients<br />

with intermittent clau<strong>di</strong>cation caused by peripheral vascular <strong>di</strong>sease. J Vasc Surg 27:267-275,<br />

1998.<br />

38. Erb W. Über das “intermittierende Hinken” und andere nervose Storungen in Folge von<br />

Gefäβerkrankungen. Dtsch Z Nervenheilkunde 1898; 13 :1-76.<br />

35


39. Gardner AW, Pohelman ET. Exercise rehabilitation programs for the treatment of clau<strong>di</strong>cation<br />

pain. A meta-analysis. JAMA 1995; 274: 975-80.<br />

40. Regensteiner JG, Wolfel EE, Brass EP, Carry MR, Ringel SP, Hargarten ME, Stamm ER, Hiatt<br />

WR. Chronic changes in skeletal muscle histology and function in peripheral arterial <strong>di</strong>sease.<br />

Circulation 1993; 87(2): 413-421.<br />

41. Creasy TS, McMillan PJ, Fletscher EWL, Colin J, Morris PJ. Is percutaneous transluminal<br />

angioplasty better than exercise for clau<strong>di</strong>cation Preliminary results from a prospective<br />

randomized trial. Eur J Vasc Surg 1990; 4:134-140.<br />

42. Regensteiner JG, Steiner JF, Hiatt WR: Evaluation of walking impairment by questionnaire in<br />

patients with peripheral arterial <strong>di</strong>sease. J Vasc Med Biol 1990 (2): 142-52.<br />

43. Rose GA. The <strong>di</strong>agnosis of ischaemic heart pain and intermittent clau<strong>di</strong>cation in field surveys.<br />

Bull WHO 1962; 27: 645-58.<br />

44. Wind J, Koelemay MJW. Exercise therapy and the ad<strong>di</strong>tional effect of supervision on exercise<br />

therapy in patients with intermittent clau<strong>di</strong>cation: Systematic review of randomized controlled<br />

trials. Eur J Vasc Endovasc Surg 2007; 34: 1–9.<br />

45. AshworthNL, Chad KE, Harrison EL, Reeder BA, Marshall SC. Home- versus center-based<br />

physical activity programs in older adults. Cochrane Database Syst Rev 2005; 25: CD004017.<br />

46. Manfre<strong>di</strong>ni F, Conconi F, Malagoni AM, Manfre<strong>di</strong>ni R, Basaglia N, Mascoli F, et al. Training<br />

guided by Pain Threshold Speed: Effects of a home-based program on clau<strong>di</strong>cation. Int Angiol<br />

2004; 23: 379–387.<br />

47. Crowther RG, Spinks WL, Leicht AS, Sangla K, Quigley F, Golledge J. Effects of a long-term<br />

exercise program on lower limb mobility, physiological responses, walking performance, and<br />

physical activity levels in patients with peripheral arterial <strong>di</strong>sease. J.Vasc.Surg. 2008<br />

Feb;47(2):303-9.<br />

36


48. Hodges LD, Sandercock GR, Das SK, Bro<strong>di</strong>e DA . Randomized controlled trial of supervised<br />

exercise to evaluate changes in car<strong>di</strong>ac function in patients with peripheral atherosclerotic<br />

<strong>di</strong>sease. Clin Physiol Funct Imaging. 2008 Jan;28(1):32-7. Epub 2007 Nov 14.<br />

49. Stewart KJ, Hiatt WR, Regensteiner JG, Hirsch AT. Exercise training for clau<strong>di</strong>cation. N Engl J<br />

Med 2002; 347: 1941– 1951.<br />

50. Hiatt WR, Regensteiner JG, Wolfel EE, Carry MR, Brass EP. Effect of exercise training on<br />

skeletal muscle histology and metabolism in peripheral arterial <strong>di</strong>sease. J Appl Physiol<br />

1996;81:780-8.<br />

51. Henriksson J, Hickner RC. Adaptations in skeletal muscle in response to endurance training. In:<br />

Harries M, Williams C, Stanish WD, Micheli LJ, e<strong>di</strong>tors. Oxford textbook of sports me<strong>di</strong>cine.<br />

New York: Oxford University Press; 1998.p.48-52.<br />

52. Hermansen L. Effect of metabolic changes on force generation in skeletal muscle during<br />

maximal exercise. Ciba Found Symp 1981;82:75-88.<br />

53. Gollnick PD, Bertocci LA, Kelso TB, Witt EH, Hodgson DR. The effect of high-intensity<br />

exercise on the respiratory capacity of skeletal muscle. Pflugers Arch 1990;415:407-13.<br />

54. Kaijser L, Sundberg CJ, Eiken O, Nygren A, Esbjornsson M, Sylven C et al. Muscle oxydative<br />

capacity and work performance after training under local leg ischemia. J Appl Physiol<br />

1990;69:785-7.<br />

55. Bylund-Fellenius AC, Walker PM, Elander A, Holm S, Holm J, Schersten T. Energy<br />

metabolism in relation to oxygen partial pressure in human skeletal muscle during exercise.<br />

Biochem J 1981;200:247-55.<br />

56. Foster C, Schrager M, Snyder AC. Blood lactate and respiratory measurement of the capacity<br />

for sustained exercise. In: Maud PJ, Foster C, e<strong>di</strong>tors. Physiological assessment of human<br />

fitness. Champagne (IL): Human Kinetics; 1995.p57-72.<br />

37


57. Nieuwland W, Berkhuysen MA, Van Veldhuisen DJ, Rispens P. In<strong>di</strong>vidual assessment of<br />

intensity-level for exercise training in patients with coronary artery <strong>di</strong>sease is necessary. Int J<br />

Car<strong>di</strong>ol 2002;84:15-21.<br />

58. Horowitz MB, Littenberg B, Mahler DA. Dyspnea ratings for prescribing exercise intensity in<br />

patients with COPD. Chest 1996;109:1169-75.<br />

59. Dishman RK. Prescribing exercise intensity for healthy adults using perceived exertion. Med<br />

Sci Sports Exerc 1994;26:1087-94.<br />

60. Manfre<strong>di</strong>ni F, Conconi F, Malagoni AM, Manfre<strong>di</strong>ni R, Mascoli F, Liboni A et al. Speed rather<br />

than <strong>di</strong>stance: a novel graded treadmill test to assess clau<strong>di</strong>cation. Eur J Vasc Endovasc Surg<br />

2004;28:303-9.<br />

61. Barak S, Stopka CB, Archer Martinez C, Carmeli E. Benefits of low-intensity pain-free<br />

treadmill exercise on functional capacity of in<strong>di</strong>viduals presenting with intermittent clau<strong>di</strong>cation<br />

due to peripheral arterial <strong>di</strong>sease. Angiology. 2009 Aug-Sep;60(4):477-86. Epub 2008 Sep 25.<br />

62. Belman MJ, Gaesser GA. Exercise training below and above them lactate threshold in the<br />

elderly. Med Sci Sports Exerc 1991; 23: 562–568.<br />

63. Watson CJ, Phillips D, Hands L, Collin J. Clau<strong>di</strong>cation <strong>di</strong>stance is poorly estimated and<br />

inappropriately measured. Br J Surg 1997; 84:1107– 1109.<br />

64. Weiss T, Fujita Y, Kreimeier U, Messmer K. Effect of intensive walking exercise on skeletal<br />

muscle blood flow in intermittent clau<strong>di</strong>cation. Angiology 1992; 43: 63 – 71.<br />

65. Green DJ, Maiorana A, O’Driscoll G, Taylor R. Effect of exercise training on endotheliumderived<br />

nitric oxide function in humans. J Physiol 2004; 561: 1–25.<br />

38


66. Prior BM, Yang HT, Terjung RL. What makes vessels grow with exercise training J Appl<br />

Physiol 2004; 97: 1119– 1128.<br />

67. Rehman J. Can angiogenesis be exercised EXS 2005; 94: 155–161.<br />

68. Kojda G, Hambrecht R. Molecular mechanisms of vascular adaptations to exercise: Physical<br />

activity as an effective antioxidant therapy Car<strong>di</strong>ovasc Res 2005; 67: 187 – 197.<br />

69. Sandri M, Adams V, Gielen S, Linke A, Lenk K, Krankel N, et al. Effects of exercise and<br />

ischemia on mobilization and functional activation of blood-derived progenitor cells in patients<br />

with ischemic syndromes: Results of 3 randomized stu<strong>di</strong>es. Circulation 2005; 111: 3391– 3399.<br />

70. Lundgren F, Dahllof AG, Lundholm K, Schersten T, Volkmann R. Intermittent clau<strong>di</strong>cationsurgical<br />

reconstruction or physical training A prospective randomized trial for treatment<br />

efficiency. Ann Surg 1989;209:346-55.<br />

71. Holm J, Dahloff AG, Bjorntorp B, Schersten T. Enzyme stu<strong>di</strong>es in muscle of patients with<br />

intermittent clau<strong>di</strong>cation, Effect of training. Scand J Clin Lab Invest 1973;31(Suppl 128):201-5.<br />

72. Tan KH, De Cossart L, Edwards PR. Exercise training and peripheral vascular <strong>di</strong>sease. Br J<br />

Surg. 2000 May;87(5):553-62. Review<br />

73. Marfell-Jones, M., Olds, T., Stewart, A. and Carter, L., International standards for<br />

anthropometric assessment (2006). ISAK: Potchefstroom, South Africa.<br />

74. Van Beekvelt MC, Colier WN, Wevers RA, Van Engelen BG: Performance of near-infrared<br />

spectroscopy in measuring local O(2) consumption and blood flow in skeletal muscle. J Appl<br />

Physiol 90:511-519, 2001.<br />

75. Vierordt H: Anatomische, Physiologische und Physikalische Daten und Tabellen. Jena,<br />

Germany: Gustav Fisscher, 1906.<br />

39


76. Dinenno FA, Tanaka H, Monahan KD, Clevenger CM, Eskurza I, DeSouza CA et al. Regular<br />

endurance exercise induces expansive arterial remodelling in the trained limbs of healthy men. J<br />

Physiol 2001;534(Pt 1):287-95.<br />

77. Stewart AHR, Lamont PM. Exercise for intermittent clau<strong>di</strong>cation. Supervised programmes<br />

should be universally available. BMJ 2001;323:703-4.<br />

78. Lundgren F, Dahllöf AG, Scherstén T, Bylund-Fellenius AC. Muscle enzyme adaptation in<br />

patients with peripheral arterial insufficiency: spontaneous adaptation, effect of <strong>di</strong>fferent<br />

treatments and consequences on walking performance. Clin Sci (Lond). 1989 Nov;77(5):485-<br />

93.<br />

79. Svedenhag J, Henriksson J, Sylven C. Dissociation of training effects on skeletal muscle<br />

mitochondrial enzymes and myoglobin in man. Acta Physiol Scand 1983;117:213-8.<br />

80. Sjo<strong>di</strong>n B, Jacobs I, Svedenhag J. Changes in onset of blood lactate accumulation (OBLA) and<br />

muscle enzymes after training at OBLA. Eur J Appl Physiol Occup Physiol 1982;49:45-57.<br />

81. Farrell PA, Wilmore JH, Coyle EF, Billing JE, Costill DL. Plasma lactate accumulation and<br />

<strong>di</strong>stance running performance. Acta Physiol Scand Suppl 1986;556:83-91.<br />

82. Sjo<strong>di</strong>n B, Jacobs I. Onset of blood lactate accumulation and marathon running performance. Int<br />

J Sports Med 1981;2:23-6.<br />

83. LaFontaine TP, Londeree BR, Spath WK. The maximal steady state versus selected running<br />

events. Med Sci Sports Exerc 1981;13:190-3.<br />

84. Saltin B, Henriksson J, Nygaard E, Andersen P, Jansson E. Fiber types and metabolic potentials<br />

of skeletal muscles in sedentary man and endurance runners. Ann N Y Acad Sci. 1977;301:3-<br />

29.<br />

40


85. Malagoni AM, Catizone L, Man<strong>di</strong>ni S, Soffritti S, Manfre<strong>di</strong>ni R, Boari B, Russo G, Basaglia N,<br />

Zamboni P, Manfre<strong>di</strong>ni F. Acute and long-term effects of an exercise program for <strong>di</strong>alysis<br />

patients prescribed in hospital and performed at home. J Nephrol. 2008 Nov-Dec;21(6):871-8.<br />

86. Andreozzi GM, Leone A, Martini R, Laudani R, Salimistraro G, Deinite G. Effectiveness and<br />

costs of a short-course supervised training program in clau<strong>di</strong>cants: proposal for a shared<br />

protocol with aerobic working load. Int Angiol. 2008 Oct;27(5):401-7.<br />

41


TABELLE<br />

Tabella 1. Caratteristiche tecniche dello strumento utilizzato Oxymon Nirs MK III<br />

Tecnologia<br />

Onda continua NIRS<br />

Misure<br />

Variazioni muscolari locali dell’emoglobina ossigenata e<br />

deossiemoglobina (metodo SRS)<br />

PC<br />

Comunica con PC tramite porta USB<br />

Banda <strong>di</strong> frequenza<br />

Compresa tra 1 e 48, <strong>di</strong>pende dalla configurazione.<br />

Sorgente luminosa<br />

Dio<strong>di</strong> laser (Fig.8)<br />

Lunghezza d’onda 775 e 850nm (standard),fino a 8 possibili variazioni <strong>di</strong> lunghezza d’onda<br />

Tempo <strong>di</strong><br />

50Hz per 30 secon<strong>di</strong> ( o in alternativa 200Hz)<br />

campionamento<br />

Input esterni<br />

Forniti fino a 8 input supplementari a 50Hz<br />

Potenza<br />

Auto-rilevamento 110-240V (circa 40watt)<br />

Ambiente Funzionamento ad una temperatura <strong>di</strong> circa 15-27°C, altitu<strong>di</strong>ne 0-5750m<br />

42


Tabella 2. Descrizione schematica del programma riabilitativo Ti-To proposto.<br />

Settimane<br />

(n)<br />

Durata<br />

esercizio<br />

(min)<br />

Ripetizioni<br />

(n)<br />

Pausa tra le<br />

ripetizioni<br />

(min)<br />

1 1 10 1 60<br />

2 1 10 1 60<br />

3 1 10 1 63<br />

4 1 10 1 63<br />

5 1 10 1 66<br />

6 1 10 1 66<br />

7 1 10 1 69<br />

8 1 10 1 69<br />

9 1 10 1 72<br />

10 1 10 1 72<br />

11 1 10 1 76<br />

12 1 10 1 76<br />

13 1 10 1 80<br />

14 1 10 1 80<br />

15 1 10 1 84<br />

16 1 10 1 84<br />

17 1 10 1 88<br />

18 1 10 1 88<br />

19 1 10 1 92<br />

20 1 10 1 92<br />

21 2 5 1 76<br />

22 2 5 1 76<br />

23 2 5 1 80<br />

24 2 5 1 84<br />

25 2 5 1 88<br />

26 2 5 1 92<br />

27 3 3 1 76<br />

28 3 3 1 80<br />

29 3 3 1 84<br />

30 3 3 1 88<br />

31 3 3 1 92<br />

32 5 2 1 80<br />

33 5 2 1 76<br />

34 5 2 1 80<br />

35 5 2 1 84<br />

36 10 1 - 84<br />

Velocità<br />

(passi/min)<br />

43


Tabella 3. Caratteristiche dei soggetti che hanno completato lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Gruppo E<br />

(n= 42)<br />

Gruppo C<br />

(n= 15)<br />

Età (anni) 70.8±6.6 38.3±15.3<br />

Sesso maschile, n(%) 35 (83) 7 (46.6)<br />

Sede delle lesioni vascolari (%)<br />

Aorto-illiaco 8 (19) 0 (0)<br />

Femoro-popliteo 26 (61) 0 (0)<br />

Infra-popliteo 5 (12) 0 (0)<br />

Fattori <strong>di</strong> rischio, n(%)<br />

Diabete 14 (33) 0 (0)<br />

Ipertensione 26 (62) 0 (0)<br />

Dislipidemia 25 (60) 0 (0)<br />

Fumo 36 (86) 3 (20)<br />

Familiarità 16 (38) 0 (0)<br />

Comorbi<strong>di</strong>tà, n(%)<br />

IMA 12 (29) 0 (0)<br />

Patologia coronarica 5 (12) 0 (0)<br />

Ictus 5 (12) 0 (0)<br />

Patologia polmonare 1 (2) 0 (0)<br />

Intervento vascolare periferico 11 (26) 0 (0)<br />

Terapia, n(%)<br />

Anticoagulanti 3 (7) 0 (0)<br />

Antiaggreganti 39 (93) 0 (0)<br />

Statine 27 (64) 0 (0)<br />

Antipertensivi 28 (66) 0 (0)<br />

Beta-bloccanti 6 (14) 0 (0)<br />

44


Tabella 4. Parametri <strong>di</strong> outcome all’ingresso (T0) e 7±2 mesi (T9) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o.<br />

Parametri<br />

Soggetti<br />

(n)<br />

Gambe<br />

(n)<br />

Gruppo E Gruppo C P<br />

Intergruppo<br />

T0 T9 Soggetti Gambe<br />

(n) (n)<br />

T0 T9<br />

Funzionali<br />

PTS (km/h) 42 3.7±1.1 4.2±0.9***<br />

Vmax (km/h) 42 4.2±0.8 4.5±0.7** 30 5.4±0.7 5.3±0.7 NS<br />

ICD (m) 42 95±53 121±53**<br />

ACD (m) 42 143±67 154±55<br />

Emo<strong>di</strong>namici<br />

ABI<br />

Tutte 76 0.70±0.19 0.77±0.19*** 15 1.09±0.05 1.1±0.1


Tabella 5. Risultato dell’analisi <strong>di</strong> regressione multipla stepwise relativa al parametro Pain<br />

Threshold Speed (PTS) misurato a 7±2 mesi (T9). Sono riportate solo le variabili in<strong>di</strong>pendenti<br />

incluse nel modello.<br />

Coefficiente Std. Error t P<br />

ABI 3.1286 0.8487 3.686 0.0007<br />

mVO 2 8.7050 3.9114 2.226 0.0322<br />

Tabella 6. Parametri funzionali, emo<strong>di</strong>namici metabolici muscolari ed impegno car<strong>di</strong>ovascolare e<br />

loro incremento percentuale nei sottogruppi in stu<strong>di</strong>o.<br />

Parametri<br />

Gruppo ABI+<br />

(n=27)<br />

Gruppo ABI-<br />

(n=15)<br />

P<br />

intergruppo<br />

T0 T9 % T0 T9 %<br />

Funzionali<br />

PTS (km/h) 3.7±1.1 4.4±0.9*** 22 3.5±1.1 4±0.8*** 16 NS<br />

Emo<strong>di</strong>namici<br />

ABI 0.59±0.11 0.73±0.13*** 25 0.64±0.13 0.61±0.13* -9


FIGURE<br />

Figura 1. Oximon Nirs MK III e Dio<strong>di</strong> laser<br />

Figura 2. Esempio <strong>di</strong> posizionamento dei sensori a raggi infrarossi.<br />

Figura 3. Pain Threshold speed (PTS) determinato all’ingresso (T0) e dopo 7±2 mesi (T9) nel<br />

gruppo E in stu<strong>di</strong>o.<br />

6.0<br />

5.5<br />

5.0<br />

4.5<br />

PTS (km/h)<br />

4.0<br />

3.5<br />

3.0<br />

2.5<br />

2.0<br />

1.5<br />

Gruppo E T0<br />

Gruppo E T9<br />

47


Figura 4. In<strong>di</strong>ce caviglia-braccio (ABI) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e dopo 7±2 mesi<br />

(T9).<br />

1.4<br />

1.2<br />

1.0<br />

ABI<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Gruppo C T0 Gruppo C T9<br />

Figura 5. Consumo <strong>di</strong> ossigeno muscolare a riposo ( mVO 2 ) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso<br />

(T0) e dopo 7±2 mesi (T9).<br />

0.20<br />

0.15<br />

mVO 2 (ml/100g/min)<br />

0.10<br />

0.05<br />

0.00<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Gruppo C T0 Gruppo C T9<br />

48


Figura 6. Variazioni <strong>di</strong> emoglobina ossigenata (O 2 Hb) espresse in termini <strong>di</strong> area sotto la curva<br />

(AUC) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e dopo 7±2 mesi (T9).<br />

1500<br />

1000<br />

O 2 Hb AUC (Unita arbitraria)<br />

500<br />

0<br />

-500<br />

-1000<br />

-1500<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Gruppo C T0 Gruppo C T9<br />

Figura 7. Variazioni <strong>di</strong> emoglobina deossigenata (HHb) espresse in termini <strong>di</strong> area sotto la curva<br />

(AUC) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e dopo 7±2 mesi (T9).<br />

2000<br />

1500<br />

HHb AUC (Unita arbitraria)<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

-500<br />

-1000<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Gruppo C T0 Gruppo C T9<br />

49


Figura 8. Variazioni <strong>di</strong> emoglobina <strong>di</strong>fferenziale (dHb) espresse in termini <strong>di</strong> area sotto la curva<br />

(AUC) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e dopo 7±2 mesi (T9).<br />

2000<br />

1000<br />

dHb AUC (Unita arbitraria)<br />

0<br />

-1000<br />

-2000<br />

-3000<br />

-4000<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Gruppo C T0 Gruppo C T9<br />

Figura 9. Variazioni <strong>di</strong> emoglobina totale (tHb) espresse in termini <strong>di</strong> area sotto la curva (AUC) nei<br />

due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e dopo 7±2 mesi (T9).<br />

1500<br />

1000<br />

tHb AUC (Unita arbitraria)<br />

500<br />

0<br />

-500<br />

-1000<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Gruppo C T0 Gruppo C T9<br />

50


Figura 10. Esempio <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni, in termini <strong>di</strong> minor deossigenazione, indotte dal programma<br />

Ti-To in un paziente appartenente al gruppo E in stu<strong>di</strong>o.<br />

T 0<br />

T 9<br />

3<br />

3<br />

2.7<br />

2.7<br />

Speed (Km/h)<br />

2.4<br />

2.1<br />

Speed (Km/h)<br />

2.4<br />

2.1<br />

1.8<br />

1.8<br />

1.5<br />

1.5<br />

10<br />

10<br />

5<br />

5<br />

O 2<br />

Hb (Arbitrary units)<br />

0<br />

1.5 1.7 1.9 2.2 2.6 3<br />

-5<br />

-10<br />

O 2<br />

Hb (Arbitrary units)<br />

0<br />

1.5 1.7 1.9 2.2 2.6 3<br />

-5<br />

-10<br />

-15<br />

-15<br />

-20<br />

-20<br />

10<br />

AUC -586<br />

10<br />

AUC 56<br />

5<br />

5<br />

O 2 Hb (Arbitrary units)<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

O 2 Hb (Arbitrary units)<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

-15<br />

-15<br />

-20<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

Time (sec)<br />

-20<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

Time (sec)<br />

51


Figura 11. Impegno car<strong>di</strong>ovascolare (dFc) nei due gruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e dopo 7±2<br />

mesi (T9).<br />

35<br />

30<br />

25<br />

dFc (battiti/minuto)<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Gruppo E T0 Gruppo E T9 Guppo C T0 Gruppo C T9<br />

Figura 12. Pain threshold speed (PTS) nei due sottogruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e a 7±2 mesi<br />

(T9).<br />

5<br />

PTS (km/h)<br />

4.5<br />

4<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

2<br />

p


Figura 13. In<strong>di</strong>ce caviglia-braccio (ABI) nei due sottogruppi in stu<strong>di</strong>o all’ingresso (T0) e a 7±2<br />

mesi (T9).<br />

0.8<br />

p

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!