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San Pietro

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S. PIETRO al VATICANO<br />

LA BASILICA COSTANTINIANA<br />

Nell'area del circo di Nerone - fra il Tevere, il Gianicolo e il monte Vaticano - dove l'imperatore<br />

faceva suppliziare i cristiani, secondo la tradizione trovò la morte <strong>Pietro</strong>, il “principe degli Apostoli”,<br />

e il suo corpo fu lì sepolto, insieme agli altri martiri. Già papa Anacleto (terzo pontefice, 77-88)<br />

aveva elevato in suo onore un piccolo oratorio; più tardi, Costantino il Grande vi eresse la<br />

maestosa basilica a cinque navate che rimase in piedi sino alla fine del secolo XV.<br />

Nel 324 - narrano gli scrittori contemporanei - l'imperatore scese in gran pompa al Vaticano, si<br />

prostrò innanzi alla tomba dell'Apostolo e, deposte le sue ricche vesti, prese la marra e cominciò<br />

egli stesso a scavare designando l'area per la nuova grande basilica, e riempiendo e asportando<br />

sulle spalle dodici corbe di terra in onore dei dodici Apostoli. La gloria di compiere il grandioso<br />

lavoro toccò a suo figlio Costante che lo portò termine nel 349.<br />

Imperatori e re venivano tra le sue sante pareti per essere consacrati e coronati dalle mani dei<br />

pontefici: Carlo Magno fu il primo nel Natale dell’anno 800 a ricevere la corona da Leone III (795-<br />

816), che, dopo averlo salutato con il nome di Carlo Augusto Grande Pacifico Imperatore dei<br />

Romani, lo aveva unto col sacro crisma e gli aveva cinto la spada tra le grida esultanti della<br />

moltitudine di Franchi e di Italiani. Dopo il grande imperatore, ricevettero la consacrazione dinanzi<br />

alla tomba dell'Apostolo i suoi successori Lotario e Ludovico II, e tanti altri fino a Federico III.<br />

LA NUOVA BASILICA<br />

Ma dopo oltre un millennio di così<br />

splendida vita, la basilica costantiniana<br />

cominciava a dare segni di minacciosa<br />

rovina, specialmente nelle parti, come<br />

quella meridionale, che erano fondate sui<br />

ruderi del circo e di altri edifici antichi. E<br />

cominciò così ad affacciarsi l'idea di<br />

ricostruire dalle fondamenta il grande<br />

tempio.<br />

Fu Niccolò V (1447-1455) che prese per<br />

primo la risoluzione di procedere alla grande impresa, affidandone la cura all'architetto Bernardo<br />

Rossellino. Secondo il progetto di questo artista, la nuova chiesa, preceduta da portico, doveva<br />

avere la forma di una croce latina, con una grande cupola nel centro, e terminare ad abside<br />

semicircolare.<br />

Demolite alcune parti della basilica, si cominciò ad edificare la nuova tribuna. Morto il Pontefice nel<br />

marzo 1455, l'opera fu però interrotta.<br />

Giulio II della Rovere (1503-1513) riprese il grandioso disegno, spinto anche dal desiderio di<br />

trovare un posto degno al suo mausoleo, di cui Michelangelo gli aveva presentato il modello. Il<br />

Buonarroti consigliò al papa di costruire la nuova basilica.<br />

Il Progetto<br />

Con dolore di Giuliano da <strong>San</strong>gallo, che era amico e favorito del papa, questi prescelse per la<br />

nuova chiesa il disegno di Donato di Pascuccio di Antonio detto Bramante (1444-1514). Nato<br />

1


presso Urbino e vissuto in Lombardia, Bramante era venuto a Roma sotto il pontificato di<br />

Alessandro VI (1492-1503)<br />

L'idea prima della grande cupola, ispirata dal Pantheon, appartiene dunque a Bramante<br />

Il tipo di chiesa a croce greca non era una novità, ma il merito del Bramante è quello di averlo<br />

adattato a dimensioni così grandi, sviluppando i bracci laterali, tra i quali si aprono delle cappelle<br />

minori, anch'esse a croce greca e coperte a cupola.<br />

La prima pietra fu posta il 18 aprile 1506, e insieme coi quattro pilastri della cupola si diede pure<br />

principio alle tribune delle navata centrale e a quella della navata trasversale di mezzogiorno.<br />

Per desiderio espresso da Bramante stesso poco prima di morire, e perché il piano di lui fosse<br />

rispettato, gli fu eletto a successore il più fedele seguace dei suoi canoni estetici, Raffaello <strong>San</strong>zio<br />

(1483-1520). Ma, non avendo l'Urbinate le conoscenze tecniche necessarie a un costruttore, gli si<br />

affiancarono Giuliano da <strong>San</strong>gallo (1445-1516) e Fra Giocondo da Verona (1433-1515). I tre<br />

maestri, d'accordo, mutarono la croce greca in croce latina, allontanandosi così radicalmente dal<br />

piano di Bramante.<br />

Antonio da <strong>San</strong>gallo il Giovane (1484-1546) non si contentò di disegnare il suo progetto,<br />

commessogli nel 1538, ma ne fece un modello di legno, che ancora possediamo, che misura 11<br />

metri di lunghezza e 8 di altezza e costò la somma di 5184 scudi d'oro.<br />

Alla morte di <strong>San</strong>gallo (1546), Michelangelo Buonarroti (1475-1564), succedutogli nella direzione<br />

della fabbrica, decise di ritornare al disegno di Bramante.<br />

Michelangelo semplificò i progetti precedenti, tolse il superfluo, e di tutta la chiesa sembrò voler<br />

fare un grande piedistallo per sostenere la cupola. Quando egli morì (1564), la costruzione era<br />

giunta solo al tamburo, mentre i tre bracci minori della chiesa erano compiuti.<br />

L'incarico di elevare la cupola toccò a un architetto lombardo, Giacomo della Porta (1533-1602), a<br />

cui Sisto V (1585-1590) affidò il compito tremendo. L'artista si attenne al modello lasciato dal<br />

Buonarroti, ma con qualche novità: fece la cupola più grande e più acuta, e dette alla lanterna<br />

quella maggiore snellezza che conferisce a tutta la massa uno slancio straordinario.<br />

L'opera immensa fu iniziata il 15 di luglio 1588 e finita ventidue mesi dopo, nel maggio del 1590.<br />

Vi collaborò Domenico Fontana (1543-1607).<br />

In quest'epoca fu continuata la costruzione del braccio anteriore della basilica, che secondo il<br />

concetto di Michelangelo doveva essere a croce greca.<br />

Ma quando, sotto il pontificato di Paolo V (1605-1621), si volle completare la basilica di S. <strong>Pietro</strong>,<br />

venne prolungata la parte anteriore trasformando la pianta in croce latina. Fu allora che, abbattuto<br />

il vecchio muro con cui il <strong>San</strong>gallo aveva separato la nuova fabbrica dall'antica, si distrusse senza<br />

pietà quanto rimaneva in piedi della vecchia chiesa medioevale.<br />

Ma la distruzione di tante insigni opere d'arte, di cui rimangono oggi solo poche reliquie nelle Sacre<br />

Grotte e in varie chiese e musei di Roma e di fuori, non può imputarsi agli uomini del Seicento: fin<br />

dal tempo di Giulio II la vecchia basilica era condannata, e del resto essa era così fatiscente che<br />

poco più avrebbe potuto resistere.<br />

Per la realizzazione della facciata fu prescelto il progetto di Carlo Maderno (1556-1629). Le<br />

fondamenta della nuova facciata furono cominciate il 5 novembre 1607; il 10 febbraio dell'anno<br />

successivo fu posta la prima pietra, benedetta dal papa nel palazzo del Quirinale; il 1 luglio 1612 la<br />

mole immensa che aveva assorbito montagne di travertino di Tivoli (è alta m. 45,44 e larga m.<br />

114,69) era quasi compiuta.<br />

Con Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) si iniziò una nuova epoca per la basilica vaticana, che subì<br />

per opera sua grandi trasformazioni, assumendo in molte parti una veste barocca.<br />

2


Bernini innalzò il grande baldacchino di metallo, con le colonne vitinee, che venne scoperto il<br />

giorno di S. <strong>Pietro</strong> del 1633.<br />

Al tempo di Alessandro VII (1655-1667) il Bernini ideava la Cattedra di S. <strong>Pietro</strong>, collocandola in<br />

fondo all'abside.<br />

Nella grande tribuna che Michelangelo condusse a termine, su un basamento tutto incrostato di<br />

marmi rari, sorgono le quattro statue di bronzo dorato dei dottori della Chiesa greca e latina:<br />

Atanasio, Giovanni Crisostomo, Ambrogio e Agostino, i quali sorreggono la grande cattedra, tutta<br />

adorna di fregi a bassorilievo, in cui è rinchiusa la veneranda sedia di legno ornata di placche<br />

d'avorio, che la tradizione vuole sia servita a S. <strong>Pietro</strong> e ai suoi successori.<br />

Bernini innalzò il famoso colonnato esterno che fa della piazza di S. <strong>Pietro</strong> la più bella del mondo. E<br />

sotto quello di Clemente X (1670-1676) eseguì il tabernacolo per la cappella del Sacramento in<br />

forma di tempietto rotondo, con preziose colonne di lapislazzuli.<br />

PIAZZA SAN PIETRO<br />

E' sicuramente la piazza più famosa del mondo.<br />

L'intera piazza ha un'estensione di circa 4 ettari.<br />

Il suo asse maggiore (tra Via della Conciliazione<br />

e la facciata) è di m. 340 e quello minore di m.<br />

244.<br />

Il colonnato, che abbraccia la piazza, è opera di<br />

Gian Lorenzo Bernini. Realizzato dal 1657 al<br />

1667, su commissione del pontefice Alessandro<br />

VII Chigi (1655-1667), racchiude l'enorme<br />

piazza.<br />

E' costituito da due emicicli che formano un'ellittica con un asse maggiore di m. 196 e uno minore<br />

di m. 148. Il centro geometrico di ciascun ovale è segnato sulla pavimentazione della piazza con<br />

un disco di marmo dal quale le "campate" del colonnato si vedono perfettamente allineate come se<br />

vi fosse una sola colonna per fila.<br />

I due emicicli constano di 8 pilastri in travertino e 284 colonne, 142 per lato, disposte in<br />

quadruplice fila, con tre ambulacri intermedi, di cui quello centrale assai spazioso. Ciascuna<br />

colonna è alta m. 13 e le più esterne misurano m. 1,45 di diametro. Complessivamente, il<br />

colonnato è largo m. 17.<br />

Sui cornicioni del colonnato, alto m.18,60, e sulle gallerie di raccordo con la facciata vi sono 150<br />

statue colossali (ciascuna alta m. 3,24) eseguite dagli allievi del Bernini. Altre 12 statue adornano<br />

la facciata.<br />

Disposizione delle Statue:<br />

• Braccio Nord: i Difensori della fede e i Fondatori dei più antichi ordini religiosi<br />

• Braccio Sud: i Difensori del primato di Roma, papi, vescovi, dottori della Chiesa; Riformatori e<br />

Fondatori di ordini religiosi<br />

• Bracci dritti: <strong>San</strong>ti martiri, con alcuni grandi santi della Riforma cattolica e santi venerati come<br />

taumaturghi<br />

Al centro della Piazza, il primo obelisco ricollocato in tempi moderni, l'unico, a Roma, a non avere<br />

iscrizioni geroglifiche, ma latine. E' alto m. 25,31 su un basamento di m. 8,25. E' un monolito, a<br />

facce lisce, di granito rosso, ricordato fin dal tempo di Plinio il Vecchio (I secolo dopo Cristo). Fu<br />

portato a Roma da Caligola e fu originariamente collocato nel Circo di Nerone.<br />

3


Sisto V ordinò che fosse portato qui dal lato Sud della basilica e l'incarico fu affidato a Domenico<br />

Fontana nel 1586, che, coadiuvato dal fratello Giovanni, lo realizzò in quattro mesi, con l'impiego<br />

di 900 uomini, 140 cavalli e 44 argani.<br />

Alla sommità dell'obelisco è stata collocata una teca che contiene le reliquie della <strong>San</strong>ta Croce di<br />

Gesù Cristo, portata a Roma da <strong>San</strong>t'Elena, madre dell'imperatore Costantino. Prima, vi era<br />

collocata una palla di bronzo che si diceva contenesse le ceneri di Giulio Cesare. La palla fu donata<br />

nel 1589 da Sisto IV al Comune di Roma, che la sistemò nel palazzo dei Conservatori al<br />

Campidoglio.<br />

Ai lati dell'obelisco, due spettacolari fontane, una di Carlo Maderno (1613), l'altra di Carlo Fontana<br />

(1677).<br />

Il Vestibolo (Portico)<br />

Il Vestibolo corrisponde all'antico portico delle basiliche cristiane e medioevali. Fu costruito fa Carlo<br />

Maderno (1556-1629); insieme con la facciata, e ha le volte decorate da stucchi rappresentanti<br />

entro medaglioni gli Atti degli Apostoli<br />

Le porte di accesso alla basilica sono cinque.<br />

Alla porta centrale furono adattate al tempo di Paolo V le valve di bronzo della vecchia chiesa,<br />

eseguite dal fiorentino Antonio Averlino detto Filarete (1400-1469), nell'anno 1445. Lo scultore<br />

impiegò dodici anni per l'esecuzione delle porte. Nei riquadri maggiori sono rappresentati il Cristo,<br />

la Madonna, S. <strong>Pietro</strong>, S. Paolo, il martirio dei due Apostoli.<br />

Sopra la porta del Filarete, è un rilievo con Gesù che affida a S. <strong>Pietro</strong> il gregge cristiano, opera<br />

di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) o di un suo seguace.<br />

L'ultima porta a destra è la cosiddetta Porta <strong>San</strong>ta che si apre soltanto negli anni del Giubileo.<br />

L’ALTARE<br />

Sotto la cupola si apre la Confessione, alla quale si discende per due scale e che ha le pareti<br />

incrostate di marmi policromi, su disegni del Maderno e di Martino Ferabosco. Nel centro di essa<br />

era collocata la statua inginocchiata di Pio VI, una delle ultime opere di Antonio Canova, ora<br />

trasferita nelle Grotte Vaticane.<br />

Sull'altare principale al di sopra della Confessione, sotto la cupola, non però nel centro ma spostato<br />

notevolmente verso l'abside, si eleva il Baldacchino di bronzo, opera di Gian Lorenzo Bernini.<br />

Urbano VIII, appena salito al trono, nel 1624, aveva voluto che sulla tomba di S. <strong>Pietro</strong> sorgesse<br />

un nobile tabernacolo, e scartati altri progetti aveva scelto quello del suo prediletto Bernini, non<br />

lesinando mezzi perché l'opera riuscisse degna, e imponendo per procurarseli nuove gabelle.<br />

Mancava il bronzo, e si tolsero i costolini della cupola della basilica, ricavandone 103,229 libbre;<br />

altro se ne fece venire da Venezia e da Livorno, e se ne raccolsero in tutto 211,427 libbre. Ma<br />

poiché il metallo ancora non bastava, Urbano VIII non esitò a ordinare che si togliesse quello delle<br />

travi del pronao del Pantheon, così che Pasquino escalamava: “Quod non fecerunt barbari,<br />

fecerunt Barberini!”<br />

Si cominciò subito con il gettare in bronzo le quattro grandi colonne, ognuna delle quali, pesata<br />

con un'ingegnosa bilancia ideata da Luigi Bernini, risultò di libbre 27,948; e furono innalzate nel<br />

1626 e indorate; si fece un modello del coronamento che poi fu eseguito in legno, rivestito di<br />

lamine di metallo. I disegni che il Bernini forniva in piccole dimensioni, venivano riprodotti in<br />

grande da Francesco Castello o Borromini. Tutta l'opera costò 200.000 mila scudi<br />

Il Baldacchino fu scoperto al pubblico il giorno di S. <strong>Pietro</strong> del 1633.<br />

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