STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
90 In conclusione, un punto essenziale da non dimenticare. Per tutto l’Ottocento ed anche per i primi decenni del XX secolo, la stragrande maggioranza dei neri era concentrata nel Sud. Soltanto nel Novecento inoltrato si è verificata una migrazione in massa verso le grandi metropoli del Nord. Sia prima che dopo la Guerra Civile l’esperienza dei neri del Sud è stata terribile e tragica ma fu soltanto in quest’area del paese che essi ebbero contatti continui e per certi versi anche significativi con i bianchi. E’ per questa ragione che la storia della musica afroamericana, in tutte le sue fasi e i suoi aspetti fondanti, è stata una storia avvenuta al Sud e che appartiene al Sud. Le radici: il blues La Guerra Civile liberò formalmente/giuridicamente i neri dalla schiavitù, i quali però si ritrovarono alla deriva in una società quasi sempre ostile, in maggioranza analfabeti e con capacità lavorative limitatissime: nonostante questo enorme divario rispetto al cittadino medio americano, nel periodo compreso tra la fine della Guerra Civile e lo scoppio della I Guerra Mondiale, i neri fecero progressi rilevanti. Questo progresso trova espressione simbolica nella musica. Nell’arco di circa 50 anni, gli ex schiavi e i loro discendenti crearono diversi generi musicali tra i più dinamici, espressivi e commercialmente fortunati mai prodotti nel Nuovo Mondo. In un’epoca in cui i compositori bianchi erano alla ricerca di modalità espressive che dessero alla loro musica un’impronta caratteristicamente americana, i musicisti neri crearono una produzione musicale accettata praticamente in tutto il mondo come specchio di elementi culturali prettamente nord - americani. E’ stato giustamente detto che il blues rappresenta la piena espressione della vita emotiva del nero d’America. Questa forma musicale profana – sia strumentale che vocale – si andava delineando proprio nel periodo dell’emergere nel Sud postbellico dello spiritual e come quest’ultimo essa rispecchia aspetti dello stile e dell’espressione africani modificati dalle
91 condizioni della vita dei neri in America. Avendo già perso tutto quello che un essere umano ha da perdere, il nero americano ha potuto accettare la sua tragica condizione, la sua alienazione e isolamento per quello che effettivamente era, senza filtri di alcun genere e con una forza e determinazione negata invece agli appartenenti ad una società prospera e libera. Così facendo ha dato alla consapevolezza della propria condizione un senso universale, elevando la propria tristezza a simbolo dell’alienazione dell’uomo moderno e urbano. Come sottolinea Le Roi Jones nel suo fondamentale Blues People (1963), il carattere intensamente personale del blues è il risultato dell’ esperienza americana del nero. La musica africana faceva riferimento agli dei, agli elementi naturali, alle gesta della comunità, mentre il blues insiste sulla vita terrena del singolo, dei suoi affanni, dei suo dolori e delle sue gioie come individuo: questa è una manifestazione dell’individualismo occidentale, della sua visione della vita umana e del mondo. Il concetto stesso di assolo, di un uomo che canti o suoni da solo era quasi sconosciuto nella musica africana. Il vastissimo Delta del Mississippi è il luogo dove il blues ha definito la sua forma e i suoi principali codici espressivi. Il blues del Delta è essenziale, drammatico, rude e più che al virtuosismo puntava al coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore. Tutti i maggiori musicisti che hanno contribuito a formare e diffondere il blues provengono da quest’area: Charley Patton, Robert Johnson, Son House, Howlin’ Wolf, Muddy Waters. Elmore James, John Lee Hooker, B.B.King, per nominare solo i principali. Il blues si è mostrato la forma musicale più longeva e influente del secolo, capace di lasciare un’impronta indelebile su gran parte della musica nata in terra americana – dal jazz al rock ‘n’ roll – e questo ha qualcosa d’incredibile se si pensa che si tratta di musica spontanea, nata da neri per lo più analfabeti (sia musicalmente che in assoluto), da poco affrancati dalla schiavitù e vittime di una capillare e violenta discriminazione razziale. La prima fase dello sviluppo del blues si ritiene che fosse il field holler – il grido dei campi – un’espressione spontanea solistica, generalmente di natura lamentosa di un nero impegnato in un lavoro non ritmico ( come la raccolta del cotone) o durante una pausa del lavoro. E’ molto diverso dai
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E’ per questa ragione che la storia della musica afroamericana, in tutte le<br />
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La Guerra Civile liberò formalmente/giuridicamente i neri dalla<br />
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ostile, in maggioranza analfabeti e con capacità lavorative limitatissime:<br />
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Nell’arco di circa 50 anni, gli ex schiavi e i loro discendenti crearono<br />
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musica un’impronta caratteristicamente americana, i musicisti neri<br />
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come specchio di elementi culturali prettamente nord - americani.<br />
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rispecchia aspetti dello stile e dell’espressione africani modificati dalle