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STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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poverissime zone rurali del sud, privi di qualsiasi prospettiva e di ogni<br />

forma di istruzione: la gran massa – circa il 70 percento – era analfabeta.<br />

La loro preferenza andò quindi per la città: gli insulti, lo sfruttamento e<br />

l’esplicito razzismo trovati nei centri urbani del Nuovo Mondo erano pur<br />

sempre preferibili alla miseria e alla fame endemiche della campagna<br />

italiana.<br />

Ma alle consuete difficoltà e asprezze conosciute da tutti gli immigranti,<br />

per gli italo-americani si sovrappose un ulteriore elemento, forse il più<br />

distruttivo e, in definitiva, ineliminabile: l’ossessione anglo-americana con<br />

il colore della pelle e la presunta inferiorità della pelle scura.<br />

Sbaglieremmo profondamente se pensassimo solo nei termini di bianco e<br />

di nero. Nel mezzo esiste tutta una vasta gamma di sfumature decisive per<br />

l’accettazione o il rifiuto: brown, beige, olive, ecc. Oltre alla povertà,<br />

quindi, alle differenze linguistiche e religiose (lingua neolatina e<br />

cattolicesimo sono, per definizione non-americane, estranee alla sua<br />

storia), il colore della pelle di un’origine mediterranea è, nella migliore<br />

delle ipotesi, sospetta.<br />

Il confronto con un linguaggio insultante, che intende sottolineare e<br />

ribadire un’inferiorità etnica è una costante della vita di Frank Sinatra,<br />

anche nel momento del suo massimo successo e quindi in apparenza<br />

protetto dalle crudeltà di tutte le Little Italies sparse nelle città americane:<br />

“Every once in a while I’d be at a party somewhere, in Hollywood or New<br />

York or wherever, and it would be very civilized, you know, black tie, the<br />

best crystal, all of that. And I’d see a guy staring at me from the corner of<br />

the room, and I knew what word was in his head. The word was guinea.”<br />

(Assieme a dago e wop, guinea e un termine denigratorio per riferirsi agli<br />

italo-americani). Celebre è anche la sua risposta al direttore d’Orchestra<br />

Harry James, con il quale Sinatra inizia la sua carriera professionale, il<br />

quale gli suggeriva di cambiare il cognome, esplicitamente etnico, per<br />

rendere più facili i rapporti con il mondo dello spettacolo e con il pubblico:<br />

“If you want the voice, keep the name.” Possiamo dire che aveva visto<br />

bene, a tal punto da diventare poi famoso come “The Voice”, appellativo<br />

con il quale ci si riferisce a lui ancor oggi.<br />

Molti, troppi episodi di brutale discriminazione – il più eclatante e<br />

violento rimane il linciaggio di 11 italiani a New Orleans nel 1891 –

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