STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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La sua carriera, che possiamo dire abbia attraversato tutto il XX secolo, è<br />
un monumento della cultura americana in quanto celebrazione di un<br />
talento immenso coniugato però con una tecnica magistrale, ossia una<br />
professionalità, che raggiungono un traguardo irresistibile, ossia la<br />
sensazione di disinvoltura, di assenza di sforzo, di naturale semplicità. Non<br />
vi è enfasi, retorica nelle sue interpretazioni. In questo senso è<br />
archetipicamente americano: “democratico” in quanto mostra una<br />
vocazione alla normalità della vita umana, al suo flusso espresso attraverso<br />
una comunicazione melodica sicura di sé ed elegante. Negli anni d’oro<br />
poteva contare su di un’intonazione praticamente perfetta, pura, continua<br />
su cui si poteva “intonare” un’intera orchestra: in altre parola era<br />
l’orchestra che veniva “diretta” dalla vocalità di Sinatra e non viceversa.<br />
Il suo stile è il risultato alchemico di epoche e continenti diversi: il gusto<br />
melodico italiano (il bel canto) affinato all’interno della lezione americana<br />
del jazz. Dal jazz ha imparato a essere “dentro” la musica, ha acquisito la<br />
padronanza del ritmo, degli accenti, la durata delle note, il gioco del<br />
fraseggio fluenti e dinamico. Sinatra è stato un maestro del controllo, un<br />
esteta del timbro e indiscutibile era la bellezza della sua emissione:<br />
inimitabile, carezzevole, purissima, lievemente romantica, votata<br />
all’understatement ed anche sensuale. L’emissione era giocata sulla<br />
risonanza delle parti alte del corpo, della testa, della cavità della bocca e<br />
del naso,riducendo al minimo il petto e la gola, distinguendosi così<br />
nettamente dalla tradizione dei cantanti lirici. Questo produceva una<br />
sensibilità particolare verso l’oggetto del canto, ossia la nota e non verso la<br />
potenza: da qui l’incredibile sensazione di naturalezza, quel modo fluente<br />
e sofisticato che ha influenzato profondamente e irreversibilmente tutta<br />
l’evoluzione del canto moderno.<br />
“I’m for whatever gets you through the night”: questa citazione dal<br />
sapore che rimanda a Francis Scott Fitzgerald, scrittore amato da Sinatra<br />
che in effetti condivide molto del Grande Gatsby, ci permette di mettere in<br />
evidenza due caratteristiche fondamentali della sua musica. La sua musica<br />
ha definito le attrattive e le delusioni della metropoli, o meglio della notte<br />
della metropoli, quindi di un luogo e di un tempo specifico. Abitare la<br />
metropoli – di preferenza New York – e abitare la sua notte, essere un<br />
inquieta creatura notturna è stato un suo atto di sfida, una dichiarazione di