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STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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frasi divenne più o meno stereotipata. La maggior parte delle canzoni<br />

scritte negli anni ’30 e ’40 si attengono a queste regole.<br />

Il verse scomparve a tutti gli effetti dalle canzoni di Tin Pan Alley nel<br />

corso degli anni ’30, quando gli stessi autori di canzoni cominciarono a<br />

scrivere brani senza verse (come ad esempio i classici o “sempreverdi”<br />

Blue Moon, Smoke Gets in Your Eyes e Stormy Weather, scritti tra il 1933<br />

e il 1934). I cantanti che dominarono l’ultimo decennio di Tin Pan Alley –<br />

Frank Sinatra, Doris Day, Perry Como, Eddie Fisher – desideravano linee<br />

liriche e melodiche e quindi non erano interessati alle strofe drammaticonarrative.<br />

Questo portò all’abbandono definitivo del verse nelle canzoni di<br />

Tin Pan Alley: una sua certa sopravvivenza è rilevabile in canzoni<br />

composte per il teatro o per il cinema e nelle esecuzioni con grossa<br />

orchestra.<br />

Nel mezzo secolo della sua vita, la canzone di Tin Pan Alley fu<br />

arricchita musicalmente dalle forme mutevoli del ballo americano. La<br />

maggior parte delle canzoni di successo composte negli anni ’90<br />

dell’Ottocento era in tempo di valzer, ossia in tempo ¾. In seguito inizia<br />

ad emergere la canzone ragtime dal ritmo sincopato, tipico della musica<br />

dei neri americani. Negli anni ’20 la canzone Tin Pan Alley si andò sempre<br />

più permeando di ritmi sincopati da ballo, con l’introduzione di nuovi balli<br />

– soprattutto il foxtrot e il bunny hug, in tempo binario o quaternario e con<br />

ritmo sincopato, con sassofoni, clarinetti e trombe in primo piano piuttosto<br />

che archi e fiati più dolci.<br />

L’industria della musica leggera restò sempre centralizzata a New York<br />

e il fatto che le orchestre che accompagnavano le canzoni di Tin Pan Alley<br />

avessero acquistato una colorazione jazzistica, ossia con il ritmo sincopato,<br />

ha molto a che fare con l’accresciuto contatto tra musicisti bianchi e neri.<br />

Sebbene a New York vigesse ancora la segregazione razziale, come del<br />

resto ovunque negli Stati Uniti, negli anni ’20 divenne di moda tra artisti e<br />

intellettuali bianchi frequentare i famosi locali di Harlem dove si suonava<br />

il miglior jazz della città: tra costoro vi erano molti musicisti, tra cui<br />

George Gershwin, e molti autori di canzoni di Tin Pan Alley. Il jazz<br />

influenzò ad ogni livello la canzone americana e i ritmi sincopati<br />

divennero sempre più frequenti.

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