STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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36 popolari dell’epoca e cantanti truccati da neri che cantavano canzoni minstrel; c’erano canzoni con forte accento etnico – tedesco, ebraico, irlandese, italiano, polacco ò eseguite da cantanti esperti nella raffigurazione dei diversi gruppi etnici. C’erano cantanti caratteristi che ritraevano vecchi, ubriaconi e altri tipi ancora. Gli autori di canzoni di varietà più geniali dei primi decenni furono David Braham e Edward Harrigan che popolarono le scene del vaudeville di immigrati che vivevano nelle zone più malfamate delle città, mostrando le abiezioni della povertà e il duro lavoro, riscattati, però, e nobilitati dalla musica. L’enfasi è quindi sul ruolo di redenzione che la canzone popolare può assumere in un contesto urbano particolarmente problematico. Questo tipo di canzoni faceva soprattutto riferimento alla realtà di New York e prese poco piede al di fuori di questa città. Erano canzoni urbane in un’epoca – gli ultimi decenni dell’Ottocento – in cui la maggioranza degli americani viveva ancora in piccole città o in zone rurali: si trattava comunque di un’anticipazione degli sviluppi futuri.

37 Cap. IV:Musica classica in America Nel corso della prima metà dell’Ottocento l’America inizia un lento ma inesorabile processo di allontanamento dal gusto e dalle abitudini musicali inglesi. Il melodramma fu il primo genere ad includere un repertorio non britannico, anche se i primi passi in questo senso rispecchiarono ciò che stava succedendo nella stessa Inghilterra, ovvero l’adozione graduale della lirica italiana, a cominciare da certe opere italiane di Mozart e di Rossini. Veniva offerta una traduzione inglese del libretto italiano, i recitativi erano sostituiti in gran parte da dialogo parlato e le complesse scene d’insieme e i finali erano trasformati in arie strofiche in cori più semplici e omogenei. Fu in questa forma che la lirica italiana fece la sua prima comparsa in America. Si può parlare quindi di opere italiane “anglicizzate” , perché questa era la forma con la quale venivano adattate per i teatri inglesi, in particolare da Henry R. Bishop (vedi ad esempio gli adattameti del Don Giovanni, che diviene The Libertine e The Barber of Se ville. La progressiva italianizzazione della vita operistica, soprattutto al Park Theatre e all’Astor Place Opera House di New York, non avvenne senza incontrare resistenze. Persisteva infatti la sensazione che l’opera lirica, la sua esecuzione, i suoi testi, le vicende narrate non fossero in linea con il carattere, la mentalità americana. Parallelamente, si assiste al crescente predominio del repertorio tedesco: da Beethoven a Schubert, da Schuman a Mendelssohn. Nel 1842 fu fondata la Philarmonic Society di New York, la più vecchia orchestra americana a vantare una storia di esecuzioni continue. Il suo scopo dichiarato fu l’avanzamento della musica strumentale e il suo repertorio era composto quasi interamente da opere della scuola tedesca. Rossini fu l’unico esponente del mondo non germanico rappresentato nel programma inaugurale.

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Cap. IV:Musica classica in America<br />

Nel corso della prima metà dell’Ottocento l’America inizia un lento ma<br />

inesorabile processo di allontanamento dal gusto e dalle abitudini musicali<br />

inglesi. Il melodramma fu il primo genere ad includere un repertorio non<br />

britannico, anche se i primi passi in questo senso rispecchiarono ciò che<br />

stava succedendo nella stessa Inghilterra, ovvero l’adozione graduale della<br />

lirica italiana, a cominciare da certe opere italiane di Mozart e di Rossini.<br />

Veniva offerta una traduzione inglese del libretto italiano, i recitativi erano<br />

sostituiti in gran parte da dialogo parlato e le complesse scene d’insieme e<br />

i finali erano trasformati in arie strofiche in cori più semplici e omogenei.<br />

Fu in questa forma che la lirica italiana fece la sua prima comparsa in<br />

America. Si può parlare quindi di opere italiane “anglicizzate” , perché<br />

questa era la forma con la quale venivano adattate per i teatri inglesi, in<br />

particolare da Henry R. Bishop (vedi ad esempio gli adattameti del Don<br />

Giovanni, che diviene The Libertine e The Barber of Se ville.<br />

La progressiva italianizzazione della vita operistica, soprattutto al Park<br />

Theatre e all’Astor Place Opera House di New York, non avvenne senza<br />

incontrare resistenze. Persisteva infatti la sensazione che l’opera lirica, la<br />

sua esecuzione, i suoi testi, le vicende narrate non fossero in linea con il<br />

carattere, la mentalità americana. Parallelamente, si assiste al crescente<br />

predominio del repertorio tedesco: da Beethoven a Schubert, da Schuman<br />

a Mendelssohn. Nel 1842 fu fondata la Philarmonic Society di New York,<br />

la più vecchia orchestra americana a vantare una storia di esecuzioni<br />

continue. Il suo scopo dichiarato fu l’avanzamento della musica<br />

strumentale e il suo repertorio era composto quasi interamente da opere<br />

della scuola tedesca. Rossini fu l’unico esponente del mondo non<br />

germanico rappresentato nel programma inaugurale.

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