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STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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seguita da una nutrita serie di altri studi, dedicata alla tradizione musicale<br />

degli Omaha. La prima esauriente raccolta di trascrizioni di canti indiani<br />

viene pubblicata nel 1907 da Natalie Curtis con il titolo The Indians’ Book.<br />

Questi ed altri studi individuano alcune caratteristiche che possono<br />

essere ritenute diffuse su tutto il continente nord-americano. La musica<br />

indiana, in genere cantata da una sola voce, o da più voci all’unisono, è<br />

costruita da una o più frasi brevi o frammenti melodici, ripetuti più volte.<br />

Sebbene molti canti indiani abbiano un testo con un significato semantico,<br />

molti altri sono costituiti da sillabe in apparenza prive di significato, o<br />

meglio, il cui significato, risalendo troppo indietro nel tempo, è andato<br />

perduto. Lo stile vocale è in parte all’unisono e in parte responsoriale,<br />

accompagnato da tamburi, sonagli e flauti.<br />

La lontananza di questa musica dalla tradizione europea non consiste<br />

però solo nel fatto che possieda una natura ripetitiva e dipenda da scale<br />

con un numero esiguo di note: la sua estraneità rispetto alla concezione<br />

occidentale è data anche dal ruolo che svolge nella cultura, dal modo in cui<br />

è concepita, dal fine cui è preposta. La musica dell’indiano americano è<br />

strettamente connessa al cerimonialismo. Ne era parte integrante, al pari<br />

della danza, dei costumi, delle maschere e di altri accessori rituali come<br />

fuoco e tabacco.<br />

La musica era vista come dotata di sacralità, dono e mezzo per<br />

comunicare con gli esseri sovrannaturali. Si cantava o suonava allo scopo<br />

di invocare questa sacralità a beneficio di coloro che la eseguivano e degli<br />

altri partecipanti. La musica funziona dunque non come mezzo mediante il<br />

quale viene comunicato qualcosa da un “artista” ad un pubblico, ma<br />

piuttosto come mezzo con il quale gli esecutori e i partecipanti sono messi<br />

in contatto con la sfera del sacro, con le forze della natura per riceverne<br />

forza, abilità e assistenza necessarie per assolvere un determinato compito<br />

o affrontare una data situazione.<br />

I missionari, sia cattolici che protestanti, giunti in America al seguito di<br />

esploratori e colonizzatori e ai quali fu in larga misura devoluto dal<br />

governo il compito di “istruire” i nativi, intesero la musica quale ulteriore<br />

mezzo per convertirli al cristianesimo. Fu dunque insegnato loro a cantare<br />

salmi e inni della tradizione religiosa occidentale senza operare alcun serio

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