STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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CAPITOLO X: L’AVANGUARDIA <strong>AMERICANA</strong><br />
Mentre la maggioranza dei compositori americani si orientava verso la<br />
musica di Schonberg, Stravinskij, Bartok e Webern, un esiguo gruppo di<br />
loro contemporanei imboccava una strada diversa. Si interessavano alle<br />
questioni musicali ed estetiche del XX secolo e nutrivano perla musica non<br />
occidentale lo stesse interesse che rivolgevano a quella della propria<br />
cultura. Si è soliti definire questo gruppo con l’etichetta di avanguardia.<br />
Il decano di questi compositori fu Edgard Varèse (1883-1965). Nato a<br />
Parigi, seguì studi tradizionali sotto la guida di nomi illustri di compositori<br />
francesi, italiani e tedeschi. Allo scoppio della I Guerra Mondiale lasciò<br />
l’Europa e nel 1915 arrivò negli Stati Uniti. L’America conobbe la sua<br />
musica all’inizio degli anni ’20, quando alcune sue composizioni<br />
cominciarono ad essere eseguite: Offrandes ((1921), Ameriques (1921),<br />
Hyperprism (1922), Octandre (1923), Intégrales (1924).<br />
Il pubblico americano non aveva mai sentito prima una musica simile. Di<br />
Amériques il compositore scrisse: “Da ragazzo, la semplice parola<br />
“America” significava tutte le scoperte, tutte le avventure. Significava<br />
l’ignoto. E in queste senso simbolico – nuovi mondi su questo pianeta,<br />
nello spazio e nella mente degli uomini – diedi il titolo “Ameriques” alla<br />
prima opera che scrissi in America.”<br />
Con il tempo Varèse cominciò a pensare alla musica come a “corpi di<br />
suoni intelligenti che si muovono liberamente nello spazio.” Poi preferì<br />
applicare alla propria musica il termine “suono organizzato” , facendo<br />
notare le corrispondenze tra le sue composizioni e certe strutture naturali:<br />
“Concependo la forma musicale come “risultante” – risultato di un<br />
processo – fui colpito da ciò che mi pareva esserci di analogo tra la<br />
formazione delle mie composizioni e il fenomeno della cristallizzazione.<br />
C’è un’idea, la base di una struttura interna, che si espande e si scinde in<br />
diverse forme o gruppi di suoni che cambiano continuamente forma,<br />
direzione e velocità, attratti o respinti da varie forze. La forma di un’opera