STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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CAPITOLO IX: <strong>MUSICA</strong> E IDENTITA’ NAZIONALE<br />
Il nazionalismo musicale fu una delle grandi questioni dell’Ottocento:<br />
confrontarsi in modo creativo o liberarsi delle influenze “straniere” (ossia<br />
europee) fu un’ardua impresa per il compositore americano. Il primo<br />
compositore la cui musica è così radicata nella vita e nella cultura musicale<br />
americana da assumere un carattere inconfondibilmente nazionale è<br />
Charles Ives (1874- 1954). Figura assolutamente isolata, la sua musica<br />
passò quasi inosservata e non ebbe alcun impatto né sulla vita musicale del<br />
paese né su altri compositori: eppure Ives per primo esplorò nuovi<br />
possibili territori musicali, liberandosi coscientemente dell’eredità europea<br />
in favore di una musicalità “americana”.<br />
Si ricorda qui solamente una sua celebre composizione, Central Park in<br />
the Dark, nella quale contrappone a uno sfondo cromatico, vorticoso e<br />
senza pulsazioni negli archi, un primo piano composto di frammenti di<br />
motivi popolari e di altri suoni del mondo contemporaneo resi da fiati,<br />
percussioni e pianoforte: clacson di automobili, il boato della<br />
metropolitana, le grida per la strada, bande di jazz e il frastuono di un<br />
teatro. Vi sono anche frammenti di ragtime che rappresentano il primo uso<br />
di questi materiali in una composizione “seria”.<br />
La musica di Ives permette di osservare che, in un certo senso, l’artista<br />
americano possiede alcuni vantaggi, negati a quello europeo. In primis la<br />
consapevolezza che i valori accettati in passato possono sempre essere<br />
rifiutati. Questo comporta una perdita che però offre un’enorme<br />
opportunità. Nella sua solitudine, privato di ortodossia religiosa, sociale o<br />
estetica che lo possa guidare, potenzialmente diventa un “legislatore non<br />
riconosciuto del mondo”, può pionieristicamente battere qualunque strada,<br />
con qualunque mezzo ritenga idoneo. Proprio in quanto il suo “mondo” è<br />
tutto da costruire senza quella “saggezza” che il rispetto per la tradizione<br />
porta con sé, la sua responsabilità diventa enorme: responsabilità che i<br />
grandi, autentici musicisti come Ives assumono in toto.