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STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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spesso in molte formazioni jazzistiche, ma la stragrande maggioranza delle<br />

band suona con strumenti acustici, non elettrificati e amplificati da<br />

microfoni. Anche la difesa nei confronti dell’elettrificazione e<br />

dell’elettronica non dovrebbe essere letta in modo univoco: questo ha<br />

comportato che la sonorità del jazz sia rimasta all’interno di un codice che<br />

ha subito pochi rinnovamenti ma ha anche il mantenimento di un legame<br />

con una gloriosa tradizione, con una cifra espressiva che non ha eguali<br />

nella storia musicale del XX secolo.<br />

Infine, anche il mercato non è del tutto innocente e ininfluente. La storia<br />

del jazz, iniziata con i race records, racchiude tutte le luci e le ombre dei<br />

rapporti razziali in America. E’ una storia di segregazione, continuata con<br />

l’ emarginazione, al cui interno il controllo dei musicisti sulla loro stessa<br />

musica è stato molto scarso dati i rapporti socio-economici esistenti nel<br />

paese. Nonostante, ancor oggi, esista un numeroso pubblico appassionato e<br />

preparato – cosa particolarmente evidente in occasione di musica dal vivo:<br />

concerti, festival, club e locali vari – il mercato discografico fa ben poco,<br />

se non nulla, per far conoscere e diffondere il jazz. A loro volta, i jazzisti,<br />

salvo casi eccezionali, non amano dialogare con il resto del mondo<br />

musicale, sono quasi immuni dal fascino della popolarità. Ovviamente,<br />

anche questo in controtendenza rispetto ad un mondo, incluso quello della<br />

musica classica, che invece si nutre ed è retto dallo star system.<br />

Uno degli elementi che ha contribuito alla riscoperta dei classici del jazz<br />

da parte delle giovani generazioni è stato l’avvento del compact disc. Dalla<br />

metà circa degli anni ’80 le principali case discografiche hanno iniziato<br />

una massiccia opera di ristampa del catalogo jazz realizzando<br />

numerosissime antologie e riportando alla luce capolavori scomparsi o<br />

introvabili in vinile. Vinile, però che prospera talmente bene nel mondo<br />

dell’usato – anche per il grande fascino delle cover d’epoca – da crescere<br />

molto di più delle vendite di compact disc, la cui sonorità è da più parti<br />

considerata asettica, inadatta a trasmettere tutta la vivacità e il “calore” che<br />

contraddistingue la musica jazz.<br />

Due personaggi incarnano meglio di altri il difficile passaggio del jazz<br />

dagli anni ’70 ai decenni successivi: Keith Jarrett e Herbie Hancock,<br />

entrambi cresciuti all’ombra di Miles Davis ma poi approdati a percorsi<br />

molto diversi tra loro. Terminata la collaborazione con Miles Davis, con il

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