STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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allontana dall’idea di partitura che non prevede sufficiente libertà<br />
all’esecutore facendo perdere al jazz il suo feeling più autentico. In questa<br />
incisione sono evidenti repentini cambiamenti di atmosfera, di tempo, di<br />
ritmo inseriti in una generale estetica free.<br />
Il mondo sonoro di Mingus, di straordinaria varietà ed ampiezza, è<br />
sorprendentemente guidato dal suo contrabbasso che, nelle sue mani,<br />
sembra vivere di vita propria: autorevole, complesso, molto musicale, ben<br />
lontano dalla sua consueta funzione di accompagnamento. Particolarmente<br />
felice è stata la sua collaborazione con i sassofonisti Eric Dolphy e Charles<br />
Mariano , con i quali ha realizzato alcune delle sue produzioni migliori,<br />
come The Black Saint and the Sinner Lady e Mingus, Mingus, Mingus,<br />
Mingus, Mingus che contiene il celebre pezzo elegiaco in ricordo di Lester<br />
Young “Theme for Lester Young”.<br />
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 il jazz ha vissuto un periodo<br />
di straordinaria creatività e i musicisti costituivano una comunità d’artisti<br />
che praticava uno stile di vita ( con un linguaggio che ha influenzato più di<br />
ogni altro sia la letteratura che il modo di parlare dei giovani) e una pratica<br />
musicale in evoluzione permanente. Il jazz sapeva cogliere lo spirito dei<br />
tempi, sapeva esprimerlo e sapeva cogliere e anticipare le trasformazioni<br />
che si profilavano all’orizzonte. L’occidente stava prendendo un corso del<br />
tutto nuovo e in America, e nella sua musica, i cambiamenti erano avvertiti<br />
in anticipo. Il jazz si può, in buona sostanza, definire una sorta di colonna<br />
sonora delle rapide trasformazioni cui sono incessantemente sottoposti la<br />
cultura e il modello di vita americani.<br />
Era il periodo delle grande utopie, del desiderio del mondo giovanile di<br />
trasformare, per il meglio, la società nella quale erano inseriti e che li<br />
relegava ad un ruolo ormai sgradito, non più accettato nelle sue stesse<br />
fondamenta. Il jazz, nella sfera che gli compete, che è quella della<br />
creazione artistica, aveva sviluppato la sua utopia di una musica senza<br />
confini, aperta a tutti i possibili influssi. L’esplicitazione della libertà<br />
espressiva assoluta è rappresentata dal disco Free Jazz (1960), registrato<br />
da Ornette Coleman: improvvisazione collettiva di un doppio quartetto,<br />
quello di Coleman e quello di Eric Dolphy.