STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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caratterizzato da forza emotiva, qualità, imprevedibilità, immediatezza<br />
della comunicazione con gli ascoltatori ad un livello di intensità poetica,<br />
persino “spirituale”. Con la musica si emancipa anche la figura del<br />
musicista e tale emancipazione scorre parallela ad una più generale<br />
crescita di consapevolezza della comunità afro-americana, stimolata dalla<br />
dura lotta per i diritti civili nel Sud (carismatica ed emblematica la figura<br />
di Martin Luther King, ispiratore e sostenitore dell’emancipazione dei neri<br />
d’America).<br />
La comunità nera d’America, pur nella sua tendenza ora all’integrazione<br />
e ora al separatismo culturale, comincia a sentirsi sempre più appartenente<br />
alla società americana e in quanto cittadino a pieno titolo il nero partecipa<br />
più attivamente alla vita del paese con diritti e doveri. La svolta decisiva<br />
nel fare diventare il jazz una musica seria e degna di rispetto fu il bop,<br />
perché aveva messo in soffitta l’immagine del nero bonario e rassicurante,<br />
felice di intrattenere il bianco. L’hard bop fu la risposta musicale più<br />
adeguata alle spinte culturali che agivano all’interno del mondo afroamericano.<br />
Fu una tendenza, sempre ricorrente nella storia del jazz, al<br />
recupero delle radici afro-americane, una sorta di esaltazione di alcuni<br />
caratteri fondamentali che erano stati espressi fino ad allora.<br />
Fu introdotto, ad esempio, un elemento funky teso a scandire il ritmo in<br />
modo più marcato, ad esasperare il beat di base. Questa accentuazione del<br />
beat portò in primo piano il ruolo delle percussioni. Liberati dalla funzione<br />
di mero accompagnamento, i batteristi della nuova generazione<br />
svilupparono con assoluta libertà le possibilità di improvvisazione e<br />
portarono alle estreme conseguenze la poliritmia, costantemente evocata e<br />
presente come sottotraccia in tutto il jazz precedente. Tra i tanti batteristi<br />
che si potrebbero ricordare per una grande valorizzazione delle capacità<br />
tecniche dello strumento, spiccano i nomi di Max Roach e Art Blakey, che<br />
alla guida dei suoi “Jazz Messengers” fu tra i primi ad anticipare la<br />
tendenza al richiamo diretto di elementi ritmici africani, che si farà più<br />
evidente negli anni seguenti.<br />
Sul piano strumentale, l’ hard bop, e più in generale il jazz degli anni<br />
’50, contribuì all’affermazione del sassofono come strumento principe del<br />
jazz, la voce per eccellenza con la quale si identificava quella musica. Con<br />
la sua tipica forma, il sassofono fa pensare ad un’estensione del corpo