STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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riassume la vastità e la complessità degli intrecci della cultura musicale<br />
americana del XX secolo e giunge alle estreme frontiere della dissoluzione<br />
del linguaggio.<br />
Non deve sorprendere quindi che il jazz di Davis possa essere<br />
considerato “impuro”, “contaminato”, nel senso che si è liberamente<br />
confrontato con ogni tendenza della musica americana, senza timori, senza<br />
presunzione, rovistando perfino tra una certa “spazzatura” di consumo<br />
sapendo però trarne capolavori di eleganza e misura. La sua musica non è<br />
quindi monolitica, così come molti e contradditori sono gli aspetti della<br />
sua personalità particolarmente carismatica: è esistito un Davis cool nello<br />
stile di vita, nell’abbigliamento ed anche un Davis perdutamente<br />
innamorata di Juliette Gréco, un Davis intellettuale e raffinato ed anche un<br />
Davis funky, un Davis politico ed anche un Davis edonista e snob, un<br />
Davis jazzista puro ed anche un Davis in grado di dialogare con Hendrix e<br />
Prince.<br />
Vorrei concludere queste poche note dedicate a Miles Davis con qualche<br />
osservazione relativa a quella che considero la sua incisione più raffinata,<br />
di grandissimo fascino: i pezzi da Porgy and Bess di Gershwin, con<br />
l’arrangiamento di Gil Evans. La cosa interessante da notare è che Evans e<br />
Davis compiono insieme il lavoro più riuscito andando verso la musica di<br />
Tin Pan Alley, non per satireggiarla ma per annetterla e ri-crearla.<br />
Certamente la musica di Gershwin è musica popolare di un genere e di una<br />
qualità insoliti e fu esattamente l’intuizione di questa caratteristica di<br />
eccezionalità di quella musica che permise all’arrangiatore be al musicista<br />
jazz di rendersi conto che ciò che essi avevano da dire e quello che<br />
Gershwin aveva già detto erano strettamente apparentati. I loro pezzi da<br />
Porgy and Bess costituiscono, insieme con la produzione matura di<br />
Ellington, la musica più raffinata forse mai creata dalla fusione<br />
significativa della tradizione jazz con la musica d’arte popolare.<br />
Gone, Gone, Gone rappresenta una ri-creazione strumentale<br />
profondamente coinvolgente del lamento antifonico dell’inumazione di un<br />
personaggio nero (l’antifona, nella liturgia odierna, è un breve canto, nello<br />
stile gregoriano – ogni sillaba del testo viene intonata su note singole –<br />
eseguito ad apertura e chiusura di un salmo. Il suo scopo è quello di<br />
sottolineare il motivo spirituale che la liturgia vuole appunto suggerire