STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone
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diventa il suono d’America, uno dei punti più alti dell’originale sintesi<br />
musicale prodotta dal Nuovo Mondo.<br />
Le tournée europee di Ellington furono accolte sia dalla critica che dal<br />
pubblico con grande entusiasmo, contribuendo a rafforzare la convinzione,<br />
tipica degli intellettuali europei, che il jazz fosse la risposta americana alla<br />
loro musica classica. In effetti Ellington ha sempre aspirato, e realizzato,<br />
per tutta la sua lunga carriera, alla composizione su grande scala: sarà<br />
sufficiente ricordare, a questo proposito alcune delle sue innumerevoli<br />
suite: Perfume Suite (1944), The Liberian Suite (1947), Harlem (1950),<br />
commissionata da Arturo Toscanini e dall’Orchestra sinfonica della NBC,<br />
La Scala Night Creature (1955); negli anni ’60 e ’70, pur non<br />
abbandonando la composizione di suite - per tutte la New Orleans Suite e<br />
The Drum is a Woman – Ellington, mostrando un talento poliedrico unico,<br />
attinge al patrimonio della musica sacra nera e tiene memorabili concerti<br />
nella chiesa di St. John the Divine a New York.<br />
Tra il jazz e il blues esiste un rapporto lungo e complesso. Pur essendo<br />
entrambi prodotti della cultura afro-americana e pur avendo preso forma<br />
nello stesso periodo, all’inizio avevano pochi punti in comune: il blues era<br />
una musica vocale, cantata in origine da un solista e accompagnata in<br />
seguito con gli accordi di un unico strumento; il jazz era invece uno stile<br />
interpretativo strumentale. Billie Holiday è la cantante che il pubblico<br />
bianco, durante l’era dello swing collegò più facilmente al blues.<br />
Particolarmente espressiva, ha saputo portare al suo stile vocale una<br />
flessibilità di intonazione e degli abbellimenti vocali propri della<br />
tradizione del blues. Notevole anche la sua capacità di interazione con gli<br />
strumentisti jazz.<br />
La sua carriera va ricollegata più alla storia della canzone popolare in<br />
America – e quindi alla tradizione di Tin Pan Alley – che non a quella del<br />
blues in senso stretto. In ogni caso, Billie Holiday più che interpretare si<br />
può dire che “componesse” una propria versione della melodia<br />
restituendone una personalissima lettura , inimitabile perché densa di vita<br />
vissuta, a dir poco “difficile”, contrassegnata da sofferenza e tragedia. Il<br />
timbro della sua voce, dotato di una straordinaria tendenza al glissato, dava<br />
l’effetto di una caduta di note, lambendo il ritmo con elegante e