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STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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Con il progredire degli anni ’30, le jazz-bands divennero sempre più<br />

grosse, l’esecuzione d’assieme divenne sempre più raffinata e le<br />

improvvisazioni solistiche divennero sempre più saldamente racchiuse nel<br />

quadro del jazz arrangiato, annotato per esteso e, inevitabilmente, vennero<br />

perdendo l’esuberanza e l’elasticità che avevano dato alla musica di New<br />

Orleans quel suo sapore speciale.<br />

La jazz-band più originale dell’era dello swing fu quella di Count Basie.<br />

Pianista della scuola stride (stile di esecuzione pianistica consistente in un<br />

rapido movimento alternato nell’accompagnamento della mano sinistra di<br />

accordi sui tempi pari (seconda e quarta battuta) e di bicordi<br />

(combinazione simultanea di due suoni non all’unisono) sui tempi dispari<br />

(prima e terza battuta), Basie dava alla propria orchestra un ritmo molto<br />

propulsivo, contrassegnato dall’uso del batterista dell’high hat piuttosto<br />

che della grancassa, un dinamismo e una spontaneità tipici del miglior jazz<br />

di New Orleans. Basie dava inoltre più risalto al solismo sostenuto da riff<br />

(frase ritmo-melodica ripetuta ostinatamente) di quanto non fosse abituale<br />

nelle big bands.<br />

Lo stile swing delle big bands fu accettato dalla maggioranza<br />

dell’America e divenne un prodotto commerciale, ma nel corso di questa<br />

evoluzione perse inevitabilmente una parte della sua stretta identificazione<br />

con la cultura nera americana che lo aveva prodotto. Per quasi un<br />

decennio, a partire dal 1935, la musica leggera bianca in America fu<br />

dominata dalle big bands di Benny Goodman, Tommy Dorsey, Glenn<br />

Miller, Artie Shaw, Harry James che raggiunsero l’apice della loro<br />

popolarità soltanto dopo esseri alleate con Tin Pan Alley e con la<br />

dominante industria della musica leggera, concentrata a New York,<br />

finendo così per divenire un mezzo per la promozione delle canzoni.<br />

La musica di Duke Ellington (1899-1974) occupa un posto speciale nella<br />

storia della musica americana. Sin dai suoi esordi il repertorio impiegato<br />

consisteva di lavori scritti o arrangiati da lui stesso, spesso in<br />

collaborazione con uno o con l’altro degli orchestrali. Cominciò subito ad<br />

emergere uno stile personale, basato in gran parte sulle doti musicali dei<br />

vari interpreti, che si contraddistingue per la distanza tra la musica di<br />

Ellington e quella delle altre jazz-bands del periodo.

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