STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone STORIA CULTURALE DELLA MUSICA AMERICANA - Paola Carbone

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100 ad un pubblico che non era mai stato così numeroso e che cominciava a diversificarsi da quello tradizionalmente nero del passato. In effetti se da un lato il blues classico conobbe un certo declino presso i giovani neri urbanizzati delle grandi città del nord, il testimone venne raccolto da giovani bianchi della classe media. Poter assistere dal vivo a concerti dei grandi nomi della storia del blues e vedere quanto ancora fossero vitali e in forma colpì profondamente molti di quei giovani perché non avevano mai visto e sentito nulla prima che potesse coinvolgerli a quel modo. La stessa cosa si può dire dei più noti gruppi rock: Led Zeppelin, Johnny Winter, Eric Clapton, ad esempio, sono saldamente radicati nel blues. Anche i musicisti più giovani che poterono ascoltare dal vivo le vecchie glorie del blues ne furono influenzati : le carriere di Bonnie Raitt, Steve Ray Vaughan, Lucinda Williams e molti altri sarebbero state molto diverse – sicuramente più anonime – senza l’apporto del blues. Oggi il blues sta conoscendo una delle sue periodiche “rinascite” nella musica degli White Stripes, di Corey Harris, Chris Thomas King, Susan tedeschi, Cassandra Wilson e di alcuni artisti hip-hop, in particolare Chuck D. Il blues ha anche compiuto l’inevitabile viaggio a ritroso verso le sue origini più lontane – quelle africane – influenzando la musica di artisti contemporanei di quel continente come Ali Farka Toure. La sua tenuta nel tempo è forse dovuta anche al fatto che non si tratta solo di un modo di fare musica ma di una modalità di essere e vivere nel mondo. L’incredibile diversità di voci, toni, profondità e sensibilità che ha trovato posto nella storia del blues è la miglior testimonianza dell’universalità di questa musica che per quanto nata in zone remote e molto povere del profondo sud presso un gruppo etnico privato delle più elementari forme di libertà è sta accolta con entusiasmo praticamente in tutto il mondo, influenzando in maniera determinante la musica popolare del mondo occidentale nel corso dell’ultimo secolo. Questo viaggio musicale ha cercato di mettere in evidenza il contributo essenziale che il blues ha avuto per la cultura americana e occidentale nel suo insieme. Da musica folk, segregata e disprezzata, il blues è diventato linguaggio universale. La sua incredibile storia si svolge in un viaggio forzato dall’Africa all’America e quindi all’Europa e di nuovo in America

101 ed infine ancora in Africa, contribuendo con il suo beat inconfondibile e le sue straordinarie blue notes alla trasformazione della musica popolare di almeno tre continenti. Concludendo questo breve excursus sul blues, doveroso è un accenno al r’n’b, ovviamente scaturito dalla cultura del blues, ma allo stesso tempo più estroverso ed elettrico, direttamente legato all’urbanizzazione dei neri d’America, e il cui elemento principale era la ballabilità. Elemento non secondario, se si ricorda che proprio nello stesso periodo – anni ’40 e ’50 – il jazz, attarvero il be-bop, privilegiava sempre di più l’ascolto e non la ballabilità. Molti cantanti di r’n’b possono a buon diritto essere considerati dei precursori del rock’n’roll. E’ il caso di Joe Turner, che nel 1954 incise Shake, Rattle and Roll, tradotto poi in rock’n’roll da Bill Haley, aprendo un’era nuova nella storia della musica e del costume. Anche nella musica di Chuck Berry, Bo Diddley e Fats Domino è difficile distinguere con precisione elementi definibili come r’n’b da quelli definibili come rock’n’roll. Le tematiche del r’n’b si distaccavano da quelle del blues tradizionale, attenuando o addirittura cancellando l’eredità disperata della schiavitù e della segregazione conosciute nel profondo Sud. La maggioranza dei gruppi, strumentali e vocali, venivano dal Nord del paese e, a differenza del bluesman che aveva ben chiaro il destinatario della sua musica, si rivolgevano ad un pubblico indistinto e quindi dovevano trovare temi più generici, spesso sentimentali, per comunicare. Si attua così un cross over, ossia un’interazione, un superamento delle barriere tra musica e pubblico bianco e nero. In definitiva, il r’n’b di Sam Cooke, dei Drifters, di Ben E. King, dei Platters e di tanti altri ha aperto la strada del successo alla musica dei neri nel mondo giovanile bianco sia americano che europeo. Ragtime

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ad un pubblico che non era mai stato così numeroso e che cominciava a<br />

diversificarsi da quello tradizionalmente nero del passato.<br />

In effetti se da un lato il blues classico conobbe un certo declino presso<br />

i giovani neri urbanizzati delle grandi città del nord, il testimone venne<br />

raccolto da giovani bianchi della classe media. Poter assistere dal vivo a<br />

concerti dei grandi nomi della storia del blues e vedere quanto ancora<br />

fossero vitali e in forma colpì profondamente molti di quei giovani perché<br />

non avevano mai visto e sentito nulla prima che potesse coinvolgerli a quel<br />

modo. La stessa cosa si può dire dei più noti gruppi rock: Led Zeppelin,<br />

Johnny Winter, Eric Clapton, ad esempio, sono saldamente radicati nel<br />

blues. Anche i musicisti più giovani che poterono ascoltare dal vivo le<br />

vecchie glorie del blues ne furono influenzati : le carriere di Bonnie Raitt,<br />

Steve Ray Vaughan, Lucinda Williams e molti altri sarebbero state molto<br />

diverse – sicuramente più anonime – senza l’apporto del blues.<br />

Oggi il blues sta conoscendo una delle sue periodiche “rinascite” nella<br />

musica degli White Stripes, di Corey Harris, Chris Thomas King, Susan<br />

tedeschi, Cassandra Wilson e di alcuni artisti hip-hop, in particolare Chuck<br />

D. Il blues ha anche compiuto l’inevitabile viaggio a ritroso verso le sue<br />

origini più lontane – quelle africane – influenzando la musica di artisti<br />

contemporanei di quel continente come Ali Farka Toure. La sua tenuta nel<br />

tempo è forse dovuta anche al fatto che non si tratta solo di un modo di<br />

fare musica ma di una modalità di essere e vivere nel mondo.<br />

L’incredibile diversità di voci, toni, profondità e sensibilità che ha<br />

trovato posto nella storia del blues è la miglior testimonianza<br />

dell’universalità di questa musica che per quanto nata in zone remote e<br />

molto povere del profondo sud presso un gruppo etnico privato delle più<br />

elementari forme di libertà è sta accolta con entusiasmo praticamente in<br />

tutto il mondo, influenzando in maniera determinante la musica popolare<br />

del mondo occidentale nel corso dell’ultimo secolo.<br />

Questo viaggio musicale ha cercato di mettere in evidenza il contributo<br />

essenziale che il blues ha avuto per la cultura americana e occidentale nel<br />

suo insieme. Da musica folk, segregata e disprezzata, il blues è diventato<br />

linguaggio universale. La sua incredibile storia si svolge in un viaggio<br />

forzato dall’Africa all’America e quindi all’Europa e di nuovo in America

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