Le Fonti Francescane LEGGENDA PERUGINA - Assisi OFM
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Francesco, sapendo che non poteva esaudire in quel momento il desiderio ch'ella<br />
aveva espresso di vederlo, per essere entrambi gravemente malati, le mandò in scritto la sua<br />
benedizione al fine di confortarla; la assolse altresì da tutte le eventuali mancanze alle<br />
direttive e volontà di lui e inadempienze agli ordini e voleri del Figlio di Dio. Inoltre, onde<br />
sollevarla da ogni tristezza e consolarla nel Signore, Francesco, o meglio lo Spirito di Dio che<br />
parlava in lui disse al frate inviatogli da lei: « Va' e porta questa lettera a donna Chiara. <strong>Le</strong><br />
dirai che lasci cadere ogni angoscia e mestizia causata dal fatto che adesso non può vedermi.<br />
Sappia in verità che, prima del suo trapasso, tanto lei che le sue sorelle mi vedranno ancora e<br />
ne trarranno la più grande consolazione ».<br />
1668 Poco tempo appresso Francesco, durante la notte passò da questa vita. Allo spuntar<br />
del mattino venne l'intera popolazione di <strong>Assisi</strong>, uomini e donne con tutto il clero tolsero la<br />
salma venerata dal luogo della Porziuncola e tra inni e cantici, ognuno recando in mano una<br />
fronda di albero, portarono quel corpo santo, per disposizione divina fino a San Damiano.<br />
Così fu compiuta la predizione fatta dal Signore per bocca di Francesco, a conforto delle sue<br />
figlie e ancelle.<br />
Fu levata via la grata di ferro dalla finestra attraverso cui le monache ricevono la<br />
comunione o, talora, ascoltano la parola di Dio. I frati alzarono la salma di Francesco dalla<br />
lettiga e la tennero a lungo sulle loro braccia accanto alla finestra, così che donna Chiara e le<br />
sue sorelle ne provarono una consolazione profonda, sebbene fossero tutte in pianto e afflitte<br />
dal cordoglio, poiché Francesco era stato per loro, dopo Dio, I'unica consolazione a questo<br />
mondo.<br />
LE SORELLE ALLODOLE<br />
1669 110. Il sabato sera, dopo i vespri, prima che cadesse la notte, Francesco migrò al<br />
Signore, e uno stormo di allodole prese a volare a bassa quota sopra il tetto della casa dove<br />
giaceva il Santo, e volando giravano in cerchio cantando.<br />
Noi che siamo vissuti con Francesco e che abbiamo scritto questi ricordi, attestiamo di<br />
averlo sentito dire a più riprese: « Se avrò occasione di parlare con l'imperatore, lo<br />
supplicherò che per amore di Dio e per istanza mia emani un editto, al fine che nessuno<br />
catturi le sorelle allodole o faccia loro del danno. E inoltre, che tutti i podestà delle città e i<br />
signori dei castelli e dei villaggi siano tenuti ogni anno, il giorno della Natività del Signore, a<br />
incitare la gente che getti frumento e altre granaglie sulle strade, fuori delle città e dei paesi,<br />
in modo che in un giorno tanto solenne gli uccelli, soprattutto le allodole, abbiano di che<br />
mangiare. Dia ordine inoltre l'imperatore, per riverenza al Figlio di Dio, posto a giacere<br />
quella notte dalla beata Vergine Maria nella mangiatoia tra il bove e l'asino, che a Natale si<br />
dia da mangiare in abbondanza ai fratelli buoi e asinelli. E ancora, in quella festività, i poveri<br />
vengano ben provvisti di cibo dai benestanti ».<br />
Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra<br />
festività dell'anno. Invero, benché il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre<br />
solennità, diceva il Santo che fu dal giorno della sua nascita che egli si impegnò a salvarci. E<br />
voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e per amore di lui, il quale ha dato a<br />
noi tutto se stesso, fosse gioiosamente generoso non solo con i bisognosi, ma anche con gli<br />
animali e gli uccelli.