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Le Fonti Francescane LEGGENDA PERUGINA - Assisi OFM

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ANCORA SULL' UMILTÀ' DI FRANCESCO<br />

1660 104. Spesso, quando gli si prodigavano onori e lo si celebrava come santo ribatteva<br />

con la frase: « Non sono ancora sicuro che non avrò figli e figlie! ». E spiegava: « Infatti, in<br />

qualunque ora il Signore mi volesse togliere il suo tesoro, datomi in prestito, che altro mi<br />

resterebbe se non il corpo e l'anima, che anche gli infedeli possiedono Di più, devo esser<br />

convinto che se il Signore avesse dato a un ladrone o a un non credente le grazie concesse a<br />

me essi sarebbero più fedeli di me al Signore ».<br />

Disse ancora: « Come nelle immagini del Signore e della beata Vergine dipinte su<br />

tavola si onora e ricorda Dio e la Madonna, e il legno e la pittura non attribuiscono tale onore<br />

a se stessi; così il servo di Dio è come una pittura, una creatura fatta a immagine di Dio, nella<br />

quale è Dio che viene onorato nei suoi benefici. Il servo di Dio, dunque, simile a una tavola<br />

dipinta, non deve riferire nulla a se stesso l'onore e la gloria vanno resi a Dio solo, mentre a se<br />

stesso egli attribuirà vergogna e dispiacere, poiché sempre, finché viviamo, la nostra carne è<br />

ribelle alle grazie del Signore ».<br />

DIMISSIONI Dl FRANCESCO<br />

1661 105. Francesco volle essere umile in mezzo ai suoi fratelli. Per conservare una più<br />

grande umiltà, pochi anni dopo la sua conversione, in un Capitolo celebrato presso la<br />

Porziuncola, egli rassegnò le dimissioni dall'incarico di prelato, dicendo alla presenza di tutti<br />

i frati convenuti: « Da ora io sono morto per voi. Ma ecco frate Pietro di Cattanio al quale io e<br />

voi tutti obbediremo ».<br />

Allora tutti i frati presero a piangere forte e a lacrimare. Francesco si inchinò davanti a<br />

frate Pietro e gli promise obbedienza e riverenza.<br />

OBBEDIENZA DEL SANTO<br />

1662 106. Non solo volle essere soggetto al ministro generale, ma anche ai ministri<br />

provinciali. Infatti, in qualunque provincia soggiornasse o percorresse predicando, obbediva<br />

al ministro dl quella provincia. Più ancora, a maggior perfezione di umiltà, lungo tempo<br />

innanzi alla sua morte, disse una volta al ministro generale: « Voglio che tu affidi la cura che<br />

hai di me ad uno dei miei compagni. Gli obbedirò come a te stesso: ché per il buon esempio e<br />

la virtù dell'obbedienza io voglio che tu resti sempre con me, in vita e in morte ».<br />

E da allora fino al suo trapasso ebbe sempre come suo guardiano uno dei compagni; e<br />

gli obbediva in luogo del ministro generale.<br />

Altra volta ebbe a confessare ai compagni: « Tra le altre grazie, I'Altissimo mi ha<br />

largito questa: obbedirei al novizio entrato nell'Ordine oggi stesso, se fosse mio guardiano

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