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Le Fonti Francescane LEGGENDA PERUGINA - Assisi OFM

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E fu veramente così. Invero, fra le altre consolazioni intime o palesi comunicategli dal<br />

Signore, ebbe l'apparizione del Serafino da cui trasse viva consolazione spirituale per tutto il<br />

tempo che visse. Quando quello stesso giorno il compagno venne a portargli da mangiare, il<br />

Santo gli narrò tutto l'accaduto.<br />

Quantunque godesse molte gioie in quella celletta, di notte i demoni gli inflissero<br />

parecchie molestie, com'egli stesso raccontò a quello stesso compagno. Una volta gli confidò:<br />

« Se i fratelli sapessero quante tribolazioni mi infliggono i demoni, ognuno di loro sarebbe<br />

commosso a pietà e compassione grande verso di me ».<br />

Come a più riprese disse ai compagni, Francesco a motivo di queste persecuzioni non<br />

poteva essere a disposizione dei fratelli e mostrare loro quell'affetto che avrebbero<br />

desiderato.<br />

Il GUANCIALE DI PIUME<br />

1650 94. In altra occasione, Francesco soggiornava nell'eremitaggio di Greccio, e passava i<br />

giorni e le notti pregando, nella ultima celletta che sorge dopo la cella maggiore. Una notte,<br />

durante il primo sonno, chiamò il compagno che riposava non lontano, nella cella più grande<br />

e antica. Il compagno si alzò all'istante e andò, entrando nell'atrio della celletta dove<br />

Francesco era coricato, fermandosi però vicino all 'uscio .<br />

Gli disse il Santo: « Fratello, stanotte non ho potuto dormire né tenermi in piedi a<br />

pregare. Mi tremano la testa e il corpo, come avessi mangiato pane di loglio ». Il compagno si<br />

trattenne a parlare con lui dell'accaduto, confortandolo. Francesco rispose: « Io credo che<br />

c'era il diavolo in questo cuscino che ho sotto il capo ». Quel guanciale di piume glielo aveva<br />

comprato messer Giovanni di Greccio, che il Santo amava di cuore e a cui mostrò profonda<br />

amicizia tutto il tempo che visse.<br />

Da quando aveva abbandonato il mondo, Francesco non volle più coricarsi su un<br />

coltrone né tenere sotto il capo un cuscino di piume, mai, nemmeno nelle malattie. Ma quella<br />

volta i fratelli ve lo avevano obbligato, riluttante, a causa della gravissima affezione agli<br />

occhi. Prese dunque quel guanciale e lo gettò al suo compagno, che afferratolo con la destra<br />

se lo gettò sulla spalla sinistra, tenendolo con la stessa mano, e uscì dall'atrio.<br />

Immediatamente perse la parola e non riusciva a spostarsi da lì, né riusciva a<br />

sbarazzarsi del cuscino; ma se ne stava immobile, con la sensazione di essere fuori di sé,<br />

incosciente di quello che avveniva in lui e negli altri. Restò in quello stato per non breve<br />

tempo, fin quando, per grazia di Dio, Francesco non lo richiamò. Allora tornò in sé, lasciò<br />

cadere dietro quel cuscino e rientrò da Francesco a raccontargli quello che gli era capitato.<br />

Gli rispose il Santo: « In serata, mentre recitavo compieta, sentii che il diavolo<br />

penetrava nella cella ». E fu certo allora ch'era stato il diavolo a impedirgli di dormire e di<br />

tenersi dritto a pregare. Disse al compagno: « Il diavolo è molto sottile e astuto. Dal momento<br />

che, per la misericordia e grazia di Dio, non può nuocere alla mia anima, si sfoga contro il<br />

mio corpo, rendendomi impossibile il riposo e lo stare in piedi a pregare, in modo da<br />

impedire la devozione e la gioia del cuore e da farmi mormorare contro la mia infermità ».

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