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Le Fonti Francescane LEGGENDA PERUGINA - Assisi OFM

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profitto spirituale e della salvezza della mia anima, allorché mi vituperano cacciandomi via<br />

in maniera umiliante: qui infatti c'è sicuro guadagno per l'anima ».<br />

SORELLA CICALA<br />

1640 84. Era d'estate, e Francesco dimorava alla Porziuncola, nell'ultima cella vicino alla<br />

siepe dell'orto, dietro la casa (dove abitava frate Ranieri, I'ortolano, dopo la morte del Santo).<br />

Un giorno che usciva dalla celletta vide, e poteva toccarla con la mano, sul ramo di un<br />

fico sorgente lì presso, una cicala. <strong>Le</strong> stese la mano, invitandola: « Sorella mia cicala, vieni con<br />

me! ». Quella venne all'istante sulle sue dita, e il Santo prese ad accarezzarla con un dito<br />

dell'altra mano, dicendole: « Canta, sorella mia cicala! ». Subito lei obbedì, e prese a frinire.<br />

Francesco ne fu molto felice e lodava Dio. La tenne così sulla mano molto a lungo, poi la<br />

ripose sul ramo del fico da cui l'aveva tolta.<br />

Per otto giorni continui ogni volta che usciva dalla celletta, la trovava allo stesso posto<br />

e tutti i giorni, prendendola in mano, appena le diceva, toccandola, di cantare, la cicala<br />

friniva. Passati otto giorni, Francesco si rivolse ai compagni: « Permettiamo adesso a sorella<br />

cicala di andare dove vuole. Ci ha donato abbastanza consolazione, e la nostra carne<br />

potrebbe trarne vanagloria ». Come la ebbe congedata, quella si allontanò e non tornò più a<br />

quel posto. I compagni rimasero meravigliati del fatto che la cicala gli obbedisse così e fosse<br />

tanto affettuosa.<br />

In effetti, Francesco trovava tanta gioia nelle creature per amore del Creatore, che Dio,<br />

al fine di confortare fisicamente e spiritualmente il suo servo, gli rendeva mansuete le<br />

creature che si mostrano ritrose con gli uomini.<br />

MODELLO ED ESEMPIO<br />

1641 85. In altro tempo, Francesco soggiornava nell'eremo di sant'Eleuterio, presso il paese<br />

di Contigliano, nella contrada di Rieti. Siccome non portava che la sola tonaca, un giorno, per<br />

ripararsi dal freddo pungente, foderò con delle pezze all'interno il suo saio e quello del<br />

compagno, così che il suo corpo ne ebbe un po' di conforto.<br />

Poco dopo, un giorno che tornava dall'orazione, tutto gioioso disse al compagno: « Io<br />

devo essere modello ed esempio a tutti i fratelli. Benché sia necessario al mio corpo avere una<br />

tonaca foderata, sono però obbligato a considerare i miei fratelli che patiscono lo stesso<br />

bisogno e non hanno né riescono a procurarsi questa comodità. Perciò è indispensabile che<br />

mi metta nella loro condizione e condivida le loro stesse privazioni, affinché, vedendomi<br />

così, sopportino i loro disagi con maggiore pazienza ».<br />

Noi, che siamo vissuti con lui, non potremmo dire a quanto numerose e urgenti<br />

necessità del suo corpo egli negò soddisfazioni nel vitto e nel vestito, per dare il buon<br />

esempio ai fratelli e aiutarli a sopportare più pazientemente le loro privazioni.

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