Le Fonti Francescane LEGGENDA PERUGINA - Assisi OFM

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27.01.2015 Views

dell'abitazione crollò d'improvviso su tutti gli inquilini: gli altri scamparono da morte, solo quello sventurato fu colpito in pieno e morì. I CAVALIERI INVITATI A MENDICARE 1609 59. Dopo un soggiorno a Siena e a Celle di Cortona, venne Francesco presso la chiesa della Porziuncola, e di qui si recò poi nel luogo di Bagnara, sopra la città di Nocera, per dimorarvi. Colà era stata appena costruita una casa per i frati, e il Santo vi abitò molti giorni. Il suo stato si aggravò sensibilmente, avendo cominciato ad enfiarsi per l'idropisia i suoi piedi e anche le gambe. Quando gli assisani ne furono informati, mandarono in gran fretta a Bagnara dei cavalieri, con l'incarico di ricondurre il Santo ad Assisi, nel timore che venisse a morire lontano ed altri s'impossessassero del suo santo corpo. Mentre dunque riconducevano il malato, la comitiva fece una sosta per il desinare in un borgo del contado di Assisi. Francesco con i compagni si fermò nella casa d'un uomo del paese, che lo ricevette con molta gioia e affetto. Intanto, i cavalieri giravano per il borgo, per comprarsi delle provviste, ma non trovarono nulla. Tornati da Francesco, gli dissero in tono di scherzo: « Fratello, è necessario che ci diate delle vostre elemosine, poiché non ci riesce di trovare nulla da acquistare ». Francesco replicò loro con grande slancio spirituale: « Non avete trovato niente proprio perché confidate nelle vostre mosche, cioè nel denaro, e non in Dio. Ma tornate per le case dove siete passati per fare le compere, e senza vergognarvi domandate l'elemosina per amor di Dio. Il Signore ispirerà quelle persone, e riceverete in abbondanza ». Quelli andarono e chiesero l'elemosina, come aveva raccomandato il padre santo. Uomini e donne diedero loro generosamente e con la gioia più viva ciò che avevano. I cavalieri tornarono tutti contenti da Francesco, e gli raccontarono l'accaduto. Essi lo tennero per gran miracolo, giacché si era realizzato alla lettera quanto aveva loro predetto il Santo. ELOGIO DELLA MENDICITA' 1610 60. Secondo Francesco, chiedere l'elemosina per amor del Signore Dio era il gesto più nobile, elevato e dignitoso, davanti a Dio e anche davanti al mondo. E infatti, tutto ciò che il Padre celeste ha creato per l'utilità degli uomini, continua a donarcelo gratuitamente anche dopo il peccato, ai degni come agli indegni, per l'amore ch'Egli porta al suo Figlio diletto. Perciò Francesco ripeteva che il servo di Dio deve chiedere l'elemosina per amor del Signore Dio più francamente e gioiosamente che non farebbe un uomo il quale, volendo comprare qualcosa, sospinto da cortesia e generosità, andasse dicendo: « Per una cosa che vale un denaro, io verserò cento marchi d'argento! ». Anzi, mille volte di più. Poiché il servo di Dio offre al benefattore, in cambio dell'elemosina, I'amore di Dio, a confronto del quale tutte le cose del mondo e anche quelle del cielo sono un nulla.

Prima che i frati fossero diventati numerosi, e anche dopo che furono moltiplicati, quando Francesco andava per il mondo a predicare, in molte città e paesi dove si recava non c'erano allora luoghi dei frati; succedeva quindi che qualche personaggio nobile e ricco lo pregava gentilmente di venire a mangiare e alloggiare In casa sua. Il Santo sapeva bene che il suo ospite aveva approntato in quantità tutto ciò che era necessario al suo corpo, per amore del Signore Dio. Tuttavia, sia per dare buon esempio ai fratelli, sia per riguardo alla nobiltà e dignità della signora Povertà, all'ora del pasto andava a mendicare. E talvolta spiegava a colui che lo aveva invitato: « Io non voglio abdicare alla mia dignità regale, né alla eredità e vocazione e professione mia e dei frati minori: cioè di recarmi all'elemosina. Non ne ricavassi che tre frustoli di pane, poco importa, poiché voglio esercitare la mia professione ». E così, contro il volere dell'ospite, egli usciva alla cerca. E l'invitante gli andava appresso e riceveva le elemosine che Francesco raccoglieva, conservandole poi come reliquie, per devozione verso il Santo. Colui che sta scrivendo, ha visto molte volte fatti simili, e ne rende testimonianza. ALLA MENSA DEL CARDINALE UGOLINO 1611 61. In altra occasione, Francesco, andato a far visita al vescovo di Ostia, più tardi eletto papa, all'ora del desinare scivolò fuori casa a questuare, ma di nascosto per riguardo al vescovo. Costui, quando Francesco rientrò, stava assiso a mensa e aveva incominciato a mangiare, poiché aveva invitato anche alcuni cavalieri, suoi consanguinei. Il Santo depose le elemosine sulla tavola del vescovo, poi venne a sederglisi vicino. Il prelato infatti, quando Francesco era suo ospite, voleva che all'ora dei pasti prendesse posto al suo fianco. Quella volta rimase un po' male, per il fatto che il Santo era andato alla cerca; però, per riguardo ai commensali, non gli disse nulla. Dopo che Francesco ebbe mangiato qualcosa, prese le elemosine e ne distribuì un poco a ciascuno dei cavalieri e dei cappellani del vescovo, come dono da parte del Signore Dio. Tutti lo ricevettero con molta devozione. Alcuni lo consumarono, altri lo riposero con un senso di venerazione. Anzi, si levarono il cappello in segno di rispetto a Francesco, nel momento che lo ricevevano. Ugolino fu ricolmo di gioia nel vedere tanta devozione, soprattutto perché quei frustoli non erano pane di frumento. Dopo il pranzo, il prelato si alzò ed entrò nella sua camera conducendo con sé Francesco. E levando le braccia, strinse a sé il Santo in uno slancio di gioia esultante, dicendogli però: « Ma perché, fratello mio semplicione, mi hai fatto 1'affronto di uscire per la questua mentre stai in casa mia, che è casa dei tuoi frati ». Rispose Francesco: « Al contrario, signore: io vi ho reso un grande onore. Invero, quando un suddito esercita la sua professione e compie l'obbedienza dovuta al suo signore, egli onora il signore e insieme il rappresentante di lui ». E aggiunse: « Io devo essere modello ed esempio dei vostri poveri, perché so che nella vita e nell'Ordine dei frati, ci sono e saranno dei frati minori di nome e di fatto, i quali per amor del Signore Dio e per ispirazione dello Spirito Santo, che insegna e insegnerà loro ogni cosa, sapranno umiliarsi a ogni genere dl umiltà, sottomissione e servizio del propri fratelli.

dell'abitazione crollò d'improvviso su tutti gli inquilini: gli altri scamparono da morte, solo<br />

quello sventurato fu colpito in pieno e morì.<br />

I CAVALIERI INVITATI A MENDICARE<br />

1609 59. Dopo un soggiorno a Siena e a Celle di Cortona, venne Francesco presso la chiesa<br />

della Porziuncola, e di qui si recò poi nel luogo di Bagnara, sopra la città di Nocera, per<br />

dimorarvi. Colà era stata appena costruita una casa per i frati, e il Santo vi abitò molti giorni.<br />

Il suo stato si aggravò sensibilmente, avendo cominciato ad enfiarsi per l'idropisia i suoi<br />

piedi e anche le gambe.<br />

Quando gli assisani ne furono informati, mandarono in gran fretta a Bagnara dei<br />

cavalieri, con l'incarico di ricondurre il Santo ad <strong>Assisi</strong>, nel timore che venisse a morire<br />

lontano ed altri s'impossessassero del suo santo corpo.<br />

Mentre dunque riconducevano il malato, la comitiva fece una sosta per il desinare in<br />

un borgo del contado di <strong>Assisi</strong>. Francesco con i compagni si fermò nella casa d'un uomo del<br />

paese, che lo ricevette con molta gioia e affetto. Intanto, i cavalieri giravano per il borgo, per<br />

comprarsi delle provviste, ma non trovarono nulla. Tornati da Francesco, gli dissero in tono<br />

di scherzo: « Fratello, è necessario che ci diate delle vostre elemosine, poiché non ci riesce di<br />

trovare nulla da acquistare ».<br />

Francesco replicò loro con grande slancio spirituale: « Non avete trovato niente<br />

proprio perché confidate nelle vostre mosche, cioè nel denaro, e non in Dio. Ma tornate per le<br />

case dove siete passati per fare le compere, e senza vergognarvi domandate l'elemosina per<br />

amor di Dio. Il Signore ispirerà quelle persone, e riceverete in abbondanza ».<br />

Quelli andarono e chiesero l'elemosina, come aveva raccomandato il padre santo.<br />

Uomini e donne diedero loro generosamente e con la gioia più viva ciò che avevano. I<br />

cavalieri tornarono tutti contenti da Francesco, e gli raccontarono l'accaduto. Essi lo tennero<br />

per gran miracolo, giacché si era realizzato alla lettera quanto aveva loro predetto il Santo.<br />

ELOGIO DELLA MENDICITA'<br />

1610 60. Secondo Francesco, chiedere l'elemosina per amor del Signore Dio era il gesto più<br />

nobile, elevato e dignitoso, davanti a Dio e anche davanti al mondo. E infatti, tutto ciò che il<br />

Padre celeste ha creato per l'utilità degli uomini, continua a donarcelo gratuitamente anche<br />

dopo il peccato, ai degni come agli indegni, per l'amore ch'Egli porta al suo Figlio diletto.<br />

Perciò Francesco ripeteva che il servo di Dio deve chiedere l'elemosina per amor del<br />

Signore Dio più francamente e gioiosamente che non farebbe un uomo il quale, volendo<br />

comprare qualcosa, sospinto da cortesia e generosità, andasse dicendo: « Per una cosa che<br />

vale un denaro, io verserò cento marchi d'argento! ». Anzi, mille volte di più. Poiché il servo<br />

di Dio offre al benefattore, in cambio dell'elemosina, I'amore di Dio, a confronto del quale<br />

tutte le cose del mondo e anche quelle del cielo sono un nulla.

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